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Autore: smartiess    18/08/2020    4 recensioni
Dean torna da una caccia in cui non è riuscito a salvare tutti e non può fare a meno che sentirsi in colpa, svuotato e ferito. Castiel cerca di farlo sentire amato, pennarello alla mano.
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: Missing Moments, Movieverse, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni, Contesto generale/vago
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Le lenzuola bianche sfiorano il torso nudo di Dean, il quale, steso sul letto, accarezza inconsciamente i capelli scuri di Castiel.

 

Dean sorride, mentre sente il respiro controllato del ragazzo sul suo petto. 

Castiel odora di pioggia eppure non piove da settimane. Odora dell’aria che si ripristina dopo questa, quando ancora le ultime gocce cadono fievoli sul terreno. Quando il verde delle foglie si fa più vivido e sveglia con il suo colore  la superficie terrestre. Quando il mondo è ancora silenzioso ed ogni anima tace inspirando il profumo dell’acqua caduta dal cielo fugace.

Ha gli occhi socchiusi e Dean ne accarezza il viso. 

 

Sono attimi in cui Dean non è un cacciatore e Castiel non è un angelo, anche se tutto sembra incessantemente ricordarlo.

Si percepisce dal tatuaggio di Dean, poco sotto la clavicola e dal pentagono alato che raffigura; dal modo in cui le sue dita tremano nel toccare con così tanta dolcezza la pelle del ragazzo sotto di lui, abituate a stringersi attorno ad un pugnale con veemenza, a premere un grilletto con determinazione.

E dalle ali di Castiel, nere e ampie, che, distese sul letto, cadono ai lati di questo, e fremono alle carezze con cui Dean sfiora il suo corpo. 

 

Un fascio di sole pomeridiano penetra nella stanza, illuminandola di una luce calda e  Castiel si allontana dal corpo dell’altro per guardarlo.

Gli occhi di Castiel sono blu. Blu come il cielo dopo una tempesta, quando lampi e fulmini sono  fievolmente dissolti nell’aria ed una notte profonda e scura avvolge il mondo. Sono vividi, vibranti, emanano energia e catturano Dean, che affoga nel suo sguardo.

Castiel lo guarda e Dean si chiese cosa stia cercando nel suo volto. Si sente sprofondare in uno stato di vulnerabilità e teme quegli occhi che lo studiano e ne osservano ogni dettaglio.

 

E sorridendo, con le ali che si innalzano dietro di lui, Castiel scende dal letto. I pantaloni morbidi che indossa gli cadono sulle caviglie e cerca, nella luce fievole della stanza, qualcosa fra i cassetti.

Dean lo guarda da lontano: le ali che si espandono dalla sua schiena, alte e grandi, e le piume che fremono leggermente mentre Castiel sposta il peso da un piede ad un altro, concentrato. 

Dean solleva un sopracciglio quando vede Castiel tornare con un pennarello nero fra le mani ed inclina in avanti il volto, chiedendo implicitamente a cosa gli serva esattamente. 

Castiel non proferisce parola, solleva il tappo dal pennarello e, avendolo poggiato sul comodino, si avvicina al suo viso. 

Dean si allontana, con le mani in alto in una posizione difensiva « Che stai cercando di  fare?» 

«Chiudi gli occhi» risponde pacatamente l’altro, aspettando che Dean faccia quanto richiesto. 

Dean ghigna alle parole usate e solleva un sopracciglio divertito.

«Ti ricordo che di là c’è Sam, quindi dobbiamo essere silenziosi» 

«Dean» la voce esasperata di Castiel inonda l’aria attorno a loro e Dean sorride, alzando gli occhi al cielo.

«Okay, okay va bene» accetta infine, chiudendo  gli occhi, ancora titubante.

 

Sente, mentre Castiel poggia una mano sulla coscia coperta dai pantaloni e percepisce qualcosa attraversargli il viso, che sta crescendo attraverso questa relazione. 

Perché se prima avrebbe detto che qualunque cosa Castiel stesse cercando di fare era di certo una stronzata, ora ha imparato ad aspettare. Lo crede ancora, mentre sente la punta del pennarello tracciare segni  indistinti sul suo viso, eppure sta in silenzio e lascia che questo avvenga. 

 

Dean apre gli occhi e vede Castiel di fronte a lui, l’espressione concentrata e le ali che dietro  inondano la camera di un nero opaco. 

Apre la bocca per parlare, ancora titubante nonostante tutto, ma Castiel lo ammutolisce prontamente, continuando a disegnare Dean quasi si tratti di un foglio di carta.

Percepisce  il tratto del pennarello, che passa da una parte all’altra del suo volto.

Non sa cosa stia cercando di fare, ma capisce il perché tutto questo stia accadendo. 

E vede, d’un tratto, il  sangue che  aveva continuato a colorargli il viso una volta tornato a casa, l’espressione stanca.

Non erano riusciti a salvare quella donna, erano arrivati troppo tardi.

Accadeva, qualche volta, che una caccia finisse male ed ogni volta era peggio di quella precedente. Sentiva il peso dei cadaveri che si era lasciato dietro aumentare aumentare e aumento e seguirlo come ombre che lo tormentavano notte e giorno, senza che potesse conoscere riposo.

Castiel non gli aveva chiesto cosa fosse accaduto, glielo aveva letto nel volto ed aveva accettato la sua tristezza, stringendolo fra le proprie braccia. 

Ed ora, per quanto poteva, stava cercando di aiutarlo fra i silenzi della loro stanza.

 

Sospira e aggrotta la fronte, perplesso, quando il tratto arriva alle spalle. 

Castiel gli chiede di stendersi. Dean lo fa, mentre sente il pennarello  percorrergli il corpo con disegni precisi, passando dal viso alle spalle e terminare sul petto.

Percepisce le ali sul proprio corpo, che lo sfiorano con delicatezza, le piume morbide che gli accarezzano i quadricipiti. 

Cerca di toccarle, ma non vi riesce e lascia che il calore del corpo di Castiel sopra il proprio sia l’unica cosa che possa sentire. 

Si abbandona ai suoi tocchi fievoli, alle tracce che sta lasciando sopra il proprio corpo, all’odore d’inchiostro che il pennarello emana.

Il tratto arriva poco sotto il capezzolo e gli fa il solletico e Dean per un attimo, sorride, nonostante si senta stanco, svuotato e tutto quello che vorrebbe fare è affogare i pensieri nell’alcool. 

E mentre accarezza distrattamente una gamba di Castiel, sente il suono meccanico del tappo che viene  riassestato sopra il pennarello.

 

«Posso aprire gli occhi ora?» chiede, curioso.

Castiel sussurra un  “sí“ camuffato e la breve risposta riempie la stanza di bonaria aspettativa.

Dean apre gli occhi pacatamente e viene incontrato dallo sguardo di Castiel, la testa inclinata mentre lo guarda con attenzione. È concentrato e lo osserva come fosse un dipinto. Come se stesse analizzando le sfumature cromatiche, i contorni delle figure, il significato nascosto dietro quelle pennellate. L’ombra di un sorriso gli tinge le labbra e Dean naufraga nel suo volto, un sorriso divertito sulla bocca. 

Si schiarisce la voce e Castiel lo fa voltare verso lo specchio presente nella camera. Aspetta in secondo piano, le ali riflesse nello specchio solo parzialmente mentre Dean, un’ espressione curiosa in viso, si osserva. 

Il suo sguardo percorre il volto, le spalle, il petto nudo e tocca cautamente il disegno tracciato. 

Innumerevoli linee sottili inchiostrano il suo corpo, unendo fra di loro le lentiggini sparse per questo. Ne rimane meravigliato, senza capire all’istante di cosa si tratti e si chiede se sia così che Castiel si è sentito nel diventare umano, tempo fa, percependo le emozioni farsi strada nel corpo. 

E mentre le sue dita affusolate seguono circospette il tratto del pennarello, Dean indietreggia ed intravede, con una prospettiva più ampia di se stesso, il vasto disegno di stelle e costellazioni che lo attraversano  in una quadro divino. Le sue lentiggini, prima solo visibili da vicino, ora risaltano sul corpo di Dean sotto forma di enti celesti, unite da linee senza fine che si cercano e si incontrano sul suo stesso volto e busto.

Vede il sorriso debole di Castiel attraverso lo specchio e si gira nuovamente verso questo. Le ali abbassate leggermente come in un gesto di timidezza con il volto. 

«Cosa...?» chiede dean, lasciando che le parole in sospeso trasportino una frase che non riesce a pronunciare.

Castiel lo guarda. 

Si avvicina a lui mentre il nero lo circonda e tocca il corpo di Dean, piano, seguendo il corso delle costellazioni.

Dean guarda la mano vagare sul proprio busto nudo, prima di toccare fievolmente il viso, intriso di colore.  

«So che ti senti in colpa per quanto accaduto, Dean» pronuncia Castiel in un sussurro spento, sfiorando una guancia. Dean avvicina il volto alla sua mano, beandosi della sensazione provata.

«E so che dire che non dovresti non ti farà sentire meglio»  continua, cercando il suo sguardo; gli occhi ancora socchiusi sul palmo della mano.

« Tutto quello che tu e Sam fate ogni giorno per salvare le persone, tutte le volte che avete rischiato di farvi uccidere per aiutare altri...sei un’anima buona, Dean e mi dispiace che tu non te ne renda conto»

Dean apre gli occhi ora, inspirando profondamente.

«Guardati» dice, voltando nuovamente il suo corpo verso lo specchio.

«Sei un capolavoro, Dean» mormora e Dean non puó fare a meno che sentire un brivido percorrergli la schiena. Castiel sussurra spesso complimenti sulla sua pelle quando lo guarda da lontano, attraverso una preghiera che Dean solo può avvertire, quando lo bacia e gli dice che le sue labbra sanno di miele, quando fanno sesso ed il corpo di Castiel, dentro al suo, spinge con degli affondi che fanno contorcere il corpo dell’altro ed un rossore gli avvampa il volto mentre Castiel mormora frasi in lingue che lui stesso non conosce. 

Non è ancora abituato a tutto questo: all’essere toccato con delicatezza, ad essere trattato come qualcosa di prezioso. E più di tutto, Dean in questi momenti si rende conto, di non essere abituato all’essere amato.

«Come puoi pensare di non essere degno di questo universo?» 

La bocca di Dean si apre impercettibilmente e stringe la mascella mentre un groviglio di emozioni si annida nel petto.

Si sente scosso. 

«Non è la prima volta che accade e non sarà nemmeno l’ultima» E Dean riconosce in quelle frasi l’autorità imponente, determinata e stoica  e funzionale dell’importanza come soldato del Signore, e le parole lo colpiscono con fermezza. Rivede il volto della donna ed una morsa gli stringe lo stomaco.

«Ma questo non significa che ti dovrai perdere nel mentre» dice e Dean sa perfettamente di cosa sta parlando. Si gira ed incontra il suo volto, lo specchio ormai dimenticato. 

Vede nei suoi occhi riflessi tutte le volte in cui ha colpito qualcosa in preda all’ira, in cui il suo sguardo, animato da pura follia, manifestava materialmente tutto quello che finora era solo imploso, quando i liquori in casa finivano con una velocità disarmante e delle lacrime gli rigavano il volto senza che se ne rendesse conto.

«E se dovesse succedere» continua e bacia il naso con cui Dean sta inspirando profondamente. 

«Sai che potrai ritrovare la strada» Bacia una guancia e poi l’altra. Baci piccoli e casti che sfocano solo leggermente il tratto sottile del pennarello. 

«Qui» dice infine, e con la mano percorre le costellazioni del suo corpo.

E Dean, seguendo il suo sguardo, capisce cosa vuole dire.

Deve seguire le stelle che abbracciano il suo corpo e ritrovare se stesso, amarsi, cercare di andare avanti con quello che ha, finché l’universo sulla propria pelle non riflette quello del mondo circostante. Quando finalmente, dunque, si renderà conto che forse può convivere anche con il male che ha causato, perché si ama abbastanza da poter ricordare anche il tutto il buono che ha portato. 

Dean sorride, piano. Un piccolo sorriso, una curvatura di labbra; i suoi occhi dicono già abbastanza

«E qui» mormora allora Dean, indicando l’altro, prima di unire le labbra in un bacio.

Perché infine, sa che Castiel è la sua strada tanto quanto può esserlo per se stesso.

 

 

 

 

 

(Grazie per esservi presi un momento per leggere questa piccola one shot, se vi è piaciuta la storia anche la più piccola recensione significa il mondo per me :)) )
   
 
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