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Autore: ali04    23/08/2020    3 recensioni
"Il Sound Music Camp era iniziato malissimo, ma poi mi aveva conquistato e un pezzetto del mio cuore era rimasto tra quegli alberi."
Seguito della fan fiction Sound Music Camp.
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Baekhyun, Baekhyun, Chanyeol, Chanyeol, D.O., D.O., Lu Han, Lu Han, Suho, Suho
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2. A Volte Ritornano
 
 
 
POV BAEKHYUN
 
 
Il paesaggio al di fuori del finestrino era monotono già da un paio d’ore. Alberi, alberi e toh guarda, un albero!
Avevo quasi dimenticato quanto mi fosse mancata la natura, quanto mi fosse mancato avere intorno la quiete del verde e del paesaggio montano.
Il mese che mi separava dall’inizio del Sound Music Camp era stato più corto e sopportabile di quanto mi aspettassi. I primi giorni avevo pianto come una quindicenne mollata dal fidanzatino stronzo, ma poi mi ero ripreso bene. Ero stato impegnatissimo con gli esami finali alla SAA, tutti superati a pieni voti ovviamente, e con le videochiamate a Chanyeol.
Era stato bravo a chiamarmi ogni sera, ma ero certo che a volte avesse dovuto nascondersi sotto la scrivania di Leeteuk, perché lo sfondo dietro di lui era stranamente buio e legnoso.
Ma nulla aveva più importanza ormai, perché tra poco avrei rivisto dal vivo il mio gigante e i miei amici.
In più avevo una sorpresa per lui. Ci pensavo già da un po’, ma stranamente avevo perso la mia vanità insieme alla mia sicurezza di essere il musicista e cantante migliore della Corea, perciò avevo continuato a rimandare fino alla mattina della partenza.
Ora, i miei capelli non erano più castani con i segni orribili della ricrescita dettata dagli impegni. Quel giorno sfoggiavo una, modestamente, stupenda chioma nero corvino.
Sapevo che a Chanyeol sarei piaciuto tantissimo con il nuovo look, perché sia mai che il mio gigante mi trovi monotono.
Chiesi al mio autista quanto mancava all’arrivo e, sapendo che ormai eravamo quasi arrivati, sorrisi tra me.
Seoul non mi mancava già più. Sono tornato, natura!
L’autista fermò la macchina proprio di fronte all’insegna in legno con scritto “Sound Music Camp”. Ricordavo ancora perfettamente cosa avevo pensato l’estate prima, al mio arrivo lì: “che schifo”.
Ora invece, quell’insegna era il bentornato migliore del mondo. Scesi dalla macchina nera e respirai a pieni polmoni il profumo intorno a me, mentre aspettavo che l’autista scaricasse tutti i miei bagagli.
No, non erano diminuiti nemmeno un po’.
Stavo per intimargli di sbrigarsi, quando l’occhio mi cadde su una figura fintamente autoritaria, che stringeva una cartellina in mano.
Quanto doveva essergli mancata quella cartellina.
– Suho! – urlai e corsi ad abbracciare il mio amico, che interruppe a metà una ramanzina a un ragazzino che doveva essere nuovo, considerato che non ricordavo di averlo visto l’estate prima.
– Baekhyun, così mini la mia autorità! – mi rimproverò Suho, ma io non mollai la presa.
– Mi sei mancato tanto!
– Ma non ci siamo visti una settimana fa?
Oh sì, aveva ragione.
Finalmente lo lasciai e lui riprese fiato, voltandosi verso il ragazzino, ma quello se l’era data a gambe appena ne aveva avuto l’occasione.
Suho sospirò e mi guardò sorridere come un idiota.
– Nome? – chiese e io ridacchiai.
– Suvvia, devo davvero dirti il mio…
– Nome? – ripeté Suho, scorrendo le pagine della sua cartellina.
Quel ragazzo prendeva davvero sul serio la sua mansione di responsabile del campo estivo.
– Byun Baekhyun. – risposi, alzando gli occhi al cielo.
– Byun… camerata 4 – lesse Suho e poi un sorriso spontaneo gli illuminò il viso, mentre alzava lo sguardo – Ma guarda, siamo nella stessa.
Risi e finalmente il mio amico smise di scherzare e mi abbracciò.
– Non mi sei mancato, Baek, ma sono felice di averti qui quest’estate.
– Non potevo non tornare! – dissi sorridendo – Come potevate essere il campo estivo migliore della Corea senza il talento migliore della Corea?
– Oh, ma quello ce l’abbiamo: è Kyungsoo.
Diedi a Suho un pizzicotto sul sedere e quello mi allontanò da sé, urlando come una femminuccia.
– Molto spiritoso. – lo sgridai e feci per allontanarmi prima che lui potesse insultarmi, ma poi mi ricordai che avevo le valige da portare.
Il mio autista stava ancora aspettando, perciò lo congedai e mi rivolsi a Suho.
– Quelle le porta il fattorino, vero? Spero l’abbiate assunto almeno quest’anno.
– Niente fattorino. Perciò arrangiati, Byun.
Ma insomma, quel posto non era migliorato nemmeno un po’!
Sbuffai, preparandomi a fare almeno dieci viaggi avanti e indietro, quando una voce alle mie spalle mi fece sussultare.
– Ma è Byun Baekhyun quello?
– Ma cosa dici, Lay? Quello è Byun Sono Il Migliore Baekhyun.
Mi voltai con il dito medio già alzato, rivolto ai miei due amici: Lay e Xiumin. Avevo visto anche loro circa una settimana prima ed ero sconvolto nello scoprire che nonostante ciò mi erano mancati. Forse vedendoli in quel contesto la mia nostalgia aumentava e diventavo ancora più sdolcinato.
– Perché invece di sparare cazzate non mi aiutate con i bagagli? – sbottai, ma i miei occhi stavano sorridendo. Mi lasciai abbracciare da loro e li ringraziai quando accettarono di darmi una mano.
Ovviamente io mi limitai a portare lo zaino, sia mai che mi venisse il colpo della strega: avevo del sesso da fare quella notte.
– Come stai, Baek? – mi chiese Lay – Gli esami sono andati bene?
Nell’ultimo mese, in assenza di Chanyeol, era stato Lay ad aiutarmi con la mia canzone per l’esame finale. L’avevo già composta e il testo era pronto, mancava solo l’opinione di un esperto e un’aggiustatina. Lay era stato fantastico e alla fine del corso il mio insegnante alla SAA mi aveva fatto i complimenti.
Gli raccontai tutto e lui sorrise, facendo spuntare quell’adorabile fossetta sulla guancia.
– E tu, Xiumin? – chiesi all’altro mio facchino personale – Come vanno le cose con Chen? È già arrivato?
– Siamo arrivati stamattina insieme. – rispose lui – Poi ci siamo separati per sistemare i bagagli. Credo che le camerate siano uguali a quelle dell’anno scorso.
Annuii, ma poi pensai che da loro un letto sarebbe rimasto vuoto, o l’avrebbe occupato un ragazzo nuovo. Chanyeol infatti, essendo ora un insegnante, aveva una stanza tutta per sé.
Arrivammo alla camerata numero 4 ed entrai. Era esattamente come la ricordavo: i due letti a castello, uno accanto all’altro; l’armadio sempre troppo piccolo per gli effetti personali di quattro persone; la finestra che dava sul bosco; il pacchettino di lenzuola, coperte e federe posato ai piedi di ogni letto; Kyungsoo che sorrideva.
Kyungsoo!
Urlai il nome del mio amico così forte che Jongin, per lo spavento, sussultò e, visto che stava aiutando il suo ragazzo a sistemare il letto di sotto, colpì la testa su quello sopra e poi si accasciò sul materasso, gemendo di dolore.
– Kyungsoo, mi sei mancato tantissimo! – ignorai i lamenti di Jongin e abbracciai quello che potevo definire il mio migliore amico. Kyungsoo restò sorpreso dalla mia reazione, ma ricambiò subito l’abbraccio.
– Oggi è così – spiegò Xiumin – Abbraccia tutti.
Io non ero mai così appiccicoso, ma ero al Sound Music Camp con i miei amici! Avevo atteso quel momento per tutto l’anno ed ero felice come non mai.
– Ehi ragazzi, ho appena incontrato…
La voce di Chen mi fece staccare da Kyungsoo e con un unico movimento stavo abbracciando l’altro mio amico.
– Oh, ciao anche a te Baekhyun. Bei capelli.
– Quanto mi sei mancato, Chen! – esclamai, rendendomi conto che stavo per piangere – Saranno secoli che non ci vediamo! Quando è stata l’ultima volta?
– Ieri.
– Ah… – ridacchiai e sciolsi l’abbraccio, facendo scorrere lo sguardo su tutti i presenti, stipati in quel piccolo spazio.
Mancava solo una persona, oltre al mio gigante idiota.
– Stavo dicendo – riprese Chen – Che ho appena incontrato Sehun.
Oh Sehun. Proprio lui. Non ero certo che sarei riuscito ad abbracciarlo senza sciogliermi di fronte alla sua perfezione e inoltre non era tipo da smancerie e sdolcinatezze, a meno che non venissero dal professor Luhan.
Loro erano gli unici che non avevo visto per tutto l’anno scolastico, visto che erano stati a Los Angeles. Sehun, infatti, era stato preso in una delle più importanti scuole di danza statunitensi e Luhan l’aveva seguito.
Quei due ragazzi l’anno prima avevano aperto la strada al movimento per i diritti degli studenti che hanno relazioni con gli insegnanti e sapevo di doverli ringraziare. Se loro due non avessero affrontato mille difficoltà per stare insieme, io e Chanyeol ora avremmo dovuto nasconderci e fingere di non amarci.
Chanyeol, ma dov’era?
Rimandai il mio incontro con Sehun e mi preparai mentalmente a rivedere il mio gigante. Salutai i ragazzi e ci promettemmo di rivederci al falò di benvenuto che ci sarebbe stato quella sera e poi corsi via, alla ricerca di Chanyeol.
Credevo l’avrei trovato ad aspettarmi all’entrata, ma non si era presentato perciò ero certo avesse già saputo che ero nella camerata dell’anno prima e mi avrebbe aspettato lì, invece no.
Mentre camminavo per il campo, cercando di evitare ragazzi indaffarati, strumenti che volavano a destra e a sinistra e abbracci con gente che non conoscevo ma che sembrava smaniosa di salutarmi, iniziai ad avere un dubbio.
Non si era dimenticato di me, vero? Era passato un mese e ci eravamo visti in videochiamata solo la sera prima, non poteva non ricordarsi di me, come non poteva dimenticare che sarei arrivato oggi, visto che avevamo fatto il conto alla rovescia insieme.
Forse aveva trovato un altro ragazzo e si era innamorato e ora non aveva il coraggio di affrontarmi. Ma non scherziamo, con tutta la fatica che aveva fatto l’anno prima a conquistarmi!
Oddio, magari era caduto in un burrone e ora era in fin di vita!
Stavo per mettermi a correre urlando, quando lo vidi.
Dovevo immaginarlo: quello scemo altruista del mio ragazzo era impegnato ad aiutare un gruppo di ragazzini a portare i loro strumenti nella camerata. Aveva lasciato a loro le valigie e lui si era caricato sulle spalle ben quattro chitarre.
Era così distratto che non si sarebbe accorto di me, perciò dovevo attirare la sua attenzione e permettergli di mollare quegli strumenti per potermi prendere in braccio.
– Park Chanyeol! – urlai e sia lui che i quattro ragazzini si voltarono a guardarmi.
Il sorriso che si aprì sul viso di Chanyeol fece sparire in un attimo tutti i miei pensieri funesti sul tradimento o la morte imminente. Quanto mi era mancato!
Prima di rendermene conto, stavo già correndo verso di lui. Mi mancava essere circondato dalle sue braccia, sentire la sua voce roca che mi dava il buongiorno, vederlo ridere in quel modo inquietante. Mi mancava ogni piccolo dettaglio, ogni respiro, ogni parola, ogni…
Improvvisamente, chissà da dove, era spuntato un ostacolo e io ero troppo lanciato per fermarmi o anche solo cercare di evitarlo. Doveva essere una roccia piovuta dal cielo, perché quando gli andai addosso sentii che le mie ossa si spezzavano e che venivo sbalzato indietro. Il mio culo pressoché perfetto atterrò sul suolo fangoso e io rimasi steso a terra, a chiedermi perché dovessi morire così giovane.
Avevo qualcosa di rotto? Provai a muovermi un po’ e capii che forse avevo esagerato e che non ero un ammasso di ossa rotte, ma quando aprii gli occhi e mi trovai davanti quel viso, dovetti arrendermi: ero morto e quello era il paradiso.
– O mio dio! Ti sei fatto male? Mi dispiace tanto, non ti ho proprio visto.
 Oh no, tranquillo, non fa nulla. Almeno sono morto felice.
– Baekhyun! – la voce del mio gigante mi fece riprendere e cercai di mettere a fuoco ciò che avevo davanti.
Il viso di Chanyeol era accanto a quello dell’angelo che mi aveva parlato poco prima e io sbattei le palpebre, intimandomi di far ripartire il cervello e le funzioni motorie.
– Ma che cazzo! – esclamai e sentii Chanyeol tirare un sospiro di sollievo: se imprecato, stavo bene.
– Stai bene, Baek? – chiese ancora il mio ragazzo, aiutandomi a mettermi seduto. Accanto a noi si era formato un piccolo gruppo di curiosi e io non potei fare a meno di arrossire.
Che figuraccia!
– Scusami tanto, io…
Guardai il ragazzo che era inginocchiato accanto a me e mi resi conto che non era un angelo del paradiso, ma un normale essere umano meravigliosamente bello.
– Sei pazzo a sbucare così? – lo rimproverai – La mamma non ti ha insegnato a guardare a destra e sinistra prima di attraversare la strada?
Il ragazzo arrossì e abbassò lo sguardo, borbottando una serie infinita di scuse, mentre il mio gigante ridacchiava. Lo fulminai con lo sguardo e lui smise subito.
– C’è da dire che tu stavi correndo in mezzo alla gente. – disse Chanyeol e gli risposi con un pizzicotto sul braccio.
– Non farlo mai più! – sbottai contro l’altro ragazzo e poi entrambi mi aiutarono a rialzarmi – Hai rovinato il mio momento da commedia romantica.
– M-mi dispiace tanto. – si scusò ancora il ragazzo che, visto ora accanto a Chanyeol in tutta la mia lucidità, notai avere solo qualche centimetro di differenza in altezza da lui. Non credevo esistessero altri ragazzi giganteschi.
– Non ti preoccupare – rispose Chanyeol al posto mio – È stata anche colpa di Baekhyun.
Stavo per protestare ma l’altro aveva già fatto dietro front e si era dileguato. Che vigliacco.
– Colpa mia? Non è stata affatto colpa…
Le mie lamentele vennero però fermate dalle labbra di Chanyeol che non persero nemmeno un istante prima di incontrare le mie. La folla di curiosi si era dispersa e finalmente eravamo solo io e lui. Dov’ero rimasto prima dello scontro? Ah già: quanto mi era mancato!
Gli circondai il collo con le braccia e mi misi in punta di piedi, per evitargli di restare piegato a lungo.
– Mi sei mancato – sussurrò con le labbra ancora posate sulle mie – Non immagini quanto.
– Avevo paura ti fossi dimenticato di me.
– Per questo hai pensato bene di dare spettacolo poco fa?
Arrossii e gli diedi uno spintone, ma la mia rabbia non trovava la miccia per scoppiare: in un attimo lo stavo di nuovo abbracciando, con la testa posata sul suo petto.
– Finalmente. – lo sentii dire, mentre mi stringeva forte.
Era come se la terra avesse ricominciato a girare nel verso giusto. Se io e Chanyeol eravamo insieme, niente sarebbe andato storto.
Ero al Sound Music Camp, con il mio bellissimo elfo gigantesco e con i miei strani amici. Ero carico e pronto a migliorare ancora di più nel canto e al pianoforte.
Sarebbe stata un’estate fantastica.
Ma… un momento.
Sciolsi l’abbraccio con Chanyeol e gli lanciai un’occhiataccia, schiarendomi la voce.
Lui mi osservò, confuso: – Tutto bene?
– Non hai niente da dirmi?
Chanyeol aggrottò le sopracciglia. Non poteva non essersene accorto!
– I capelli! – esclamai, indicando la mia divina chioma nera – I capelli, Park!
Chanyeol fece un sospiro di sollievo: – Oddio, temevo di aver dimenticato qualcosa di importante.
– Ma questo è importante!
Il mio ragazzo rise e mi prese il viso tra le mani: – Sei fottutamente bello, Baekhyun.
– Addirittura una parolaccia? Sapevo che avrei fatto colpo.
 
***
 
Chanyeol mi portò subito a vedere la sua stanza che, a detta sua, era fantastica. Ovviamente lo diceva solo perché aveva tutti i privilegi dovuti a un insegnante, visto che in realtà era un buco.
Nonostante la grandezza ridotta, lo invidiavo: non aveva compagni di stanza, il bagno non era a una camminata di distanza ma subito lì fuori e soprattutto non aveva compagni di stanza. L’avevo già detto?
Non lo avevamo mai detto ad alta voce, ma entrambi sapevamo che quel suo incarico era una benedizione. Dove avremmo potuto darci alla passione sfrenata sennò?
A proposito di passione, non avevo contatti reali con Chanyeol da un mese perciò, appena entrati nella sua misera dimora, chiusi la porta con una manata e lo spinsi verso il letto, baciandolo con una foga da lasciare entrambi senza fiato.
Lui rise contro le mie labbra e provò a protestare, ma non avevo intenzione di fermarmi. Non ci rendemmo conto che eravamo arrivati al letto, finché non ci cademmo entrambi sopra. Chanyeol doveva essersi accorto che non stava sognando e che mi aveva davvero a sua completa disposizione, perché abbandonò i suoi propositi di fermarmi e infilò le mani sotto la mia maglietta, facendole scorrere su tutta la mia schiena e dandomi così dei brividi di piacere.
– Ora sono un insegnante – disse in un sussurro roco – Dovrei mantenere un comportamento adeguato.
– Quello lo puoi fare con i tuoi studenti. Con me non ci devi nemmeno provare. – ribattei e presi a mordicchiargli il collo.
Sapevo che così l’avrei fatto impazzire e ci saremmo trovati nudi e abbracciati in meno di dieci secondi.
Stavo facendo scivolare la mia mano verso la cerniera dei suoi jeans, quando l’improvviso suono della porta che si apriva ci fece bloccare.
– Chanyeol, hai per caso… Oh santo cielo!
Conoscevo quella voce, perciò restai seduto sul bacino del mio ragazzo e allargai le braccia sorridendo.
– Luhan, ciao!
L’insegnante di flauto stava guardando ovunque nella stanza, tranne noi. Le sue guance erano arrossate, segno evidente che era in imbarazzo.
– Ciao, ehi! – esclamò, con finto entusiasmo, arrossendo ancora di più – Scusate se vi ho interrotto, ma avevo bisogno di Chanyeol.
– Arrivo. – disse il mio ragazzo, senza nemmeno interpellarmi. Ma non stavamo per fare sesso?
Mi fece spostare da sopra di sé e si alzo in un attimo, come se niente fosse.
Luhan fece un cenno della mano, sempre senza guardami in faccia, e si dileguò velocemente com’era arrivato.
Chanyeol, ripreso il controllo di sé, fece per seguirlo ma poi sembrò ricordarsi della mia presenza. Quando si voltò a guardami, avevo il mio adorabile broncio a cui non diceva mai di no.
Sapeva qual era il mio intento, infatti sospirò dispiaciuto: – Perdonami, Baek. Ma abbiamo un sacco di lavoro da fare oggi, per il vostro arrivo.
– Certo. – borbottai e mi alzai dal letto. Addio passione sfrenata.
– Continuiamo dopo il falò, d’accordo? – mi chiese e mi posò un bacio sulla fronte.
Maledetto gigante, sapeva che mi scioglievo ogni volta che lo faceva.
– Va bene, ma vedi di farti perdonare.
Lui rise e lasciò la stanza, per seguire i suoi nuovi doveri da adulto responsabile di un branco di ragazzini.
Uscii anch’io chiudendomi la porta alle spalle e quasi rischiai il secondo scontro della giornata.
Stavo per scusarmi, quando riconobbi chi avevo davanti: Oh Sexy Sehun.
– Ciao, Byun. Hai visto Luhan?
– Sì, mi ha appena rubato il ragazzo.
Ci sorridemmo complici, entrambi consapevoli che essere fidanzati con uno degli insegnanti del campo non era una passeggiata. Lui ormai era un esperto, invece io avevo appena avuto la mia prima batosta.
– Se quei due sono troppo impegnati per badare a noi, potremmo divertirci lo stesso.
Lo guardai confuso: intendeva quello che credevo intendesse?
– Ehm…
– Sunny, la cuoca, mi passa del Bubble Tea clandestinamente. Quando loro non ci danno attenzioni, potremmo prenderne uno insieme.
Oddio, avevo capito male! Per fortuna non avevo aperto bocca e mi ero evitato quella figuraccia con Sehun.
– Con piacere. – risposi sorridendo e il ragazzo fece per andarsene, ma all’ultimo si voltò nuovamente verso di me.
– Però se ne abbiamo voglia, possiamo anche fare sesso.
Ah, ecco. Risi, certo che stesse scherzando e mi assicurai che se ne fosse andato prima di farmi aria con la mano. Inutile negare che Sehun faceva un certo effetto, a prescindere.
Mi avviai verso la mia camerata per prepararmi al falò. Adoravo l’aria che si respirava lì: ragazzi che cantavano e suonavano ovunque, tante risate, nessuno squillo insistente dei telefoni. Solo noi e la musica.
Improvvisamente, le parole iniziarono a mettersi in ordine nella mia testa e uno strano motivetto si fece strada tra esse. Eccola, l’ispirazione!
Mi fermai in mezzo al sentiero e chiusi gli occhi, cercando di mettere tutto in ordine e, soprattutto, di ricordarlo. Ogni tanto succedeva: l’ispirazione mi coglieva all’improvviso e, grazie a Chanyeol e agli insegnamenti della SAA, ora sapevo come seguirla e sfruttarla.
– Vuoi una penna?
Spalancai gli occhi e afferrai al volo la penna che lui mi porgeva, prima di scrivere un paio di frasi e qualche nota sulla mia mano.
– Sei meglio di un assistente personale, Taeyong.
Il ragazzo rise e sbirciò ciò che stavo scrivendo. Dopo l’orribile storia che avevamo avuto l’estate prima, io e Taeyong eravamo diventati amici.
Eravamo entrambi studenti della Seoul Academy of Arts e seguivamo insieme le lezioni di composizione musicale. Per quella ragione, Taeyong sapeva che quando mi bloccavo improvvisamente e chiudevo gli occhi, significava che stavo creando e perciò doveva darmi carta e penna il più in fretta possibile.
Come io, d'altronde, sapevo che lui era colto dall’ispirazione quando iniziava a tamburellare con le dita, suonando un pianoforte invisibile e lì era il mio turno di passargli una penna.
Ero felice che con lui le cose si fossero risolte così bene. Non potevo certo dire che con Chanyeol fossero amici, ma almeno si tolleravano a vicenda e li avevo anche sorpresi a chiacchierare del più e del meno fuori dalla SAA.
– Grazie, hai salvato ancora una volta la mia creatività. – gli restituii la penna, dopo aver finito ed entrambi fissammo i segni sulla mia mano, confusi.
– Mah, domani proverò a suonarla. – dissi facendo spallucce e alzai la mano scarabocchiata per salutare, ma quella rimase a mezz’aria.
Accanto a Taeyong era comparso il ragazzo contro cui mi ero scontrato poco prima. Anche lui si era accorto della mia presenza e infatti abbassò lo sguardo, ancora imbarazzato.
Notando il nostro strano comportamento, Taeyong intuì che era successo qualcosa.
– Devo presentarvi? – chiese e, senza aspettare risposta, lo fece – Baekhyun, ti presento il mio amico Lucas. Questo è il suo primo anno al Sound Music Camp e, come te l’estate scorsa, ci è venuto su mio consiglio. Lucas, questo è Baekhyun. Studiamo insieme alla SAA.
Lanciai un’occhiataccia a Taeyong, mentre Lucas si inchinava davanti a me: – È un piacere conoscerti, Baekhyun. E scusami tanto per prima.
Taeyong aggrottò le sopracciglia e io indicai il suo amico: – Questo qui ha provato ad uccidermi!
– Sei sempre il solito esagerato. – mi liquidò il mio amico e io, sbuffando, accennai un inchino.
– Anche per me è un piacere conoscerti. Ma sta attento la prossima volta.
Lucas annuì e, capendo che non ero davvero arrabbiato, sorrise.
Oh santo dio della musica, ma era davvero un sorriso quello? Spalancai la bocca di fronte a tanta bellezza e Taeyong me la richiuse subito, spingendomi in alto il mento.
– Hai già visto Park?
Park? Ah sì, quel Park.
– Sì, ma sai è un insegnante adesso e perciò io vengo dopo i suoi mille impegni.
Non volevo davvero lamentarmi di Chanyeol proprio con Taeyong, ma le parole erano uscite prima che potessi fermarle. Sarà stato a causa della frustrazione e della delusione per il comportamento di Chanyeol, ma avevo detto una cattiveria. Accidenti.
– Sarà meglio che vada nella mia camera a sistemare i bagagli. – dissi velocemente e non aspettai nemmeno che i due ragazzi mi salutassero, prima di dileguarmi.
Raggiunsi la mia camerata e, preso com’ero dai miei pensieri, non mi resi conto dello strano silenzio che la circondava, finché non entrai.
Quanto ero stato stupido a lasciare che la delusione mi facesse deprimere fin da subito. Come potevo aver dubitato che facesse qualcosa di speciale?
Nella mia camerata, c’era Chanyeol. Sorrideva dolcemente e aveva in mano un’unica rosa rossa.
Lo guardai a occhi sgranati e feci i pochi passi che mi separavano da lui.
– La tua scena da commedia romantica è stata rovinata, ma la mia no. Perciò… – disse e mi porse la rosa – Bentornato, Baekhyun.
Non sapevo cosa dire. Fu come se tutto ciò che era successo da quella mattina si fosse annullato e restasse solo quel momento: io e Chanyeol insieme, separati solo da una rosa rossa.
Se fossi stato nel pieno delle mie capacità mentali avrei buttato lì un paio di battute acide e divertenti, prendendolo in giro per il suo romanticismo smielato o avrei indagato su dove avesse preso la rosa. Ma il mio cervello si era fuso e il mio cuore era esploso per le troppe emozioni.
Aspettai che posasse la rosa sul letto, prima di saltargli in braccio e aggrapparmi a lui come se fosse la mia sola ancora di salvezza.
Finalmente mi sentii a casa.
   
 
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