Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Segui la storia  |       
Autore: X_98    27/08/2020    0 recensioni
“Si narra che a est delle montagne nebbiose vi fosse un regno, chiamato Bosco Atro.
Antico, nascosto ed eterno, era dimora degli elfi silvani.
L’oscurità che si aggirava fra le fronde degli alberi, silenziosa colpì, derubandoli di ciò che avevano di più prezioso.
Privati di un Re, di un padre, di una guida, contro un nemico sempre più potente e malvagio.
Erano loro, i deboli e corrotti umani che fecero prigioniero Re Thranduil, senza sapere chi egli realmente fosse......
Un guerriero non abbassa la testa ma va avanti anche quando non ha più forze.
Da libero sfogo alla sua volontà indomita, resiste ai colpi e trova la forza di rialzarsi.
Ferito è pericoloso, perché sa di poter sopravvivere. Eppure non si adatterà al cambiamento, ma combatterà e lotterà contro tutto e tutti.
Alla fine, il dolore e la sofferenza si dissolveranno con un’ultimo dono d’amore”.
-Questa storia si svolge nell'Antica Roma durante la terza guerra servile tra il 71 ed il 73 A.C (alcuni dettagli sono stati modificati per necessità!), un Crossover con la Serie Spartacus 2010, il film Pompei 2014 e durante il film Lo Hobbit di Peter Jackson, prendendo qualche spunto anche da Tolkien-
Genere: Azione, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Legolas, Nuovo personaggio, Sorpresa, Thranduil
Note: AU, Cross-over, Movieverse | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Sulle montagne, tra la neve ed il gelo, i ribelli avevano eretto un ampio accampamento di fortuna nella speranza che una tenda li potesse proteggere contro le gelide raffiche con cui la montagna li minacciava.

“È la prima volta che mi ritrovo ad apprezzare una buona zuppa calda!” Confessò Sara prima di soffiare sul cucchiaio per evitare di mandare giù un liquido rovente.

“Ti rendi conto di ciò che hai solo quando l’hai perso!” Disse Hanna mentre serviva gli altri.

“Dici così perché tu adoravi la zuppa di mia madre!” Ricordò Sara.

“Non era di tua madre, ma del supermercato!” La contraddisse l’amica.

“La smetti di fare la saputella?” La implorò Sara, troppo infreddolita per riuscire a risponderle in modo adeguato.

“Non sono una saputella, solo una persona che conosce molte cose ed a cui piace, per tua sfortuna, correggere gli altri quando sbagliano!” Rispose Hanna.

“Ma è la definizione di saputella!” Fece notare Sara esasperata.

“Se alla bufera aggiungiamo pure le polemiche, non ne usciamo davvero più!” Le riprese Cassia seduta tra calde coperte accanto ad Ariadne.

Fuori la situazione non era migliore. Il fuoco attorno a cui si erano riuniti era piccolo e debole a causa delle forti raffiche di vento.

“Non possiamo restare qui!” Protestò Crisso.

“E cosa dovremmo fare? Levarci in volo verso le calde coste baciate da Apollo!?” Chiese Agron che tremava come una foglia al vento.

Anche Thranduil risentiva del freddo. Non si era fermato da quando erano arrivati e lo stomaco vuoto unito alla mancanza di sonno, stavano iniziando a fargli avvertire un senso di spossatezza.

“Ditemi che non sto sognando! Oppure non svegliatemi!” Disse Agron felice di vedere Gannicus, tornato sano e salvo dalla città assediata.

“Dovrai dirmi come sei riuscito a prevalere dove altri hanno fallito!” Lo accolse Azrael, grato di constatare che fosse vivo e senza ferite gravi. Riconobbe subito la schiava seduta dietro di lui a cavallo. Sibilla, colei che era diventata la sua ombra dato che lo venerava come un dio da quando il celta aveva ucciso il suo padrone, salvandole la vita.

“Credevo di essere l’unico impossibile da uccidere!” Scherzò Spartacus anche lui contento.

“C’è una prigioniera?” Chiese Tigris vedendo Spartacus tirare giù dal secondo cavallo colei che riconobbe come la moglie dell’edile. Aveva una ferita al fianco, forse procurata durante la fuga, anzi per certo!

“Leta ora è come noi! Perseguitata dalla Repubblica!” Spiegò Gannicus mentre abbracciava Saxa “Gli dei sono stati mossi a pietà se hanno deciso di risparmiarci una fine orribile!” Azzardò.

“Temo che l’abbiano solo differita!” Lo contradisse Spartacus prima di guidarlo in un punto sufficientemente elevato per osservare la muraglia eretta da Crasso al fine di bloccarli al gelo.

“È impossibile!” Disse Gannicus scioccato.

“Aveva in mente di bloccarci quassù fin dall’inizio!” Ammise Spartacus preoccupato per il destino riservato alle tante vite innocenti che aveva promesso di proteggere anche a costo della sua stessa vita.

 

*

 

Il giorno seguente portò solo sventura e morte.

Numerosi corpi erano disseminati sul terreno freddo, di fronte alla muraglia ed ancora di più si trovavano all’interno del fossato costruito davanti ad essa per rendere sicura la disfatta dei ribelli.

“Gli dei ci hanno fatto vedere la via per la salvezza solo per sfotterci dall’alto!” Disse Gannicus abbattuto, come tutti.

“Ci avevi avvertito che era una pazzia.....avrei dovuto darti retta!” Ammise il trace rivolto all’elfo. Azrael era stato contrario ad attaccare il muro in pieno giorno senza aver prima studiato a fondo il territorio, ma alla fine aveva seguito il trace rimanendo illeso.

Il dubbio dell’elfo si era rivelato giusto quando un fossato si era aperto sotto i piedi di molti facendoli precipitare verso la morte. Una trappola nascosta alla vista, com’era costume di Crasso!

 “Voglio il numero esatto dei caduti!” Ordinò il trace a Gannicus.

“Spartacus!” Lo chiamò Nasir “L’esercito di Crasso sta oltrepassando il valico!” Lo informò.

“Donne e feriti rimanghino a distanza di sicurezza! Tutti gli altri mi seguano!” Disse Spartacus.

Azrael fece un cenno con la testa verso Felix, Proximo, Tigris ed Hagen i quali lo seguirono con le spade sguainate.

Raggiunsero un’altura vedendo una parte dell’esercito avanzare verso di loro.

Tutti i ribelli gridavano pieni d’entusiasmo in vista della battaglia.

“La neve perderà il suo candore, diventerà rossa macchiandosi di sangue romano!” Crisso era tra coloro che fremevano per andare contro una morte certa.

“O del nostro! Versato eroicamente!” Continuò il gallo.

“Inutilmente!” Lo corresse Thranduil. I mortali non avevano molto a cuore i brevi anni di vita che caratterizzavano la loro esistenza.....traevano piacere nel rischiare di morire e sembravano agognare la morte.

“Silenzio! Placate gli animi!” Li fece tacere Spartacus.

“Siamo a pochi passi dal nostro nemico! Dobbiamo muoverci subito così da coglierli impreparati!” Rispose Crisso impaziente come un bambino.

Azrael si pentì di aver lasciato Milo ed Attico con le ragazze perché ora era impossibilitato a rispondergli per le rime. C’erano troppe orecchie in ascolto.

Attaccare significava lasciare indifesi donne, vecchi e bambini!

“Non hanno intenzione di avanzare!” Meno male che Spartacus condivideva la sua idea di non dare battaglia.

“Ora sei in grado anche di prevedere il futuro?” Chiese Gannicus infastidito e sorpreso di vedere l’esercito romano arrestarsi subito dopo le parole del trace.

“No, sfrutto l’esperienza acquisita in passato! Quando facevo parte delle forze militari romani in tracia. Le cinture non sono disposte in formazione d’attacco!” Spiegò Spartacus. 

“Ma hanno la superiorità numerica! Perché dovrebbero temporeggiare?” Chiese Crisso riconoscendo che il compagno aveva ragione.

“Stanno aspettando il loro comandante!” Disse Spartacus.

Azrael comprese che non era quello il motivo principale. Crasso si era mostrato molto astuto ed estremamente imprevedibile. Era un uomo che giocava d’astuzia ed anche se Spartacus l’aveva fatto in passato, il trace tendeva a ripetere le sue tattiche, mentre il romano era sempre pronto ad idearne di diverse e nuove.

Mentre tornavano all’accampamento Thranduil si avvicinò al portatore di pioggia “È prioritario concentrarsi sulla muraglia! Sfuggire al gelo è la prima cosa da fare!” Gli fece notare.

“Tu pensi alla tua famiglia....” “E se sei il grande condottiero che penso, dovresti fare altrettanto. Agisci per il bene della tua gente e non seguendo desideri di vendetta o pensando solo alla guerra!” Lo interruppe l’elfo.

“Siamo in guerra!” Fece notare Spartacus.

“Abbiamo subito una sconfitta molto dura! Questa non è più una guerra per la vittoria, ma una lotta per la sopravvivenza!” Disse Azrael contrito.

 

*

 

Marco Licinio Crasso poteva essere descritto in tanti modi, ma sprovveduto non era un aggettivo che gli si addicesse.

Per questo Azrale fu sorpreso nel vedere, poche ore dopo, la tenda dell’imperatore, costruita sul margine del campo, fin troppo vicina alla loro posizione e pericolosamente esposta.

“Crasso ha fatto erigere una tribuna imperiale come se combattessimo ancora per il suo piacere nell’arena!” Protestò Agron offeso.

“Imparerà a sue spese quali prodigi è in grado di compiere un gladiatore!” Si fece sentire Crisso spavaldo.

“Magari fossimo tutti gladiatori!” Sospirò Gannicus sapendo che oltre ad avere la superiorità numerica, ora i romani disponevano di una tecnica di combattimento migliore di molti dei fuggitivi.

“Li abbiamo addestrati noi! Molti sono diventati macchine da guerra!” Rispose Crisso come se lo avesse appena insultato.

“Troppo pochi per fare la differenza contro le forze che ci sovrastano!” S’intromise Milo che condivideva la preoccupazione del compagno.

“Eppure Crisso sta dicendo la verità! Spesso siamo stati capaci di fare l’impossibile!” Ed ecco l’arroganza degli uomini “Però appellandoci alla tattica! Non alla forza bruta!” Spartacus credeva di poter raggirare Crasso, ritenendo che il suo intelletto fosse migliore di quello del nemico.

“Dicci qual’è il tuo pensiero!” Lo spronò Crisso.

“Crasso si è fatto sempre più spavaldo inebriato dal vantaggio! Ha fatto piazzare il pretorium troppo in avanti è una posizione sbagliata! Vuole godersi la vittoria in prima fila!” Lo criticò il trace “Dovrebbe ricevere una nostra visita, per comprendere il loro errore!” Suggerì malevolo.

“Una posizione così avanzata avrà sorveglianza doppia!” Osservò Agron dando voce a ciò che era ovvio.

“Con l’approssimarsi della bufera il vento aumenta. Con il buio della notte attutirà gli altri suoni. La sorpresa compenserà il nostro numero esiguo!” Decise Spartacus.

“Quanti saremo?” Chiese Crisso inebriato dalla vittoria non ancora ottenuta.

“Un manipolo dei più abili! Veloci e diretti! Se Crasso muore, le sue legioni si sfalderanno senza una guida!” Rispose Spartacus certo di avere il coltello dalla parte del manico.

“Un piano già collaudato con Cossinio e Furio!” Disse Gannicus ricordando le teste dei due senatori impalate sulle lance che aveva fatto fuggire terrorizzati i loro uomini.

“Preferisci mandare nell’aldilà un uomo dormiente, ignaro delle sofferenze che infliggeremo al suo esercito?” Chiese Crisso insoddisfatto.

“Se ci muoviamo in forze, verremo scoperti e la sorpresa risulterebbe inutile!” Rispose Spartacus ed il Gallo non potè fare altro che abbassare la testa capendo che era la cosa migliore da fare. Altri romani sarebbero venuti dopo Crasso!

“Gannicus ha ragione!” Una voce interruppe il litigio “Hai già usato questa tattica contro i romani. Crasso non è un uomo qualunque e non commetterebbe una leggerezza del genere! Vuole spingerci ad attaccare!” Disse Azrael cercando di aprire gli occhi ai compagni accecati dalla presunzione data dalle vittorie passate.

“Ogni uomo può sbagliare! E questo sarà l’unico errore che commetterà!” Lo ingorò Spartacus “Quando Crasso lascerà questo mondo, anche le sue legioni seguiranno il suo stesso destino!” Disse imperterrito.

“Io non verrò!” Decretò l’elfo “Sei tanto codardo?” Lo denigrò Crisso furioso.

“Attento a come parli!” Ringhiò Hagen facendo un passo avanti, minaccioso.

“Le mie parole si perdono nel vento della bufera! Preferisco combattere per proteggere coloro che amo, piuttosto che fare il gioco del nemico!” Disse voltandosi e camminando a grandi passi verso l’accampamento seguito dai suoi quattro uomini fedeli.

 

*

 

Le parole dell’angelo della morte risultarono veritiere ed Attico non fu così sorpreso nel vederli tornare con Naevia ferita in spalla. Attaccando la tenda dell’imperatore, all’apparenza troppo esposta, erano caduti in una trappola!

Il temperamento di Crisso era esploso come la bufera che di lì a poco li avrebbe travolti.

“È così che stanno le cose?” Domandò il trace irato “Dobbiamo dunque continuare ad avventarci l’uno contro l’altro come quando eravamo schiavi nella casa di Batiato?” Chiese Spartacus.

“Giorni ormai dimenticati quando tu possedevi un animo più ardimentoso!” Rispose a tono Crisso “Se avessimo attaccato Crasso come io avevo proposto...” “Vuoi sapere il risultato?” Lo provocò il portatore di pioggia “Avremmo compiuto una scelta in vista di un fallimento sicuro!” Urlò Spartacus cercando di far ragionare l’amico.

“Il terreno non si sarebbe impregnato del sangue di Naevia!” Gridò Crisso senza celare il dolore presente nelle sue parole.

“Ne il suo nel quello di migliaia di altri!” Tentò di nuovo Spartacus.

“Io preferisco combattere!” Urlò Crisso furioso.

“Non capisce che così facendo il sangue di Naevia bagnerà nuovamente il terreno?” Si chiese Azrael che stava assistendo al litigio divertendosi di fronte a coloro che sembravano due bambini capricciosi.

“Abbattere le barricate!” Continuò Crisso “Il tuo geniale piano contro Crasso è andato in fumo!” Disse come se nessuno l’avesse notato “Stavolta ti ha battuto una mente più contorta della tua!” Lo accusò Crisso con una vena di soddisfazione provata nello sminuire il grande condottiero.

“Dovremmo mettere una spada in ogni mano ancora in grado di sollevarla e piombare sui soldati romani!” Disse il gallo svelando i suoi proposito.

“Siamo bloccati in una gola! Tra pareti rocciose non c’è spazio per una manovra di accerchiamento!” Tentò di farlo tornare alla ragione Spartacus “Sono superiori numericamente! Meglio armati di noi e più disciplinati!” Continuò ad elencare “Ci sterminerebbero dal primo all’ultimo!” Ammise giù di morale.

“Vedrebbero con quanto eroismo sappiamo andare incontro alla morte!” Rispose Crisso ostinato.

“E stupidità!” Aggiunse Azrael mentalmente sorridendo.

“Come quando combattevamo nell’arena!” Ricordò Crisso cercando di fare appiglio al passato per smuovere il fratello.

“Continui ad insistere su quest’argomento! Pochi fra noi sono gladiatori! E gli altri non implorano di andare incontro ad una morte gloriosa!” Disse Spartacus avendo pienamente ragione.

“No, ma implorano di avere una guida!” Gli urlò contro Crisso.

“Non sarò io a scegliere di mandare la mia gente nell’oltretomba!” Decretò Spartacus voltando le spalle al Gallo stufo di quell’inutile sbattere contro sl muro rappresentato dalla testa dura di Crisso.

“E non sarò io a morire con un gladio romano conficcato nella schiena!” Annunciò Crisso non volendo concedergli di avere l’ultima parola “Radunerò tutti quelli che la pensano come me e ci butteremo all’attacco di Crasso!” Decise Crisso provocandolo.

“Tu obbedirai ai miei ordini!” Ringhiò Spartacus avvicinandosi a grandi passi al Gallo fino ad arrivargli ad un palmo di naso.

Questa fu la goccia che fece traboccare il vaso. Crisso lo colpì con la brocca che stava riempendo mandandolo in terra in ginocchio. Azrael si mise allerta. Non avrebbe esitato ad aiutare il trace se fosse stato necessario.

“Adesso la smetterai di crederti un dio!” Lo denigrò Crisso arrabbiato.

“Da che pulpito!” Pensò l’elfo accennando un piccolo sorriso. Colui che si crede invincibile contro colui che pretende di essere obbedito!

“Sono stufo di obbedire ai tuoi ordini come se mi trovassi al cospetto di una divinità!” Continuò Crisso.

Questa volta fu Spartacus ad attaccare, iniziando a tempestarlo di pugni.

Il Gallo, passata la sorpresa iniziale, rispose mandando a segno un colpo tanto forte da far voltare il trace, costringendolo ad indietreggiare per guadagnare posizione.

Spartacus avanzo velocemente e menò un fendente, bloccato da Crisso che gli tirò un pugno in pieno stomaco. L’armatura proteggeva il portatore di pioggia, ma essendo costituita solo da un metallo poco pregiato sottile, non assorbì completamente il colpo.

Gli schiavi presenti si guardavano spaesati, consci di non essere nella posizione di intervenire. L’unico in grado di farlo non sembrava intenzionato, mentre si godeva la scena con le braccia incrociate al petto.

Crisso mandò a segno un’altro potente colpo di ginocchio sul mento del trace che stordito, non riuscì ad opporsi alla presa dell’altro ne alla conseguente spinta che lo fece rotolare per terra.

Spartacus si rialzò subito, uno sguardo deciso in volto, e decise di rispondere.

Si abbassò schivando un pugno e dandone uno a lui, il gallo sobbalzò a causa del dolore ed il trace, cogliendo quell’apertura, lo colpì in pieno viso.

Crisso tentò di ignorare la confusione dovuta alla botta e gli afferrò un braccio spostandosi alle spalle del trace così da potergli fare male, ma una gomitata in viso inaspettata lo fece crollare in terra stordito.

Si rialzò a fatica e caricò di nuovo come un caprone infuriato. Essendo i suoi colpi, guidati dalla rabbia, ne mandò a segno meno di quelli voluti lasciandosi talmente scoperto che Spartacus riuscì ad atterrarlo dopo pochissimo, approfittandone per far ricadere sul gallo una pioggia incessante di pugni.

Azrael sospirò. Il risultato era prevedibile. Il Gallo era un buon combattente, ma si lasciava dominare dalle emozioni troppo facilmente quando combatteva contro i fratelli. Fortuna che con i romani era in grado di mantenere la mente lucida, altrimenti sarebbe perito sul campo di battaglia tempo fa!

“Crisso!” Agron chiamò l’amico avvicinandosi ai due correndo bloccandolo appena Gannicus gli tolse Spartacus di dosso.

“Avete perso il senno? Che è successo?” Chiese il germano arrabbiato.

Il portatore di pioggia non rispose, tanto era impegnato nel tentativo di liberarsi dalla presa di Gannicus che stava faticando non poco.

“Fattelo dire da colui che sa tutto! Il tuo comandante!” Lo derise il Gallo.

“Crisso!” Ringhiò Spartacus agitandosi tra le forti braccia del celta.

“Rimanda le dispute a momenti migliori!” Tentò di calmarlo Agron “La tenda dei feriti è stata strappata dal vento!” Riferì riuscendo a distrarre Spartacus che smise subito di lottare, sgranando gli occhi pieni di preoccupazione.

“La bufera si avvicina. Rifugiamo sotto le tende chi non ha ricovero!” Stabilì Gannicus rilasciandolo, senza venire contraddetto.

 

*

 

All’interno di una calda tenda, i malanimi esterni non sembravano turbare l’allegria presente. “No, ti sbagli, Imladris è poco più a Nord, mica appiccicato a Rohan!” Protestò Hanna ritrovandosi a cancellare per l’ennesima volta quel foglio ormai diventato grigio.

“Chiamalo Gran Burrone, è molto più facile!” Disse Sara che con i nomi non era una cima “L’importante è capirsi!” Chiuse il discorso Hanna.

“Cosa stanno facendo?” Chiese Hagen appena rientrato, ricoperto di neve.

“Disegnano una mappa per potersi orientare nelle terre in cui intendiamo andare!” Rispose Tigris offeso dal non poter sbirciare a causa delle ragazze che l’avevano allontanato in malo modo, rifugiandosi in un angolo della tenda.

“Volete venire con noi?” Chiese Sara attirata da quella risposta.

“Noi seguiremo Azrael, ovunque egli intende dirigersi!” Disse Proximo con decisione e gli altri annuirono in risposta.

Hanna e Sara ammutolirono imbarazzate, non sapendo cosa rispondere.

La situazione venne salvata da Cassia e Ariadne che entrarono con una faccia fin troppo conosciuta.

“E lei cosa ci fa qui?” Chiese Milo ostile. Ed anche non benvoluta.

“Spartacus cercava una tenda dove metterla! Le abbiamo offerto il nostro aiuto!” Rispose Cassia fissando il compagno con uno sguardo di sfida.

Sara nascose la mappa in gran fretta mentre Hanna coprì con una coperta la figlia che dormiva pacificamente tra le pellicce sistemate in terra.

“Come se non fossimo abbastanza!” Si lamentò Atticus sedendosi accanto alle ragazze.

Azrael entrò dopo quell’esclamazione sembrando che volesse smentirlo.

Si tolse la pelliccia fradicia, mettendola ad asciugare accanto ad un piccolo fuoco posto al centro della tenda. Si accorse subito della romana ed in automatico girò la testa in direzione di Hanna. Solitamente era lei l’anima caritatevole del gruppo!

Sempre pronta ad aiutare gli schiavi in difficoltà e bisognosi....

Lei rispose con un alzata di spalle prima di infilarsi sotto le coperte accanto alla figlia, imitato subito dopo dall’elfo.

“Vi ringrazio!” Sussurrò Leta rincuorata di non essere stata cacciata, sistemandosi anche lei in vista di quella notte che la bufera sembrava non far passare mai.

“Fate attenzione!” Li fece fermare Leta guardando in direzione di Aranel “Ho sentito Crasso....per caso....” negli occhi della donna si dipinse un terrore limpido come nell’acqua cristallina che fece tremare tutti “....ha delle mire sulla bambina!” Svelò.

Hanna sospirò sorpresa, accarezzando la testa della figlia come a volersi rassicurare di averla ancora con sé.

“Liciscus!” Sibilò Milo.

L’elfo tremò di rabbia “Se prova a toccarla lo ammazzo, mi uccido e lo perseguito anche nell’aldilà!” Ringhiò Attico facendo ridere i compagni.

“Sa che è molto piccola. Se cresciuta come schiava è convinto che non proverà a ribellarsi!” Continuò Leta.

“Ha ragione!” Disse Tigris “Io ero uno degli schiavi più fedeli del mio padrone!” Confidò “C’è stato un tempo in cui avrei dato la vita per lui senza esitare un’istante!” Disse disgustato dal se stesso di qualche mese prima.

“I tuoi simili ci hanno ingannato con false promesse e menzogne!” La accusò Hagen contrito, ripensando al suo passato.

“Quella non è più la mia gente!” Ammise Leta “Sono stata marchiata come una schiava....come voi una volta!” Confessò mostrando il marchio ancora fresco impresso sull’avambraccio destro.

“Chi ti ha comprato?” Chiese Sara curiosa “Eraclio!” Rispose lei turbata al ricordo di quel porco. 

“Cilici canaglie schifose!” Ringiò Milo al pensiero che era solo colpa di quei topi di città se si erano ritrovati in mezzo al gelo. Certo, Gannicus li aveva uccisi liberando la romana, ma il solo pensarci lo mandava in bestia!

Senza che nessuno glielo chiedesse, Tigris decise di fare il primo turno di guardia facendo un cenno a Proximo che sembrava essere dello stesso avviso e che decise di dormire un poco nella speranza di ripartire il giorno seguente, lasciandosi alle spalle quella pianura desolata piena di ghiaccio e morte.

All’alba Azrael si affacciò dalla tenda vedendo che nessuno si era ancora destato. Un sole rosso dipinse il cielo mattutino presagendo la morte che doveva aver colpito con il favore delle tenebre.

Rientrò per vestirsi adeguatamente e diede un calcio a Felix che si era addormentato durante il suo turno di guardia, destandolo nel peggiore dei modi.

“Scusa, scusa, scusa!” Sussurrò il ragazzo di colpo lucidissimo e senza il minimo senso di sonno addosso.

Hanna e Sara risero, destate dal rumore, comprendendo subito a cos’era dovuto.

Ma Azrael, prima di uscire, venne fermato dalla compagna “Protesta quanto vuoi ma questo protegge dal freddo, fidati!” Gli disse mettendogli in testa un cappello di lana munito di paraorecchie.

“Oh, ma guarda....l’elfo non c’è più!” Scherzò Sara.

“Bastasse questo a nascondere la sua natura!” Si fece sentire Leta. Chi l’avrebbe detto che avrebbe avuto l’ardire di esprimere la sua opinione.

“Cosa intendi dire?” Chiese Sara incuriosita. Lei aveva a che fare con un elfo da tempo ormai, la incuriosiva non poco l’opinione di chi ci interagiva per la prima volta.

“Guardate come si muove, come combatte! Si capisce che è diverso anche senza vedere i capelli o le orecchie! Come mai sono a punta?” Chiese Leta lasciandosi sopraffare dalla curiosità.

Azrael rispose con uno sbuffo “Ada!” Lo chiamò Aranel allungando le braccia verso di lui che la prese in braccio bloccandosi di colpo.

“Quelque chose de grave est arrivé!”(È accaduto qualcosa di grave!) disse Azrael prima di posare la figlia in terra ed uscire velocemente dalla tenda, seguito dagli altri uomini meno Tigris che decise di restare con le ragazze.

 

*

 

Era giunta la pace dopo la tempesta. Ora non c’erano più le nuvole a coprire il cielo blu e batteva un sole che non era abbastanza forte da sconfiggere il gelo.

Era la calma presente fra i cadaveri ad essere agghiacciante!

Molti, anzi troppi, erano periti a causa del freddo. I più deboli o coloro che si erano rifiutati di mettersi al riparo, erano spirati.

Spartacus si inginocchiò accanto a quella che sembrava una statua per quanto fosse immobile, fredda e bianca come il marmo.

“Quanti morti?” Chiese devastato.

“Un migliaio senza contare i dispersi!” Gli rispose Agron altrettanto giù di morale.

“Un migliaio!” Sussurrò il trace distrutto chiudendo gli occhi nel tentativo di contenere il dolore che una tale notizia gli procurava.

Si sentì sollevato quando scorse Gannicus camminare al fianco dell’elfo, avvicinarglisi. Il celta era stato dato per disperso, ma per la seconda volta era riuscito a sopravvivere!

Azrael comprese che qualcosa era accaduto con Sibilla, la schiava che stava nuovamente al fianco dell’amico che la stringeva a se come aveva fatto con Saxa. Dall’altra parte la germana apparve ferita, ma contenuta nel dolore di fronte ad una tale rivelazione, forse ancora troppo contenta di saperlo vivo. 

Gannicus le lanciò uno sguardo di scuse, ma lei si allontanò senza rivolgergli una parola.

“Nella loro crudeltà può darsi che gli dei abbiano voluto illuminare i sopravvissuti!” Disse Spartacus avviandosi verso la muraglia.

Quelle parole criptiche costrinsero l’elfo a seguirlo.

Non fu entusiasta nel rendersi conto che il trace si stava dirigendo da Crisso.

“Mi hai convinto! Muoveremo contro Crasso!” Si presentò Spartacus.

“Certo! Ora, non quando avevamo mille uomini in più!” Protestò il Gallo altrettanto abbattuto per quelle numerose perdite “Adesso persi per sempre!”.

“Come faremo con l’esercito posto al di là del muro?” Domandò Crisso preoccupato.

“Crasso è in grado di agire nell’ombra! Celando le sue mosse con l’inganno ha infiltrato Cesare fra di noi, ha comprato il favore di Eraclio, ci ha attirato in una trappola dentro la sua tenda! Con lui niente è mai come sembra!” Disse il trace attirando l’attenzione dei due guerrieri.

“La trincea costruita era già sufficiente a bloccare la nostra fuga!” Constatò Azrael avvicinandosi e sussurrando quelle parole.

“Perché ha costruito una fortificazione?” Chiese il Gallo comprendendo finalmente ciò a cui pensavano i compagni.

“Per nascondere quello che non c’è. Pochi uomini nei punti chiave danno l’illusione di essere migliaia! Usare trucchi è tipico del suo modo di agire!” Disse Spartacus con euforia. 

“E se ti sbagliassi?” Chiese Hanna che dalla tenda aveva sentito tutto.

“In quel caso affronteremmo una morte gloriosa!” Rispose Spartacus deciso.

Azrael e la compagna si scambiarono uno sguardo per poi voltarsi verso il trace ed annuire, segno che erano con lui.

 

*

 

Una freccia sibilò nel buio della notte colpendo un romano alla gola e facendolo precipitare nel fossato. Gli altri romani presenti si misero allerta, ma l oscurità non permise loro di capire da dove venisse il pericolo.

Appena le vedette furono tutte morte, i ribelli si arrampicarono sul muro grazie a delle corde. Altre guardie giunsero allertate dal rumore dei corpi che cadevano in suolo privi di vita.

Hanna usava solo l’arco, mentre Sara s’impegnò in qualche corpo a corpo.

Il primo scontro non durò molto e poterono osservare bene il campo nemico.

“La tua intuizione era giusta, non sono che poche centinaia!” Disse Crisso rincuorato, indicando le tende costruite dall’altra parte.

“Scaldiamo la notte col loro sangue!” Spartacus diede il via alle danze con quella frase. Sara rotolò giù dal muro prendendo una grande botta ma rassicurando tutti con un “Non mi sono fatta niente!” Detto con voce sofferente.

Hanna decise di discendere per le scale di legno appoggiate al muro, senza provare nemmeno ad imitare gli altri che saltarono o scivolarono giù per la parete leggermente in pendenza. Non era molto alto, ma era meglio non rischiare!

I romani corsero loro incontro, ma non fu difficile sterminarli. Non erano molti, ed i ribelli che avevano varcato il muro erano quasi tutti gladiatori ben addestrati contro cui dei soldati non avrebbero avuto alcuna speranza di vittoria.

“Attico, Lugo, prendete degli uomini ed aprite una braccia nel muro!” Ordinò Spartacus nel bel mezzo dello scontro.

Il portatore di pioggia mostrò il suo ingegno quando ordinò che i cadaveri di coloro periti a causa del freddo venissero gettati nel fossato. All’inizio nessuno comprese le sue intenzioni, ma quando i corpi, ammassati gli uni sugli altri, arrivarono alla loro altezza, fu tutto chiaro: un ponte creato con ciò che avevano!

Furono veloci ed alle prime luci dell’alba i ribelli avevano già oltrepassato la muraglia diretti verso la salvezza. Se i cavalli li avevano rallentati mentre la superavano, permisero di velocizzare l’avanzata una volta dall’altra parte.

Ma il trace ed i suoi generali rimasero in agguato sulle mura, con l’intenzione di mandare un potente messaggio all’uomo più ricco di Roma.

Appena Crasso giunse presso il muro, frecce e lance uccisero molti soldati, mancandolo per un pelo.

“Ecco il potente Crasso che volta le spalle al nemico e fugge come un coniglio!” Lo derise Crisso mentre l’imperatore si ritrovava costretto ad indietreggiare per recuperare una posizione meno svantaggiosa.

“Ritornerà presto! Portando arieti e balestre!” Disse Agron mentre guardava soddisfatto i romani che correvano come lepri.

“E scoprirà che il suo monumentale inganno è stato dato alle fiamme! Dandoci l’opportunità di aumentare la distanza fra noi!” Rispose il portatore di pioggia non togliendo lo sguardo dalla schiena del nemico, troppo lontana per essere trafitta da una lancia.

“Allontaniamoci il più possibile! Onoreremo i nostri caduti, con vittorie future!” Disse Spartacus rincuorato di essere sfuggito alle fredde montagne che avevano reclamato così tante vite in così poco tempo.

 

*

 

La ritirata, anche se era più preciso chiamarla “fuga precipitosa” procedeva veloce grazie ai cavalli, ma comunque lentamente a causa del loro gran numero e la presenza di numerose donne, vecchi e bambini che rallentavano la marcia.

Hanna, Sara, Leta, Ariadne e Cassia avevano un cavallo ciascuno, ma non tutti li possedevano ed il passo era rallentato dalle pause fin troppo brevi a causa della premura di mantenere una certa distanza dall’esercito romano.

Ma la fretta non sembrava aver risparmiato loro i guai.

L’elfo camminava nervoso, troppo agitato per stare in sella andando a quel ritmo esageratamente lento! Aegnor era come il padrone, impaziente ed agitato, praticamente trottava sul posto, nel tentativo di scaricare un po’ di tensione.

“Crasso ha attaccato due volte in un giorno!” Disse Gannicus sorpreso.

“Ma con un pugno di uomini!” Sottolineò Agron facendo intendere che anche lui non capiva le intenzioni dietro le mosse del nemico.

“Quattro giorni ci separano da Crasso! A muoversi velocemente sono solo delle piccole legioni!” Osservò Attico “Però i soldati, una volta che ci sono addosso sono stremati!” Disse Milo anche lui confuso.

“Vuole accorciare la distanza fra noi! Sa bene che con noi ci sono donne e bambini che ci rallentano e che li difenderemmo in caso di attacco!” Rispose Spartacus allarmato.

“Spartacus, hanno attaccato la retroguardia!” Lo chiamò Proximo ed il trace si avviò di corsa verso i compagni posti in difesa dell’ultimo gruppo.

“No, resta qui! Se dovessero comparire dei romani sei l’unico a cui chiunque obbedirebbe!” Disse ad Azrael allontanandosi di corsa prima che l’elfo potesse rispondere.

Con l’arrivo del buio i ribelli si fermarono in un tratto del bosco e molte tende vennero costruite in mezzo alla vegetazione. Spartacus, Agron e Crisso camminavano in mezzo al campo controllando che fosse tutto a posto.

“Dobbiamo essere pronti a partire senza preavviso! Abbassare la guardia sarebbe un errore!” Disse Spartacus notando con amarezza, il sollievo presente sul viso di molti, in vista di qualche ora di risposo.

“Non mi piace fuggire come una lepre che che teme l’arrivo del cacciatore!” Protestò Crisso che ardeva dal desiderio di combattere, dando importanza solo ai suoi desideri, nella sua impazienza.

“Neppure a me, tuttavia è necessario mantenere il vantaggio su Crasso!” Lo calmò Spartacus sapendo che il compagno comprendeva le sue ragioni.

“Parole sagge! Anche se preferirei mozzare qualche testa!” Agron appoggiò l’idea del Gallo per la prima volta dopo aver lasciato le montagne.

“La mozzeranno a noi se abbandoniamo la cautela!” Rispose Spartacus agitato che l’impazienza potesse far commettere loro degli errori pericolosi.

“Un tempo non avresti mai parlato così!” Lo riprese Crisso.

“Oggi il mio pensiero è rivolto anche ai più deboli tra di noi!” Gli tenne testa il trace.

“I quali si riempono la pancia come coloro che impugnano la spada!” Continuò a farsi sentire Crisso.

“In questo non ha torto! Le scorte scarseggiano, presto l’inedia rallenterà il nostro passo!” Agron ed il Gallo sembravano improvvisamente migliori amici, con il primo che aveva iniziato a dargli ragione ogni volta che l’altro apriva bocca.

“Gannicus, tu e Lugo andate in avanscoperta, alla ricerca di grano e selvaggina!” Ordinò Spartacus sapendo che non ne avrebbero trovata a sufficienza per tutti.

“Non potremo fuggire per sempre, un giorno molto presto, dovremmo rialzare la testa e combattere!” Disse Crisso di malumore.

“Un giorno....” sussurrò Spartacus prima di allontanarsi.

“Sai che è la scelta giusta!” Gli disse Agron che in cuor suo, non avrebbe mai negato il cibo ai più deboli, anche se non in grado di combattere.

“Io so che non esistono certezze, in tempo di guerra!” Rispose Crisso prima di dirigersi verso la tenda.

“Riusciremo a sfuggire alle fauci di Crasso?” Chiese Sara a Thranduil mentre montavano la tenda.

“Farò si che non ti ghermiscano!” Le rispose Proximo.

“Ma farti gli affaracci tuoi no, eh?” Domandò lei infastidita allontanandosi da lui ed andando a mettersi al fianco dell’elfo.

Stare vicino ad Azrael era una garanzia. Nessuno avrebbe osato contraddirle, attaccarle o solo rivolgere loro la parola.....a parte i pochi uomini fedeli!

“Aiuto, mi serve aiuto!” La voce concitata li fece voltare in direzione di una schiava che correva in mezzo al campo.

Hanna non perse tempo e dopo aver dato la bambina ad Attico, corse verso quella persona in cerca di aiuto.

“Che succede?” Chiese agitandosi di fronte al turbamento evidente negli occhi dell’altra. “Una donna sta partorendo!” Rispose la sconosciuta afferrandola e trascinandola verso una tenda. Sara le corse dietro assieme a Leta e Spartacus che avevano ascoltato la breve conversazione.

Una nascita, com’era stata quella Aranel, per i ribelli era un segno di speranza, di buon auspicio. Una nuova vita dava un senso a quel futuro che a causa dei romani, appariva molto incerto.

“È una fortuna venire al mondo assistiti da mani tanto esperte! L’avevi già fatto altre volte?” Chiese Spartacus elogiando la schiava che li aveva chiamati e sembrava essere la più esperta e capace ad aiutare la neo-mamma.

“Molte volte, con le schiave del mio padrone!” Rispose lei sorridendo davanti al neonato.

“Come si chiamava?” Domandò Leta “Può darsi che io l’abbia conosciuto!” Disse tranquilla al ricordo di quella che sembrava una vita passata molto lontana, ma che in realtà non lo era.

“Pompo!” Rispose la sconosciuta velocemente “Un mercante!” Aggiunse.

“E tu come ti chiami?” Chiese Sara “Core!” Rispose lei “Piacere io sono Hanna, mentre lei è Sara.....” “Le amanti dell’angelo della morte!” Realizzò Core immobilizzandosi a causa dello stupore.

“Non mi abituerò mai a tanta fama!” Si lamentò Sara però divertita.

Spartacus si mosse di scatto ed afferrò con forza Core per un braccio facendo sussultare Hanna e Sara.

“Lei dice Pompo! Ma il suo braccio reca il marchio di un’altro padrone!” Svelò trascinandola fuori dalla tenda.

“Eri una schiava di Marco Licinio Crasso?” Chiese spingendola contro un’albero.

“Si!” Rispose la schiava terrorizzata conscia che mentire non sarebbe servito a niente.

“Un’altra spia! Insinuata tra di noi....” comprese Agron sia stufo che arrabbiato.

“Che abbandona le sue trame per aiutare una donna a partorire?!” Chiese Leta esterrefatta raggiungendoli.

“L’ha mandata l’uomo che vuole sterminarci!” L’aggredì Agron che ancora non si fidava completamente.

“No, non mi manda lui! Sono fuggita dal campo sulla Melia!” Tentò di difendersi la schiava.

“Eri motivata tal punto, da preferire una tormenta? Rispondi! Parla ora o taccerai per sempre!” L’avvertì Spartacus risentito.

“La donna è una fuggitiva come noi, che importanza ha chi fosse il suo padrone?” Chiese Hanna avvicinandosi al trace. In quella ragazza rivedeva se stessa. Quella giovane ragazza messa in catene, terrorizzata di fronte ad un nebuloso futuro.

“Ha bisogno di protezione, non di velate minacce!” Le diede man forte Leta sorprendendole.

“Le mie intenzioni sono chiare, contrariamente a chi porta il marchio del mio nemico!” Disse Spartacus che non poteva permettersi di abbassare la guardia, anche se solo davanti ad una giovane donna, all’apparenza vittima innocente.

“Crasso in verità non mi ha mai fatto nulla di male!” Confesso lei facendo aumentare la rabbia del trace “È stato il suo erede ad infliggermi la più dolorosa delle ferite! .....E so che lo avrebbe fatto di nuovo!” Rispose la schiava il cui terrore era chiaramente visibile negli occhi sgranati.

“Anche la mia sposa fu vessata......da coloro che si definivano i suoi padroni.....” ricordò Spartacus lasciandola andare.

“Ne sei responsabile Leta! Occupati di lei! E se dovessi scoprire che non ha detto la verità......allora dovrai pagare il suo tradimento con la vita!” La minacciò sapendo bene che anche la più piccola leggerezza li avrebbe portati alla rovina.

“Ci penso io!” Rispose Leta, contenta nel vedere che anche Hanna e Sara erano disponibili ad offrire asilo alla schiava.

“Io non sono convinto!” Disse Agron osservando il gruppetto allontanarsi.

“Leta dice il vero...non posso rifiutare chi cerca la libertà....” realizzò Spartacus afflitto di fronte a quei dolorosi ricordi.

“Si, la libertà di morire di fame come tutti noi!” Disse Agron dando voce all’atroce realtà.

 

*

 

Hanna si sedette tra le calde pellicce, accanto alla figlia che riposava distrutta dal viaggio, in braccio al padre.

“Se mi avessero chiesto: dove ti vedi tra dieci anni? Non mi sarei mai immaginata di rispondere...diretta verso le montagne per evitare di essere trucidata da un fossile romano!” Scherzò lei.

“Ho sempre pensato che sarei caduto a causa del male proveniente da Dol Guldur, o per mano di Sauron. Devo ammettere che sarebbe molto più interessante dell’essere crocifisso da alcuni insulsi mortali!” Riflettè Thranduil.

Aveva sempre avuto la consapevolezza che la morte avrebbe potuto strapparlo dal fianco di Legolas in qualsiasi momento, ma il passare dei secoli unito allo stare rinchiuso nel suo regno avevano offuscato quella raggelante alternativa.

“Stai messo peggio di quanto pensassi!” Ammise Hanna ridendo.

“Sai.....certo volevamo la libertà, ma tutto questo è iniziato per vendetta!” Iniziò a dire lei “Spartacus, voleva vendicare la sua donna, noi....ci siamo vendicati di Barahir!” Continuò per essere interrotta “Quella era giustizia! Chi uccide la mia gente lo merita!” Disse Thranduil adombrandosi.

“Si, ma....da un’altro punto di vista apparirebbe come una vendetta....” pensò ad alta voce Hanna “Comunque....” Tentò di riprendere il discorso appena vide che l’elfo era sul punto di controbattere “.....volevo dire......abbiamo iniziato guidati dal rancore ma non pensavo che tutto sarebbe cambiato in così poco tempo!” Disse.

“La ribellione si è evoluta! Da schiavi ribelli siamo diventati i protettori, i portatori di speranza! Ci battiamo non solo guidati dalla rabbia, ma per persone innocenti che in noi vedono una possibilità di essere liberi!” Ragionò Hanna commuovendosi da sola.

“Perché i romani ci temono tanto? Non per il numero, non per i saccheggi.........

Noi che eravamo solo una proprietà abbiamo rotto le credenze attuali per le quali le nostre vite non valgono niente! Abbiamo trovato qualcosa più prezioso della vendetta: la libertà!” Dopo essere stata ad un passo della morte, imprigionata in mezzo al gelo, Hanna aveva compreso che quella non era una semplice “guerra civile”, o “ribellione”, come cavolo volevano chiamarla!

“La libertà ti spinge a lottare contro ogni ostacolo, ogni pregiudizio, ogni nemico, pur di tornare a casa! Non consiste nell'avere un buon padrone che ti permette di scegliere, ma nel non averne affatto!

È la condizione per cui una persona può decidere di pensare, esprimersi ed agire senza costrizioni!” Era come se l’illuminazione fosse arrivata in quel momento.

“È quello che facciamo anche noi!” S’intromise Thranduil “L’oscuro signore vuole conquistare Arda e dominare la mente e la volontà di tutti i suoi popoli!” Spiegò.

“Quindi la vita di ogni essere vivente si riassume in una lotta per la libertà e per ciò che è giusto!?” Si chiese Hanna ancora più confusa. C’erano molte più rassomiglianze di quante credesse!

“Il tuo secondo punto varia per ogni individuo! Io ho sempre combattuto per proteggere il mio popolo, le persone a cui tengo, la mia famiglia!” Disse Thranduil accarezzando dolcemente la testa della figlia. 

Hanna appoggiò la schiena contro il suo petto “Sai...mi sono appena resa conto che non ti ho mai ringraziato!” Confessò imbarazzata.

“Per cosa?” Chiese Azrael sorpreso.

“Per questa vita fantastica! Certo, soldati armati da combattere ogni giorno che cercano di uccidermi non sono il massimo, ma posso dire di poter sopportare qualche imperfezione!” Disse sorridendo, godendo a pieno del caldo abbraccio dell’altro.

“Nessuno può scegliere quale vita condurre. Non devi ringraziarmi!” Rispose lui.

“Sbagliato!” Insistette lei “È vero che non avevo programmato d’incontrarti....ma....

mi hai sempre protetto! Grazie a te ho avuto dei privilegi che mai mi sarei potuta sognare!” Disse come se lui non lo sapesse.

“Ti saresti fatta strada anche da sola!” Dicendo questo sembrava che Thranduil non volesse fare complimenti, ma dire una semplice verità.

“Forse si. Ma non avrei avuto un tesoro come questo!” Fece notare Hanna prima di dare un tenero bacio a sua figlia.

“Possiamo concludere che è merito di entrambi!” Decise l’elfo prima che si baciassero.

“Azrale! Gannicus e Lugo sono tornati. Spartacus vuole parlarci!” La voce di Agron proveniente da fuori la tenda, rovinò quel momento, ma Azrael non se la prese più di tanto e si avviò.

“Hanno avvistato un’ampia valle, ci saranno venti fattorie e anche di più!” Illustrò Spartacus che aveva già in mente un piano di attacco per rifornirsi di scorte.

“Molte mandrie di capre e greggi al pascolo!” Specificò Gannicus.

“Che aspettiamo? Attacchiamole!” Disse Crisso impaziente.

Spartacus sospirò, cambiando completamente discorso “Alle prime luci dell’alba......marceremo verso Nord! Andremo in direzione delle alpi!”.

“Hai intenzione di accamparti sulle montagne?” Chiese Crisso non capendo le intenzioni del compagno.

“No, voglio valicarle!” Rispose il trace “Una volta di là, ognuno andrà per la sua strada!” Svelò guardando il Gallo come se stesse aspettando il suo dissenso.

“Ha perso completamente la ragione!?” Che non tardò ad arrivare.

“Secondo noi Crasso si aspetta una formazione compatta!” Disse Gannicus.

“Migliaia di schiavi che si disperdono oltre i confini della Repubblica, neanche Crasso ha le risorse per rintracciarli, se disseminati in terra straniera!” Spartacus concluse la spiegazione.

“Tutto ciò che abbiamo fatto....e che abbiamo perduto.....tutto vanificato se adesso ci diamo alla fuga!” Crisso non avrebbe ceduto stavolta.

“Se restiamo Crasso attaccherà di nuovo....” Tentòdi farlo ragionare Spartacus “Ci difenderemo! Lo abbiamo già battuto!” Per venire interrotto da Agron.

“Potremmo batterlo di nuovo ma quale sarà il costo? Quanti di noi ancora dovranno cadere? Quante donne che non sanno usare le armi? Quante creature innocenti? Io voglio che sia i liberi! Lontani dall’ombra crudele della Repubblica!” Dichiarò Spartacus sorpreso che il germano fosse dalla parte del Gallo.

“Tu c’entri qualcosa?” Chiese Crisso guardando malissimo Azrael “Se hai pensieri reconditi esprimili!” Disse Gannicus facendo un passo in avanti minaccioso.

“Abbiamo mordicchiato le zampe della bestia....ma azzannarla al collo!” Cercò di distrarli Spartacus sapendo per certo, che attaccare Roma era solo il sogno di uno schiavo accecato dalla vendetta!

“E allora trafiggiamola al cuore, dissolviamo per sempre la sua ombra. L’esercito di Crasso preme da sud. Se pieghiamo ad occidente, giungeremo alle porte di Roma molto prima che le sue legioni siano in grado di difenderla!” S’impose Crisso.

“Voglio vedere Roma tremare! Come quando l’uomo che eri un tempo, decretò la fine della casa di Batiato!” Il Gallo sembrava aver deciso!

“Lasciateci!” Ordinò Spartacus e gli altri tre obbedirono senza fiatare, uscendo dalla tenda. Gannicus ed Azrael, prima di uscire, non riuscirono a trattenersi dal lanciare uno sguardo risentito verso il Gallo.

“Sai perfettamente che siamo in grado di farlo! Quanti romani abbiamo strappato a questo mondo? La Repubblica trema al nome di Spartacus e dell’esercito dei suoi schiavi ribelli!” Disse Crisso una volta da solo con il fratello nella speranza di poterlo fare ragionare.

“Rischiamo troppo!” Spartacus comprese che stavolta sarebbe stato impossibile fargli cambiare idea!

“Il portatore della pioggia......colui che ha sconfitto l’ombra della morte ha paura...”

“Non per me stesso! No! La mia angoscia è aumentata assieme al nostro numero!” Il trace interruppe il Gallo riuscendo a zittirlo.

“Io sono stanco di fuggire!” Per poco.

“E dunque, fermati! C’è Naevia al tuo fianco!” Anche Spartacus era ostinato.

“La mia donna non vuole abbandonare la causa ed io con lei! Combatteremo finché Roma non sarà ai nostri piedi!” Decise Crisso puntando un dito sul tavolo come a voler specificare il punto della questione.

“Vuoi condurre tutti verso una morte certa!?” Chiese Spartacus abbattuto.

“No, verso la libertà! La vera libertà! Credi davvero che Crasso si fermerà davanti alle montagne? Che la Repubblica lascerà che sfuggiamo ai loro artigli? Abbiamo svelato le loro debolezze, abbiamo dato prova che una mano tremante può divenire un pugno! Abbiamo osato sfidare l’idea, che uno schiavo debba stare al suo posto ed accettare il bastone e la catena perché così è sempre stato! Abbiamo edificato la Repubblica con le nostre mani, il nostro sangue e le nostre vite! E allo stesso modo, possiamo farla crollare! Fosti proprio tu ad aprire i miei occhi, Spartacus! E non accetto che ora tu mi chieda di chiuderli!” Disse Crisso non arrabbiato, ma deluso.

“Un tempo era tutto più facile, quando era l’odio a legarci!” Spartacus si rese conto che non poteva negare la libertà di scelta ai suoi fratelli, anche con il rischio di perderli per sempre!

“Quei giorni sono lontani ormai. Con o senza di te, io marcerò alla volta di Roma! Con tutti coloro che nutrono ugual desiderio di vendetta!” Disse Crisso anche lui affranto di vedere le loro strade dividersi.

“Ci siamo battuti, per poter forgiare il nostro destino! Non ti posso impedire di scegliere la tua strada!” Decretò Spartacus sorridendogli.

“Alle prime luci dell’alba, le nostre strade si separeranno!” Annunciò Crisso porgendo la mano al fratello segno che niente avrebbe mai potuto realmente dividerli!

“Crisso......” disse Spartacus fermandolo dall’uscire dalla tenda “Ti chiedo un’ultimo sforzo prima di andartene!” Disse consapevole che quello sarebbe stato l’ultimo scontro con lui al fianco!

 

*

 

La quiete che sopraggiunge dopo la tempesta dovrebbe rassicurare e far rilassare, ma Hanna poteva dire per certo che questo non era il caso.

Crasso li aveva braccati per mesi durante la loro fuga verso le montagne ed improvvisamente era sparito.

Forse Crisso e i suoi l’avevano attirato verso di loro mentre lasciavano un’evidente scia di sangue sul loro cammino, oppure stava ideando una trappola nel quali farli cadere ora che si trovavano in inferiorità numerica.

Era stato Thranduil a metterle tutte quelle paranoie in testa. Lui ed i suoi presentimenti! Gliel’avrebbe fatta pagare presto!

Nel frattempo sfogarsi trucidando una staffetta in avanscoperta poteva rivelarsi estremamente benefico!

“Questa è gente che viene dal nord! Quali sono le intenzioni di Crasso?” Chiese Gannicus sorpreso di notare che gli uomini del nemico si spostassero più in fretta di quanto pensasse.

“I suoi soldati hanno l’emblema del toro!.....Non sono i suoi uomini!” Realizzò Spartacus rimirando l’armatura di quello che ormai era un cadavere.

Fortuna per loro, una donna un tempo figura di rilievo nella società romana, era più he felice di dare il suo contributo.

“L’aquila e i delfini. Mi è già capitato di vedere quest’emblema! Credo che appartenga a Gneo Pomeo Magno!” Disse Leta intimorita.

“Pompeo?” Chiese Spartacus anche se non sembrava molto interessato ad ascoltare la risposta.

“Combatte sia per mare che per terra. Il mio sposo ne parlava con ammirazione. Tutti a Roma lo ritengono il più grande guerriero....” “Si anch’io ne ho sentito parlare delle sue gesta. E del fatto che lo chiamino il giovane macellaio!” Spartacus interruppe la donna esprimendo a pieno la propria preoccupazione.

“E noi macelleremo uccelli e pesci!” Si fece sentire Milo desideroso di saperne di più.

“Credevo che fosse bloccato in Iberia contro il rinnegato Sertorius. È per questo motivo che Crasso ha armato un esercito!” Disse Gannicus allerta.

“Se quella era una staffetta dell’esercito di Pompeo non facciamoci illusioni, presto le sue legioni incroceranno il nostro cammino!” Constatò Spartacus capendo che i guai stavano solo cominciando a palesarsi all’orizzonte, fra una fitta nebbia che li rendeva sconosciuti ed imprevedibili.

 

*

 

Una mattina apparentemente come tutte le altre, l’agitazione era palpabile nell’aria e palese di fronte agli schiavi che correvano da una parte all’altra del vasto campo, per portare notizie o per prendere posizione nei punti di vedetta.

“Si avvicina un uomo a cavallo!” Quella notizia giunta da Attico aveva scatenato il panico. Poteva essere un avvisaglia dell’esercito nemico, oppure un’altra spia inviata da Crasso.

“Potrebbe essere un diversivo, state pronti per una possibile manovra di accerchiamento!” Disse Spartacus dirigendosi ai margini del campo per guidare un piccolo gruppo di guerrieri in caso di uno scontro.

“Sembra il mantello dei legionari di Crasso!” Osservò Gannicus quando il cavallo fu abbastanza vicino da poter distinguere alcuni tratti del cavaliere.

“Quello non è un romano!” Disse Azrael che con un’occhiata veloce riconobbe l’esile corpo con in grembo qualcosa di simile ad un’anfora, ma celato alla vista da una coperta.

Naevia era tornata!

Ferita, sola e con un orribile dono, pallida ombra di un amore spezzato!

“È morto.....come aveva sempre sognato? Nella gloria della battaglia?” Chiese Gannicus quando Spartacus riuscì a togliere la testa mozzata di Crisso dalle mani di Naevia.

“In battaglia si, ma senza gloria.....” sussurrò lei ferita sia nel corpo che nell’anima.

“Dopo la nostra partenza avevamo mietuto vittorie su vittorie, nelle terre che attraversavamo scorrevano fiumi di sangue....nessuno riusciva a resisterci! Eravamo convinti di avere Roma in pugno! Ma non avevamo fatto i conti con Crasso e le sue legioni!” Ricordò Naevia iniziando a piangere.

“È stato lui in persona che ha tolto la vita a Crisso?” Chiese Spartacus distrutto per una tale perdita. Lui e Crisso erano sempre stati in conflitto, ma erano uniti come veri fratelli!

“Lui aveva messo a terra il traditore Cesare, quando un ragazzo, poco più che un bambino......l’ha trapassato com la lancia!” Raccontò Naevia soffrendo al ricordo.

“Che destino infame!” Ringhiò Gannicus ripensando alla prima volta che aveva visto il Gallo. Una recluta scadente che ardeva dal desiderio di diventare campione!

“Che ne è di Agron? Ha condiviso la sorte di Crisso, o è ancora di questo mondo?” Nasir lo chiese timoroso di essere maleducato nell’ignorare l’indomito Gallo, per l’uomo a cui aveva donato il cuore e che forse, non avrebbe più stretto fra le braccia!

“Crasso mi ha risparmiato per scherniti con la visione della tua fine!” Disse Naevia rivolta a Spartacus prima di stendersi sulla branda dandogli le spalle e sfogandosi con un pianto silenzioso.

“Crasso vuole spingerti a reagire d’impulso....” lo fece ragionare Azrael una volta fuori dalla tenda.

“Se si trattasse solo della mia vita, forse risponderei alla provocazione! Ma cerco di restare lucido....dobbiamo prepararci in vista di un nuovo pericolo!” Spartacus tentò di calmarsi rivolgendo la sua attenzione su altri problemi.

“Pompeo!” Concordò Azrael.

“Li ha spediti a sud verso Crasso, ma non vedendoli tornare, ne manderà altri!” Ragionò Spartacus. Forse poteva trarre vantaggio da una situazione che ad occhi inesperti, poteva risultare sfavorevole su tutti i fronti.

“Noi non possiamo rischiare di ritrovarci schiacciati tra due eserciti!” Disse Gannicus ansioso di scoprire i piani del compagno.

 

*

 

Tiberio era il primogenito di Marco Licinio Crasso. La spavalderia data dalla gioventù l’aveva spinto ad offrirsi di incontrare il potente Pompeo in vista di un’alleanza per catturare i ribelli.

Era certo di riuscire nel compito affidatogli dal padre e sarebbe tornato a Roma con allori meritati che gli avrebbero spianato un glorioso futuro in senato.

I cavalli si avvicinarono al campo al trotto, con uomini che li seguivano di corsa.

La vittoria era ormai vicina. Stavano sfiancando i ribelli in una corsa contro il tempo da qualche mese, e gli dei li avrebbero sostenuti per la gloria di Roma.

Tiberio, gonfio d’orgoglio, scese da cavallo dirigendosi verso la tenda di colui che sarebbe potuto diventare un valido alleato, se fosse stato in grado di giocare bene le sue carte.

Si avviò all’interno della tenda del macellaio per palesare le sue intenzioni, come un fanciullo smarrito, per spingere l’altro ad abbassare la guardia “Illustre Pompeo, mio padre si rammarica di non aver potuto...” “Il rammarico è mio!” Disse Spartacus voltandosi lentamente, soddisfatto nel vedere lo sguardo sicuro, venire sostituito da uno smarrito, con un pizzico di paura “Avevo sperato di ossequiare l’imperatore in persona. Ma il destino mi pone di fronte una pallida ombra del nome di Crasso!” Lo derise. 

Tiberio perse ogni premura e si voltò, correndo a più non posso per la sua vita.

Uscì dalla tenda vedendo i suoi uomini circondati dai ribelli. Saltò su di un cavallo spronandolo al galoppo, ma neanche fatti tre passi, una forza sconosciuta lo fece cadere all’indietro fino sul terreno.

Azrael aveva afferrato il mantello del giovane osservando con gioia la sua caduta.

Una volta in terra, gli puntò la spada alla gola, non dandogli la possibilità neanche di provare ad afferrare la spada. 

L’arma venne subito presa da Spartacus!

“È la spada....grazie alla quale hai privato Crisso della vita?” Chiese furioso.

“Disarmateli, legateli e che si preparino a marciare!” Ordinò reprimendo la rabbia.

“Vuoi mantenerli in vita?” Chiese Gannicus deluso di spedire il nemico nell’oltretomba.

“Voglio che rendano onore alle spoglie di un eroe, prima di raggiungerlo nell’aldila!” Gli rispose Spartacus prima di tramortire il figlio di Crasso con un colpo del manico della spada.

Tiberio riprese conoscenza una volta giunti al campo dei ribelli.

Gli schiavi erano agitati ed arrabbiati, scossi dalla recente perdita di molti, mariti, figli, amanti, cugini, periti al fianco dell’indomito Gallo.

“Non voglio che siano vittime di una rabbia incontrollata! Il loro sangue deve servire a più alti scopi!” Li calmò Spartacus lasciandoli con un’avida curiosità.

“Combattimenti?” Chiese Naevia una volta che il trace le rivelò le sue intenzioni, nella tenda.

“Per onorare i caduti e confortare chi ancora veglia il loro ricordo!” Rispose Spartacus sapendo e volendo assecondare i desideri di vendetta dei suoi uomini. Porse all’amica un arma.

“Ho già visto questa spada, nelle mani di Crisso! Quella con cui quel ragazzo lo ha privato della vita!” Disse Naevia rimirando la lama con terrore.

“Si chiama Tiberio, è nostro prigioniero assieme ad un manipolo dei suoi!” Svelò il trace. “Devo ucciderlo!” Sussurrò Naevia senza risentimento, ma come se fosse una certezza che aveva appena compreso.

“C’è un’anfiteatro qui dietro! Faremo finta che sia un arena.....e tributeremo gli onori all’indomito Gallo! Così lo ricordo e sempre lo ricorderò!” Disse Spartacus ancora addolorato da quella perdita.

“C’è stato un momento, non molto lontano, in cui ti ha vessato ed io per prima lo istigavo!” Si accusò Naevia.

“Il passato è raramente come lo volevamo, il futuro è un salto nel buio. Abbraccia il presente e cancella ogni zavorra dai tuoi pensieri!” La incoraggiò Spartacus.

“Traspare molta saggezza dalle tue parole!” Disse Azrael entrando nella tenda.

Hanna, Sara ed Naevia uscirono assieme pronte a confortarsi a vicenda.

“Ti ringrazio!” Disse Spartacus grato “Vorrei chiederti di combattere. Daresti molta.....” il trace venne interrotto dalla mano dell’elfo che lo bloccò subito.

“Temo di non poterlo fare!” Rispose “Per quanto sia concorde con la tua decisione, non permetterei mai a mia figlia di assistere ad uno spettacolo del genere!” Spiegò “Resterà nella tenda ed il mio posto è al suo fianco! Non è mia intenzione sminuire Crisso attraverso le mie azioni. Era una testa calda, ma pur sempre un’alleato con cui abbiamo iniziato questa ribellione!” Finì di dire.

Spartacus sorrise all’idea di quel tesoro che tanto aveva sperato di avere e che poi i romani gli avevano distrutto uccidendo la sua amata “Comprendo le tue ragioni! Lascerò anche alcuni dei miei uomini a guardia!” Si offrì venendo ben accolto dall’elfo.

 

*

 

Le grida gioiose degli schiavi erano tanto numerose ed acute da coprire tutti gli altri suoni. Questo non valeva per un certo elfo che percepì chiaramente il pericolo avvicinarsi.

I loro cavalli erano legati e lasciati a riposare in diverse tende, perciò il rumore di zoccoli in avvicinamento apparteneva a qualcuno al di fuori dell’accampamento.

Azrael chiamò i suoi uomini, andando incontro all’uomo a cavallo che si avvicinava con troppo timore. L’elfo sobbalzò interiormente sfoderando la spada appena riconobbe l’armatura rossa dei romani.

Inizialmente, non possedendo la sua formidabile vista, Attico e gli altri non reagirono, limitandosi ad osservarlo con sorpresa. Ma quando lo sconosciuto fu vicino abbastanza anche loro agirono allo stesso modo.

“Vengo in....” Cesare non riuscì a dire altro prima che una padella lo colpisse in testa facendogli perdere l’equilibrio per cadere in terra come un sacco di patate.

“Che grande soddisfazione!” Disse Hanna stiracchiandosi e facendo ridere molti degli schiavi presenti. 

“Di che parlate?” Chiese Spartacus andando incontro a Gannicus ed Attico in cima ai gradini dell’arena, sorpreso di vedere quest’ultimo in quel luogo invece che accanto al padre.

“Di uno che voglio morto da tempo!” Disse Gannicus seguendo l’altro con un’ira a stento trattenuta. Il celta atterrò il romano con un pugno appena se lo ritrovò davanti.

“Offro uno scambio equo! Cinquecento dei vostri uomini, da noi catturati nella battaglia contro Crisso, in cambio della vita di Tiberio!” Si sbrigò a dire Cesare temendo per la propria vita.

Attico, Milo e Gannicus lo presero a calci a più riprese. Si sarebbero uniti anche Proximo e Tigris ma vennero bloccati prima di poter soddisfare la loro sete di vendetta.

“Fermi, sentiamo cos’ha da dire!” Li riprese Spartacus.

“È vivo allora....il ragazzo!” Disse Cesare sorridendo sollevato.

“Può darsi....ma ancora per poco!” Rispose Spartacus anch’egli furioso.

“Spero che tu non ti faccia incantare da questo serpente!” Ringhiò Gannicus che come Azrael, non credeva ad una sola parola.

“Mi sembra evidente che non parlo a nome mio. Non crederete che sia così stupido da venire qui, nella tana del lupo di mia iniziativa!” Questo era vero!

“Crasso sarebbe disposto a fare questo scambio?” Chiese Spartacus comprendendo che la vita di molti dei suoi dipendeva da questo.

“Vi offrirebbe perfino il trono di Giove, pur di riavere indietro quello scherzo di natura, quello sciagurato figlio degenere!” Rispose Cesare mostrando antipatia nei confronti di Tiberio.

“Oppure tu stai mentendo e questa è un’altra delle sue maledette trappole!” Ragionò Milo rimirando la sua spada come se volesse assicurarsi che fosse affilata a sufficienza.

“Nessuna trappola! Quell’uomo stravede per suo figlio, su questo non è in grado di ragionare!” Disse Cesare prima di tremare quando la lama della spada di Azrael venne puntata sulla sua gola.

“Cinquecento?” Chiese Spartacus ancora incerto.

“Se mi toglierai la vita, cosa che di certo desideri, decreterai anche la loro fine!” Lo avvertì Cesare guardandolo, consapevole che ragionare con l’elfo sarebbe stato infruttuoso.

Alla fine, Naevia aveva acconsentito a rinunciare alla sua vendetta, nella speranza di liberare realmente i sopravvissuti che l’avevano seguita con tanta lealtà sul campo di battaglia.

“Ti consegnamo l’ostaggio, come d’accordo!” Disse Spartacus spingendo Tiberio, ferito e per un pelo non ucciso durante lo scontro contro Naevia che sarebbe dovuto essere l’ultimo prima della morte.

“A malapena lo riconosco! È ben diverso dall’uomo che ricordo!” Lo derise Cesare

“Rallegra il cuore, vedere che sei ancora di questo mondo!” Lo accolse con finta allegria.

“Non mi incantano queste parole, ipocrita! Tu avevi capito perfettamente che erano uomini di Spartacus!” Lo accusò Tiberio che già meditava vendetta.

“Affermazione incauta!” Lo avvertì Cesare sapendo di trovarsi in una posizione vantaggiosa.

“Sono sicuro che mio padre la riterrà di un certo interesse!” Disse il ragazzo caparbio.

Grandioso, i romani si facevano guerra anche tra di loro. Ma non dove a sorprendersi, la loro cupidigia era tale da rendere un risvolto del genere prevedibile.

“Il viaggio per ricondurti fra le sue braccia presenta molti pericoli, soprattuto per uno che non ha ancora imparato chi è il migliore fra di noi!” Lo minacciò Cesare consapevole di potersi esprimere liberamente in mancanza dell’imperatore.

Azrael sgranò gli occhi e chiamò a gran voce Spartacus appena vide una schiava scattare verso il figlio di Crasso con un pugnale in mano.

Ma nemmeno il suo avviso servì ad evitare il disastro. La pugnalata colpì a fondo ed il ragazzo si accasciò in terra ansimando qualche secondo a causa del dolore, prima di spirare.

“Maledetta cagna! Tu non sai quello che hai fatto!” Urlò Cesare pieno di rabbia mentre Gannicus coglieva al volo la scusa per tirarli un’altro pugno.

“Ho finalmente pareggiato i conti!” Rispose Core soddisfatta.

“Cinquecento miei fratelli pagheranno per questo! Il ragazzo non vale più niente adesso!” Sibilò Spartacus rendendosi conto che la ragazza aveva detto la verità.

“E ancora meno la vita di Cesare!” Disse Atticus sfoderando un pugnale e ponendo la lama sulla gola del romano assaporando già il momento......

“Aspetta!” Lo fermò Core “Crasso terrà fede al patto. Se gli darai un’altra cosa a cui il suo cuore tiene!” Disse rivolta al trace, risoluta e decisa.

 

*

 

“Ti sembra questo il momento di raccogliere le more?” Chiese Hanna allibita vedendo Sara intenta nel racimolare qualsiasi cosa fosse commestibile.

“È poco, ma già qualcosa!” Rispose lei.

“Ce ne vorrebbero troppe per riempire lo stomaco....perdi solo tempo!” La riprese Cassia.

“Per una volta ti do ragione!” Disse Hanna sorpresa e divertita.

“Non potranno servire a noi, ma per Aranel!” S’intromise Ariadne mettendosi anche lei a raccogliere i frutti.

Si trovavano fra la fitta vegetazione e la fila di gente in marcia era ancora lunga, senza contare che nella retroguardia c’erano molti validi guerrieri tra cui Proximo e Hagen.

“Una volta fuori dalla Repubblica vi cucinerò una crostata con la marmellata di more!” Promise Sara.

“L’ho potuta assaggiare. È una delizia per il palato!” Disse Cassia chinandosi a raccogliere le more anche lei.

“Non ti addentrare troppo!” La chiamò Hanna.

“Ti ringrazio per la premura ma so badare a me stessa! Qui ce ne sono molte e belle grandi.....ti ricordo che lo sto facendo per tua figlia!” Disse Cassia dando inizio all’ennesima litigata.

“E nessuno te l’ha chiesto!” Rispose Hanna.

Un urlo svelò la posizione di un romano nascosto nella vegetazione che caricò scatenando il panico generale.

Cassia gli dava le spalle e non fece in tempo a voltarsi ne a sfoderare l’arma, prima che la spada colpisse. Una grave ferita sul fianco venne aperta e lei cadde in terra senza emettere un rumore.

Sara afferrò Ariadne, che presa dalla disperazione si era lanciata in soccorso dell’amica non prestando attenzione ai soldati. Entrambe caddero assieme in un cespuglio evitando un’altro romano. Sara riuscì ad ucciderlo prima di spingere bruscamente Ariadne “Così non l’aiuti! Combatti! Devi combattere se vuoi salvarla!” Le disse riuscendo a riscuoterla dall’incubo nel quale era caduta.

Anche Hanna si era ritrovata in mezzo. Non era riuscita a scappare ed ora stava combattendo nel tentativo di proteggere sua figlia dai colpi.

Non sarebbe mai fuggita abbandonando le sue amiche, in circostanze normali, ma ora che la priorità era diventata proteggere Aranel agiva più d’istinto, senza seguire il cuore!

I romani erano troppi!

Uno riuscì a ferirla ad una gamba e lei cadde in terra tentando di proteggere la figlia con il suo corpo.

La sorpresa fu grande quando si ritrovò impegnata in un corpo a corpo con un’altro soldato che tentava di sottrarle Aranel.

Liberò una mano e colpì più volte il bastardo al collo con un coltello riuscendo a liberare la figlia dalla stretta mortale. Aranel piangeva, essere maneggiata in modo così rude l’aveva spaventata!

Ma non era finita!

Questa volta furono in due che si avventarono sulla madre e la figlia!

Mentre il primo prese la bambina, il secondo era in procinto di uccidere la madre! Hanna aveva perso la presa sul coltello...non aveva niente con cui difendersi!

Thranduil si trovava in avanscoperta con Milo ed Attico, per valutare quali strade fossero sicure! L’avrebbe deluso! Ma peggio ancora avrebbe deluso sua figlia, permettendo al nemico di catturarla e metterla in catene!

Proximo trafisse colui che la minacciava e si avventò sull’altro che da codardo com’era usò la bambina come scudo. Il gladiatore si bloccò cercando di capire come uscire da quella situazione, ma questa esitazione si rivelò fatale.

Altri romani piombarono su di loro e riuscirono a dividerli, molti perirono sotto i colpi del nemico.

Proximo combatteva nel tentativo di raggiungere Aranel che si allontanava sempre più, Hanna cercava di uccidere più romani possibili per aiutare l’amico, ma la ferita alla gamba la rallentava e non le permetteva di cambiare la posizione difensiva assunta.

Nonostante questo il gladiatore era ben addestrato ed in poco tempo riuscì a sovrastare quello stolto romano con in braccio la figlia dell’angelo della morte.

Ma quando era pronto ad assestare un colpo mortale, una lancia gli attraversò l’addome facendolo immobilizzare per la sorpresa.

I romani scomparvero nella fitta vegetazione accompagnati dall’eco delle urla e del pianto di Aranel che invocava a gran voce la mamma “Nana! Nana! Manke naa lle?”(Mamma! Mamma! Dove sei?).

“Tua amin!”(Aiuto!) Aranel scalciava, mordeva e tentava di colpire gli uomini cattivi che avevano fatto male alla sua mamma, ma inutilmente!

Il suono di un corno precedette l’arrivo di Azrael assieme agli altri suoi uomini, ma era ormai tardi.

Tigris corse da Proximo prendendolo al volo mentre cadeva in terra.

“M-mi dispiace!” Esalò Proximo con le ultime forze “Ho fallito!” Disse prima di cadere nell’oblio della morte.

“Noooo!” L’urlo straziato di Milo che correva al fianco della sua amata ferita, si propagò per l’intero bosco attirando l’attenzione generale mentre Hanna urlava “Aranel! Hanno preso Aranel!” A chiunque incontrasse.

Thranduil partì al galoppo e Gannicus, dopo aver preso in prestito il cavallo di Milo, lo seguì con Attico, rassicurato nel vedere che la moglie ne fosse uscita illesa anche se era distrutta e preoccupata per la sorte dell’amica, gravemente ferita.

Appena fuori dalla vegetazione videro i romani a cavallo troppo lontani perché potessero essere raggiunti prima che si unissero al resto dell’esercito.

Thranduil percepì una tenaglia afferrargli il cuore appena sentì il pianto di Aranel che urlava disperata “Ada tua amin!” (Papà aiutami!)“Ada manke naa lle?”(Papà dove sei?) “Ada avo awartha nîn!” (Papà non abbandonarmi!).

Gannicus e Attico bloccarono Azrael appena in tempo. Gli saltarono addosso facendolo cadere da cavallo ed un urlo primordiale provenne dall’elfo assordandoli per qualche secondo.

Aegnor si era impennato, percependo l’ira del suo cavaliere, reagendo saltando e scalciando imbizzarrito.

“Calmati!” Gli urlò Gannicus che faceva sempre più fatica a tenerlo in terra “È quello che vogliono!” Gli diede man forte Attico “Se abbocchi alla loro trappola li lascerai vincere ed Aranel sarà perduta per sempre!” Insistette Gannicus.

Thranduil parve calmarsi ed i due lasciarono la presa, restando comunque allerta.

“Se provano a farle qualcosa io.....” l’elfo s’irrigidì di colpo ed i due uomini indietreggiarono spaventati, non avendolo mai visto così furioso.

 

I conflitti con Crisso si risolvono appena si presenta l’occasione di dare battaglia.

I ribelli fuggono nel tentativo di trovare una posizione dove recuperare lo svantaggio acquisito dopo la strage avvenuta tra le montagne.

Crisso, e molti dei suoi, si separano a causa della sete di sangue ed inebriati dalla presunzione di poter conquistare Roma!

Crisso troverà la morte per mano del figlio di Crasso.

Tiberio viene catturato ed usato come merce di scambio al posto di vittima sacrificale!

Core decide di tornare nel luogo che le ha inferto molto dolore con la speranza riposta nella potenza dell’amore!

Va bene lo confesso: questo colpo di scena è stata un’idea lampo!

Aranel è caduta nelle grinfie di Crasso, cosa succederà adesso?

Commenti e suggerimenti sono i benvenuti!

A presto,

X-98

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: X_98