Film > Animali fantastici e dove trovarli
Ricorda la storia  |      
Autore: Ayumi Yoshida    24/08/2020    0 recensioni
Ambientata dopo "I crimini di Grindelwald" - Tina deve rientrare in America, ma c'è una questione in sospeso...
Avrebbe voluto dirgli mille cose, ma le parole le restarono in gola. Dentro di sé non era sorpresa di averlo trovato lì al Ministero, non dopo ciò che si erano detti a Parigi. Anche se, durante quelle sere a cena, vedendolo nervoso e di cattivo umore, aveva temuto che fosse troppo tardi per loro, anche per colpa sua. Ottenebrata com'era dal dolore per la perdita di Queenie e per aver fallito con Credence, aveva relegato Newt in un angolo remoto dal suo cuore, fuori dal quale si era fatto strada a forza quella notte mentre cercava di addormentarsi senza piangere.
(Un'altra Newt/Tina nella spasmodica attesa di saperne di più :D)
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jacob Kowalski, Newt Scamander, Theseus Scamander
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Luna di miele

 

Newt odiava contare i giorni della settimana.

Odiava che fosse già sabato e che il giovedì ed il venerdì fossero passati così velocemente, in un battito di ciglia, senza poter neppure pianificare di fare qualcosa.

Con un sospiro, mentre carezzava con occhi vacui la testa del suo Snaso nero intento a infilarsi alcune monete nel marsupio, si ricordò che non odiava solo che fosse sabato; aveva scoperto di odiare molte cose negli ultimi tre giorni. Che Tina fosse stata trascinata in lungo e in largo per ogni Dipartimento del Ministero tra udienze e interrogatori, che non avesse potuto seguirla perché Theseus gli aveva fatto capire che era meglio non mostrarsi in giro dopo quello che aveva fatto, che si fossero incontrati soltanto per qualche ora a cena giovedì e venerdì, prima che lei ritornasse a Hogwarts con la Metropolvere, dove Silente si era offerto di ospitarla.
Ovviamente non poteva andare neanche lì, dato che tutti pensavano, per qualche assurdo motivo che neppure lui conosceva, che fosse colluso con Silente.

Sì, Newt odiava che fosse già sabato.

Il giovedì ed il venerdì sera erano trascorsi troppo velocemente. Durante le cene, che si era offerto di ospitare a casa sua con un'evidente seconda finalità, lui e Tina erano sempre capitati seduti lontano uno dall'altra. Tina gli era sembrata stravolta, non soltanto per tutto ciò che le era successo, ma anche per tutte le volte che aveva dovuto rivivere, con i vari funzionari del Ministero, la fuga di Queenie e di Credence. Gliel'aveva confessato, cercando di sorridere senza successo, giovedì sera tra una portata all'altra, quando le si era avvicinato con una scusa prendendo il posto di Yusuf, che era seduto accanto a lei. Ma non avevano parlato molto, perché c'erano tante orecchie in ascolto e Yusuf era tornato a reclamare la sua sedia quasi subito.

Aveva immaginato che, dopo la sua confessione a Parigi, sarebbe stato difficile trovare un momento per restare da solo con Tina e per riprendere l'argomento, ma quel momento non era mai arrivato ed era già il giorno della sua partenza: lei e Jacob sarebbero ritornati quel sabato in America, appena due giorni dopo essere rientrati da Parigi, con una Passaporta in partenza dal Ministero alle dieci del mattino.

Era stato Theseus a dar loro quella informazione, venerdì sera a cena, e Newt si era irrigidito e aveva rinunciato ad ogni altro tentativo di avvicinare Tina, affranto. Non voleva che lei ripartisse così presto.

"È sabato mattina o mai più." gli aveva sussurrato Jacob all'orecchio, prima di prendere la Metropolvere per Hogwarts: non sapeva come, ma Jacob sapeva che era accaduto qualcosa tra di loro, a Parigi. Sapeva leggerlo meglio di un Legilimens, a volte.

Newt aveva ripensato a quelle parole tutta la notte appena trascorsa, continuando a rigirarsi tra le lenzuola, sfinito, stanco, ma era vero, era quel sabato o mai più. Temeva che il suo divieto ai viaggi internazionali sarebbe durato per sempre, dopo che era scappato a Parigi in cerca di Tina.

Così quella mattina si era alzato dal letto prima del sorgere del sole ed era andato a ricercare il coraggio nel suo seminterrato, tra le sue creature. Le aveva curate, nutrite, aveva parlato con loro. Poi aveva pensato all'unica creatura che avrebbe voluto avere accanto a sé, ma che non possedeva, e il volto di Tina si era disegnato istantaneamente nella sua mente.

Non sapeva perché, ma, mentre pensava a lei, sentì l'impulso di trasferire alcune delle sue creature nella sua valigia per poterle portare con sé.

Non sapeva neppure a che ora Tina sarebbe arrivata al Ministero, forse avrebbe dovuto chiedere a Theseus. Ma dopo quello che era successo a Leta non aveva avuto il coraggio di parlare neppure con lui. Sentiva ancora troppa sofferenza dentro si sé.

Non fece caso al fatto che fossero ancora le sette: richiuse con uno scatto la sua valigia, Appellò il cappotto, lo indossò, si sistemò la sciarpa di Tassorosso a coprirgli la nuca e, come pronto a partire, si richiuse la porta alle spalle.

La strada di casa sua era ancora parzialmente coperta dal buio mentre l'alba iniziava a scintillare nel cielo.

Si disse che poteva camminare fino al Ministero per non arrivare troppo in anticipo. Lentamente, un piede pesante dietro l'altro, giunse davanti alla cabina telefonica rossa che serviva da ingresso per i visitatori.

Vi entrò a fatica, sbattendo la testa, e digitò il numero d'ingresso sulla tastiera del telefono.

"Motivo della visita?" gli chiese la solita, fredda voce femminile.

"Sto cercando Tina Goldstein." mormorò in risposta, e immediatamente là dove un Babbano avrebbe raccolto il resto comparve una spilla argentata con la scritta "Cercatore di Tina Goldstein."

La indossò con un sorriso amaro, sperando che riuscisse a cercare Tina più facilmente di come avrebbe giocato a Quidditch.

La cabina telefonica lo condusse nell'Atrium, dove già alcuni maghi si accingevano a recarsi nei loro uffici. Ricambiò il saluto di alcuni uomini che sembravano molto sorpresi di vederlo e si avviò a sua volta verso gli ascensori. Salì al secondo livello e si diresse verso l'ufficio di suo fratello, ma Theseus non era ancora arrivato. Con un sospiro si lasciò, allora, cadere su una delle sedie che c'erano nel corridoio appena fuori dalla sua porta, e attese.

Non avrebbe saputo dire per quanto tempo aspettò. Ogni tanto qualcuno attraversava il corridoio e, guardandolo stranito, lo superava senza salutarlo. A differenza di suo fratello, non aveva mai goduto di una buona reputazione al Ministero. Pickett continuava ad estrarre la testolina della tasca del suo cappotto quasi ritmicamente, nascondendola di nuovo perché non vedeva nulla di interessante.

Poi, attorno alle nove, finalmente intravide la sagoma di Theseus spuntare sul fondo del corridoio, seguito da una sagoma più piccola e da una di una donna e fece uno strano verso che attirò immediatamente l'attenzione di Newt.

"Tina!" esclamò il mago scattando in piedi.

La strega strabuzzò gli occhi non appena lo vide, così Theseus. Jacob, invece, gli sorrise sornione, certo che l'avrebbe trovato lì.

"Cosa ci fai qui?" gli chiese Theseus, confuso, non appena Newt gli ebbe raggiunti alla fine del corridoio inciampando più volte nei suoi stessi piedi. Ma suo fratello non lo guardò nemmeno: aveva occhi solo per lei.

"Tina" ripeté, respirando a fatica, come se fosse l'unica parola che riuscisse a dire in quel momento.

"Ciao." mormorò lei, imbarazzata, cercando di non pensare che altre due paia di occhi li stavano fissando. Aveva sperato tutta la notte che Newt almeno passasse a salutarla e lui era davvero lì. Era un miracolo.

"Forse è meglio se li lasciamo soli." disse Jacob sottovoce all'indirizzo di Theseus, che annuì con gli occhi sbarrati. Non era da suo fratello fare tutto quel trambusto intenzionalmente, anche se negli ultimi tempi l'aveva visto fare sempre più spesso cose strane. Doveva c'entrare lei più di quanto potesse pensare.

"La Passaporta parte alle dieci in punto." disse soltanto, cercando di suonare autoritario, e spinse Jacob dentro il suo ufficio.

Erano rimasti solo loro due. Era un buon inizio, pensò Newt respirando di nuovo a pieni polmoni. Si sentiva sempre a suo agio con Tina, nonostante tutto.

"Facciamo un giro?" le propose senza pensare troppo. Lei annuì con la testa, in silenzio, e lo anticipò verso l'ascensore per non guardarlo. Il viaggio verso l'Atrium fu lento, cadenzato dalla gente che entrava e usciva dall'ascensore al primo livello. Tina continuò a fissarlo di sottecchi, in silenzio, senza sapere cosa dire. Poi lui le sfiorò lievemente il braccio, spingendola verso l'uscita e finalmente parlò.

"Possiamo uscire e poi rientrare?" gli chiese cercando di mantenere un tono calmo, ma bruciando dentro.

"Hai la tua spilla?" le chiese a sua volta Newt.

Tina annuì estraendola dalla tasca.

"Ti conviene appuntarla sulla giacca. Cosa c'è scritto?"

"Viaggiatrice. E sulla tua?"

Newt spalancò gli occhi solo per un secondo, poi i suoi occhi corsero alla spilla più velocemente dalle sue dita e mentre cercava goffamente di coprirla Tina riuscì a leggere chiaramente "Cercatore di Tina". Non riuscì a trattenere il sorriso che le risalì dal cuore mentre finalmente alzava lo sguardo e lo guardava dritto negli occhi.
Avrebbe voluto dirgli mille cose, ma le parole le restarono in gola. Dentro di sé non era sorpresa di averlo trovato lì al Ministero, non dopo ciò che si erano detti a Parigi. Anche se, durante quelle sere a cena, vedendolo nervoso e di cattivo umore, aveva temuto che fosse troppo tardi per loro, anche per colpa sua. Ottenebrata com'era dal dolore per la perdita di Queenie e per aver fallito con Credence, aveva relegato Newt in un angolo remoto dal suo cuore, fuori dal quale si era fatto strada a forza quella notte mentre cercava di addormentarsi senza piangere.

"Grazie per essere venuto." riuscì soltanto a sussurrare, con la voce strozzata da quel coraggio che sapeva di avere, ma che in quel momento si era nascosto da qualche parte e non voleva saperne di mostrarsi.

"Non potevo non venire." replicò Newt sostenendo il suo sguardo, sperando che lei capisse, che non servisse aggiungere altro. E per un momento Tina vide il fuoco negli occhi di Newt, la sua risolutezza così dolce ed educata che gli impediva di afferrarla con la forza e di costringerla a guardarlo.

Tina si lasciò andare ad un sospiro pesante, quasi con le lacrime agli occhi, ma cercò comunque di sorridergli, grata di quel tentativo.

Perché Deliverance Dane li aveva muniti di due bocche che non riuscivano a parlare e di quattro mani che non riuscivano a sfiorarsi? A cosa serviva amarsi così profondamente, sentirsi anime affini, se erano costretti a separarsi di nuovo?
Sentendosi intrappolata, prese a camminare nella direzione opposta al Ministero, seguita strettamente da Newt; poteva sentirlo respirare affannosamente alle sue spalle, proprio come lei.

Se fosse nata in Inghilterra, forse sarebbero stati colleghi. Si sarebbero conosciuti, frequentati, innamorati senza avere paura di perdersi.

All'improvviso, quei pensieri la schiacciarono. Si lasciò scivolare sui gradini di un'abitazione che dava sulla strada. Newt prese posto accanto a lei, in silenzio, ben attento a non sfiorarla neppure per sbaglio.

Il vento aveva preso a soffiare, debole, ma continuo, coprendole la vista con i capelli. Tina fu scossa da un brivido, nonostante il cappotto, nonostante la vicinanza di Newt le provocasse calore. Lo sentì trattenere il respiro. Poi avvicinare il viso al suo, sempre si più, sempre di più. Chiuse gli occhi, in attesa, di cosa non lo sapeva. Sentì Newt trafficare, trattenendo il respiro, e quando qualcosa di morbido le sfiorò il collo capì che lui l'aveva avvolta nella sua lunga sciarpa gialla e nera.

Aprì la bocca più volte, ma non ne uscì alcun suono. Newt tornò ad allontanarsi da lei guardando davanti a sé con occhi vacui, in silenzio, i palmi sulle ginocchia.

Il vento non la infastidiva più.

"Grazie." mormorò senza riuscire a guardarlo negli occhi, imbarazzata. Le sembrava di stare in un film, in uno di quei film che aveva visto al cinematografo l'anno prima, senza smettere di battere le palpebre per l'emozione. Lui l'aveva avvolta nella sua sciarpa e, beh, sapeva cosa significasse.

"È solo una sciarpa." si schermì il ragazzo voltandosi leggermente, come per assicurarsi di averla coperta bene, ma all'improvviso si rivoltò dal lato opposto come se gli fosse venuto meno il coraggio.

Sì portò i palmi delle mani, rigido, di nuovo sulle ginocchia, e dondolò sul posto. Poi, come avesse preso la sua decisione, si alzò in piedi e finalmente si voltò verso di lei.

"Ti va di mangiare qualcosa prima di..." La sua voce si spense mentre pensava a quello che sarebbe accaduto di lì a poco. Tina annuì con la testa, alzandosi in piedi, e fece una cosa che non aveva assolutamente considerato, gli sfiorò le dita con le sue e le strinse. Prima che potesse accorgersi di quello che aveva fatto, Newt si voltò e la fissò, sorpreso, ma non lasciò la presa, anzi intrecciò le dita alle sue causandole uno strano senso di felicità nel petto.

Ma non poteva essere felice, se stava per ripartire a breve. Lo seguì in silenzio, continuando ad interrogarsi su come fosse possibile sentirsi allo stesso momento così felici e così disperati: non voleva andare via. L'ultima volta che si erano salutati, erano accaduti una serie di avvenimenti che non avrebbe mai neppure potuto immaginare, e non sapeva quando avrebbe potuto rivedere Newt, se non gli avessero più concesso il permesso di viaggiare lui non sarebbe più tornato in America.

Camminarono per alcuni minuti, imboccando una via diversa rispetto a quella in cui c'era il Ministero, diretti verso un caffè alla fine della strada. Ma, non appena vide l'insegna, Tina si accorse che aveva lo stomaco chiuso.

"Non ho fame, perdonami." sì scusò a bassa voce, imbarazzata, quasi sperando che lui non potesse sentirla.

Newt la guardò e annuì senza dire nulla, gli occhi immobili davanti a sé. Controllò l'orologio di pietra incastonato sul palazzo di fronte a loro e disse, inespressivo: "Forse dovremmo andare."

Fu lui a prenderle la mano e, uno accanto all'altro, si avviarono lentamente verso il Ministero. Camminarono, continuando a girare intorno nei vicoli foderati di pietra e mattoni, mentre il ritmo dei loro respiri pian piano diventava quieto e sopportabile. Poi all'improvviso Newt si fermò di fronte alla cabina telefonica rossa che entrambi conoscevano bene e le lasciò lentamente la mano, facendole segno di passare prima di lui.

Tina obbedì, disorientata da quel cambiamento così repentino: sapeva che era la cosa giusta da fare per salvaguardare le loro vite, i loro sentimenti, ma si era sentita così bene stretta a lui.

Entrò nell'ascensore con i piedi pesanti e sentì che la nausea le montava mentre salivano al terzo piano. La Passaporta con destinazione MACUSA sarebbe partita in dieci minuti, dieci minuti che avrebbe passato con Newt senza poter dire nulla, perché Theseus le aveva detto che alcuni uomini importanti del Ministero sarebbero stati presenti.

Quando varcarono la porta dell'ufficio Cooperazione Internazionale, scoprì che c’erano di più persone di quel che pensava. Erano tutti riuniti in gruppetti da tre o quattro e parlavano fittamente tra di loro. Soltanto Theseus parve accorgersi della loro presenza, perché li salutò con un cenno del capo e poi si rituffò nella sua conversazione.

Jacob attirò la loro attenzione con la mano dal fondo della stanza, piuttosto pallido. Era in piedi accanto ad una strega con un mantello blu notte che stava sistemando gli ultimi dettagli per la partenza mormorando incantesimi ad un vecchio ombrello scolorito poggiato contro il muro.

"La Passaporta parte tra cinque minuti esatti." annunciò loro sorridendo. Jacob rabbrividì al ricordo del suo ultimo viaggio compiuto con quel mezzo e Newt gli diede una pacca sulla spalla, abbozzando un sorriso non troppo convinto.

"Andrà tutto bene, non preoccuparti! Continua a cucinare i tuoi stupendi dolcetti, ok?"

Jacob lo guardò sull'orlo delle lacrime e, contro ogni previsione, lo abbracciò stringendolo forte. Newt restò per un attimo immobile tra le sue braccia, sorpreso.

Poi, come se avesse paura di romperlo, gli diede dei lievi colpetti sulla schiena per consolarlo. Quando si liberarono dall'abbraccio Tina poté giurare che entrambi avevano gli occhi lucidi, proprio come lei.

Tutti sapevano che rivedersi sarebbe stato difficile: Londra e New York distavano duemilasettecento ottantasei chilometri via mare e un divieto per i viaggi internazionali.

A quel pensiero Tina si disse che era stato davvero stupido donarsi reciprocamente quei sentimenti per non poterli vivere liberamente. Sorrise tristemente a Newt, cercando di ricacciare indietro le lacrime, le mani strette in grembo. Avrebbe voluto stringerlo forte a sé come aveva fatto Jacob, ma tenere quel momento solo per loro. Tutta quella gente presente la metteva a disagio. Newt continuava a guardarla, immobile, la presa ben stretta sulla sua valigia, combattuto tra gli stessi pensieri, glielo leggeva sul viso.

"Due minuti." annunciò la strega dal mantello blu.

Tina fece automaticamente un passo in avanti, porgendo la mano a Newt.
"Grazie di tutto." gli disse, sperando che lui capisse tutto quello che avrebbe voluto dirgli.

Il ragazzo strinse forte la sua mano senza smettere di guardarla negli occhi. Aprì le labbra, ma non ne uscì alcun suono. Tina lo guardò, in attesa, speranzosa che lui le dicesse qualcosa prima di lasciarsi, delle parole da poter ricordare quando avesse pensato a lui ed il suo pensiero si sarebbe fatto troppo pesante da sopportare.

"Sei la salamandra più bella che io abbia mai incontrato."  disse infine lui con una voce quasi impercettibile, per farsi sentire solo da lei. Vide gli occhi di Tina guizzare al ritmo del suo respiro e le sue labbra aprirsi in un largo sorriso, come non accadeva da giorni.

Un'ultima stretta e le loro dita si sciolsero; Tina si voltò controvoglia verso la Passaporta mentre lui faceva un passo indietro con un sospiro. Theseus la stava guardando, le sopracciglia aggrottate, concentrato sulla sciarpa di Newt che aveva al collo. Anche Newt, lontano da lui, la valigia tanto stretta nella mano da rendere il suo pugno bianco, non smetteva di guardarla.

"Trenta secondi!"

Jacob le posò una mano sulla spalla, stringendola tanto forte da farle male, ma gliene fu grata: stava per piangere; almeno avrebbe giustificato le lacrime, in quel modo.

"Cinque, quattro!"

Tina chiuse gli occhi per non pensare.

"Tre, due!"

Sentì un rumore concitato di passi, quasi una corsa, il suo cappotto tirare verso il basso, lo stomaco contorcersi ed il viaggio cominciò.

 


Era atterrata su qualcosa di morbido, ma non osò aprile gli occhi: le girava la testa e le sembrava ancora di vorticare a mezz'aria.

Improvvisamente nella stanza scoppiò un turbinio di voci che non si aspettava e che le attutì l'udito.

"Ma non dovevano essere solo in due?"

"Per Deliverance Dane!"

"Ancora quella valigia!"

Quel sibilo che non riuscì a ricondurre al proprietario la gelò dentro. La valigia?

Provò per un secondo solo voglia di aprire gli occhi, ma non ci riuscì: le sue palpebre sembravano incollate. Sentì il suo respiro farsi più veloce mentre le voci intorno a lei si facevano sempre più chiare.

"Cosa ci fa lei qui?"

"Signor Scamander!"

Tina trasalì nel sentire quel nome.

"È impossibile!" pensò, spaventata "Sto sognando. Lui non può, non può..."

Un paio di braccia la afferrò e la scosse lievemente per capire se fosse svenuta. Finalmente riuscì ad aprire gli occhi.

Newt, le gambe distese sotto il suo bacino, strinse la presa sulle sue braccia mentre il suo sguardo indagatore le trafiggeva le guance già rosse.

Cosa ci faceva lui lì?  Come mai era seduta su di lui? Perché i loro visi erano così vicini? Sentì nel petto uno strano ruggito di felicità misto ad un crescente imbarazzo. Chissà quante persone li stavamo guardando. Ma la sua testa le disse di non pensarci. Lui era lì, era tutto ciò che desiderava.

"Cosa ci fai qui?" gli chiese in un sussurro emozionato, cercando di farsi sentire solo da lui.

Il ragazzo sorrise, rassicurato dal fatto che lei fosse perfettamente in sé, e rispose come se fosse la cosa più ovvia del mondo: "Hai dimenticato di restituirmi la mia sciarpa di Tassorosso. Ce l'ho da quando mi hanno Smistato, ci tengo tanto."

Il suo sorriso sghembo la contagiò e Tina non poté fare a mano di ridere.

"Come hai fatto?"

"Ho improvvisato, ma non credevo funzionasse. Non potevo lasciare andare di nuovo la mia salamandra."

Newt le sorrise ancora sollevando le spalle e lei sentì le guance improvvisamente andarle in fiamme.

Newt era lì, davanti a lei, e le sorrideva regalandole tutta la sua vita, tutta la vita che voleva. Con il respiro pesante, lo strinse di scatto forte a sé. Affondò la testa nel suo petto e sentì che lentamente, dopo un salto durato diversi secondi, il cuore di Newt si stava adeguando al ritmo del suo respiro. Strinse di più la presa, impaurita che lui potesse scomparire da in momento all'altro: non l'avrebbe lasciato andare via per nessun motivo. Voleva restare in quell'abbraccio per sempre.

"Goldstein, ti alzi, per favore?" ordinò all'improvviso una voce, seccata.

Solo allora Tina tornò in sé. Lasciò scivolare le braccia lungo il corpo e si rimise in piedi a testa bassa. Newt si alzò subito dopo di lei, battendosi i pantaloni con le mani per togliere la polvere.

Poi guardarono davanti a sé e videro che c'erano almeno dieci persone con loro, Jacob, altri Auror e persino Madame Piquery. Almeno dieci persone che avevano assistito a quella scena.

Oh Lewis.

"Goldstein, come mai ogni volta che ho a che fare con te c'è anche il signor Scamander?" sbuffò Madame Piquery incrociando le braccia.

Jacob aprì la bocca sogghignando, ma Newt strabuzzò gli occhi al suo indirizzo, cercando di fargli capire che era meglio tacere.

Con la valigia nella mano, si sentiva ancora rigido, ma meno di quanto pensava: forse stava cominciando a realizzare quali sarebbero state le conseguenze del gesto. Tina gli lanciò uno sguardo di sottecchi e abbassò la testa con un sorriso, senza dire nulla. Non riusciva a non essere felice, anche se lui aveva violato ancora sul suo divieto ai viaggi internazionali. Per lei.

Contro ogni previsione Newt sfoderò un sorriso compunto e mentì: "È stata colpa mia, Madama Piquery. Per sbaglio sono finito nel vortice della Passaporta."

La presidentessa aggrottò le sopracciglia, non troppo convinta.

"Speravo di non vederla più, signor Scamander." disse, contrariata, con un sospiro "Ma sembra che lei adori New York."

Le labbra di Jacob si allargarono ancora in un sorriso, come quelle di Newt, che annuì educatamente con la testa.

"Moltissimo."

"Goldstein, prenditi qualche giorno di ferie – cercheremo di capire cosa fare - e tieni il signor Scamander e le sue creature lontano da qui. Abbiamo già avuto abbastanza problemi lo scorso anno." ordinò allora Madame Piquery lanciando a entrambi un ultimo sguardo di rimprovero e voltandosi per uscire.

"Agli ordini, Madama Presidente." mormorò Tina, e il presidente lasciò la stanza seguita dagli altri Auror.

"Tu sei completamente folle!" esclamò Jacob avvicinandosi a Newt con un sorriso larghissimo e abbracciandolo "Ritornare qui dopo tutto quello che è accaduto lo scorso anno!"

Il ragazzo gli sorrise debolmente.

"Forse sì." ammise, con espressione lievemente colpevole "Ma non potevo lasciare andare così la mia salamandra..."

Tina sentì di nuovo le guance bruciare lievemente a quelle parole. Jacob le diede una pacca sulla spalla con un grande sorriso e disse: "Da oggi, quindi, comincia la vostra luna di miele? Se venite al mio forno, oggi offre la casa..."

"Luna di miele?" mormorò Tina incredula, ma senza riuscire a smettere di sorridere. In effetti potevano definirlo così, qualche giorno solo per loro in sostanziale tranquillità. Un sogno a cui non avevano neppure osato pensare dopo gli ultimi avvenimenti.

"Perché no." confermò Newt, ricambiando il suo sorriso, più sciolto di quel che pensava, e porgendole un braccio. Tina lo strinse forte, quasi aggrappandosi a lui mentre Jacob si voltava verso la porta con finta noncuranza per donare loro un po' di intimità.

Non era decisamente il sabato che avevano immaginato, ma poteva andare per cominciare una luna di miele. Per lasciarsi per un attimo le preoccupazioni alle spalle.

Sì, poteva andare.

Si guardarono negli occhi meno imbarazzati, sorridendo, e si avviarono verso Jacob.

 

 

 

Note:

Ogni volta che scrivo di questi due personaggi mi stupisco di quanto siano difficili da muovere, perché sono così realistici, umani. Vi giuro che ho sofferto con Newt e Tina mentre cercavano di chiarire il non detto tra di loro. XD

Ma li amo oltre ogni cosa, quindi ci provo lo stesso ad interpretarli. :D Per questo, spero che i personaggi siano IC e che la cara zia Jo risolva la questione degli “occhi come le salamandre” meglio di me nel prossimo film! :D

Io ci sto provando cominciando da questa one shot e con un seguito, in stesura, su più capitoli che dovrebbe arrivare a breve. Mi impegnerò a postarlo quanto prima, fatemi sapere se potreste essere interessati a leggerlo :)

Ritornando a questa fic, spero che vi sia piaciuta : ) Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate : )

Grazie per aver letto!

 

Ayumi

   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Animali fantastici e dove trovarli / Vai alla pagina dell'autore: Ayumi Yoshida