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Autore: MC_Gramma    17/08/2020    0 recensioni
In tre anni gli erano passati tanti corpi sotto gli occhi e tra le mani, nessuno gli era mai interessato al di là della fedele riproduzione su carta eppure, appena l’aveva vista entrare, la domanda era sorta spontanea: «Chi è quella?» tuttavia si era imposto di non darle voce e gli era rimasta incastrata in gola, procurandogli un fastidioso grattino.
Sapeva benissimo che era la sostituta...

Hunter Clarington e Marley Rose si incontrano così: lui studente della succursale di belle arti, lei modella di nudo. Le loro vite si intrecciano, in classe e fuori, ma si congiungeranno in un'unica strada o sarà solo un susseguirsi di incroci?
(Nota sul titolo: equivale al nostro "col senno di poi", 2020 è il modo inglese per dire dieci decimi. Non fatevi trarre in inganno!)
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash, Crack Pairing | Personaggi: Blaine Anderson, Hunter Clarington, Marley Rose, Rachel Berry, Wesley Montgomery | Coppie: Blaine/Rachel
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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A/N: pubblico in anticipo per evitare di saltare di nuovo. Che posso dire se non: "Ah, le ferie!" Mi perdonate per il ritardo, vero?

 

 

 

We held each other close, don't forget that warmth
Even if you love somebody else
I never want to let go the last sound I heard from your voice
And I want to fall into a deep sleep

(Gackt - Last Song / english translation)

 

 

“Questa è mamma.” esclamò lei, col medesimo orrore di Isabelle de I Sognatori.

Lì per lì Hunter si sentì come Matthew, non sapeva se il batticuore fosse riconducibile alle circostante o al fatto che si stesse innamorando di lei, però doveva ammettere di trovarsi più in linea coi pensieri di Theo: la riteneva intelligente, ma non sapeva trattare coi genitori. 

Si sforzò di ricordare l’ultima volta che aveva sentito i suoi. Probabilmente era stato prima del impeachment del Presidente ed era meglio così. Suo padre diventava insopportabile in periodo di campagna elettorale! Hunter aveva imparato a ignorarlo da sua madre, che preferiva passare le giornate a esercitarsi piuttosto che star dietro a sondaggi e dibattiti. Forse li avrebbe chiamati per il Ringraziamento o forse no, non avevano mai prestato attenzione a quella festività.

Comprese che per oggi avevano finito mentre Rose si precipitava verso la borsa e iniziava la ricerca del telefono che, prendendosi gioco di entrambi, si nascondeva. Per lasciarle la dovuta privacy raggiunse Wes in cucina.

“Okay! Devo chiedertelo finché siamo soli.” lo accolse il matematico. 

Hunter acconsentì con un ampio gesto, naturalmente sapeva che il momento delle spegazioni sarebbe arrivato. Come faceva a sapere che Rachel Berry aveva usato lo stesso nascondiglio sia per il CD che gli avevano sequestrato a voto unanime, sia per celare il martelletto che usavano nelle assemblee/farse per risolvere ogni disputa? Era indeciso se liquidare la faccenda con un banale "Ho tirato a indovinare" oppure...

“Non siamo di fronte a un'altra Mandy, vero?”

“Credevo di essermi già spiegato.”

“Oh! Ti riferisci a quando hai citato due donne promiscue che con ogni probabilità andavano a letto con gli uomini che le dipingevano?”

“Dalì era impotente, lo sanno tutti.”

“Questo spiegherebbe tante cose... comunque ha provato un'infatuazione per quel poeta! E il tuo adorato Merisi, è assodato fosse mooolto legato anche ai suoi modelli maschili.”

Hunter storse la bocca di fronte a quelle velate allusioni e rimpianse di non avergli usato la stessa cortesia qualche giorno addietro. Forse Blaine aveva ragione, forse la storia della fidanzata era solo una copertura. No, era molto più semplice. La sua era una piccola vendetta perché Hunter non si era mai schierato, né con lui né contro di lui, ogni volta che lo avevano messo alle strette sulla reale esistenza di Frida. 

Come se ce ne fosse bisogno! Una messicana che si chiama Frida? O la teneva nascosta perché, oltre al nome, aveva lo stesso monosopracciglio della famosa pittrice oppure se l’era inventata. Quale che fosse la ragione, non implicava per forza una latente omosessualità. 

Ricordava ancora il maldestro tentativo di Blaine nel accoppiare il loro coinquilino con la sua migliore amica. Solo perché entrambi erano asiatici! Wes si era presentato a cena con un libro, senza degnare nessuno della minima attenzione, ed era toccato a lui, Hunter, intrattenere Tina Cohen-Chang. Che serata strana!

“Cosa mi stai chiedendo esattamente?”

“Vorrei soltanto conferma che la tua pausa dal gentilsesso è ufficialmente conclusa. Ormai sono quasi due anni!”

Tre, lo corresse mentalmente. Non valeva poi tanto come matematico, forse per questo lo pagavano una miseria.

“Al momento, fare di lei la mia ragazza, non è una priorità.”

“Non è una prio… per la barba di Aristotele... la lasci sedere sulla tua poltrona!” proruppe, sbattendo i guanti da forno “Sei più maniacale di Sheldon Cooper con quella dannata poltrona! Oggi l’hai addirittura spostata, e non provare a dirmi che la tenevi in mezzo ai piedi solo per urtare i nervi a Rachel.”

“Vuoi una risposta onesta?” 

“Credevo fossimo sempre onesti tra noi.”

“La verità è che quel divano è scomodissimo.”

“Non parlare del mio divano!”

“Tu puoi parlare della mia poltrona ma io non posso parlare del tuo divano?”

“Va bene, lasciamo la mobilia fuori dal discorso! Sei almeno consapevole che la stai corteggiando?”

Tacque.

“Sì o no, Hunter, non è difficile.”

Lo era, invece. Non aveva considerato le cose da quel punto di vista. Forse era davvero passato troppo tempo dalla sua ultima relazione e aveva dimenticato le basi. A dirla tutta dubitava di averle mai apprese alla luce dei suoi disastri amorosi! 

“La cinquantasettesima sonata di Beethoven.” esclamò, sentendo dei passi alle spalle “Nel caso volessi scegliere un pezzo classico anche per me!”

“Preferisco gli archi al pianoforte. In compenso” proseguì Rose, rivolta al matematico “ogni volta che sentirò Days Of Wine And Roses penserò al nostro primo incontro.”

“Almeno tu eri ubriaca di vino, io ero ubriaco di dodici ore e mezza di volo con due scali!”

“Ero solo un po’ alticcia.” gli assicurò “Non mi sono mai davvero ubriacata per paura di svegliarmi con un tatuaggio sulla schiena o roba simile.”

Wes si unì alla sua risata e, mentre lei spostava una sedia per prendere posto, gli rivolse un’occhiata esasperante sillabando: “Appassionata, sul serio?” Per tutta risposta, lui posò l’indice sulla bocca e successivamente passò il pollice sulla gola scoperta.

“Comunque sembri un tipo da sbronza allegra, la più facile da gestire.” proseguì Wes “Qualcun altro invece...”

Hunter si accigliò: “Parla quello che sviene dopo un sorso di birra.”

“Dipende dalla birra! Quella che ti fai spedire dalla Germania è troppo concentrata.”

“Ti viene la sbronza sporcacciona o quella da spogliarellista?” si informò Rose, accavallando le gambe.

L’osservazione di Wes: “La prima viene decisamente a Blaine!” venne bellamente ignorata.

“C’è differenza?”

“Una differenza abissale!”

“Nessuna delle due, comunque.” 

“Allora saprei gestirti.”

I ragazzi si scambiarono un’occhiata, rispettivamente scettica e incuriosita, e concordarono tacitamente che era meglio non approfondire l'argomento.

“Non credevo ti piacesse il jazz.”

“Infatti non mi piace. Piaceva a un mio ex, tutto quello che so a riguardo l’ho imparato da lui.”

“Mi è successa una cosa simile con le canzoni di Lady Gaga.”

“Io sono più un tipo da Katy Perry.”

“Avrei dovuto capirlo quando hai menzionato la parrucca rosa!”

Rose parlò nuovamente della sua band, senza mai farne il nome, raccontando della fatica per convincere il suo migliore amico a fare una versione rock di Unconditionally e del fatto che lei a momenti sembrava la sosia della cantante. Hunter non poté far a meno di pensare a Sugar, che aveva lo stesso profilo della Germanotta ma era stonata come una campana, e prima ancora a Sunshine, che riconosceva una sua canzone dalle prime note.  

“Qui era una lotta continua!” le assicurò Wes, riportandolo alla realtà con l’incarico di apparecchiare “Blaine e Rachel litigano in continuazione su chi delle due sia la migliore, si sfidavano addirittura per stabilire chi aveva ragione finché non abbiamo proibito ogni forma di karaoke o concerto casalingo.”

Hunter le si accostò.
“All’interno.” specificò “Vanno sulla terrazza, per la gioia del vicinato!” 

Lei rise ma era come se mancasse qualcosa.
Benché avesse tirato in ballo Fillide Melandroni, doveva ammettere di preferire Anna Bianchini. In certi momenti Marley Rose lasciava trasparire la stessa intrinseca tristezza, come adesso. E non aveva appena visto un riflesso rossiccio sui suoi capelli?

“Hunter ti ha già raccontato come ci siamo conosciuti?”

“So solo che è successo in Alaska.”

“Allora ha tralasciato la parte divertente!”

“Tu la racconti meglio.”

Wes gongolò un sacco per quella sua ammissione.

“È che tu non trasmetti emozioni, per questo non mi sorprende averti incontrato in un albergo speduto nella terra dei grizzly e dei lupi!”

Si tolse il grembiule e si mise comodo.

“Devi sapere che, oggi come allora, le nostre camere erano una di fronte all’altra. Fu inevitabile assistere quando la sua ex lo piantò in asso! Come si chiamava? Jess, Jessica, no, Jenny! Diminutivo di Jennifer ma, a differenza del celebre film degli anni 80, fu lei a cercare un approccio fisico. Senza successo. Fu la classica goccia che fa traboccare il vaso e lei sbroccò di brutto! Me la vedo arrivare addosso, come fosse adesso. Era terrificante! Avanzava inesorabile come la bambina di The Ring ma col viso scoperto: una scriccioletta con gli occhi grandi e i capelli ancora bagnati. E poi c’era lui, lì in piedi, che la chiamava guardandola andare via. Non per farti spoiler ma questa è una costante delle sue storie! Comunque, raggiungo la mia porta e gli faccio…

Hunter lo ascoltava a tratti, dopotutto c’era anche lui! Era più interessato a trovare una risposta alla domanda che gli aveva posto, e perciò studiava lei.

Rose era indubbiamente bella, di una bellezza sana e ironica, come la protagonista del film di Bertolucci: più della vaga somiglianza con l’attrice, possedeva quell’aria sofisticata da vecchio continente che la faceva sembrare inaccessibile. Lo intrigava stuzzicando la sua curiosità ma non si era mai domandato da dove venisse il desiderio di conoscerla, trasformando l’osservazione estetica in uno studio interiore. 

Aveva letto da qualche parte che la pittura, esattamente come la psicoanalisi, richiedeva un certo distacco e finora non gli era mai sembrato tanto complicato, anzi! Eppure sentiva di doversi spingere oltre con Marley Rose. Forse era quello il motivo per cui tutti i suoi bozzetti sembravano sempre incompleti. Forse doveva lasciar perdere la preparazione e passare direttamente alla tela. Forse così sarebbe riuscito a comprendere meglio le sue sfumature.

  
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