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Autore: stardust94    18/08/2020    5 recensioni
( capitoli da 1 a 7 modificati)
Questa storia, parla di amicizia, di coraggio, amore, incredibili avventure per salvare un mondo, ormai su l'orlo della fine. Di tradimenti, ferite, lacrime ma anche di speranza, quella speranza che ci fa alzare dai nostri letti ogni giorno e ci fa credere che tutto sia possibile.
Quando il tuo mondo è in pericolo, cosa sei disposto a fare per salvarlo?
" Ci hanno detto che i sogni non sono reali, ma quanto c'è di vero in tutto questo? se davvero i sogni sono una bugia, lasciami vivere in un sogno infinito, come lo sono i mondi che ho visitato."
( storia facente parte della Infinite universes and eternal adventures Elidon Saga e Collision of World)
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Tematiche delicate
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Infinity Nexus Saga
Prologo

Armonya capitale del regno di Albion, era il genere di città che viveva di commercio e naturalmente della magia. Ovunque ci si girasse, si potevano notare bancarelle con la merce più disparata. 

Le strade lastricate da ciottoli bianchi, conducevano alle diverse zone della città. L'antico borgo che ospitava la libreria Biancospino, le case del popolo in mattoni bianche e argento e sulla sommità della collina, il palazzo di cristallo, chiamato così per via del materiale cristallino con il quale era stato costruito.

Esso era il luogo di appartenenza del nobile casato degli Hearts la famiglia reale che governava con giustizia e bontà l'antico regno.

Da secoli il regno era stato in ottimi rapporti sia con Clockwork sia con Arkana, non si poteva assolutamente dire lo stesso dei rapporti burrascosi con lo stato militare di Umbral. A causa della forte concentrazione di mana elementare infatti il florido regno di Albion era soggetto a continue incursioni da parte delle milizie di Umbral che bruciavano villaggi e si appropriavano di sempre più terre senza che nessuno osasse opporsi alla loro tirannia.

Ma la nostra storia inizia in un piccolo villaggio lontano dalla capitale. Ad Albabianca un Villaggio di pochi abitanti per lo più contadini e mercanti di basso borgo, un luogo quasi completamente sperduto dove la guerra sembrava un lontano ricordo, viveva una bambina la protagonista delle vicende narrate.

Ma andiamo con ordine. Prima di conoscere la nostra protagonista, dovete sapere che il villaggio di Albabianca aveva una particolarità. Era infatti nei pressi di quel luogo che si trovava il santuario elementare della luce. Esso era presidiato dal custode conosciuto per il suo buon cuore e la purezza del suo animo e quì nei meandri della struttura in pietra e mattonelle bianche, vive la protagonista di questa storia, una ragazzina di nome Hope.


La ragazzina in questione, quella mattina di primavera era sveglia da circa un ora. Quello era un giorno molto importante e lei, non stava più nella pelle.

Scostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e raccolse alcuni libri che le erano caduti a causa della sua solita fretta. La giovane dai lunghi capelli biondi e vivaci occhi blu che osservavano impazienti, quel giorno avrebbe ufficialmente compiuto dieci anni e come da tradizione, com'era stato per le fanciulle del casato venute prima di lei, avrebbe dovuto eseguire il rituale della purificazione. Questo, la rendeva eccitata ma anche un po nervosa al idea di dover rendere conto a tante persone che l'avrebbero guardata.

Ma si sa, la fretta è una cattiva consigliera e Hope che non rifletteva mai troppo prima di fare qualcosa, si era già avvicinata alle due persone che stavano conversando bevendo del tè.

- Alion, Seyra! - chiamò la vivace bambina in tono allegro.

I due interpellati si voltarono verso di lei. Erano seduti a un tavolo di cristallo nel grande salone, la luce delle vetrate alle loro spalle donava loro un non che di etereo e una bellezza celestiale.

- Principessa, se siete così chiassosa di prima mattina, dovreste spendere queste energie per le prove della cerimonia - la rimproverò Seyra.

La donna dai lunghi capelli rosa, raccolti in una elaborata acconciatura, indossava un abito formale bianco con degli intarsi elaborati color oro e un leggero strascico. Socchiuse i penetranti e intensi occhi e con una mano poggiata sulla guancia, si lasciò sfuggire un sospiro tirato.

- Inoltre, dovresti portare molto più rispetto al nobile Alion! - la rimproverò la donna severa.

Hope roteò gli occhi, davvero ogni volta che la bambina si trovava davanti quella donna, veniva aspramente rimproverata e nulla di quello che faceva, sembrava mai abbastanza per Seyra. La bionda abbassò lo sguardo ma improvvisamente, una carezza sul suo capo glielo fece alzare nuovamente.

- Seyra non dovreste essere così dura con la principessa. Sono certo che questa sera ci renderà orgogliosi - disse l'uomo dai capelli blu scuro sorridendole.
- Certo che lo farò! Puoi contare su di me Alion, anche perché mi sono allenata tutto il giorno! - affermò determinata facendolo sorridere.
- Molto bene. Allora direi che oggi dal momento che è il vostro compleanno, si potrebbe... -
- Non così in fretta. Sapete benissimo nobile Alion che gli attacchi dei sicari sono aumentati ultimamente. È troppo pericoloso per milady Hope lasciare il santuario. - 

Spiegò sottovoce la donna al uomo che sospirando leggermente annuì per poi con un sorriso deciso e allegro esclamare:
- Basterà che la guardia del corpo la accompagni. Dopo tutto è questo il suo lavoro! -

Seyra ben poco convinta sembrò riflettere allungo ma alla fine, acconsentì e Hope, venne guidata da una delle ancelle nella sala della servitù.

Il piano della fanciulla però era tutt'altro che quello. Una volta uscita avrebbe misteriosamente fatto perdere le sue tracce allontanandosi lungo i sentieri che ormai conosceva a memoria.

Quando raggiunse gli alloggi della servitù, un complesso di piccole case nel villaggio non troppo distante dal percorso che conduceva al santuario. La biondina si guardò subito attorno curiosa. Non c'era poi così tanta gente, ma uno in particolare attirò la sua attenzione.

Un ragazzino forse un po più grande di lei dai capelli azzurri, leggermente più lunghi sul davanti. La osservava seduto sulla paglia, sembrava intento a maneggiare una freccia e avvolgerla in un filo sottile.

Hope ne fu abbastanza incuriosita, tanto che si avvicinò al ragazzino e con le mani dietro la schiena si piegò a osservare con interesse la freccia tra le sue mani.

- Perché mi guardi così? -

La voce del ragazzino, era calma come un imperturbabile fiume che scorreva lungo la valle. Le cui acque venivano increspate dal vento primaverile che soffiando, muoveva incessantemente le fronde degli alberi.

Una voce così le dava assolutamente l'impressione, di appartenere a una persona calma e cordiale, descrizione che ben si sposava con l'atteggiamento di Takeshi che tranquillo, continuava a trafficare con le frecce e l'arco che aveva estratto dalla faretra.

- Mi chiedevo solamente, se fossi tu la tanto chiacchierata guardia del corpo - disse Hope osservando Takeshi riporre l'arco sulla spalla e prendere altre frecce.
- No. È mio padre ma mi annoiavo mentre i grandi parlavano - le rispose l'azzurro passando il filo lungo il bordo della freccia e intrecciandolo, con rami e foglie.

Hope notò quasi immediatamente che le frecce non erano tutte uguali. Una parte era stata intrecciata mentre l'altra, quella già posizionata nella faretra presentava frecce normali. La ragazzina che non se ne intendeva, ne fu sorpresa e incuriosita, prese una delle frecce rigirandosela tra le mani.

- La mia è solo curiosità ma...Come mai stai intrecciando solo queste? - domandò indicando la freccia che Takeshi teneva in mano.

L'azzurro, socchiuse gli occhi e si alzò dal pagliericcio dove era seduto poi delicatamente, prese la freccia dalle mani della fanciulla e la incoccò nel arco tendendo il filo ma senza scoccarla ancora.

- Normalmente, nella foresta ci sono animali selvatici in grado di riconoscere i rumori, odori e movimenti che non appartengono al loro schema di vita - spiegò il ragazzino
- Se le ricopro invece...Assumono il profumo ad esempio delle bacche e gli animali, non si spaventano me l'ha spiegato mio padre. - aggiunse sorridendole calmo
- Wow! In pratica, simuli qualcosa che ricorda loro il loro ambiente così non si spaventano, giusto? -
- Si. È più facile cacciare, se la preda è in una condizione di calma e abbassa la guardia -

Hope annuì. Non le piaceva molto che il ragazzino o che il padre, ferissero gli animali ma in fondo lo sapeva, al mondo non cerano solo persone che erano in grado di vivere senza fare del male al prossimo.

Era necessario...Era necessario per sopravvivere in un ambiente ostile.

La piccola principessa, si strinse appena nelle spalle, tutti quei discorsi di morte e caccia, le risultavano molto spiacevoli, tanto che la sua espressione da prima curiosa ora si era fatta triste e a disagio.

Takeshi se ne accorse e sollevando la mano la poggiò sul capo della bionda, le sue dita dal tocco deciso le scompigliarono i capelli e lei, chiuse gli occhi leggermente colpita da quel gesto così famigliare e spontaneo.

- Tranquilla. Io e papà non prendiamo mai in eccesso. La foresta dona quello che ci serve per sopravvivere. Ma non è necessario abusarne ne sarebbe giusto farlo - 

Spiegò nel tentativo di tranquillizzare Hope. La biondina, annuì poi si sedette sul pagliericcio e sorridendo prese una delle frecce in mano.

- Mi fai vedere? - domandò.

Takeshi annuii e puntò l'arco verso una parete. Pizzicò leggermente la corda tendendola indietro e prese la mira.
- Dimmi tu quando partire. Farò sicuramente centro - disse sicuro di se, rivolgendosi alla bambina.

Hope annuii e si preparò a dare il via, osservando attentamente Takeshi che ora, aveva iniziato a respirare lentamente tendendo l'arco con decisione e sicurezza.

- Via! - disse Hope a un certo punto.

La freccia scoccata seguì la perfetta traiettoria e si conficcò nel muro al centro di una macchia di umidità che il ragazzo, aveva scelto come bersaglio. Hope si lasciò sfuggire un cinguettio di sorpresa mentre sul suo volto, si allargava un sorriso allegro ed entusiasta.

- Fantastico! Fallo di nuovo tiii prego! - 

Lo incalzò la bambina facendolo sorridere. Takeshi stavolta puntò molto più lontano, verso un contenitore pieno di latte.

- Adesso farò un centro perfetto senza rovesciare una sola goccia -

Disse il ragazzino scoccando una freccia che tagliò l'aia muovendo leggermente il contenitore e conficcandosi sulla parete alla quale era appoggiato.

- Okay...Non sempre funziona -

Takeshi scrollò le spalle disinteressato dal fallimento. Quando improvvisamente un piccolo foro si formò sul contenitore, era abbastanza grande da essere visibile ma non abbastanza da far uscire il latte. L'azzurro si fece una risata e facendo l'occhiolino ad Hope sorrise.

- Che ti avevo detto? Un centro perfetto -
- Quasi perfetto - ci tenne a precisare lei.

- Dettagli! L'importante è l'aver mantenuto ciò che ho detto. Ricorda il metodo può essere anche inaspettatamente inadatto, ma ciò che realmente conta è il risultato - le disse accarezzandole la testa.


Hope passò il resto del pomeriggio nella foresta che circondava il santuario. Takeshi le mostrò molte cose che aveva imparato dal padre, come riconoscere le bacche commestibili da quelle velenose, seguire le tracce lasciate dagli animali, imparare a determinare da che parte soffiasse il vento. Si divertiva molto con quel ragazzino, era poco più grande di lei eppure, non la trattava come una bambina.

- Dovremmo tornare al santuario, si sta facendo buio. Papà avrà sicuramente finito di parlare con gli altri grandi. - disse l'azzurro osservando il cielo che lentamente, veniva puntellato di stelle brillanti. 

Hope era leggermente distante da lui, si era chinata a sfiorare con due dita un fiore bianco, quando udendo le parole del ragazzino, aveva alzato il capo voltandosi verso di lui con le ginocchia strette al petto. Takeshi si era avvicinato porgendole la mano, quando un fischio molto forte e stridulo, lo aveva messo su l'attenti.

Improvvisamente, dai cespugli era emersa una strana creatura dalle sembianze di enorme insetto.
Era alto quasi tre metri ma agli occhi dei due ragazzini sembrava un gigante. Dalle sembianze di un cervo volante con un lungo corno sulla testa, l'essere li fissava con i meschini e cattivi occhi rosso sangue.
Takeshi afferrò la mano di Hope mentre puntava l'arco verso l'enorme coleottero di colore blu intenso.

- N-non preoccuparti! Ti proteggerò io -

Disse il ragazzino deglutendo e incoccando la freccia pronto a scoccarla. Quando la freccia volò verso l'insetto colpì la sua corazza durissima e rimbalzò senza fargli un graffio. Il coleottero si alzò sulle zampe posteriori e allungo quelle anteriori provviste di una sorta di lama.

L'unica cosa che Hope riuscì a vedere da dietro Takeshi, fu lo spruzzo di sangue che sgorgò quando una delle lame del coleottero tranciò la carne della spalla di Takeshi. Il ragazzino gridò di dolore e si strinse la spalla sporca di sangue che picchiettò in parte sul terreno.

- Take, Takeshi! -

Gridò Hope preoccupata afferrando il braccio sano del ragazzino. Lacrime si erano formate agli angoli dei suoi occhi e ora scendevano lungo le sue guance rigandole. La bambina singhiozzò preoccupata, vedendo Takeshi soffrire per la ferita.

- S-scappa...scappa! -

Urlò Takeshi di colpo scattando con un urlo verso il mostro, afferrò l'arco e inizio a tempestare la creatura con una pioggia di frecce. Nei suoi occhi sconvolti vi era disperazione mentre cercava di sconfiggere il mostro o almeno, di far scappare Hope.

Lei, era in ginocchio, pietrificata dalla paura. Deglutendo a forza strinse il grembiule azzurro e bianco e alzandosi debolmente e impacciata, guardò Takeshi insicura su cosa fare. Non voleva lasciarlo indietro, non voleva. Il ragazzino si voltò e le sorrise gentilmente con i capelli e parte del viso sporchi di sangue.

Hope sgranò gli occhi e si guardò attorno notando una caverna, anche Takeshi doveva averla vista, perché annuì alla ragazzina prima di prendere un bastone e usarlo contro i fendenti del mostro che lo tagliarono come burro.

- Adesso! -

Urlò il ragazzo facendo incastrare le zampe della creatura in un tronco per poi allontanarsi raggiungendo e prendendo la mano di Hope, correndo verso la grotta.

Aveva il respiro corto, sentiva i sensi venir meno a ogni passo che i due facevano verso la grotta, fino a quando non si lanciarono nella fenditura abbastanza larga perché lo passassero ma troppo stretta per il coleottero.

Con un ultimo sforzo i due riuscirono a entrare e seminare il mostro che dopo qualche tentativo di aprire la fenditura, si allontanò lasciandosi dietro uno stridio. Takeshi si appoggiò al muro tossendo. Subito Hope fu al suo fianco, si sfilò il grembiule bianco e lo usò per pulire il volto del ragazzino, aveva una espressione talmente preoccupata che Takeshi, temette sarebbe scoppiata a piangere disperata.

Il ragazzino si lasciò sfuggire un gemito di dolore, mentre si guardava attorno per quanto lo permettesse il buio della caverna.

Improvvisamente, dal fondo della grotta, un bagliore molto forte. Sembrava che quella luce pulsasse richiamando la loro attenzione. Takeshi provò ad alzarsi ma non riuscì a fare nulla. Sentiva le palpebre pesanti e aveva tanto freddo, come se un artiglio di ghiaccio, stesse cercando di ghermirlo.

Sto morendo? È davvero così?

Improvvisamente sentì la mano di Hope stringere piano la sua e la ragazzina parlare...no stava...cantando?

Hope aveva cominciato a cantare e sembrava quasi che la luce, stesse seguendo la sua melodia pulsando allo stesso ritmo di quella canzone. Senza accorgersene, Takeshi sorrise mentre chiudendo gli occhi si addormentava profondamente. La biondina lo chiamò disperata, quando un suono lieve giunse alle sue orecchie insieme a una voce.

- ...Sei stata...tu? Tu mi stai chiamando? Chi sei? - domandò la voce

era una voce più profonda di quella di Takeshi, sembrava la voce di un ragazzo più grande. Hope deglutì singhiozzando senza rispondere a quella domanda.

- Perché stai piangendo?...Oh...Non avere paura. Io sono...qui - disse nuovamente con dolcezza la voce.

Hope guardò Takeshi, pensò immediatamente che se l'avesse lasciato così sarebbe morto. Quel pensiero la spaventò terribilmente, afferrò la testa tra le mani e strinse gli occhi tremando.

Qualche minuto dopo, la ragazzina, cercò di calmarsi. Takeshi si stava agitando per le ferite molto gravi. Lui che poco prima aveva rischiato la vita per proteggerla, ora era sdraiato contro il muro della grotta e sofferente si rigirava in continuazione mentre il sangue, colava dal profondo squarcio sulla spalla.

Hope vedendo che le condizioni del amico non miglioravano, fece un profondo respiro e pese una decisione.
A chiunque appartenesse quella voce, la bambina avrebbe risposto. 
Si slegò i capelli e legò il nastro al polso di Takeshi prima di avviarsi a piccoli passi verso il fondo della grotta.

Nonostante la quasi completa oscurità, la bambina era guidata dalla luce che si faceva più forte man mano lei si inoltrava nelle profondità della caverna. Dopo aver camminato per molto tempo, la ragazzina raggiunse quelle che parevano le profondità del dungeon sotterraneo.

Il luogo che le apparve davanti, la lasciò senza parole. I suoi occhi lucidi ma pieni di stupore, osservarono le pareti cosparse da cristalli colorati tutti per poi guardare e cristalli di fronte a se.

Erano quattro e racchiudevano quasi come un fiore un cristallo più grande dal quale sembrava provenire la luce. Hope si fece coraggio e deglutendo, fece qualche passo allungando la mano. Il cristallo iniziò lentamente a frantumarsi rivelando al suo interno qualcosa o meglio...Qualcuno.

Il fumo si diradò lentamente, svelando la figura di un ragazzo appoggiato su un ginocchio. Aveva gli occhi ancora chiusi ed era completamente nudo. La luce dei cristalli creava riflessi color arcobaleno sul pavimento. Il ragazzo, alzò lentamente la testa e puntò i suoi occhi oro chiaro in quelli blu di Hope.

Il ragazzo posando la mano sulla sua guancia, le asciugò una lacrima con il pollice facendo sgranare gli occhi di Hope decisamente sorpresa da quel gesto. Poi si passò la mano tra la zazzera di capelli verdi scuro tendenti al verde acqua e si guardò attorno un po confuso.

- Dove siamo? - domandò il giovane

Hope fece per rispondere, quando uno straziante grido d'aiuto, la fece alzare di scatto. il rumore di ronzio si fece sempre più forte, tanto da far tremare le pareti della grotta. 

La ragazzina si mise a correre a perdifiato per tornare da Takeshi, quando le mascelle di un grosso scarabeo rosso, sbucarono dal terreno. Hope gridò quando si ritrovò tra le braccia dello strano ragazzo che per sembrare ancora di più strano, aveva trasformato parte del braccio, in un artiglio ricoperto da una sostanza cristallina di colore viola- nero.
Con un movimento fluido del braccio, il ragazzo tranciò in due la creatura. Il sangue nero schizzò in ogni direzione e Hope, sgranando gli occhi, fu costretta a chiuderli, sentendo il forte e metallico odore di sangue.

Quando il ragazzo atterrò al sicuro, posò la bionda e si guardò attorno. Dal terreno sbucò un altra di quelle creature che aprendo le ali, fece un suono, un ronzio molto minaccioso verso il giovane. Quest'ultimo si voltò verso la bionda allungando il braccio mutato per impedirle di avvicinarsi.

- Vai. Quì ci penso io - disse quasi ordinandole di allontanarsi. 

Hope annuì e si voltò con l'intenzione di raggiungere Takeshi. Era preoccupata per l'amico. La ragazzina strinse il bordo della veste bianca con le dita poi abbassò lo sguardo e si more il labbro inferiore nervosamente.

- G-grazie! -disse Hope prima di correre via lasciando il ragazzo alle prese con l'insetto mostruoso.

*******

Hope correva per i corridoi della caverna, continuava a sperare che a Takeshi, non fosse successo qualcosa di terribile, quando nel suo campo visivo, vide proprio il piccolo arciere, rannicchiato contro una parete che cercava con il suo arco spezzato, di tenere alla larga la creatura mostruosa.

- L-lascialo stare! - urlò la bionda, raccogliendo poi un sasso da terra che lanciò verso la testa dello scarabeo.

L'essere scosse il capo e puntò i suoi occhi rossi sulla ragazzina che indietreggiando deglutì. Takeshi ne Approfittò e affondò la parte scheggiata del arco nel occhio della creatura, restando appeso dal altro lato.

- Take! Attento! - gridò la ragazzina
- N-non mi faccio battere, da un insetto troppo cresciuto! - replicò il ragazzino dandosi lo slancio e atterrando sul pavimento sbattendo il sedere. 

L'insetto continuava a dimenarsi a causa del dolore prodotto dal arco incastrato nella sua pupilla sanguinante. Takeshi si tenne il fianco tossendo ma sorriso cercando di sembrare forte davanti ad Hope che l'aveva stretto a se.

- Tu sei pazza... - aveva sussurrato l'arciere
- Mai quanto te! - aveva risposto lei sbuffando per poi lasciarsi scappare una breve risata.
- Almeno se moriamo...siamo insieme - dissero in coro stringendosi forte in un abbraccio e chiudendo gli occhi, certi di essere ormai spacciati.

- Come osi prendertela con mio figlio?! -

Un uomo dai corti capelli azzurri, come una saetta, fece irruzione nella caverna, spedì il cervo volante contro una parete con un pugno devastante per poi colpirlo ripetutamente con una grossa katana e fendenti talmente potenti da far vibrare l'aria intorno a loro. 
Il sangue nero della creatura, schizzo sul kimono del uomo mentre con piccoli spasmi delle zampe, lo scarabeo non diventava polvere nera.

- P...papà...-

Riuscì a sussurrare uno spaventato Takeshi, mentre l'uomo si avvicinava verso i bambini sospirando leggermente ma facendo loro un sorriso rassicurante.

- Ne riparliamo fuori di quì. La principessa deve tornare al santuario - disse l'uomo

Improvvisamente, delle forti scosse, fecero tremare la caverna. Ronan Felgrand, afferrò i due ragazzini e si mise a correre verso l'uscita della caverna. Dietro di loro erano già franate le prime rocce, quando Hope preoccupata allungò la mano verso il buio pensando al ragazzo miterioso, rimasto indietro per combattere contro gli insetti.

- A-aspetta! Aspetti signore...! -

Gridò la ragazzina, ma Ronan non si fermò e con un ultimo disperato scatto, riuscì a uscire prima che la grotta franasse, sotto lo sguardo impotente di Hope.

 
ANGOLO DELLA LOCANDA

SALVE! ecco che non so già che cosa dire...Inanzitutto vi sono grata per aver letto/recensito/messo in preferite, ricordate e scelte questa storia. Lasciate che vi dica due o tre cosette prima di lasciarvi ad un divertente dietro le quinte.
Questa storia in originale era già stata pubblicata, ma non mi soddisfaceva a pieno. Quindi prendendomi il mio tempo ho analizzato e riscritto il tutto. In originale la storia si sarebbe dovuta fermare a questo mondo, ma la nuova versione sarà ambientata in quattro mondi. Questa infatti sarà solo una delle storie che saranno presente nella Infinity Nexus Saga.

Non vi anticipo quali saranno, lo scoprirete più avanti, ma è d'obbligo ringraziare qualche centinaio di persone. Per non fare favoritismi dirò tutti gli amici che mi hanno sostenuta e affiancata e naturalmente, i miei genitori che hanno sopportato domande come: quale titolo scelgo? che colore di capelli faccio?. Ma sopratutto alcune persone che contribuiranno a rendere fantastica questa storia con versioni alternative dei loro personaggi e forse più avanti, qualche disegno.

Partiamo dai proprietari di molti personaggi che vedrete. (essendo molti pg ho deciso di dirvi i nomi in generale e a nome ufficiale di dirvi a chi appartiene un determinato pg che apparirà)

Dragun95, Giulia_Dragon, DiasproInmay e Teemo Omegasquad

Mi raccomando andate a leggere le loro storie che sono bellissime e tifate per tutti noi che con grande impegno, passione e  sacrifici, ogni giorno diamo il massimo per scrivere delle storie che possano appassionare, commuovere e divertire le persone.

Molto bene. Non mi resta che lasciarvi al piccolo dietro le quinte, sperando che vi strappi un sorriso e darvi appuntamento, al prossimo capitolo presto online.
 
Speciale dietro le quinte 1
Di raffreddori e biscotti.

Dietro le quinte, Hope cercava il ragazzo misterioso ( obbligata da me a chiamarlo così) e Takeshi. Avevano appena finito di presenziare in una delle scene più importanti del prologo. La ragazzina era un po preoccupata per i due amici che trovò nella sala dei pg.

Mistery Boy continuava a starnutire tutto avvolto in una pesante coperta di lana. Takeshi invece faceva ondeggiare l'ennesimo arco rotto.

- Quanti ne hai rotti? - domandò Hope porgendo ad entrambi una tazza di cioccolata calda.
- Abbastanza da rompere la testa alla nostra autrice! - rispose Takeshi.
- Non lamentarti, io ero nudo e non hanno nemmeno detto il mio nome. - Disse il ragazzo sorseggiando la cioccolata. 

Quando improvvisamente, nella stanza fece capolino la sottoscritta con un sorriso di angelica crudeltà.

- Era necessario per empatizare e sopratutto... -

I tre pg mi gurdarono pensando che stessi per dire qualcosa di inteligente e sensato, ma non ne avevo di certo intenzione.

- Era necessario per vendere tue gigantografie! le donne amano i muscoli! -

Takeshi, il mistery boy e Hope mi guardarono in cagnesco mentre il verdino continuava a starnutire.

- Ohi non osare ammalarti o niente stipendio! - dissi io
- NON CI PAGHI NEMMENO! - risposero loro in coro.

Fu allora che mi venne un altra idea geniale. presi una scatola di biscotti porgendola al trio.

- Vi ripago con i biscotti e la promessa solenne...Che forse prima o poi vi andrà bene qualcosa! - 
Dissi scoppiando a ridere. I tre presero la scatola di biscotti divorandoli e sbuffando dissero:
- Forse? autrice malata e sadica! -

Fu così che risolsi la crisi del raffreddore con una pratica e semplice mossa. Fine
  
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