Title:
Nel nome del padre
Author:
Tao
Beta:
elyxyz
Warnings:
qualche parolaccia qua e là, temi relativamente forti, da
leggersi non depressi. Alto
contenuto di angst.
+ Nel nome del padre +
Edward
uscì dal locale, in bocca il laccio dei capelli, le mani
impegnate a rifarsi la coda.
Un
movimento alla sua sinistra catturò la sua attenzione.
“Hey,
guarda che ti ho visto. Sono tre sere che continui a fissarmi ma non
ricordo di doverti dei soldi, che vuoi?” si scansò
nervosamente un ciuffo sfuggito alla coda improvvisata.
“Hai
una sigaretta?” chiese l'uomo con un sorriso.
“Non
credi di essere troppo vecchio per correre dietro ai
ragazzini?”
“Hey!
Piano con le offese. Tu sarai tutto fuorché un ragazzino.”
Lo guardò con l'aria di chi la sa lunga.
“Anche
questo è vero.” Concesse Edward “Ma non
credo di
essere l'unico ad avere le sigarette. E' una tattica per
rimorchiare?”
“Se
anche fosse, tu che diresti...?”
Il
ragazzo lo guardò meglio. Alto, occhi profondi. Virile.
Inclinò
il capo fintamente
pensieroso.
Non
male...
“Se
non hai voglia, basta dirlo.” ...se
non fosse
stato per quella boccaccia.
“Sai
che sei un gran rompipalle?”
“Roy...”
“Come?”
“Roy.
E' il mio nome.”
“Bene.”
Gli voltò la schiena.
Roy
fissò la coda bionda muoversi ipnotica sulla sua schiena
mentre il proprietario si allontanava.
Era
un invito?
Il
ragazzo si girò appena “Ti muovi? Non ho tutta la
notte.”
Roy
rotolò via dalla sua schiena.
Non
appena riacquistò un minimo di respiro, iniziò a
tracciare pigramente arabeschi sulla cute.
Pur
non vedendo il suo viso, sentì Edward sorridere.
Aveva
molte cicatrici, notò, pur essendo così
giovane.
“Edward?”
Il
ragazzo rabbrividì. Come ogni volta che l'altro ripeteva il
suo nome. Non era abituato a sentirsi chiamare per intero. Di solito
era Ed. O Edo-kun. Era rimasto stupito che Roy non lo abbreviasse
come tutti.
Stancamente
girò il capo per guardare l'uomo con cui aveva avuto
l'orgasmo
più travolgente della sua giovane vita.
“Che
c'è?” Mugugnò infastidito. Ma
quello non stava mai zitto?
“Che
fai nella vita?
Studi?”
Edward,
infastidito, lo colpì con un piede.
Fiaccamente, perché
era distrutto.
“Ma
non sai chiedere altro? Cristo, abbiamo appena scopato,
rilassati.”
Roy
sentì i muscoli della schiena irrigidirsi sotto i suoi
polpastrelli.
“Ma
sei sempre così teso o sono io che ti faccio
quest'effetto?”
“Te
scassi a prescindere. M'innervosisci.
Però ci sai fare.”
“Grazie.”
Giocosamente Roy gli sfiorò la pelle col
naso.
“Non
montarti la testa.”
“E'
la verità, no?” Sorrise l'uomo sulla sua pelle.
“Che
scatole. Egocentrico e pieno di sé.” Si
girò
completamente sulla schiena. “Comunque,
meno domande mi fai, meglio è.”
“Perché?”
Chiese incuriosito Roy.
“Perché
mi piaci. E io sono pericoloso.”
Roy
gli affondò le dita nei capelli massaggiando la cute.
Gli
baciò la pelle tra collo e spalla.
“So
badare a me stesso.” Gli sussurrò tranquillizzante.
“Stupido.”
Però
s'inarcò sotto la sua bocca.
Gli
passò un braccio intorno al collo, puntandogli addosso occhi
assassini.
“Hai
di nuovo voglia?”
In
risposta Roy gli baciò la bocca, ancora una volta.
“Non
hai una donna? Qualcuno che ti aspetti a casa?”
“Non
sarei qui con te, ti pare?”
Edward
scrollò le spalle “Una volta mi è
capitato di
uscire con un uomo sposato. Ovviamente non lo sapevo. Sembri un
brav'uomo. Un marito ideale.”
“Una
volta mi sarebbe piaciuto, avere una famiglia.” Rispose Roy
pensieroso.
“Non
mi sembri il tipo che pretende l'impossibile. Non sei neanche brutto.
Perché hai rinunciato?”
“Diciamo
che mi sono arreso.” Sospirò l'uomo.
Allungò una
mano nei capelli biondi di Edward. Sembrava che lo
tranquillizzassero.
“Arreso
per cosa?” Chiese Edward curioso.
“Lavoro.”
“Cosa
facevi? Sembri uno molto avventuroso. Poliziotto?”
“Colonnello,
in realtà.”
“Cavoli!
Un pezzo grosso.”
“Per
modo di dire.” Commentò amaramente Roy.
“Cosa
ti ha fatto abbandonare?”
“Lo
schifo che girava ai quartieri superiori.” Le labbra serrate
in
una linea dura.
“Immagino.”Edward
si stiracchiò come un gatto. “Peccato. Credo che
saresti
un buon padre. E un buon marito, in questo mondo schifoso.”
“Tu...?”
“Mio
padre ha mollato mia madre quando ero piccolo. Non si è
fatto
più vivo. Quel figlio di...”
“Shhh.”
Roy
gli poggiò un dito sulle labbra. E già che c'era
ne
approfittò per baciarlo lentamente.
“Non
ne vale la pena.”
“Già.”
“Il
brutto è che mio fratello c'è ancora
attaccato.”
“Tuo
fratello?”
“E'
la cosa più preziosa che ho. E' la mia vita.”
“Siete
molto legati.” Commentò asciutto Roy.
“Già.”
“E
lui dov'è?” Chiese incuriosito l'uomo.
Improvvisamente
a disagio Edward si rabbuiò “Non ne voglio
parlare.”
“Ok...
Allora ti sei ripreso o devo andarmene?”
“Se
ti va puoi anche restare a dormire, sai?”
“Grazie.”
“Non
ti ci abituare, però, eh?”
Edward
raccattò distrattamente il cellulare dai vestiti ammucchiati
sul pavimento.
Chi
cavolo poteva essere?
“Pronto?”
“Ed.”
Era
lui. Subito il giovane si fece vigile.
“Trovato
qualcosa?” Nessun convenevole, nessun ciao,
come stai?
non ce n'era bisogno. Meno stavano al telefono, meglio era.
“No.
Ma bisogna andarcene.”
“Aspetta
un attimo.” Edward allungò l'orecchio per sentire
se Roy
stava ancora finendo di fare la doccia.
Gli
giunse solo il rassicurante scrosciare dell'acqua.
“Ti
stai vedendo con qualcuno?” L'interlocutore sembrava stupito.
“Diciamo
di sì.” Edward iniziò a radunare i
vestiti di
Roy.
“Lo
sai che è pericoloso!”
“Senti
da che pulpito viene la predica!” Ribattè piccato
Edward.
“Dimmi
che almeno non è un poliziotto, accidenti a te a al tuo
fascino per la divisa!”
“Lui
dice di no, ma secondo me non me la racconta giusta.”
“Come
si chiama?”
“Non
te ne deve fregare.”
“Devi
smetterla.”
“Lo
so anch'io.”
“Domani
partiamo. Ti passo a prendere e ce ne andiamo.” Gli chiuse la
conversazione in faccia.
Edward
prese un respiro profondo. E scaraventò i suoi jeans in un
angolo della stanza.
A
grandi passi raggiunse la porta del bagno. Con violenza
picchiò
il pugno sul legno.
“Muoviti,
dobbiamo parlare!”
Edward
si aggirò nella stanza come una belva in gabbia, il borsone
ai
piedi del letto.
Si
affacciò alla finestra. Quanto ci metteva Envy ad arrivare?
Ad
un certo punto sentì la porta aprirsi di schianto.
Senza
esitazione puntò la pistola contro l'intruso.
“Riservi
a tutti questa accoglienza?” Chiese Envy senza scomporsi.
“Solo
a chi mi sfonda la porta.” Con noncuranza Edward
abbassò
la pistola.
Osservò
Envy fare qualche passo nella stanza.
“Carino,
qui.”
“Non
credo sia il momento di fare apprezzamenti sulla tappezzeria, non
credi?” Commentò acido Edward.
“E
io che speravo in una romantica riunione. Sei pronto?”
“Certo.”
Affermò stancamente Edward.
“Tuo
fratello è più importante di tutto,
vero?”
“Già.
Quando ho scelto di curarlo sapevo a cosa andavo incontro.
Nessun
legame, nessuno scrupolo.”
“Al
non ti perdonerà, lo sai, vero?”
“M'importa
solo restituirgli una vita decente. Quel che pensa di me è
la
cosa minore.”
“A
volte mi chiedo se il tuo sia un amore malato.”
“Vedila
come ti pare.”
Entrambi
tesero le orecchie, sentendo qualcuno salire le scale.
“Dimmi
che non è quel che penso io.” Pregò
Edward.
“Spero
per lui di no. Però c'era un attraente moro sul
pianerottolo,
è un tuo conoscente?”
“Dio...!”
“Edward!”
Roy comparve trafelato sulla soglia.
Envy
rovesciò gli occhi al cielo “Fammi indovinare, il
tizio
che frequentavi?”
“Roy.
Roy Mustang.” Impeccabile
fino in fondo, eh Roy?
“Piacere,
Envy.”
“Piantatela
tutti e due.” Sbottò irritato Edward.
“Ho
capito, ho capito.” Biascicò Envy “Ti
aspetto in
macchina. Muoviti.”
“Te
l'avevo detto che ti saresti fatto male.”
“Ti
ho detto che so badare a me stesso.”
“Lo
vedo.” Commentò esasperato Edward.
“Dovevo
almeno
provare a fermarti, non credi? Altrimenti che innamorato
sarei?”
“Uno
intelligente.”
“Edward?”
“Devo
andare.”
Roy
si appoggiò alla parete. Lo fronteggiò con i suoi
occhi
di adulto e di ideali.
“Spara.”
“Scusa
tanto, Roy.” E premette il grilletto.
Envy,
in macchina, si accese una sigaretta.
Adesso
non c'era proprio più nulla che lo legasse a quella
città,
pensò Edward con amarezza.
Si
chinò a raccogliere il borsone, quando l'occhio gli cadde
sulla tasca di quello che due minuti prima era stato Roy Mustang.
Un
pezzo di carta bianca spiccava sullo scuro dei pantaloni.
Incuriosito
lo sfilò delicatamente.
Era
la fotocopia di un fascicolo.
Il
suo fascicolo.
Quell'idiota
lo sapeva. Sapeva chi era, sapeva cosa aveva fatto. Ed era venuto lo
stesso. Armato solo della proprio pazzia.
Innamorato
di un pazzo.
Contemplò
ancora una volta quel viso meraviglioso. Sorrideva ancora.
“Stupido.”
Envy
sobbalzò quando Edward chiuse lo sportello. Imperscrutabile.
“Hai
qualcos'altro da prendere?”
“No.
Andiamo.”
Note & Ringraziamenti
Innanzitutto
ringrazio chi
ha continuato a scrivermi, sostenermi, incoraggiarmi. A commentarmi.
Ringrazio poi i lettori, i
più appassionati e i fantasmini.
Un infinito grazie a
tutti.
Un grazie speciale alla persona che mi lascia socchiusa la porta,
lasciandomi il piacere di
strusciarmi contro le sue gambe fuseggiando.
Non credo che questa ff
sia il mio testamento su FMA. Forse. Non lo so.
Ma ringrazio caldamente
chi ha fatto questa strada con me.