Film > High School Musical
Segui la storia  |       
Autore: cosmopolitans xo    17/08/2009    3 recensioni
Fissammo il cielo per un po’, prima che Troy mi baciasse di nuovo. “Non voglio che tu vada via.” mormorò.
La mia testa sulla sua spalla, sorrisi distrattamente all’oscurità intorno a noi: “Sono qui,” lo rassicurai “Brie è qui.”
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gabriella Montez, Troy Bolton
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Wristcutters: A love story

Wristcutters: A love story

 

Genere: Fiveshot

 

Disclaimer: ci siamo già passati…

 

A/N: Spero che vi piaccia! È un po’ triste… forza, l’angoscia crea assuefazione! –love­- Desireé

 

 

Parte prima, Questo e Quello

 

Certo che non intendevo essere così avventata. Onestamente, alcune persone sono molto critiche, ci sono giorni in cui potrei prenderle per le spalle e scuoterle. Cioè, se avessi la forza. Ultimamente, però, ero molto delicata ed estremamente stanca e, forse, malinconica in modo malsano. Kelsie fu la prima ad accorgersene; Taylor era troppo impegnata a rimuginare dopo che Chad l’aveva scaricata per Sharpay. Quello era stato quasi uno shock. L’idiota del basket e la regina del teatro, insieme? Mai. Ma, ahimè, se la realtà fosse prevedibile sono sicura che mia madre avrebbe potuto vedere la mia tragedia molto prima e mi avrebbe salvata prima che fosse stato troppo tardi.

 

Non sono esattamente certa di quando per la prima volta ebbi l’idea che questo fosse lontanamente sicuro. Nei film, o in televisione, puoi vedere la linea intatta lungo il polso del personaggio, perfezionata dal truccatore. Mentre passavo il dito sopra il segno in cicatrizzazione che si era formato sul mio braccio, compresi che questo non era per niente simile a ciò che c’era nei film. Quello era fittizio. Questo era chiaramente una realtà.

 

Certi giorni, vagavo per casa alla ricerca di qualcosa di tagliente. Mia madre era entrata in una fase di cucina, e stava durando stranamente a lungo, perciò rendendo inutili i suoi strumenti culinari. Ad un certo punto, trovai un coltello dalla lama affilata abbastanza perché facesse scorrere il sangue quando lo premetti contro la mia pelle. Qualche idiota lo trovò nel mio zaino mentre cercava una matita durante matematica, e mi chiese perché fosse rosso. Glielo strappai arrabbiata e gli sibilai di non farne più parola. Di fianco a me, Holly Blanche aveva sentito e, essendo l’infantile che era, fece la spia con il professore. Mr Redmond parlò al preside Matsui, che chiamò immediatamente mia madre. Ragazzi, se era arrabbiata Theresa. A quel punto avevo pulito la lama, quindi non c’era prova reale della mia ‘attività pericolosa’, a meno che non si fossero contati i deboli solchi che stavano apparendo sotto il mio palmo. Lei pretese che la smettessi con ‘lo stupido gioco a cui stavo giocando’ altrimenti mi avrebbe ‘mandata in un centro di recupero.’ Silenziosamente, sperai che lo facesse. Albuquerque era noiosa abbastanza per mandare a dormire una ragazza. 

 

Dopo ciò, compresi che sarei dovuta stare più attenta. Indossavo maniche lunghe, anche quando faceva caldo, e ogni volta che ero costretta a mostrare le braccia, i braccialetti diventavano i miei migliori amici. Certo, c’erano persone che potevano pensare che mettevo troppo lavoro in qualcosa di così inutile come il tagliarsi, ma per me, non era più un’opzione. Stavo cadendo nel mondo della dipendenza.

 

Kelsie mi affrontò un giorno, circa due mesi dopo che la prima incisione era stata compiuta. Mi alzò il braccio durante la pausa tra la quarta e la quinta ora. La mia mano puntava verso il soffitto, i braccialetti caddero al gomito. La stoffa color pelle mostrava sotto due sottili tratti rosso sangue. Lei strinse gli occhi: “Non farti questo.” fu la prima cosa che le salì alle labbra.

 

Strappai il braccio dalla sua presa. “Non mi sto facendo niente,” scattai, un po’ più arrabbiata di quanto avessi voluto. Lei sembrò offendersi mentre aggiungevo “Ed anche se lo fossi, non sarebbero affari tuoi.”

 

Era solo probabile che Kelsie, un’usuale seguace del nostro gruppo, ne avrebbe parlato a qualcun altro, perché era ‘preoccupata per il mio benessere personale.’ Quello erano un sacco di stronzate, e lo sapevamo tutti. Non avevo problemi ad essere schietta riguardo le suddette stronzate finchè Taylor non mi raggiunse qualche giorno dopo, durante l’ora del pranzo. Io ero appoggiata ad un lavandino nel bagno con gli avambracci ad ambo i lati, ad osservare l’acqua riempire il lavello, con piccole bolle d’aria che si alzavano dallo scarico otturato. “Gabriella,” esclamò scettica, e mi prese il braccio, come aveva fatto Kelsie. Questa volta non resistetti mentre lei spostava i braccialetti. Fece una smorfia. “Oh, Gabriella.”

 

Per qualcuno come Taylor, era cosa certa che mi avrebbe fatto la paternale sull’importanza del controllo e i pericoli dell’auto-mutilazione. Invece, mi inghiottì in un abbraccio, ed io annegai nel suo corpo, lasciando che assorbisse il dolore che avevo sopportato più di quanto avessi saputo. “Gabriella, Gabriella,” sussurrò affettuosamente “Cosa faremo con te?”

 

Era una domanda retorica, certo. Lei sapeva, come sapevo io, che non c’era niente che dovesse essere fatto. Sembrava che Taylor fosse l’unica che poteva accettare questa situazione. Kelsie mi tormentò per le settimane seguenti; a volte Martha e qualche altra ragazza mi fissavano e mormoravano per i corridoi mentre io mi stringevo di più la giacca e camminavo un po’ più veloce. Chad e Zeke e Jason borbottavano ogni volta che ero vicino a loro, come se avessero sperato che i loro toni di voce bassi mi avrebbero impedito di sentire. Non erano molto furbi, ovviamente, perché io potevo sentire perfettamente. Mormoravano qualsiasi tipo di cosa, dal mio presunto abuso di droga, al tentato omicidio, ed anche la mia mitica missione per una gloria maggiore in un’altra dimensione. Forse l’idiota del basket e amici presumevano tutti che io pensassi che passare una lama lungo il mio polso mi avrebbe mandata in un altro universo. Come se.

 

Un giorno, arrivò Troy. Non fui sicura del perché, ma non aveva dovuto esserci sorpresa sul mio viso quando aprii la porta perché semplicemente lui mi spinse contro di sé e mi baciò. Non era il nostro primo bacio –avevamo cazzeggiato qualche volta durante quell’anno. Ma poi ci eravamo fermati, e lui aveva trovato il tempo di incontrare Francesca, una ragazza straniera che era lì per lo scambio studentesco. Troy era il Play Boy, ed io ero rimasta da sola, a meno che il coltello non contasse come ragazzo. Nel mio libro, non lo era, quindi ero sola.

 

Il nostro bacio fu per me qualcosa di speciale. Le sue labbra erano ancora dolci, come se avesse appena leccato il caramello da una mela candita. Quando si tirò indietro, lo guardai: “Perché sei qui?” domandai sfacciata. Sebbene mi piacesse il modo in cui la sua bocca stava contro la mia, non ero così sicura di esporgli la mia vulnerabilità.

 

“Volevo assicurarmi che fossi ancora qui,” rispose, con un leggero terrore nella sua voce “Dio, Gabriella, dovevo vederti, così avrei saputo che non te n’eri andata.” Significavo ancora qualcosa per lui.

 

La mia mano trovò la sua e io chiusi la porta dietro di noi mentre ci dirigevamo al piano di sopra. Nella mia camera, si sedette sul bordo del letto, ed io al suo fianco. Stava osservando i miei tre metri quadrati di privacy, che erano diventati molto nudi in tempi recenti. C’erano due foto in tutto: una di me e di un compagno di giochi dell’infanzia a cui ero abbastanza legata, e l’altra di me e mia madre. Nessuna di noi sembrava felice, che si aggiungeva alla lista di modi in cui apparivamo simili.

 

Più baci e più cazzeggio. Ad un certo punto la mia camicetta era stata gettata da qualche parte nella stanza. Non ero sicura di come fosse successo, davvero, ma presto mi ritrovai ardentemente a pomiciare con Troy come se le nostre vite avessero dipeso da quello. Non ne ero cosciente in quel momento, ma in un certo modo, lo facevano. “Cazzo.” sussurrò lui ai muri attorno a noi quando alla fine si stese a pancia in su. Io stavo tirando un po’ di garza sull’elastico dei suoi boxer.

 

“Cazzo,” sussurrai di rimando “E’ una parola divertente.”

 

“Gabriella?” chiese lui.

 

“Sì?” replicai.

 

“Che stai facendo?”

 

Io risi svogliatamente: “Sono stesa qui con te.”

 

“No,” disse calmo lui “Sto parlando di quello che stai facendo a te stessa.”

 

Lui sapeva che io sapevo di cosa stava parlando. Qualsiasi ragazza avrebbe saputo di cosa stava parlando. Mi girai verso di lui e gli spostai la frangia. I suoi occhi indaco erano tristi e spaventati, come se lui avesse avuto il presentimento che dove io giacevo in quel momento, tra le sue braccia, sarebbe stata l’ultima volta che sarei stata alla sua portata. Forse aveva ragione.

 

“Non ne ho idea,” sospirai in un sussurro appena udibile “Ma non posso evitarlo.”

 

“Gabriella…” ricominciò lui, ma io appoggiai un dito sulle sue labbra e lo zittii.

 

Con la mano libera che si muoveva tra i suoi capelli, dissi in tono appassionato: “E’ da tanto tempo che non faccio del buon sesso. Hai fatto del buon sesso di recente?” lui scosse la testa “E’ una rovina. Anzianità, forse.” mi allungai e le nostre labbra si incontrarono, e l’impulso nelle sue dita che lo spingeva ad esaminare i miei polsi si spense.

 

 

---

 

 

Mia madre mi chiese se mi tagliavo ancora un pomeriggio dopo il mio primo incontro con Troy. Fui attenta a non rispondere troppo in fretta; quello sarebbe sembrato programmato, come se avessi saputo che quella domanda sarebbe arrivata, cosa che in effetti era vera. “No,” risposi sicura “Non lo faccio.”

 

Non riuscivo a capire quando ero diventata una bugiarda così brava. Un mese prima? Un anno prima? C’erano un sacco di cose che non riuscivo più a capire, come se il tagliarsi fosse come una sbronza. Non comprendevo, o ricordavo, cosa aveva divagato nel mio cervello quando le prime gocce di sangue avevano brillato sulla mia pelle. Auto-mutilazione. Non davvero.

 

A scuola, scoprii che l’inevitabile incappare in Troy stava andando in un livello estremo. Mi sembrava di imbattermi in lui ad ogni pausa tra le lezioni, e sempre due volte a pranzo, per le settimane che seguirono la nostra serata di cazzeggio. All’inizio lui era sembrato impacciato, ma alla fine l’imbarazzo si era ridotto. Ogni volta che mi scontravo con lui mentre non prestavo attenzione o lui inciampava su un laccio della scarpa e mi urtava, ci comportavamo come se non fosse stata una gran cosa. Per noi, invece, due teenager che erano segretamente innamorati ma di chi, esattamente, non ne eravamo sicuri, era una gran cosa.

 

Il secondo incontro con Troy avvenne a casa mia, di nuovo. Mia madre aveva invitato la sua famiglia per cena. Eravamo in sei, contando la madre di Jack, Sissy. Era una signora molto anziana che a Troy non piaceva, e viceversa, cosa che ci portò a nasconderci nel gazebo nel retro dopo la portata principale (che non era nemmeno troppo buona. La fase culinaria di mia madre non aveva particolarmente successo.) Fissammo il cielo per un po’, prima che Troy mi baciasse di nuovo. “Non voglio che tu vada via.” mormorò.

 

La mia testa sulla sua spalla, sorrisi distrattamente all’oscurità intorno a noi: “Sono qui,” lo rassicurai “Brie è qui.”

 

 

---

 

 

Vero, c’erano la riabilitazione e la terapia e i gruppi di supporto che portavano le persone come me fuori dalla merda che ci era stata data al tavolo delle carte. Ebbi una mano particolarmente schifosa un pomeriggio, quando ero così arrabbiata (e per qualche stupida ragione) che mi tagliai il braccio abbastanza violentemente nel mezzo del bagno delle ragazze dell’ala ovest. Katie Leonard entrò e sembrò scivolare sulle due piccole gocce d’acqua rovesciate sulle piastrelle del pavimento. Potevo vedere il dolore spandersi sul suo viso quando atterrò giusto sul suo osso sacro, ma quello non la fermò dal correre di nuovo fuori dalla porta. “Fifona!” le gridai dietro. Nessuno sentì, penso.

 

Nonostante tutti i libri di auto-aiuto e tutta la merda dei discorsi motivazionali Tu-Ce-La-Puoi-Fare, scoprii che ero particolarmente sola in quel periodo. Non avevo parlato molto con Troy, benchè lui chiamasse più spesso di quanto non facesse. Era un gesto tenero, ma almeno fino ad allora, non avevo voluto essere coinvolta. In quel momento disperavo per della compagnia. Mia madre, suppongo, aveva dedotto che fossi stata onesta quando le avevo detto che non mi tagliavo più. “Quant’è ridicolo!” avevo detto alla giraffa di peluche sul mio letto “Una madre dovrebbe sapere che i teenager mentono!”

 

Era una domenica quando Troy chiamò di nuovo, ed io risposi stupidamente. Volevo solo sentire la sua voce. “Mi stai uccidendo,” rise “Per metà del tempo non so se almeno vivi ancora in questa città e per l’altra metà penso che tu sia morta. Rispondi al telefono, per favore?”

 

“Ah, a volte non ho voglia di parlare.” replicai con nonchalance. Mi appoggiai al frigorifero ghiacciato e un brivido corse lungo la mia spina dorsale. Credetti per la temperatura dell’acciaio inossidabile.

 

“Oggi hai voglia di parlare?” domandò.

 

Sapevo che non sarebbe stato per mezzo di una telefonata: “Dove?”

 

“Il parco, a mezzanotte di stanotte. Incontrami.” ridacchiò leggermente alla mia risposta non troppo veloce “Non preoccuparti, non è un agguato. Ci sarò solo io, e quindi solo tu, okay?”

 

Io acconsentii: “Uh huh,” ci fu una pausa “Grazie, Troy.”

 

“Per cosa?” chiese, anche se io sapevo che lui sapeva che cos’era che mi piaceva così tanto che prendevo il momento per ringraziarlo.

 

“Lo sai,” risposi “Per qualunque cosa. Penso solo che sia carino che non ti sei mosso.” lui borbottò qualcosa di incoerente ed io sorrisi nel ricevitore, capendo stranamente ogni parola. Finalmente, qualcuno che parlava la mia lingua.

 

 

A/N: Okay, Gabriella è completamente fuori dal personaggio qui. Dico sul serio, completamente. Mi scuso davvero se ciò che fa offende qualcuno. E ora, che ne dite di qualche commento?? :) Siete mitici. -l’assolutamente felice- Desireé

 

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > High School Musical / Vai alla pagina dell'autore: cosmopolitans xo