Serie TV > Poldark
Segui la storia  |       
Autore: lady lina 77    31/08/2020    2 recensioni
La storia dei Romelza riscritta in modo del tutto nuovo, partendo da zero...
Lui è un giovane disilluso dall'amore che dopo aver trascorso tre anni a combattere in Virginia, torna in Cornovaglia e scopre che tutto il mondo che aveva lasciato è in distruzione, suo padre è morto lasciandolo pieno di debiti e il suo grande amore, Elizabeth, è in procinto di sposare suo cugino Francis.
Lei è una giovane ragazza povera di Illugan che viene presa per caso alle dipendenze dei Boscawen e finisce per sposare il nipote di Lord Falmouth, Hugh Armitage, un giovane dalla salute malferma che ha perso la testa per lei...
Ross e Demelza, anime sconosciute, lontane, le cui strade si incrocieranno in modo del tutto imprevisto scardinando ogni loro convinzione sull'amore, sulla vita e sul futuro...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demelza Carne, Elizabeth Chynoweth, Francis Poldark, Ross Poldark
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Decise di portare con se Sun, il giorno in cui Demelza sarebbe tornata alla miniera per la sua lezione. Ross sapeva che le avrebbe fatto piacere e in cuor suo sperava che questo avrebbe un pò sminuito il suo comportamento di pochi giorni prima quando, poco galantemente, era stato catturato dalla figura di Elizabeth ed era sparito senza nemmeno salutarla. Non che fosse una cosa grave, capitava spesso che emergenze o questioni di lavoro gli impedissero di congedarsi da coloro che lavoravano per lui, ma stavolta sapeva di aver sbagliato e forse tramite Sun, sperava di fare ammenda.

La giornata era soleggiata anche se fredda, i venti invernali soffiavano dal mare e sembravano voler congelare ogni cosa e Ross al suo arrivo alla Wheal Grace si stupì di sapere da Henshawe che Demelza era già arrivata e che, nonostante tutto, aveva deciso di portare i bambini in spiaggia per fare una lezione in riva al mare. Non che non fossero bambini temprati dalle intemperie e di certo Demelza non era una svenevole donnetta, ma decise comunque di andare a dare un occhio. Lasciò la miniera e scese da una stradina verso il mare, notando in lontananza delle minacciose nubi che sembravano far rotta verso di loro. Il tempo sarebbe cambiato anche fin troppo in fretta ricordando a tutti che era quasi inverno, pensò...

Quando arrivò, trovò i bambini seduti in cerchio attorno a Demelza, ognuno con un legnetto in mano che veniva usato per scrivere le lettere nella sabbia. Aveva strani metodi di insegnamento, i bambini erano spinti ad apprendere col gioco e anche se professori e insegnanti più blasonati di lei avrebbero storto il naso, sembrava piuttosto funzionante.

Sun miagolò e Demelza e i bambini si voltarono verso di lui, stupiti di trovarlo lì. Lei, con indosso un caldo cappotto blu e uno scialle di lana sulle spalle, gli sorrise. "Signor Poldark, buongiorno".

Ross, impacciato, intimamente la ringraziò per non avergli messo il muso al primo sguardo, facendolo sentire in colpa. Era comunque una lady, lo sapeva che le buone maniere le avrebbero impedito di mostrargli il suo disappunto per quanto successo pochi giorni prima e magari nemmeno ci pensava più, però Demelza era anche una donna nata nel popolo e molto spontanea nelle sue reazioni e non era così scontato che non fosse arrabbiata. "Buongiorno".

Demelza fece per dire qualcosa ma quando vide Sun, tutta la sua attenzione fu catturata da lui e dal suo fluente pelo rosso. Si alzò di scatto e come una bambina eccitata corse da lui, prendendolo in braccio e stringendolo a se. "Giuda... Sei così cresciuto e bello!" - esclamò, tenendolo saldamente fra le sue braccia. Poi, anche se Ross non lo meritava, lo guardò con gratitudine. "Grazie, è una sorpresa così bella... Non lo vedevo da...".

"Da quando lo abbiamo trovato" – la interruppe lui mentre i bambini le correvano attorno per accarezzarlo. Santo cielo, pensò, è così bello che esistano donne che sanno essere davvero felici per un semplice gatto.

"Posso prenderlo in braccio?" - chiese uno dei bimbi. "Io ho accarezzato solo i topini che corrono in casa nostra, mai un gatto!".

Demelza, gentilmente, si chinò per essere alla sua altezza e il piccolo, imitato poi dagli altri bambini, accarezzò la testolina di Sun che dapprima un pò intimorito, poi si stiracchiò godendosi quell'attimo di pace.

Demelza sorrise lasciando che i bambini più grandi lo prendessero in braccio e poi si avvicinò a Ross che, rimasto in disparte, era stato ad osservarli sorridendo. "A cosa devo questa sorpresa?".

Ross, con tutta la sincerità di cui era capace, alzò le spalle e la guardò negli occhi. "Sapevo che vi avrebbe fatto piacere e poi... temo di avere qualche cosa da farmi perdonare".

Lei abbassò lo sguardo, in imbarazzo e consapevole di cosa volesse dire, ma decisa a non fargli pesare nulla. "E volete comprare il mio perdono usando Sun?" - chiese, scherzosamente ma con una punta di divertita malizia.

E questo lo fece arrossire e non gli capitava mai, accidenti a lei! "Ci spero, sì".

A quella risposta tanto tipica di lui, Demelza rise. "Molto furbo...".

"Molto comodo, in effetti" – fu costretto ad ammettere.

Lei tornò seria mentre attorno a loro gli schiamazzi dei bambini rendevano frizzante l'atmosfera. "Non avete nulla da farvi perdonare".

Anche Ross divenne serio. "Io credo di sì. Mi spiace non avervi salutato, l'altro giorno...".

"Avevate da fare".

"Ma non avrei comunque dovuto comportarmi così".

Demelza sospirò, guarando distrattamente i bambini e il mare. "Lei è importante, per voi e questa miniera. E' la vedova di vostro cugino e suppongo abbia la priorità su tutto e tutti noi. Dico davvero, non avete obblighi e io avevo fretta di tornare a casa prima che facesse buio. Nemmeno io vi ho salutato e sono colpevole quanto voi".

Ross le fu sinceramente grato per quel modo di fare che di certo gli rendeva le cose semplici, ma qualcosa in lei gli suggeriva che comunque ci era rimasta male. "Penserete che sono un pessimo datore di lavoro...".

"Non mi permetterei mai...".

"Oh, basta fare la signora educata! Lo avete pensato, ammettetelo!".

Demelza ci pensò su, giocando distrattamente col piede nella sabbia. "Penso che non siano affari miei!".

Lui le si avvicinò, cautamente, un pò in difficoltà per il muro eretto dalla donna che di certo si stava imponendo di non lasciarsi andare. "Oh, ciò che faccio sono affari vostri! Vi ho fatto vedere luoghi nascosti che non mostro a chiunque...".

Lei rise. "Cosa?".

"La mia miniera! Vi ho permesso di esplorarla con me, non è una concessione che do molto spesso!" - le rispose, come se mostrandole la Grace le avesse fatto un immenso dono che al confronto, una collana di perle impallidiva... Aveva una gran faccia tosta, doveva ammetterlo! Ma Demelza non era un soggetto facile.

Demelza raccolse la sfida. "Oh, avanti! Avete solo mostrato a una collaboratrice il suo luogo di lavoro".

"I cunicoli?".

Demelza rise ancora. Era stata una bella esperienza essere la sotto, lontani dal mondo, lui e lei soli... Un mondo oscuro e forse spaventoso ma che faceva parte di loro e del loro essere. "E' una miniera, il posto di lavoro di chi ci lavora sono i cunicoli" – gli fece notare, con aria di sfida. "Non lo sapete?".

"Certo che lo so!".

"E allora è tutto a posto!" - tagliò corto lei, divertita.

Ross, col suo miglior sorriso da canaglia, contrattaccò. "Siete davvero una pessima collaboratrice".

"Potete permettervi di meglio?" – rispose lei, facendogli la linguaccia.

"E voi?" - chiese Ross, avvicinandosi ancora di un passo e facendola avvampare per quella strana intimità giocosa che si stava insinuando fra loro.

"Io cosa?".

"Voi potete permettervi di meglio?".

Demelza si mise le mani sui fianchi, decisa ad avere l'ultima parola. "Ovviamente no, dovremo quindi sopportarci! E se davvero volete saperlo...".

"Dite!".

Questa volta fu lei ad avvicinarsi. "In effetti, visto che ci tenete tanto a saperlo, siete un pessimo datore di lavoro".

Ross scoppiò a ridere, felice di aver rotto il ghiaccio e divertito per quella sua impertinenza che la faceva sembrare adorabile. Gli era mancato quel lato del suo carattere che sembrava andato perso con la morte di Hugh, si trovò a pensare... "Pessimo, forse sì. Eppure sono quì".

"Per far cosa?".

"Per accertarmi che voi e i vostri allievi non moriate di freddo".

"Siamo gente temprata al vento della Cornovaglia" – gli fece notare Demelza.

"Ma..." - Ross indicò il mare sul cui orrizzonte iniziavano ad addensarsi fosche nubi sempre più vicine e nere – "Temo che a breve pioverà e che quì fuori sarà troppo freddo anche per gente d'acciaio come i marmocchi di Cornovaglia".

"Marmocchi di Cornovaglia?" - sbottò Demelza. "E anche io apparterrei a questa categoria?".

"Certamente, non è quello che eravate fino a qualche anno fa? Una marmocchia...".

"E' un modo contorto per dirmi che sono molto giovane?".

Ross le strizzò l'occhio. "Siete giovanissima, mi sembra".

"Ho ventidue anni".

"Una signora non dovrebbe mai dire la sua vera età" – la rimbeccò Ross.

"A che servirebbe nasconderla? Diventerei più giovane?".

Ross si stiracchiò, osservando i bambini che tormetavano il povero Sun che sicuramente stava rimpiangendo i comodi cuscini e il camino di Nampara. "Non ne ho idea, a voi donne piace fare le misteriose su questa faccenda di quanto siete vecchie...".

Demelza rise di nuovo, andando a riprendere Sun per salvarlo dai bambini. "Sono una strana donna, lo avete detto voi stesso. E poi ventidue anni sono ancora pochi ma forse fra qualche anno inizierò pure io a diventare misteriosa su questa faccenda".

"Ne dubito" – le disse, insolitamente con gentilezza. Non ne aveva alcun dubbio, nemmeno con gli anni sarebbe diventata qualcosa di diverso dalla ragazza solare, aperta e sincera che era ora. "Comunque con me non avrete problemi, abbiamo esattamente dieci anni di differenza, sarò sempre un bel pezzo più vecchio di voi".

"Buono a sapersi" – gli rispose, stringendo Sun.

Decisamente di buon umore, Ross si avvicinò ai bambini. "E allora, piccoli scansafatiche, che state imparando?".

La piccola Sally Henshawe gli si avvicinò con un lungo legnetto in mano. "Lady Boscawen ci sta insegnando a scrivere i nostri nomi nella sabbia! E' divertente, sapete capitano? Invece delle penne e dell'inchiostro che costano tanto, coi legnetti si scrive lo stesso! Dove la sabbia è bagnata poi, si scrive ancora meglio".

"Oh, non ne dubito" – le rispose Ross, inginocchiandosi davanti a lei. "Sapreste scrivere nella sabbia il nome del mio gatto?".

"Come si chiama?" - chiese un altro bambino.

"Sun. Siete davvero fortunati, gli ho dato un nome corto, non farete fatica".

Demelza si inginocchiò e i bambini le si avvicinarono, con l'attenzione focalizzata su di lei. La donna, usando l'indice della mano destra, tracciò nella sabbia le lettere per scrivere il nome del gatto, ne spiegò il significato di ognuna ai bambini e poi li mandò in riva al mare per fare altrettanto.

Quando i piccoli si furono allontanati, rimase con Ross ad osservarli da debita distanza.

Lui la fissò, ammirato. Non si credeva una brava insegnante ma da quel poco che aveva visto, lo era eccome. E i bambini la adoravano ed ottenere il rispetto da quei piccoli monelli di strada non era poca cosa. "Siete davvero una stramba maestra. Ma in gamba...".

Demelza sussultò a quelle parole. Non c'era traccia di scherno in lui e il suo tono di voce sembrava quasi... dolce. "Vi ringrazio".

"Avreste un futuro come insegnante".

Demelza sospirò, stringendosi nello scialle. "Oh, non posso che insegnar loro poche cose, non ho mai frequentato scuole e poi, lo sapete pure voi, questa è una concessione che mi fa Lord Falmouth perché ha fini personali che persegue e che vi vedono protagonista, ma come vedova di Hugh e appartenente alla famiglia Boscawen, non posso lavorare".

"E vi dispiace?" - le chiese, notando il rammarico nel suo tono di voce.

Lo sguardo di Demelza si perse nel vuoto e la conversazione fra loro, da giocosa, divenne improvvisamente seria. "A volte sì... A volte mi sembra di essere la persona sbagliata nel posto sbagliato".

Ross annuì, capiva cosa volesse dire. "Vi comprendo".

Demelza lo osservò attentamente, notando nei suoi occhi una grande malinconia. Spesso si era persa ad osservare quegli occhi scuri, enigmatici, che poco facevano trasparire i veri sentimenti del loro possessore, chiedendosi quali demoni lo tormentassero e cosa lo spingesse sempre a lottare e a cercare uno scopo da perseguire, senza riposo, senza risparmiarsi, pagando in prima persona un prezzo a volte spropositato. "Non fraintendetemi, capitano Poldark, ho sposato Hugh per scelta, senza essere forzata... E la mia vita è cambiata in meglio e tanto devo a lui e a Lord Falmouth. Eppure, a volte, mi pare di non essere diventata ciò che volevo, che la vita che avrei desiderato...". Si bloccò, ridendo forse di se stessa. "Giuda, non so nemmeno se da piccola avevo qualche tipo di aspettativa ma...".

Demelza si bloccò, non trovando le parole. Fu Ross a concludere la frase per lei, aiutandola a dire quel che non riusciva. "Ma sentite che vi manca qualcosa. Come manca a me".

Lei annuì, baciando la testolina di Sun che si era accoccolato sotto al suo scialle. "Beh, ciò che manca a voi forse non è così irraggiungibile... Ci vuole solo il coraggio per prenderlo".

Ross spalancò gli occhi, incapace di comprendere a cosa alludesse. "Cosa?".

Lei prese un profondo respiro, cercando il coraggio di concludere quel discorso che incautamente aveva iniziato. "La vedova di vostro cugino... Lo dicono in molti che averla persa è stato il vostro tormento in questi anni. Ora non potreste lottare per riaverla?". Lo disse e sapeva che era sbagliato e che non era né elegante né affar suo, ma fu incapace di stare zitta. Lo disse perché aveva visto quella donna assieme a un uomo che Ross Poldark detestava e se da quel legame di Elizabeth con George Warleggan fosse nato qualcosa di serio ed ufficiale, lui ne avrebbe sofferto infinitamente. E sentiva che non lo meritava.

Lui si incupì. "Sono cose di cui non amo parlare".

"Sicuramente non con me, certo".

"Ma avete intavolato voi questo discorso, lady Boscawen..." - le fece notare, mentre una leggera pioggerellina iniziava a cadere sulle loro teste. Ma non se ne accorsero quasi, così come i bambini che sulla riva giocavano incuranti di bagnarsi quei pochi e e logori vestiti che indossavano.

"Non avrei dovuto, scusate" – si giustificò Demelza.

Ross osservò il cielo e si trovò a pensare a cosa la gente dicesse di lui e a come si ergessero a giudici della sua vita, credendosi in grado di conoscerlo meglio di quanto lui conoscesse se stesso. Nemmeno lui sapeva cosa voleva esattamente e si rendeva conto che i sentimenti provati quando era giovane erano cambiati. Adorava Elizabeth, era la perfezione assoluta ai suoi occhi... Eppure, ora che si guardava attorno, vedeva altrettante cose belle che valeva la pena sfiorare, conoscere, avere. E non era poi così certo di cosa mancasse alla sua vita, cosa mancasse davvero. Il suo sogno giovanile, se lo avesse posseduto, avrebbe colmato quel vuoto che sentiva dentro di se? Oppure, appunto, era solo il sogno di un uomo che non voleva lasciar andare del tutto il ragazzo che era stato? "La verità, Lady Boscawen, è che non è tutto facile come dite voi".

"Cosa volete dire?".

"Che non sono così certo di cosa desidero".

Demelza sospirò. "E allora siamo simili...".

Ross le sorrise. "Forse per più cose di quelle che immaginiamo".

"Cioè?".

Ross le indicò la miniera. "In fondo, entrambi, stiamo cercando di farla funzionare".

"E' vero".

"E non abbiamo timore di un pò di vento e pioggia".

"Vero anche questo".

"E abbiamo il rame del sangue".

Demelza osservò i bambini. "Ognuno di noi lo ha...".

"Ed è una maledizione?" - chiese Ross.

"A volte, non sempre".

"Andiamo a vedere che hanno combinato i bambini?" - le propose.

Demelza accettò l'invito e insieme si avvicinarono ai piccoli, osservando quanto avevano scritto. Ross li prese in giro per i tratti ancora stentati e tremolanti, ma tutti erano riusciti a portare a termine il compito a loro assegnato.

Demelza si congratulò con loro, gli diede delle caramelle che si era portata come premio da casa e poi si riavviò con Ross verso la miniera. Fu quando erano a metà della salita che dalla spiaggia portava alla Wheal Grace che la terra tremò e un rumore sordo ed insidioso invase la costa.

Demelza tremò e guardò con terrore Ross. Conosceva quel tipo di tremore, quel rumore... Tutti lo conoscevano, in Cornovaglia."Capitano Poldark".

Ross, d'istinto, lanciò uno sguardo verso la Grace e si accorse che fumo, urla e un concitato via vai avevano preso il posto della sonnecchiosa tranquillità del mattino. E ancora d'istinto prese Demelza per mano e corse verso la miniera, coi bimbi alle loro calcagna.

Coperto di fumo e fango, Zachy Martin gli andò incontro, col terrore negli occhi. "Capitano! Capitanoooo".

Ross lo prese per le spalle, strattonandolo. "Che è successo?".

"C'è stato un crollo nella miniera al terzo livello, tre uomini sono ancora la sotto".

Un tuono sordo ma potente fece sussultare tutti quanti, come ricordando ad ognuno di loro che l'inferno poteva arrivare in terra anche senza preavviso. La pioggia prese a cadere forte e Ross si maledì per averci creduto e per aver spinto altri uomini a scendere in quei cunicoli che già si erano risucchiati la vita di Francis. Ma non era il momento di piangersi addosso, forse questa volta l'esito poteva essere diverso. Con Zachy corse verso la miniera, togliendosi di dosso il cappotto e lanciandolo per terra strada facendo.

Demelza gli corse dietro, raccogliendolo, poi prima che lui entrasse, lo raggiunse. "State attento" – lo implorò.

Con la disperazione negli occhi, Ross la spinse indietro. "State lontana, è pericoloso".

"Non me ne vado" – disse, decisa.

Lui annuì, grato. "Prendetevi cura dei bambini e teneteli lontani dai guai. Lì sotto ci sono i loro padri, vado a recuperarli. Voi cercate di confortarli e farli stare calmi".

"Lo farò".

Ross la guardò negli occhi, mentre la pioggia li bagnava entrambi senza pietà ma senza essere avvertita. "Lo so... Mi fido di voi".

E poi, detto questo, fu inghiottito con Zachy dall'oscurità di quei cunicoli fonte di tante speranze ma fautori di altrettante tragedie.

E Demelza ripensò a quanto si erano detti poco prima e a quanto costasse a tutti loro quella strana maledizione di avere il rame nel sangue, croce e delizia di tutti coloro che nascevano in quell'angolo remoto di Inghilterra. E pregò che Ross non dovesse pagare ancora una volta un prezzo troppo altro per il suo buon cuore.

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Poldark / Vai alla pagina dell'autore: lady lina 77