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Autore: Gattino Bianco    14/08/2020    1 recensioni
Chaldea si sa, non è un posto qualunque.
Volto a preservare l'umanità, al momento è la base di molteplici Servant gestiti dall'ultimo Master dell'umanità, Ritsuka Fujimaru.
Tra di essi, un Archer rosso che conosciamo molto bene riflette sulla sua vita quotidiana.
Storia scritta per il decimo anniversario dell'account di EFP.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Se uno sconosciuto fosse entrato a Chaldea, avrebbe pensato di essere finito all’Inferno.
Questo era dovuto all’enorme quantità di Servant – Anime Eroiche provenienti da ogni Era – che superava in popolazione gli esseri umani che lavoravano lì.
Senza contare il contare il fattore che vi erano diverse versioni di una singola Anima Eroica, che molto spesso portava a discussioni che potevano sfociare nell’Apocalisse.
Un esempio lampante poteva essere visto nella versione alterata di una certa Santa francese, la quale si divertiva a prendere in giro l’altra sé stessa, che finiva sempre a cercare conforto in un certo omuncolo.
Un altro esempio si poteva trovare nelle varie versioni di Artoria Pendragon, che discutevano tra di loro su chi fosse il vero Re dei Cavalieri.

Per un estraneo, la vita a Chaldea poteva sembrare terribile.
In un certo senso era così. Quello che non sapevano, è che la responsabilità di gestire la popolazione non-umana della struttura ricadeva su un unico individuo, così gli impiegati avevano una vita tranquilla.
A parte una persona, che non era altro il Master dei suddetti Servant.
Il suo nome era Ritsuka Fujimaru.
Un ragazzo diciottenne assolutamente ordinario, con Circuiti Magici assolutamente normali, fatta eccezione per il suo compito assolutamente straordinario.
Un ragazzo che, in quel momento, stava facendo qualcosa abituale: Ritornare nella sua camera dopo l’allenamento mattutino.
Era talmente abituato a vedere i suoi Servant comportarsi come normali umani che non si stupì di trovare uno di loro nella propria stanza a fare le pulizie.
Un uomo massiccio alto quasi due metri vestito completamente di nero, lineamenti duri dipinti da una pelle scura e capelli bianchi, che guardava con sguardo crucciato uno dei pochi mobili presenti. Con in mano uno spolverino.

Un contrasto che tutti avrebbero trovato strano, a parte per il ragazzo e gli altri che conoscevano le abitudini dell’Anima Eroica in questione.
Prima di conoscerlo, Ritsuka non avrebbe mai immaginato di vedere un eroe dedicarsi alle faccende domestiche (anche se lo avrebbe sempre negato) e accertarsi che nessuno scatenasse la fine del mondo. In più di un’occasione lo aveva visto placare una lite particolarmente accesa fra le Arturia con del cibo, qualcosa che nessun’altro avrebbe fatto.
Per questo e altro lo spirito davanti a lui era stato soprannominato “la mamma di Chaldea”,
Ciò che non era nella norma era la completa immobilità dell’uomo, che sembrava congelato.
«Qualcosa non va, Emiya-san?»

EMIYA.
Un’Anima Eroica di cui non si conosceva quasi nulla. Appartenente a una delle tre classi guerriere, Archer, era uno dei Servant più controversi, in quanto non combatteva solo con l’arco ma soprattutto con proiezioni di spade.
Anche i suoi rapporti interpersonali erano particolari. Amichevole con gli altri Servant – specialmente Arturia –, aveva una relazione complicata con un certo Lancer blu e un Archer dorato.
Relazione che aveva portato una chiara dichiarazione di non collaborazione da parte dell’arciere rosso se Ritsuka li avesse messi nella stessa squadra.
Nonostante avesse trovato la richiesta del Servant molto strana, il ragazzo non si era sentito di dirgli di no: oltre a essere un Servant EMIYA era stato come un maestro, colui che gli aveva insegnato come comportarsi con le Anime Eroiche che evocava.
Decisamente gli era stato utile, non come un certo dottore di sua conoscenza…

La domanda di Ritsuka sembrò attirare l’attenzione di Archer, il quale si voltò verso il suo Master, rivelando un paio di occhi grigi come il metallo.
«No, stavo pensando» rispose con voce profonda, ritornando alle sue pulizie.
«A che cosa?» quelle domanda uscì in modo automatico dalle labbra del ragazzo.
«A nulla d’importante» rispose il Servant criptico, senza voltarsi. «piuttosto, com’è andato l’allenamento con Mash?» domandò l’uomo, cambiando discorso.
Ritsuka rise nervosamente. «Come al solito. Anche se non fosse un Demi-Servant, Mash è su un altro livello» rispose, riferendosi alla sua partner. «Deve essere difficile per lei avere un Master come me» aggiunse, cadendo nella solita pozza dell’autocommiserazione.

«Questo non è vero. Rispetto alla prima volta che ci siamo incontrati sei migliorato molto, Master. Se così non fosse, a quest’ora non saresti qui» ribatté Archer, pragmatico.
«Detto da te, la cosa mi conforta molto» affermò il ragazzo, lusingato.
EMIYA gli lanciò una breve occhiata. «Ho detto semplicemente la verità. Non importa quanto uno sia bravo o fortunato, se non si hanno dei compagni di cui ci si possa fidare il risultato sarà sempre la disfatta.»
«Che cosa vuoi dire?» domandò Ritsuka, non capendo dove il Servant volesse andare a parare.
«Quello che sto cercando di dirti è semplice, Master. Anche se non sei forte come lei, il legame che avete creato vi rende forti»
Le parole dell’arciere rosso colpirono Ritsuka, il quale si sentì sollevato anche se percepì una sottile amarezza nel tono che l’Anima Eroica aveva utilizzato.
«Grazie, mamma. Sai sempre cosa dire per far star meglio uno dei tuoi figli» scherzò il ragazzo.

Scherzo che gli costò una spada che lo mancò per pochissimo e andò a conficcarsi nella parete.
«Non ricordo di essere diventato la mamma di qualcuno» affermò EMIYA irritato, abbassando il braccio che aveva usato per lanciare l’arma, nello stesso momento in cui la proiezione svaniva, lasciando un buco nella parete. «Per il buco passerò a ripararlo nel pomeriggio, adesso devo assicurarmi che Saber e le altre non si ammazzino a vicenda» continuò Archer, lasciando la stanza come se nulla fosse.  
«Ottimo lavoro» lo ringraziò Ritsuka, rassegnandosi all’inevitabile sciopero di uno dei migliori cuochi della struttura.



EMIYA lo sapeva.
Quello non era ciò che aveva desiderato.
Per quanto continuasse a ingannarsi, la sua vita era stata piena di sbagli. Suoi o degli altri, non lo sapeva dire. Forse entrambe le cose.
L’essere evocato a Chaldea assieme alle altre Anime Eroiche – alcune a lui sconosciute, altre che non avrebbe mai voluto rivedere – era qualcosa di assolutamente effimero, che a un certo punto sarebbe svanito dalla sua mente.
Tuttavia, come aveva fatto in passato (il giorno prima? Dieci anni prima? Un migliaio di anni prima? Non lo sapeva) aveva trovato la sua risposta nel volto di una ragazza che voleva salvarlo nonostante lui l’avesse tradita e abbandonata.
I suoi ideali non erano sbagliati e Ritsuka Fujimaru gli stava dando la possibilità di esaudire il suo desiderio, senza che neanche lo sapesse.

Segretamente, era felice della sua attuale vita.
Nonostante non sarebbe durata.
Era felice di non dover uccidere nessuno.
Anche se lo avrebbe sempre fatto.
Era felice di rivedere Saber, la ragazza che era rimasta nei suoi ricordi frammentati.
Anche se chi cercava lei non era lui, ma il suo sé stesso più ingenuo.
Era felice di aver rivisto il suo Master, Rin.
Anche se l’interno era diverso.

Con questi pensieri contradditori, EMIYA entrò nella mensa di Chaldea, trovando esattamente le Anime Eroiche che stava cercando.
Con le Alter e le ‘originali’ divise da un tavolo, le versioni di Artoria Pendragon si stavano guardando in cagnesco, cercando una ragione valida per iniziare a litigare.
Non riuscendo a trattenersi, Archer sospirò pesantemente, attirando la loro attenzione.
«Qualcosa non va, Archer?» domandò Saber, con la sua solita ingenuità, guadagnandosi un cenno d’approvazione da Saber Alter, la quale annuì brevemente.
«No, mi stavo solamente chiedendo quando la smetterete con questa storia. Con il vostro comportamento state causando problemi al Master» le parole dell’arciere rosso colpirono nel profondo tutti i Servant presenti, che non poterono far altro che rivolgergli uno sguardo irritato.
«Non è colpa mia» affermò Rider Alter, sfidando EMIYA con lo sguardo.
«Potresti dirlo se la smettessi di litigare con Jeanne Alter» affermò l’arciere, con un sorriso beffardo dipinto sul viso.
«Geh, non parlarmi di quella stupida» affermò Rider Alter, disgustata.

La soddisfazione di EMIYA aumentò nel vedere la reazione della ragazza ed era pronto a rincarare la dose, quando la sua attenzione venne catturata da Saber.
«Archer, ho fame» si lamentò la spadaccina, cercando di nascondere la sua timidezza.
Quella vista fu incredibilmente nostalgica per Archer, il quale cercò con tutto sé stesso di non lasciare trasparire i suoi sentimenti.

Incredibilmente, anche le altre versioni – comprese le Alter – annuirono, accompagnate dall’avvertimento rumoroso dei loro stomaci.
«Sarà meglio che prepari il pranzo, prima che una di voi causi problemi al nostro Master» affermò EMIYA casualmente, sparendo in cucina.
Sui volti delle Artoria si dipinse il sollievo, misto all’aspettativa.
«Sbrigati, il Re dei Cavalieri non deve aspettare per mangiare» affermò Saber Alter indifferente, riaccendendo la discussione di poco prima.

“Anche se non si tratta di vera salvezza, sono grato per tutto questo” pensò Archer, osservando la cucina e, per un attimo, ricordandone un’altra piena di persone a lui care.
  
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