Anime & Manga > Magi: The Labyrinth of Magic
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Autore: Hoshi_10000    01/09/2020    0 recensioni
Ogni persona è destinata a provare dolore, perchè per comprendere cosa sia la luce occorre il buio e così per capire la felicità occorre anche il dolore. Che tu sia un bambino o un anziano, un principe o un ladruncolo, non fa alcuna differenza: ci sarà il dolore, e solo dopo averlo provato potrai davvero capire cosa sia la felicità.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Abmad Saluja, Hakuryu Ren
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Forte come il mare
 
La sua infanzia, fino a quel momento, era stata incredibilmente felice. La sua famiglia lo amava, la vita in caserma era semplice, e pareva non avere un solo problema al mondo.
Sasan è un paese piuttosto austero, certo, ma forse perché ci era nato la cosa non gli era mai pesata. La gente era gentile, sebbene un po’ chiusa, e vivevano tutti tranquilli, seguendo regole e precetti di una religione che forse non aveva alcuna base reale, ma fungeva loro da guida. In definitiva, se avesse dovuto dirlo, gli piaceva, ma lo stesso non si era mai potuto dire di Mystras: lui voleva viaggiare, vedere il mondo, incontrare persone vivaci ed espansive, vivere.
Forse a lui Sasan piaceva perché non aveva mai riflettuto su cosa voleva, si era sempre accontentato di ciò che aveva, e forse non era nemmeno il solo. Quanti abitanti di Sasan si erano mai allontanati da casa? Erano davvero tutti così innamorati della propria nazione, oppure non avevano mai pensato all’alternativa?
Fino a quel momento non aveva mai avuto dubbi, ma ora, tutto gli pareva buio.
Si gira e rigira nel letto della sua camerata, senza disturbare i compagni, ma non riesce a trarre conforto in alcun modo. Dalla finestra entra la fioca luce della luna, la sola luce che vede, e come una falena decide di seguirla, per cui strattona le coperte di lana, ponendosele sulle spalle e salendo sul tetto dell’alto palazzo.
Il cielo è terso, potrebbe mettersi a contare le stelle se volesse, ma preferisce guardare la città sotto di lui, mentre il vento gli spettina i capelli.
Tutti gli edifici sono in pietra, regolari, solidi, e in buone condizioni, assomigliano molto alle persone che vi abitano o li frequentano. In effetti, tutta Sasan pare identica alle volte, tutto è riconducibile alla loro religione che predica purezza, semplicità, e nobiltà d’animo. Gli piace questo, trova che siano tre grandi virtù, ottime basi per costruire qualunque cosa.
Se ci pensa, in effetti è quasi ridicolo che il loro paese sia governato da una casta guerriera: a Sasan praticamente nessuno ruba, e non conducono guerre, sebbene, pur essendo uno stato piccolo, siano forti, quindi perché? Non riesce a spiegarselo, e nella sua mente quello rimane sempre un grosso interrogativo.
Intreccia le braccia sul bordo della terrazza, poggiando il mento sul dorso della mano: per quando guardi lontano, non riesce mai a scorgere il mare, ma al massimo dei monti.
Mystras ha sempre voluto vedere il mare, non si è mai accontentato dei racconti altrui, e scopre che anche a lui piacerebbe vederlo.
“Il mare? È una distesa d’acqua immensa, in cui nuotano i pesci, navigano le navi e galleggiano le isole.”
“Come un lago dunque?”
“No! Ma dico, sei pazzo? Il mare è molto, molto più grande di un lago! L’acqua è salata, e non ha delle sponde, come i laghi. Un lago è limitato, piccolo, chiuso, il mare è grande, privo di un inizio o una fine, ed indomabile. Quando scoppia una tempesta su un lago basta tornare a riva, ma sul mare non puoi farlo, devi combattere contro il vento e le onde.”
“Ma è una follia, perché rischiare la vita in questo modo?”
“Perché il mare offre delle possibilità. Su un lago hai un obiettivo massimo, quando raggiungi l’altra riva non puoi più andare oltre, mentre come ti ho già detto il mare non ha limiti, c’è sempre una meta più lontana, qualcosa di più bello da raggiungere. Navigare per mare è un’avventura.”
Nella sua mente ha sempre avuto l’idea che mentre lui è un lago, Mystras è il mare, avventuroso, forte e indomabile. Alle volte pensa che vuole diventare come il fratello, ma poi alla fine ha sempre troppa paura.
-Spartos, prenderai freddo, che ci fai qui?-
Il bambino solleva il mento dalle braccia, girandosi verso il padre e accennando una riverenza, per pura abitudine.
-Non riuscivo a dormire.-
Il cavaliere lo guarda, serio e silenzioso, senza allontanarsi dalla porta.
-Ti manca Mystras?-
Annuisce. Suo padre è sempre rigido e un po’ distante, e a volte sembra non tenere ai suoi figli, ma lui sa bene che è solo incapace di mostrare i suoi sentimenti.
Darius gli si affianca, sedendosi sulla spessa balaustra e appoggiando la schiena contro il muro, mentre Spartos riappoggia il mento sulla fredda pietra, arrivandoci giusto giusto, riportando lo sguardo sull’orizzonte, mentre il cielo inizia a schiarirsi nelle prime luci dell’alba.
-Vuoi salire anche tu?-
Guarda il padre e annuisce, mentre l’uomo lo solleva senza sforzo, poggiandolo contro la sua armatura e avvolgendolo nelle coperte perché non abbia freddo.
Vagano con lo sguardo sull’orizzonte, identici nell’espressione ben più della mera somiglianza fisica.
-Padre?-
Darius emette un basso mugugno, incitandolo a continuare, e Spartos esegue titubante. -Hai mai visto il mare?-
C’è un attimo di silenzio, in cui il bambino gira il viso a guardare il padre, intento a fissare l’orizzonte.
-Una volta, sì, dalla cima di un monte.-
-Non ci sei mai stato?-
-No.-
C’è un attimo di silenzio, in cui Spartos non sa cosa dire, ma è Darius a prendere la parola.
-Vorresti vederlo un giorno?-
Non lo sa. Vorrebbe vedere il mare? Lasciare casa, la sua gente, per qualcosa d’incerto e pericoloso?
-Forse. Ne ho sentito parlare bene, ma temo che possa essere pericoloso.-
-Lo è, come ogni cosa.- conferma Darius, senza alcuna particolare inflessione, e Spartos  annuisce, accucciandosi più comodamente contro il petto del padre, mentre nonostante la coperta sente il freddo dell’armatura congelargli la schiena.
-Papà?-
-Dimmi.-
-Pensi anche tu che Mystras sia come il mare?-
Darius lo guarda, vedendo solo il profilo assorto del figlio, e sorride debolmente, accarezzandogli le spalle per cercare di scaldarlo.
-Lo sei anche tu.-
   
 
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