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Autore: NPC_Stories    25/08/2020    3 recensioni
Una raccolta di flashfic e oneshot che attraverso una parodia quasi sempre comica di alcuni cliché letterari racconteranno frammenti di vita dei miei personaggi ricorrenti, o anche piccoli missing moments di altre storie.
Aggiornamento a random quando mi sento ispirata.
Genere: Fantasy, Parodia, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, FemSlash | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Forgotten stories of the Forgotten Realms'
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1209 DR: Dysfunctional Romance


Città di Silverymoon, una sera d'inizio estate

Meryl Westson era solo un insegnante di musica che dava ripetizioni ai bambini. Non lo si poteva nemmeno definire un professore, non l'avevano ammesso al collegio bardico, gli mancava quel certo non so che. Non era nemmeno un vero bardo, era più che altro un dilettante amante della musica che ci aveva speso un po' di tempo. Dopotutto quello era un bene che non gli mancava.
Però quello che gli mancava nel talento lo compensava con una vivida intelligenza e inventiva. Letteralmente, Meryl Westson era un inventore di oggetti magici. Be', di un oggetto magico. Il suo preziosissimo violino polifasico.

La complessità di quell'oggetto non era comprensibile per il grande pubblico. Quello che la gente semplicemente non capiva del suo violino, era che per suonare uno strumento polifasico dovevi essere tu stesso una creatura polifasica. Dovevi essere una persona capace di saltare indietro nel tempo, sebbene di pochissimi minuti, sovrascrivendo la tua stessa linea temporale. Solo in questo modo il violino avrebbe potuto sfruttare appieno la sua potenzialità: accumulare e memorizzare tutte le tracce che un suonatore polifasico era in grado di imprimervi, di suonare sulle magiche corde, ancora e ancora negli stessi cinque minuti che andavano a ripetersi e a sovrascriversi infinite volte.
Be', non proprio infinite volte. Per suonare un brano al violino polifasico era necessario conoscerlo alla perfezione, conoscere ogni spartito che si intendeva suonare, riprodurlo a memoria senza poter riascoltare quanto già suonato in precedenza, mantenendo solo una memoria incerta del ritmo; in questo modo si accumulavano continuamente nuovi strati di musica nel violino solo per poi rilasciarli tutti insieme nell'ultima esibizione, quando per l'ultima volta il suonatore tornava indietro nel tempo e permetteva che lo strumento scatenasse tutta la musica che aveva incamerato, mentre suonava l'ultimo velo di musica al di sopra della cacofonia di suoni che lo strumento magico andava a ripescare da un passato che ormai non era mai avvenuto. Non era solo complicato da spiegare, era anche molto difficile da eseguire. Ricordare a memoria i tempi e il giusto ordine dei brani da suonare era la cosa più difficile per Meryl, richiedeva tutta la sua concentrazione. Spesso il risultato che otteneva era a malapena decente, bastava una sola partitura fuori dal coro e tutta la sinfonia andava a farsi benedire, come se in un'orchestra ci fosse un incompetente in mezzo ai professionisti.
Meryl sapeva che la pratica e l'impegno erano le uniche cose che potessero portarlo ad un vero miglioramento, ma fino ad allora avrebbe dovuto basarsi su soluzioni temporanee ed estemporanee: aiuti magici per potenziare la memoria, prima di tutto, e dove la magia non arrivava... si poteva ricorrere a qualcosa di più estremo.

Meryl terminò di suonare un altro strato di quel complicato brano, si concentrò per riavvolgere la propria linea temporale giusto di cinque minuti, poi ricominciò a suonare la stessa musica da quella che un pittore avrebbe definito "un'angolazione diversa". Era la quarta volta che tornava indietro per aggiungere nuovi livelli di complessità al suo brano, e sapeva che Erika lo stava guardando anche se a breve non si sarebbe ricordata di averlo visto e udito suonare quella musica parziale; quando lui fosse tornato indietro per l'ultima volta lei avrebbe potuto udire il suo concerto nella perfezione dell'esibizione finale. O almeno, lui sperava di raggiungere la perfezione. Non lo credeva, ma ci sperava. E poi la ragazza non era proprio un'esperta di musica.

Erika si mosse sulla poltroncina, incapace di stare ferma. L'esibizione finale era davvero affascinante, anche se in certi punti ancora il suo amato stonava e non riusciva ad andare perfettamente a tempo. Questo però importava poco. La cosa che più amava di quelle esibizioni era vedere il suo impegno, la fatica mentale che faceva per lei, per regalarle un'emozione.
Quando finalmente il musico smise di suonare la ragazza saltò in piedi e applaudì, estasiata.
"Splendido!" Il suo sorriso era così aperto che quasi si vedevano i canini. "Magnifico! Quanti violini c'erano? Credo di averne contati sette ma non sono sicura, dalla profondità del suono forse erano di più" azzardò.
"Erano undici" Meryl abbassò l'archetto, esausto.
"E sono tutti farina del tuo sacco?" Indagò lei. Era una strana domanda, ma lui capì dove volesse arrivare.
"No, senza la fascia magica che indosso avrei potuto suonarne a malapena otto. Grazie alla fascia che potenzia la mia memoria sono arrivato a poterne gestire dieci."
"Oh? Non hai detto undici?" Il sorriso di lei si fece più affilato, più... eccitato.
"La polvere di fungo blu mi ha portato a undici" confessò, riferendosi a una rara droga molto ricercata fra i maghi e gli studenti. "Ora scusami, gli effetti collaterali cominciano a farsi sentire... hai sempre avuto i capelli rossi?"
"Sono biondi, bocconcino" lo corresse lei con una punta di sadico divertimento.
"Oh. Sì. L'avevano detto che poteva essere allucinogeno."
Aveva l'aria di qualcuno le cui ginocchia stanno per cedere, quindi Erika si lanciò su di lui con la sua velocità innaturale e lo sorresse gentilmente aiutandolo ad accasciarsi su un divano anziché sul pavimento.
"Ti senti bene?" Domandò, anche se la risposta era evidente.
"Non sto troppo male" la rassicurò. "È un malessere passeggero."
"Lo sai quanto mi eccita sapere che compi questi piccoli gesti autodistruttivi per me?" La vampira si sedette in grembo all'umano e affondò le dita avide fra i suoi capelli scuri.
"Erika, dai, sono un cronomante" l'umano ridacchiò sottovoce, "posso usare un incantesimo elementare per velocizzare i miei bioritmi e smaltire l'effetto della droga in pochi secondi. Non è questo gran sacrificio."
Lei aveva cominciato a baciargli il collo, senza tirare fuori i denti almeno per il momento, ma sentendo queste parole sollevò la testa per guardarlo negli occhi.
"Terry, io ti amo. Non vorrei mai vederti star male per più di qualche secondo. Ma questi pochi attimi di disagio appartengono a me, li hai dedicati a me, e per me vogliono dire moltissimo."
"Ti prego, chiamami Meryl" sospirò lui, lasciando ciondolare la testa sul bordo del divano. L'effetto allucinogeno della droga non accennava a diminuire e forse avrebbe davvero dovuto usare un incantesimo per farlo passare. "Questo è il nome che ho scelto in questa vita."
"Ti ho chiamato Meryl" mentì lei, "hai le allucinazioni uditive?"
Meryl Westson, come aveva scelto di chiamarsi in quella vita, grugnì una risposta poco intelligibile. "Un giorno sarò capace di suonare undici violini senza bisogno della polvere di fungo" promise. "Migliorerò per te. Ti dedicherò la mia arte. Renderò la tua vita piena di bellezza."
"Oh, mio dolce pasticcino, la mia vita è già piena di bellezza. Non siamo forse nella città più elegante e più creativa del mondo? Le arti e la musica qui sono alla portata di tutti, ma c'è una cosa che è soltanto mia e quella cosa sei tu." La fanciulla sorrise di nuovo, e questa volta i canini erano ben visibili. Non erano molto minacciosi; erano appena accennati ed erano carini, come tutto quanto, in lei. "Dovresti averlo capito: il giorno in cui saprai suonare undici violini senza doverti drogare, io ne pretenderò dodici."
Meryl emise un lungo sospiro sconsolato e sollevò la testa, solo per dedicare una lunga occhiata a quella creatura millenaria nel corpo di una sedicenne. Con una mano le accarezzò una guancia, sentendola fredda sotto le dita.
"Oh, Erika. Crescerai mai?" Domandò, le labbra piegate in un ghigno sarcastico.


**************
Questa storia prende il nome dalla maxi-Trope Dysfunctional Romance, anche se non ci sono dinamiche abbastanza gravi da diventare Destructive Romance o Bastard Girlfriend. Di certo Erika è una Yandere ma la cosa non è visibile fintanto che lui resta con lei.
   
 
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