GRACE IS A LOVELY NAME
Sta delirando.
Normale, dopo l’incontro ravvicinato con il fuoco che ha avuto oggi.
È già tanto che sia vivo e che non abbia riportato gravi ferite.
È stato un pazzo.
Un eroe.
Ho avuto molta paura.
Temevo di averlo perso.
Senza averlo mai avuto, in realtà.
Ma sta bene, più o meno.
Solo che doveva fermarsi al “Grace è un bel nome”.
Mi ha appena detto che mi ama.
Ma io non voglio ascoltare.
Distolgo lo sguardo, mi tappo le orecchie e gli parlo sopra per evitare di recepire le cose imbarazzanti che Wayne sta blaterando.
Perché, è ovvio, non voglio ascoltare.
Anche se in realtà vorrei solo abbracciarlo.
E dirgli che sono disposta a correre il rischio.
Perché forse ne varrebbe la pena.
Ma non posso.
Ora sono io che blatero: non possiamo stare insieme, siamo colleghi, io tengo alla mia carriera e non voglio buttare all’aria tutto.
Attirata da uno strano rumore sordo, mi giro verso di lui, che immagino steso sul divano come cinque minuti fa.
Si è addormentato.
Probabilmente domani mattina non ricorderà nulla di tutto ciò che ha detto.
Ma io, purtroppo, me lo ricorderò.