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Autore: pippobaudo_    17/08/2020    1 recensioni
Courtney 'Wallis', eccezionale tirocinante presso il migliore studio legale del Canada e moglie di uno degli uomini più potenti della città... se solo se lo ricordasse.
Aiutata da un'acida coinquilina, un'artista gotica e un criminale con un'indecente cresta verde, riuscirà a ricostruire la propria vita passata tassello dopo tassello e a colmare il vuoto lasciato da uno spiacevole trauma?
Genere: Mistero, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alejandro, Courtney, Duncan, Gwen, Heather | Coppie: Alejandro/Heather, Bridgette/Geoff, Duncan/Courtney, Duncan/Gwen
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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LUNEDI’ 17 AGOSTO 2020
 
HEATHER
Lindsay le aveva fatto venire un terribile mal di testa quella mattina parlando ininterrottamente del matrimonio di sua sorella. Rimpiangeva amaramente quei giorni di sole e pace (sempre se aiutare due svitate a liberare un criminale poteva definirsi tale), ma ora era tornata al lavoro, in quello stupido negozio, a sistemare scatoloni su scatoloni con un’assillante biondina alle calcagna, decisa a mostrarle le foto dell’evento dal suo costosissimo cellulare.
'Guarda, Heather!' disse Lindsay eccitata. 'Questa sono io al ristorante'.
Heather roteò gli occhi grigi, non la sopportava più. Pur di farla smettere, fece scivolare il pesante scatolone che teneva in braccio sui piedi della collega che, dolorante, cominciò a saltellare per tutta la grandezza del negozio, sbattendo subito dopo contro un cliente intento a valutare un paio di pantaloni.
'Oh, mi scusi…' cominciò lei imbarazzata. Heather, al contrario, stava trattenendo a stento le risate.

'Non è nulla, señorita' rispose l’uomo cordialmente. L’asiatica lo scrutò più a fondo: era alto più o meno come lei, atletico e molto abbronzato; aveva i capelli color marrone scuro raccolti in un codino, gli occhi di un verde smeraldo e la barba ben curata. Al collo indossava un ciondolo a forma di testa di toro, argentato, immacolato e pulito, nessun graffio e nessuna macchia, la lettera “C” nera era incisa sulla fronte dell’animale.
Il moro, accortosi di Heather, spostò lo sguardo in direzione dell’asiatica e le sorrise; lei, al contrario, gli lanciò una stilettata e gli diede le spalle, pronta a rientrare nel sudicio magazzino a sistemare gli ultimi scatoloni e a gustarsi il pranzo.
Fece appena tre passi quando un’alta figura sbucò dal camerino lì vicino: un ragazzo alto e muscoloso le si parò di fronte, aveva la carnagione molto abbronzata, i capelli marroni scuro e lunghi fino alle spalle; gli occhi erano di un incredibile color verde e sul mento portava il pizzetto. Indossava una camicia aderente bianca, con le maniche arrotolate fino ai gomiti e dei jeans neri, tenuti su da una cintura dello stesso colore. Heather lo squadrò da capo a piedi, soffermandosi in particolare sui pettorali ben scolpiti che facevano risaltare una testa di toro, un ciondolo identico a quello del cliente di Lindsay, ma con incisa sulla fronte la lettera “A”.
 
'Ti piace quello che vedi?' domandò lui quasi sussurrando. La ragazza avvampò, presa alla sprovvista.

'No, per niente' rispose lei incrociando le braccia. 'Ti sta tutto male'.

'Ne sono sicuro' disse lui ironico continuando ad osservarla.
Heather sputò fuoco dagli occhi, come si permetteva? Si allontanò da quell’imbecille e dal suo sguardo oltremodo malizioso cercando di raggiungere il magazzino, ma una mano piccola e morbida le afferrò il braccio fermandola nel suo intento.

'Non fare la maleducata e aiuta quel cliente' disse Dakota guardandola minacciosamente. 'O faccio rapporto a Justin'. Heather si liberò dalla presa e le lanciò a sua volta un’occhiata malevola.
 
'Vai tu, è il tuo lavoro e non stai facendo nulla' continuò l’asiatica.

'Vuoi essere licenziata?'.
Heather, arrabbiata e riluttante, fece dietrofront e si accostò al camerino in cui il ragazzo si stava cambiando; Lindsay, invece, si stava occupando della copia spiaccicata ma più vecchia del suo cliente, consigliando vari tipi di pantaloni.

'Sono Alejandro, a proposito' disse il ragazzo all’improvviso, una volta uscito dal camerino. Si era cambiato e ora indossava una giacca scarlatta che lasciava intravvedere una canottiera bianca e i suoi bei pettorali, dei pantaloni grigi con una cinta nera e stivali marroni firmati.

'Non te l’ho chiesto' commentò lei acida squadrandolo da capo a piedi. Un ghigno fece capolino sulla bocca del latino; Heather dovette ammettere che era dannatamente attraente.

Immersa nei suoi pensieri, non si era accorta di quanto lui le si fosse avvicinato. Deglutì pesantemente.
'LINDSAY!!' urlò nel panico, non sapendo cosa fare. 'Aiuta Alejandro, per favore'.

'Alejandro?!' domandò perplessa la bionda sbucando da dietro due manichini.

'Quello è il mio nome' spiegò il latino.
 
'Ed è un gran bel nome. Alejandro, potrei dirlo fino a stasera' enfatizzò la ragazza facendo gli occhioni al cliente.

'Fallo pure' la incoraggiò lui suadente.

'Heather, lui è Carlos' fece la bionda entusiasta, indicando il ragazzo di spalle lasciato a decidere tra tre paia di pantaloni esposti su un banco al centro del negozio.

'E sono entrambi tuoi, complimenti!' esclamò l’asiatica sparendo dietro la porta del magazzino, lasciando Lindsay in balia dei due latini.




 
GWEN
'È ridicolo!' esclamò il ragazzo.

'Senti, Duncan, se vuoi uscire da qui devi camuffarti!' lo rimproverò Gwen, tenendo un flacone di colore in mano. 'È giunto il momento di dire addio a quella cresta verde… e anche ai tuoi piercing'.
Il ragazzo sospirò amareggiato e lentamente si levò i cinque piercing: tre alle orecchie, uno al naso e uno sul sopracciglio sinistro; obbedendo alla gotica, si mise seduto sul bordo della vasca da bagno con un asciugamano intorno alle spalle.
Gwen, aperto il flacone, iniziò a tingere la prima ciocca verde del punk, facendo attenzione a ricoprire tutta la sua lunghezza: sapeva alla perfezione cosa fare, era come se le sue mani si muovessero meccanicamente da sole da quante volte lei stessa aveva effettuato quel lungo processo, negli anni passati. Tinse anche il resto dei capelli e lasciò la propria opera d’arte in posa, aspettando che asciugasse.
 
'Addio verde, benvenuto nero' commentò la ragazza sorridendo al punk che, al contrario, teneva il broncio. 'Vedrai che starai bene e, cosa più importante, nessuno ti riconoscerà… almeno spero' e fissò intensamente il riflesso di lui allo specchio.



 
SABATO 17 GIUGNO 2017
Come previsto, quella sera lei e Duncan si erano ritrovati di fronte allo schermo del televisore, nell’appartamento di quest’ultimo, a gustarsi uno dei film horror più epici di sempre: "Il campo estivo - Regno del terrore”.
 
Dj, quell’estate, aveva intrapreso la carriera di aiuto cuoco, cogliendo l’opportunità al volo e affiancando il rinomato Chef Hatchet; Bridgette e Geoff, al contrario, avevano preferito passare la serata per gli affari loro, mentre Courtney, in quel preciso istante, si trovava al piano di sotto, nel proprio appartamento, a studiare pile e pile di libri, in piena sessione estiva (con il risultato di avere ad a che fare con un punk oltremodo frustrato).
'Adoro quando l'assassino blocca la mano della vittima nel tagliaerba' aveva commentato Gwen portando alla bocca dei popcorn.

'E quando butta la ragazza giù dal molo e lei atterra sull'elica del motore che la taglia in due?'.
 
'E hai visto quando spinge la testa di quell'omaccione nel truciolatore?!' avevano parlato entrambi in coro sorridendosi a vicenda. La gotica aveva iniziato a vacillare, non riuscendo più a reggere quegli occhi di un azzurro penetrante.
 
'Sei carina quando arrossisci…' aveva ghignato lui facendola imbarazzare ancora di più. 'Gwen, hai del caramello proprio qui' aveva continuato spostando il pollice sulle labbra di lei, ad accarezzarle. I loro sguardi si erano incrociati nuovamente. Ed era stato un attimo: dal divano del salotto erano passati alla camera da letto di lui.


Quella notte si erano fusi, anima e corpo.
 
E più di una volta.
 


 
Il ragazzo si accorse dell’insistente sguardo di Gwen su di lui e le sorrise di rimando.
'Le cose si sistemeranno e tutto tornerà alla normalità' quasi sussurrò lui e le strizzò leggermente la mano destra, ancora chiusa sul flacone. 'Te lo prometto'.
 


 
COURTNEY
Quella giornata l’aveva stancata, aveva solo bisogno di calma e tranquillità, cosa che sapeva avrebbe ritrovato nella sua adorata camera.
Aveva passato l’intera mattinata a riordinare in ordine alfabetico e cronologico vecchi casi che l’ufficio aveva chiuso e archiviato, mentre il pomeriggio aveva dovuto correre a destra e a manca ad eseguire gli ordini e le richieste degli altri praticanti… il colmo!
Non sopportava nessuno là dentro, e, più di tutti, odiava Emma Chang, acerrima nemica sin dai tempi del liceo: seria, motivata e, soprattutto, molto competitiva. In tal senso, lei e la Chang avevano molto in comune, e quasi poté capire con che cosa avesse ad a che fare Heather ogni volta che avevano una discussione tra coinquiline.
 
Sospirando, svuotò la borsa lasciando cadere tutto il suo contenuto sul letto, compreso un libricino nero…
Lo afferrò e, una volta appoggiata la testa sul morbido cuscino, prese a sfogliarlo… dire che era indecifrabile era poco: numeri e lettere maiuscole, in due diverse calligrafie disordinate, erano incisi sulla carta quasi a caso. Ovviamente dietro c’era un codice, inventato dal suo autore, ma questo non le avrebbe di certo impedito di scoprirlo e tradurre le innumerevoli pagine di quell’agenda.



 
DUNCAN
Quella sera aveva mangiato l’ultima pizza surgelata e in frigorifero non era rimasto più nulla, nemmeno una lattina di birra. Rassegnato e annoiato, si era buttato sul divano a guardare la televisione con un bicchiere d’acqua sul tavolino di fronte. Fece zapping e l’unico programma che catturò la sua attenzione fu uno stupido reality show, i cui concorrenti erano costretti a superare tutta una serie di ostacoli impossibili pur di vincere il premio finale di un milione di dollari.
Era il momento dell’ultima manche, quando il campanello suonò. Svogliato e irritato, si recò alla porta sperando fosse qualcuno per cui valesse la pena far schiodare il sedere dal divano.
A dirla tutta sperava fosse Courtney; ma a differenza delle aspettative, dall’altra parte della porta vi era un ragazzo biondo con gli occhi azzurri: Geoff. Quest’ultimo sgranò gli occhi, incredulo di chi gli si era presentato davanti, e non poteva biasimarlo dal momento che tutti credevano lui, Duncan, in prigione.
 
'Chi è?' domandò una voce femminile alle spalle del punk. Gwen sopraggiunse pietrificandosi sul posto non appena vide il biondo sulla soglia di casa.

'Che carino, sei venuto a trovarci!' iniziò il punk sarcastico rompendo il ghiaccio.

'Che cos… che diavolo ci fai qui?! Tu eri in prigione!' esclamò Geoff ancora sorpreso.
 
'Appunto: ero' fece notare Duncan. 'Quindi, dal momento che non sei qui per me, la mia domanda è: perché sei venuto ad importunare Gwen?'. La ragazza era rimasta in silenzio, alle spalle del suo nuovo e temporaneo coinquilino.

'Dove si trova Courtney?'. Gwen e Duncan si scambiarono un’occhiata, entrambi preoccupati.

'Perché lo chiedi a noi? Non sappiamo nulla di lei' parlò la gotica portandosi al fianco del punk.
 
'Quindi è soltanto una coincidenza che la sera in cui sei venuta al locale Courtney ci ha derubato?' e il biondo si limitò a mostrare ai due lo schermo del proprio cellulare, dal quale partì un video: sullo sfondo scuro illuminato dai diversi colori provenienti dalle luci stroboscopiche, una figura femminile, Courtney, entrava e usciva dalla porta posta dietro un’alta colonna, guardandosi attentamente intorno con fare losco. Al punk mancava poco che scoppiasse a ridere in faccia al loro ospite.
Alla fine del video sia lui che Gwen si guardarono con aria perplessa.
Il biondo sbuffò: 'Dopo la visita di Courtney è sparito il libretto nero. Sai a che cosa mi riferisco, Duncan'.
Gli occhi di Duncan sgranarono. Ricapitolando: Courtney aveva sottratto a Geoff e a compagnia bella (anche) un libro, e ora la stavano cercando per riaverlo indietro. Dato il tipo di attività svolta nel locale, non gli ci volle molto a capire il contenuto di quell’agenda.
Il punk rise; la gotica, invece, aggrottò la fronte non capendo appieno la situazione creatasi.
 
'Una spietata gang messa al tappeto da una donna' fece lui.
 
'Mi sembra che anche tu sia stato messo al tappeto da Courtney, e più di una volta' disse Geoff a braccia conserte. 'In ogni caso, sai benissimo che non le torceremo neanche un capello: ordini dall’alto'.
 
'E dimmi, come mai l’“alto” ha mandato te invece di venire qui personalmente? Il “barone” è troppo impegnato a fare il capo per occuparsi della moglie?' disse Duncan con sarcasmo rincarando la dose. 'Sai che c’è? So dove si trova Courtney e spero vivamente che riesca a decifrare il libro e a sbattervi tutti quanti in galera'.
 
'Sei matto?! Parte di quell’impero l’hai creata tu stesso!' sbottò Geoff.
 
'E se non ricordo male voi mi – anzi, ci - avete sbattuto la porta in faccia; ed è esattamente quello che io farò adesso con te!' e Duncan, senza lasciare tempo all’altro di rispondere, sbatté con veemenza la porta d’ingresso.
 
'Di che cosa stavate parlando tu e Geoff? Quale libro?!' chiese Gwen preoccupata.

'Non ora, Gwen. Non ora…' e si ributtò a peso morto sul divano pensando a come avrebbe dovuto approcciarsi a Courtney nei giorni seguenti.
   
 
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