Videogiochi > Left 4 Dead
Segui la storia  |       
Autore: FreddyOllow    19/08/2020    0 recensioni
Riverside è un cumulo di macerie. Gli infetti hanno spazzato via ogni difesa installata dai militari, e i sopravvissuti lottano per vivere un altro giorno. Isaac Stone è uno di essi. Un sopravvissuto.
Genere: Dark, Horror, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Mi diressi in cucina e aprii il frigorifero. Un tanfo di uova marce mi fece quasi rimettere. Chiusi il portello e cercai cibo nei cassetti e nelle ante. Non trovai nulla. La solita fortuna.
Da fuori sentivo i gemiti degli infetti. 
Prima di uscire dall'appartamento, diedi un occhiata alle varie stanze e non trovai nulla. Poi quando fece per girare la maniglia, mi fermai. Ero stato uno stupido. Non avevo controllato se nel corridoio ci fossero gli infetti.
Andai in cucina, presi un grosso coltello e tornai alla porta. Bussai tre volte. Non sentivo nulla. Ribussai, ma ancora nulla. Forse non c'era nessuno.
Aprendo la porta, sbirciai nel corridoio. Era immerso nella penombra. La luce del giorno filtrava tra le assi di legno che sbarravano la finestra. 
Camminai nel corridoio e scesi le scale al terzo piano. Anche qui non trovai nessuno. Forse gli infetti erano tutti usciti, ma non potevo esserne sicuro. Non si è mai sicuri di niente in queste situazioni. 
Mi misi a controllare le porte, ma erano tutto chiuse a chiave. Feci lo stesso al secondo piano e qui trovai due appartamenti saccheggiati con la porta sfondata. Ebbi la fortuna di mettere sotto i denti una barretta di cioccolato finita sotto il divano.
Scesi al primo piano e vidi molti cadaveri ammassati vicino al parete crivellato. Erano tutti infetti. Il sangue macchiava quasi tutto il muro e il pavimento. Qui la finestra aveva i vetri frantumati. Notai un ascia antincendio in una mano mozzata. L'afferrai e lascia il coltello. Con questo avevo più possibilità di difesa contro gli infetti. 
Seguendo la scia di sangue raggrumato, scesi circospetto i gradini che conducevano all'ingresso, gli occhi puntati sul portone spalancato. Qui ebbi la conferma che l'edificio era completamente vuoto. Non che fossi sorpreso, visto che tutti gli infetti nei paraggi si erano diretti al magazzino dopo aver sentito gli spari.
Mi fermai sulla soglia e lanciai uno sguardo in strada. Avvistai una ventina di infetti. Barcollavano, vomitavano bile o si sedevano a terra. Con la mia ascia avrei fatto poco o nulla contro quel numero. Mi chinai e mi diressi lentamente dietro un auto della polizia. Quando feci per spostarmi accanto un muretto, notai un infetto che si alzava in piedi.
Mi aveva sentito.
Quando si voltò verso di me, lo decapitai con la mia ascia. Mi guardai intorno. Nessuno di quei mostri si ere allertato. Aspettai ancora un po' prima di andare. Poi raggiunsi il muretto e, chinando la testa, camminai fino a un pino dal folto fogliame. 
Superato l'albero, mi vidi la strada sbarrata da un centinaio o forse più di infetti. Vagavano vicino al retro del magazzino. Scorsi un uomo con la schiena squarciata su una postazione di sacchi di sabbia. Tra i piedi degli infetti vaganti, intravidi i corpi dei superstiti. 
Lanciai uno sguardo sui balconi e sui tetti. Non vidi nessun Smoker, ma neanche il Tank. Che fine aveva fatto? Si era dileguato?
Rimasi lì per dieci minuti. Non sapevo cosa fare. L'unica strada che conduceva alla rimesse delle barche era sbarrato da una piccola orda. Cercai di farmi venire in mente un idea, quando sentii un rumore alle mie spalle. Mi voltai per sferrare un colpo, ma fermai l'ascia a tre centimetri dalla faccia di Angela. 
Era scossa. Gli occhi arrossati dal pianto e le occhiaie nere. 
"Sei vivo." Mi disse incredula.
"Sssh. Non fare rumore." Risposi. "Pensavo di essere l'unico sopravvissuto."
"L'ho pensato anch'io."
"Quindi... Quindi sono morti tutti?"
"Sì..." Angela abbassò lo sguardo rattristita. "Voglio dire, non ne sono sicura."
Le guardai le mani. "Non hai nessun arma?"
"No. Ho buttato il fucile quando ho finito il caricatore."
Alcuni infetti si stavano allontanando lentamente dal retro, ma erano ancora tanti.
"Dove hai preso quell'ascia?"
"Dal palazzo accanto." Lo indicai con l'ascia. 
"Ora cosa facciamo?" 
"Voglio andare alla rimessa delle barche. Nora ci aveva detto che forse è un posto sicuro."
"Allora vengo con te."
"Beh, non ti avrei lasciata di certo qui." Sorrisi.
"Attento!"
Mi voltai e un pugno mi colpii in pieno volto. Caddi a terra, stordito. La mia ascia mi scivolò di mano e finì sull'erba. Quando l'infetto fece per colpirmi di nuovo, Angela gli squarciò mezzo busto con la mia arma. 
Mi alzai rapidamente e per un momento vidi doppio. Angela mi ridiede l'ascia.

Restammo lì per altri dieci minuti, finché gli infetti lentamente sciamavano altrove.
"Guarda!" Indicai una parte di muro crollato nel retro del magazzino. "Se ci muoviamo bassi tra quei cespugli, possiamo entrare dentro."
"A fare cosa?" Mi chiese Angela.
"Ci servono delle armi."
"Attireranno gli infetti."
"Lo so, ma non possiamo girare disarmati."
"Tu hai l'ascia. Io posso prendere quella lì." Puntò il dito verso il machete conficcato nel cranio di un infetto.
"Ok, ma non possiamo fare nulla contro gli infetti speciali. Ci servono armi da fuoco. Lo sai meglio di me."
Angela non disse nulla, ma intuii che aveva capito.
Muovendoci silenziosamente dietro la fila di cespugli, arrivammo di fronte a una rete metallica, che bloccava il vicolo. Un sopravvissuto con il collo mezzo staccato era poggiato di spalle. Ai suoi piedi, c'era l'infetto con il machete nel cranio. Angela afferrò l'arma. Poi saltammo il muretto e, facendo attenzione a non far rumore, superammo le macerie. 
Quando entrammo nel magazzino, rimanemmo pietrificati per ciò che vedemmo. Schizzi di sangue imbrattavano muri, letti e tavoli. I cadaveri degli infetti e dei sopravvissuti giacevano sul pavimento completamente cosparso sangue. La maggior parte della passerella era distrutta, sotto i detriti del tetto. 
Avvistai quattro infetti barcollare senza meta. 
"Ferma." Dissi a Angela. "Li vedi? Quei quattro, là? Tu prendi i due a destra, io i due sinistra, ok?"
Angela annuì.
Uscimmo allo scoperto e ci avvicinammo con calma. I quattro, vedendoci arrivare, gemettero e si lanciarono contro di noi. 
Angela decapitò un infetto e colpì l'altro sul ventre. Io staccai un braccio al primo e squarciai dalla scapola in giù il secondo. Fummo veloci. Settimane prima non avrei mai pensato di raggiungere questa freddezza e velocità in un corpo a corpo.
Ci dirigemmo verso l'armeria e la trovammo chiusa a chiave. Cercai di rompere la porta con l'ascia, ma non servii a nulla. 
"Ci serve la chiave per entrare." Disse Angela. Poi guardò i cadaveri dei sopravvissuti. "Non abbiamo tutto questo tempo per metterci a cercarla, non credi?"
"Se troviamo Nora, forse..." Risposi.
"Non sappiamo se è morta. Potrebbe essere viva. Magari è da qualche parte qui fuori con il resto della gente."
"O magari non c'è nessuno."
Angela si accigliò. "Non essere pessimista."
"Non lo sono. Dico solo..." Mi interruppi, sentendo il gorgoglio di un Boomer.
"Lo senti?" Mi disse.
Annuii. "Forse non sa della nostra presenza."
"Beh, cambia poco. Se rimaniamo qui faremo la fine degli altri. Prendiamo le armi dai cadaveri e andiamocene."
"Non sappiamo quali armi siano cariche. Dovremmo controllare i caricatori."
"Non c'è tempo, se..."
D'un tratto udimmo il rumore di una chiave girare nella serratura e la porta dell'armeria si aprii.
"Nora." Disse Angela sorpresa.
"Forza, entrate!" Bisbigliò, guardando oltre la soglia.
Quando fummo dentro, Nora richiuse a chiave. Nella stanza c'era anche Peter. Dall'altra parte, dove un tempo c'era la porta che conduceva nell'armeria, ora c'era solo un cumulo di macerie.
"Ehi, siete vivi?" Aggiunse Peter contento. Mi abbracciò come fossimo vecchi amici. Stessa cosa fece con Angela.
"Siete solo voi due?" Disse Nora.
"Sì." Rispose Angela. "Ci sono altri sopravvissuti?"
Nora scosse la testa.
"Denise?" Domandai. "L'avete vista?"
"Non abbiamo visto nessuno oltre voi due." Rispose Peter. 
"Come ti sei salvato?" Mi domandò Nora.
"Sono saltato dal tetto e sono finito contro una finestra." Aggiunsi.
"Cosa?" Disse Peter quasi a bocca aperta. 
"Mi sembrava l'unica possibilità d'uscita."
"C'era gente che volava giù dal tetto." Disse Angela. "E' stato orrendo..."
"E' stato il Tank." Risposi. "Voi come avete fatto a fuggire?"
"Io ero già qui quando gli infetti sono entrati nel magazzino." Disse Nora.
"Io mi trovavo nel retro." Aggiunse Peter. "Ero appena arrivato, quando la postazione è stata invasa. Così sono fuggito da dove sono arrivato e sono corso all'armeria. Mi sembrava il posto più sicuro in quel momento."
Angela abbassò lo sguardo. "Io... Io mi sono nascosta. Avevo paura. Vedevo quei mostri ovunque."
Nora la strinse con un braccio. "Tutti siamo rimasti scossi dall'attacco."
Il gesto di Nora mi rese perplesso, poiché non l'avevo mai mostrare affetto. 
"Cosa è successo all'armeria?" Chiesi.
"Non lo vedi?" Rispose Nora. "Il tetto è crollato."
"Abbiamo perse anche le armi." Disse Peter. 

Lasciando il magazzino, ci dirigemmo verso la rimessa delle barche, finché ci fermammo di fronte alle recinzioni metalliche della polizia. Dovevamo passare per Main street e per farlo, dovevamo aggirare questo ostacolo.
Entrammo in un bar. Sedie e tavoli erano rotti o ribaltati. Un donna giaceva di schiena sul bancone con in mano un coltello insanguinato. Attraversammo la sala sporca di sangue, puntellata da cadaveri e uscimmo dall'altra parte della recinzione metallica. 
A 100 metri scorgemmo un terrapieno alto tre metri, che andava da un marciapiede all'altro. Ai suoi piedi, c'erano quattro spartitraffici. Un bus era messo di traverso, vicino a un tavolo e una cassa militare.
"I Militari l'hanno fatto per davvero." Disse Nora. 
"Cosa?" Domandai.
"Avevano radunato la gente per innalzare un terrapieno. Credevano di fermare gli infetti."
"A quanto pare non è servito a niente."
"Già." Disse Peter. "Hanno solo rovinato Main Street. L'unica parte di Riverside decente." Sbuffò.
"Ma da dove hanno preso la terra?" Chiese Angela.
"Da sotto l'asfalto." Rispose Nora. "Hanno usato i veicoli da cantiere dei Wellington."
"Sei ben informata." Disse Peter.
"Perché ero qui, prima che si mettessero all'opera. Quel bus doveva evacuarci da Riverside. Poi hanno cambiato idea e detto alla gente di aiutarli a costruire il terrapieno. Così me ne sono andata, senza farmi vedere. Sapevo che niente avrebbe fermato gli infetti."
"Questo spiega l'ammasso di corpi laggiù." Dissi.

Raggiunto il terrapieno, ci salimmo sopra e vedemmo una centinaio o forse più di infetti morti sulla strada. Rimanemmo senza parole.
"Qualcuno è già passato di qui." Disse Angela. 
"Come fai a esserne sicura?" Chiese Nora.
"I bossoli, le ferite sugli infetti."
"Gli infetti sono morti. Non puoi sapere da quanto sono morti."
"Beh, è una sensazione. Non so descrivertela."
"Poco importa." Aggiunse Peter. "Hanno fatto davvero una carneficina."
"Forse sono stati i quattro che ho incontrato prima di stare con voi?" Domandai.
"Sì, possono essere loro." Rispose Angela. "Ricordo di averli visti l'ultima volta dirigersi verso Main street. Erano armati e mi hanno dato l'impressione di sapere come usare le armi."
"Se hanno preso questa strada," disse Nora "allora si sono diretti alla rimessa delle barche."
"Non resta che scoprirlo." Aggiunse Peter.

Superato il terrapieno, che continuava per venti metri, aggirammo un bus messo di sbieco e ci ritrovammo di fronte a un'altra serie di rete metalliche. Questo ci costrinse a inoltrarci in un vicolo mal illuminato. 
Una debole luce filtrava attraverso una finestra della lavanderia. Notammo molti più infetti morti qui, che nella strada da dove eravamo venuti. Procedemmo lungo il vicolo, finché una recinzione ci costrinse a salire una piccola rampa di scale che ci condusse dapprima in una piccola stanza perlopiù vuota e poi su un tetto. Da qui procedemmo su un asse di legno che collegava il tetto con l'altro edificio. Anche qui fummo costretti ad entrare in una piccola stanza, per poi uscire sul tetto tramite una finestra e dirigerci sull'altro lato della recinzione. Quando fummo a terra, vedemmo una porta di ferro rossa. Doveva essere un altro rifugio sicuro installato dai militari.
"Allora è questo il punto senza nome." Disse Nora.
"Ti riferisci a ciò che hai visto nella mappa?" Chiesi.
"Sì. Dopo questo rifugio, c'è la rimessa delle barche."
Entrati nel piccolo rifugio, ci accorgemmo che su un tavolo c'erano armi e munizioni, oltre a quattro sacchi a pelo.
"Non è un postazione militare." Disse Nora. "Sembra più l'opera di uno o più sopravvissuti."
"Lo credo anch'io." Disse Angela.
Peter afferrò un M60 tutto contento. "Finalmente un arma come si deve."
Io presi un fucile automatico, Nora un Ak-47 e Angela un fucile da cecchino. 
"Guardate." Disse Angela. "C'è una cicca di sigaretta, qui. Sembra recente."
"Merda, allora è vero." Disse Peter. "Qualcuno ha davvero fatto fuori l'orda di infetti là fuori."
"Non qualcuno, ma i quattro sopravvissuti." Dissi. Ormai sentivo che erano stati loro a fare quella carneficina. 
"Basterebbero loro quattro per ripulire completamente Riverside dagli infetti." Aggiunse Nora. 
"Sono peggio di un fottuto esercito." Disse Peter.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Left 4 Dead / Vai alla pagina dell'autore: FreddyOllow