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Autore: CedroContento    28/08/2020    5 recensioni
Come ogni storia di Re e Principesse che si rispetti anche questa comincia, come molte altre, con "C'era una volta..."
Quindi, c'era una volta una terra lontana lontana chiamata Avior.
A sud di questo paese altri Cinque Regni più piccoli vivevano in pace sotto la protezione del Re di Avior, Re Karl.
Il giorno in cui il sovrano di Avior dovette decidersi a prender moglie scelse di ospitare a palazzo le principesse in età da marito provenienti dai Cinque Regni, in modo da poter scegliere tra queste la sua sposa.
Astoria, principessa di Tabita, viene così strappata alla sua tranquilla esistenza e catapultata tra gli intrighi di corte, sarà lei a conquistare l'enigmatico Re?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Storico
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Capitolo 2

La carrozza

Astoria era infine riuscita a riprendersi dallo stupore e rimettersi in marcia. Generalmente si occupava lei stessa di Oscar, ma quel giorno lo affidò allo stalliere, ansiosa di sapere cosa la attendesse in casa, tra l'altro se sua madre avesse saputo che si era attardata con il cavallo al posto di andare lì subito l'avrebbe tormentata per ore.
Entrando fu accolta dal maggiordomo “Vostra madre ha chiesto di mandarvi subito da lei non appena foste arrivata lady Astoria” le annunciò.
“Lo immaginavo” sospirò lei alzando gli occhi al cielo, sorridendo poi all’uomo con aria complice.
Da quando era arrivata quella maledetta lettera sua madre era diventata una pazza euforica. Aveva cominciato col valutare attentamente tutto il guardaroba della figlia, disfandosi dei vestiti vecchi e commissionandone di nuovi, insoddisfatta e ansiosa perché temeva di non avere tempo a sufficienza. Apriva e richiudeva l'armadio come se il contenuto magicamente di volta in volta potesse cambiare. “Se solo ci avessero avvisati prima, non è neanche lontanamente un guardaroba abbastanza elegante! Dovremo farci andare bene quel che c'è” diceva poi più a sé stessa che alla figlia. “Astoria cara stai su dritta!” aggiungeva poi ogni tanto a sorpresa. Dal guardaroba era passata agli articoli da toeletta, allo stato dei bauli da viaggio, che erano nuovi e solo un po’ impolverati visto che Astoria non era mai stata da nessuna parte. Poi, con grande frustrazione di Astoria, era passata alla figlia stessa.
Si raccomandava ogni minuto di camminare con grazia, mangiare come un uccellino, non girare mai per casa con un ricciolo fuori posto, sforzo non da poco considerando quanto fosse ribelle la chioma della figlia, sedersi in maniera composta e così via. “Non essere impertinente Astoria!” la apostrofava poi quando Astoria le rispondeva con una battuta o con tono ironico, facendo ridere i fratelli, quando questi erano presenti. Insomma non mancava mai occasione per consigliarle come si comporta una vera principessa.
La madre di Astoria era duchessa di Piautos, reame che si trovava al confine nord del regno, prima di diventare regina spostando il re di Tabita. Era sempre stata insofferente alla vita in una terra di contadini, che considerava estremamente noiosa rispetto alla vita frizzante che conduceva da ragazza nel suo regno natio. Adorava Astoria, dopotutto era la sua unica figlia femmina, considerava l'invito a corte come la sua grande occasione di fuggire e vivere un po’ di “vita vera nel mondo vero” come diceva lei.
Astoria si incamminò verso l'ampia scalinata diretta in camera sua, quando si ricordò della lettera che aveva ancora con sé. Si fermò e, senza voltarsi, camminò a ritroso fino al maggiordomo per porgendogli poi la lettera che non avrebbe avuto tempo di rimettere al suo posto senza essere vista in mezzo al trambusto causato dall'arrivo della carrozza da Avior. Il maggiordomo in risposta le sorrise divertito.
“Grazie principessa” disse con aria eccessivamente solenne, senza fare domande. Astoria seppe che aveva capito e che la lettera sarebbe tornata al suo posto con discrezione.
Con un cenno di ringraziamento della testa tornò sui suoi passi. Trovò la Regina di Tabita in camera sua come previsto, era intenta in mezzo a un grande trambusto a preparare i bagagli di Astoria aiutata da due povere cameriere a cui continuava a dare indicazioni, indicazioni talvolta contrastanti a giudicare dall’aria smarrita delle povere mal capitate.
“Eccoti finalmente! È arrivata una carrozza dalla corte di Avior Astoria hai visto com'è bella?! Forza forza datti una pulita e cambiati, puzzi di stalla dove sei andata ad infilarti? Tuo padre ti aspetta in biblioteca, Gwineth vai ad avvisare la nostra ospite che verrà ricevuta tra mezz'ora, no Tori non quel vestito prendi questo tesoro” disse tutto d’un fiato dall’epicentro di quell’uragano di seta, organza e tulle.
Le mise in mano in mano uno dei vestiti che aveva fatto fare più recentemente, per spingerla poi dietro il paravento dove una la cameriera rimasta la aiutò a svestirsi e cambiarsi.

Venti minuti dopo Astoria, pulita e profumata, aprì la porta della biblioteca dove trovò suo padre che l'aspettava seduto su una poltrona accanto al caminetto spento, intento ad esaminare alcuni documenti. Gli si fece incontro per ricevere un bacio affettuoso sulla fronte e prese posto accanto a lui.
“Hanno mandato una carrozza a prenderti” disse il Re di Tabita alzando lo sguardo accigliato dal foglio che aveva in mano, dandole ora tutta la sua attenzione “Con tanto di scorta e cameriera personale che rimarrà al tuo servizio tutto il tempo in cui rimarrai a corte” disse guardandola pensoso, non ricevendo risposta dalla figlia proseguì. “Tua madre vuole che tu parta domani mattina”.
Astoria sussultò.
“Le ho detto che mi sembra precipitoso, ma lei sostiene che siamo i più distanti da Avior, le altre...” fece una pausa cercando la parola giusta “...aspiranti ormai saranno già partite da un pezzo e tua madre non vuole che tu ne esca svantaggiata”.
Svantaggiata, Astoria si sentì improvvisamente la concorrente di una grottesca competizione.
Rimasero qualche minuto in silenzio, entrambi assorti nei propri pensieri, finché un sommesso bussare li riscosse.
Il maggiordomo chiese il permesso di far entrare la cameriera proveniente da Avior.
“Prego entrate Anna” disse cortesemente il padre di Astoria alzandosi alla giovane donna che entrò seguendo il maggiordomo.
Era bionda e dalla corporatura minuta, sembrava avere solo un paio di anni più di Astoria. La principessa ne studiò il viso dolce, il sorriso educato, la trovò graziosa.
Anna si inchinò elegantemente “Maestà” disse con voce delicata.
Il padre di Astoria si informò su come era andato il viaggio e poi proseguì “Come anticipato, Astoria, Anna da questo momento sarà la tua cameriera personale, per ordine di Re Karl in persona...”.
“Ma non ne ho bisogno, non vi offendete Anna, ma mi sono sempre arrangiata” lo interruppe la figlia.
Il Re di Tabita scosse la testa “Non si tratta solo di vestirsi Astoria. Anna ti istruirà sugli usi di Avior, ti consiglierà cosa indossare a seconda delle occasioni, ti dirà chi sono i nobili più importanti presenti a corte...insomma cose di questo genere suppongo” concluse facendo un gesto impaziente con la mano, senza perdere il caratteristico tono cortese e paziente.
Astoria annuì senza convinzione, ma si sforzò di rivolgere un sorriso conciliante alla cameriera. “Anna è un vero piacere conoscervi, spero che potremmo diventare amiche” le si avvicinò per prendere le mani della ragazza tra le sue, in segno di amicizia.
Il gesto dovette cogliere di sorpresa Anna che arrossì violentemente, evidentemente non era abituata ad essere oggetto di tanta confidenza da parte di una nobile, ma sorrise a sua volta “Lo spero anch'io mia signora” rispose alla fine.
   
 
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