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Autore: mgrandier    24/08/2020    13 recensioni
La vita è un rincorrersi di fasi differenti, nelle quali si alternano sentimenti, emozioni e priorità diverse, che ci inducono a compiere scelte e finiscono per dare un’immagine di noi parziale, evidenziando un aspetto piuttosto che un altro. Per questo, in un puzzle di fasi e punti di vista, ogni storia corre tra alti e bassi e modifica continuamente lo spunto per la lettura di quello che sta accadendo; per questo, volta per volta, è questione di …
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Nuovo personaggio, Tsubasa Ozora/Holly
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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11 - … polso 
 
(Giugno, la vigilia dell’incontro)
 
- Stai allagando tutta la camera. – il rimprovero di Genzo venne accompagnato da un’occhiata affilata – Non ho intenzione di rompermi l’osso del collo non appena metterò i piedi a terra. -
Kaltz lo liquidò con un gesto di sufficienza, continuando a vagare per la stanza, ancora gocciolante; spostò per l’ennesima volta il proprio bagaglio, buttando alla rinfusa nell’armadio maglie, pantaloni e quant’altro, mentre il compagno di camera non si era ancora mosso dal proprio letto. Gli girò attorno guardingo e poi fece un nuovo passaggio in bagno, ma quando ne uscì, puntò dritto al letto di Genzo e con un gesto rapido, gli tolse il cellulare dalle mani.
- Questa fotografia si consumerà a furia di guardarla. – esordì – E’ tutto il giorno che la sbirci più o meno di nascosto, ma io non sono del tutto rimbambito. -
L’altro sbuffò dal naso, rizzandosi sul letto per tentare di riprendersi il telefono, ma Kaltz, pronto ad una reazione simile, fu più svelto e arretrò di un passo, per affrontarlo direttamente.
- Genzo, non è il momento di fare idiozie: sei stato rimesso in prima squadra e domani giochiamo una partita importantissima, ma tu sembri sulle nuvole, come se non te ne fregasse niente! –
Genzo sbuffò ancora, lo sguardo torvo lontano da quello di Kaltz, e questi scosse il capo, pronto a riprendere – Questo pomeriggio, all’allenamento eri teso: se ne sono accorti anche gli altri. Tu sei sempre concentrato e lucido, mentre oggi, pur salvando la porta, ti sei perso almeno in un paio di occasioni. Si può sapere cosa stai combinando, proprio adesso? –
Punto sul vivo, Genzo tornò a rifugiarsi sul letto, con la schiena appoggiata alla testata, le ginocchia sollevate e le mani aperte sul volto, ma sempre chiuso nel suo ostinato silenzio. Cocciuto, Kaltz tornò alla carica.
- Io capisco bene che tu sia preso dalla tua amichetta, Gen; questo si vede lontano un miglio! Ma, non sei un ragazzino alla prima infatuazione! – gli si avvicinò appena di un passo, intuendo il movimento istintivo delle sopracciglia scure nascoste dietro le mani dell’amico, e decise di non mollare la presa – Non puoi giocarti il posto in squadra per una cotta! – finché non lo vide sbottare.
- Non è una cotta! – saltò su evidentemente innervosito, con le mani tese in un gesto stizzito – Lo so anche io com’è una sbandata, non sono ingenuo come pensi tu! E soprattutto dovresti esserti accorto che non è come le altre volte … -
- Le altre volte? – chiese Kaltz di rimando, ridendo tra sé – Ti ricordo che stiamo gomito a gomito dai tempi delle medie e che tutte queste altre volte io le ho vissute in presa diretta: due mezze infatuazioni, sfumate in meno di due settimane! –
In risposta ottenne una specie di grugnito, soffocato dalle braccia incrociate sul petto.
- Se la faccenda è così problematica, almeno dimmi qualcosa! Mettimi nella condizione di aiutarti a uscirne! – tentò di nuovo, allargando le braccia spazientito, ancora fermo in piedi tra i due letti.
Genzo lo guardò di sotto in su, ma dalla sua espressione, gli parve che stesse finalmente considerando la possibilità di sbottonarsi.
- In cinque mesi, si è capito solo che ce l’hai in casa, che viene dalle tue parti e che studia all’Università di Amburgo. – riassunse secco, mostrando all’altro prima il pollice, poi l’indice e infine il medio – Cazzo, Genzo! Siamo amici da un sacco: mi merito qualcosa di più, no? –
L’espressione torva dell’altro si alleggerì ancora un poco e la fronte si rilassò per qualche istante; con una mezza speranza, Kaltz sedette sul proprio letto e si mise in attesa, confidando nel buon senso dell’amico.
- E’ complicato. – ammise Genzo a mezza voce.
- Questo l’avevo intuito. – osservò Kaltz cercando di sciogliere l’altro con un po’ di ironia – Ma non significa che non sia utile parlarne. –
Genzo rilassò un poco le spalle, sciogliendo l’incrocio delle braccia e distendendo le gambe – Viene dalla mia stessa città e ci conosciamo da alcuni anni, anche se solo di vista. Ci si incontrava giusto ai raduni della quadra storica con cui ho vinto il Campionato Nazionale al termine delle elementari, ma credo di non averci mai nemmeno parlato direttamente. –
- Stessa compagnia, insomma. – si intromise Kaltz.
- Più o meno il concetto è quello. – confermò Genzo, continuando il racconto per sommi capi – Poi a dicembre è uscito questo discorso, che avrebbe frequentato uno stage ad Amburgo in università, e che non avrebbe avuto nessun contatto conosciuto, in città. Mi era sembrato ovvio offrirmi di darle qualche dritta. –
Kaltz seguiva attento il racconto, annuendo – Ci sta. –
- Solo che al suo arrivo, ha avuto problemi con l’alloggio. Così ho cercato una soluzione alternativa … ma non ho trovato niente di accettabile e le ho proposto di fermarsi da me, almeno mentre si risolveva il problema. – Genzo cercò lo sguardo di Kaltz, trovando approvazione immediata.
- Ci sta pure questo. E poi? –
- E poi niente! – cercò di concludere Genzo, senza però fermare il racconto – Averla in casa è stato subito così naturale, che non ho più nemmeno pensato di cercarle un’altra sistemazione. Mi piaceva trovarla al mio ritorno, insegnarle qualche parola in tedesco, raccontarci le nostre giornate, guardare la tv la sera, bere una tisana prima di andare a dormire … e ora, dopo cinque mesi passati insieme, basta mezza giornata e ... mi manca già. Ecco tutto. -
Kaltz si grattò il capo e lo guardò in silenzio per qualche istante, assottigliando lo guardo, mentre incastrava quanto appena ascoltato con quei due incontri a cui aveva assistito; scosse il capo e sentenziò – Sei completamente andato, Gen. -
- Cosa?! – dall’espressione di Genzo trapelava sconcerto.
- Ho detto che sei completamente andato. – ribadì più lentamente – Se siete insieme da cinque mesi e ora ti manca in questo modo, da faticare a starle lontano una giornata … -
- Non stiamo insieme da cinque mesi; - precisò – Non stiamo insieme proprio. –
Il sopracciglio di Kaltz si sollevò di scatto – Come no? –
- No! – ribadì Genzo allargando le braccia, cercando poi di spiegarsi meglio - Perché io non sono certo che lei sia proprio interessata … e disposta a impegnarsi con uno come me. E poi lei tra qualche tempo tornerà in Giappone, mentre io rimarrò qui e ci sarà comunque un continente di mezzo! In realtà non ne abbiamo mai parlato … non … -
- Non mi sembra esattamente come parlare del più e del meno … - osservò allora Hermann di rimando, ipotizzando poi – Ma potrebbe averne parlato con qualcuno, no? Le ragazze si confidano … a differenza di un certo portiere di mia conoscenza. –
Genzo parve rifletterci, sorvolando sulla bonaria provocazione, mentre il suo sguardo correva rapido per la stanza, e Kaltz riprese a fare ipotesi – Forse ne ha parlato con qualcuno della compagnia … qualche ragazza che le è molto amica, o un ragazzo con cui è particolarmente in confidenza e che lo sia pure con te … - si sfregò il mento con una mano, ancora pensieroso – Non c’è quello che gioca a Barcellona? Con quello sei molto amico e mi pare che sia un tipo socievole con tutti e magari … -
- No! Tsubasa, no! – gridò Genzo quasi inorridito – Non posso parlarne a lui! –
Kaltz assottigliò lo sguardo, cogliendo la sottile vena di panico che aveva pervaso l’amico, intuendo qualche tresca mai chiarita – Perché non lui? – ma Genzo continuava a negare vigorosamente con il capo e la curiosità aumentò a dismisura – Cos’ha Tsubasa in sospeso con lei? -.
- E’ suo fratello. – sputò Genzo, guardandolo dritto negli occhi – E non credo che avesse messo in conto questa possibilità, affidandomi Yuki. –
Kaltz rimase impressionato; prese a dondolare il capo, mentre gli estremi delle labbra si piegavano verso il basso in una smorfia strafottente – Complimenti, amico mio: quando ti metti nei casini, lo fai con una certa classe, devo ammetterlo. Sei Super Great anche in questo. –
Genzo tornò ad appoggiare la schiena alla testata del letto, con il mento sollevato, riversando il capo all’indietro fino a puntarlo contro il muro e ignorando di nuovo l’ironia; chiuse gli occhi e tese le labbra, evidentemente in difficoltà. Ma anche Kaltz, per qualche minuto, rimase a rimuginare sull’intera faccenda e iniziando a comprendere i dubbi del compagno, che evidentemente si era trovato molto preso da una storia che metteva a rischio una amicizia e pure un legame tra compagni di Nazionale. Non che fosse da escludere il fatto di frequentare la sorella di un amico, per carità (lui non si era mai fatto troppi scrupoli in tal senso), tuttavia, la faccenda era certamente delicata, vista nel complesso, con il carico del suo giocare così lontano da casa e con quello del rischio di creare una frattura non con uno qualunque, ma con il capitano della propria Nazionale. C’era da andarci con i piedi di piombo, certo, ma era pure necessario sbloccare lo stallo in cui Genzo si era cacciato proprio in un momento in cui la sua squadra aveva bisogno di lui. D’altra parte, per quel poco che aveva visto, la ragazza non era del tutto indifferente a Genzo: l’abbraccio non proprio fraterno davanti all’Università e il bacio con cui si erano salutati la mattina stessa, ai suoi occhi attenti lasciavano pochi dubbi, mentre per l’amico tutto questo non sembrava ancora abbastanza. E chissà di quanto altro non era stato informato.
Kaltz sospirò richiamando l’attenzione del compagno, si sistemò meglio sul letto e poggiò i gomiti sulle ginocchia, proteso verso di lui.
– Vuoi sapere una cosa, Genzo? – chiese, proseguendo senza attendere che l’altro facesse alcunché – In questa faccenda stai facendo troppo il giapponese. –
Genzo si tirò su, squadrandolo perplesso, con le sopracciglia strette, quasi unite tra loro, e le labbra sporgenti.
- Troppe menate, Genzo. Troppe menate. – cercò di spiegargli, disegnando cerchi in aria con una mano – Io, se fossi in te, non mi farei tutti questi problemi: la tua ragazza mi sembra sapere il fatto suo e se è vero che ti ha chiesto pure di usare il tuo letto mentre … -
- Aspetta: tu cosa ne sai? – Genzo si era rimesso dritto a sedere, evidentemente allarmato e Kaltz si diede mentalmente dell’idiota, cercando di metterci una pezza alla meglio.
- Dovresti imparare a tenere il volume più basso, durante le tue chiamate! – tentò di giustificarsi, per poi tornare all’attacco, cercando di strappargli un sorriso – E comunque sappi che avevo seriamente considerato l’idea di uscirmene dal bagno nudo come un verme durante la chiamata: sarebbe stata una vera uscita a effetto! –
- Quindi dovrei ringraziarti per non averlo fatto? – gli chiese allora Genzo, sempre più esterrefatto.
- Che ne so! – riprese Kaltz divertito – Forse avresti scoperto se è pronta per accontentarsi di te, oppure se punta a qualcosa di un livello superiore! –
Venne colpito in pieno viso dal cuscino di Genzo, scagliato come un missile verso di lui, con la stessa energia con cui il portiere rilanciava la palla verso il centro del campo, mentre le risate di entrambi riempivano la stanza.
Colse l’atmosfera fattasi più leggera e non perse l’occasione, tornando serio, solo per qualche istante - Lei non cerca una storia con un calciatore qualsiasi per farsi bella con le amiche; ha suo fratello e sa bene come vanno le cose e com’è la nostra vita. –
Genzo nascose di nuovo lo sguardo, prendendo a torturarsi le dita, cercando imperfezioni lungo il perimetro delle unghie, e Hermann non volle dargli tregua - Eppure, a guardarti adesso, io mi vedo già questo film tutto intero, con te che ti dichiari all’aeroporto e io che raccolgo i pezzetti del tuo cuore con il cucchiaino! -
Lui continuava a nascondersi e così lo chiamò, deciso – Genzo! – ottenendo che l’altro rispondesse sollevando appena lo sguardo; Kaltz non perse tempo e lo fissò come un predatore nell’istante dell’attacco, ripescando nei suoi occhi scuri e attenti il filo di un discorso che ormai doveva essere chiaro ad entrambi – Se stai così bene con lei, tira fuori quelle dannate palle giapponesi e non buttare alle ortiche le occasioni che hai di farle capire come stanno le cose! –
Genzo parve colpito e Kaltz non lo lasciò nemmeno fiatare – Non sei un ingenuo e nemmeno un ragazzino alle prime armi: stai attento a quello che combini, non fare danni irreparabili … e goditi il tempo che potrete trascorrere ancora insieme, perché solo in questo modo potrai davvero valutare il dopo, quando lei dovrà tornarsene da dove è venuta. -
Prese fiato, mentre lo sguardo di Genzo si era fatto sottile e le labbra venivano strette sotto gli incisivi, e poi diede l’affondo finale – Ma per l’amor del cielo, torna il Genzo cazzuto che eri prima, quello che quando è arrivato a Amburgo era più tedesco di me, e togliti di dosso questa aria da cane bastonato! –
Nel pronunciare le ultime parole, Kaltz lanciò senza preavviso il telefono in direzione di Genzo che, rivelandosi pronto, si mosse d’istinto per prenderlo al volo. Stette ad osservarlo ancora, riuscendo a leggere nei suoi occhi scuri una scintilla di orgoglio, la stessa che nel tempo aveva visto accendersi nelle occasioni decisive, in campo e fuori. Stirò le labbra in un mezzo sorriso e ne ebbe in risposta uno simile, appena più lento e nascosto, che lo fece ben sperare.
Soddisfatto, Kaltz annuì piano, stirando le braccia verso il soffitto e aprendo la bocca in un sonoro sbadiglio; scosse il capo e, facendo dondolare il letto sotto il proprio peso, si sistemò con poca grazia sotto le coperte per poi allungarsi a spegnere la luce, incurante del fatto che Genzo fosse ancora seduto sopra il letto.
- E adesso dormiamo. – concluse poi perentorio, voltando la schiena al compagno.
 
Genzo si era sistemato sotto le coperte quasi subito. Lo scambio con Kaltz gli aveva dato parecchio da riflettere e molti dei dettagli della questione non sarebbero stai risolti così a cuor leggero come pareva lasciar intendere l’amico, tuttavia il suo animo sembrava essersi un po’ alleggerito, anche solo per la consapevolezza di non avere più nulla da nascondere. Le sue parole, doveva ammetterlo, lo avevano scosso e gli avevano imposto di osservare le cose con maggiore distacco. Forse, Kaltz non aveva tutti i torti; certamente, era giunto il momento di reagire.
Si girò su un fianco e, per l’ennesima volta, le doghe cigolarono seguendo i suoi movimenti. Dal letto di fianco, il respiro del tedesco fischiava appena con un ritmo regolare, conciliando quasi il suo stesso sonno, mentre dalla porta finestra la luce ovattata della notte filtrava appena attraverso le pesanti tende. Si accomodò di nuovo affondando il capo nel cuscino e si lasciò cullare da decine di possibili idee per parlare a Yuki, declinando ogni dichiarazione in un sorriso a fior di labbra e in una sensazione sempre più piacevole …
- Sai cosa farebbe un vero calciatore, al tuo posto? – inattesa, la voce di Kaltz gli fece spalancare gli occhi, spezzando il gradevole fluire dei pensieri.
Si limitò a restare in attesa, certo che l’altro fosse consapevole che lo stesse ascoltando.
- Le dedicherei un bel goal, domani. –
- Mpf … - Genzo si limitò a sbuffare, ridendo tra sé, prima che Kaltz si facesse sentire di nuovo.
- Va beh, vorrà dire che potrai dedicarle quello che segnerò io. Ma tu vedi almeno di non prenderne! -

Angolo dell'autrice: torno giusto per un aggiornamento, prima mi tuffarmi in un lungo periodo di lavoro che sarà davvero pesante. Farò del mio meglio per non allontanarmi troppo da qui e per tornare ad aggiornare almeno ogni due settimane... prima di poter riprendere il ritmo solito.
Per ora, non potevo evitare di dedicarmi ancora un po' a Kaltz, personaggio che è diventato indispensabile per tenere a galla l'umore di Genzo. Per dirla tutta, il capitolo avrebbe un titolo alternativo: in questo caso sarebbe Questione di... palle! Ma poi ho deciso di fare la brava...
Un abbraccio a tutti. A presto
Maddy
  
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