Videogiochi > Spyro
Ricorda la storia  |      
Autore: Chilemex    01/09/2020    3 recensioni
Molti anni dopo la fine dell'avventura di Spyro nei Mondi Dimenticati, terminata con la sconfitta della Maga, il piccolo drago è cresciuto ed è diventato un adulto. Anche il suo compagno Sparx è cresciuto insieme a lui, e in maniera molto diversa e decisamente più rapida. E questo passare del tempo così differente conduce inevitabilmente al giorno che Spyro sperava di non veder mai arrivare: il giorno di dire addio al suo migliore amico.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
«Fa’ che non sia troppo tardi… Sono ancora in tempo… Fa’ che non sia troppo tardi…»
Spyro aveva ormai smesso di tenere quelle parole rinchiuse nella sua mente, e le stava ripetendo ad alta voce quasi senza interruzioni, mentre sfrecciava a tutta velocità nei cieli delle Terre dei Draghi. Volava a perdifiato, senza smettere di sbattere le ali e senza distogliere mai gli occhi dal suo obiettivo, seguendo la traiettoria più rapida che ormai conosceva a memoria. Questo percorso gli richiedeva di attraversare numerosi portali in rapida successione, un’azione che solitamente cercava di evitare perché si ritrovava spesso stordito e con la nausea, anche dopo tutti quegli anni. Stavolta, però, nessun malessere fisico avrebbe potuto impedirgli di raggiungere la propria destinazione nel modo più rapido possibile, indipendentemente dal numero di portali che lo separavano da essa.
E così continuava a volare a tutta velocità, con lo sguardo fisso in avanti e gli occhi che si chiudevano e riaprivano rapidamente ogni volta che attraversava un altro portale. A momenti nemmeno riconosceva il luogo in cui si trovava nei pochi attimi prima di passare al successivo; volò sulla Palude Nebbiosa, passando poi al Mondo dei Domatori, prendendo una scorciatoia verso le Caverne Sospese, dove sapeva che avrebbe trovato un portale per il Canyon Arido… E fu durante il suo breve passaggio sul Mondo dei Pacificatori che si ritrovò a pensare di nuovo alle parole che aveva sentito neanche dieci minuti prima da Zoe, la fata.
Spyro si trovava ad Avalar quando lei l’aveva raggiunto, volando a tutta velocità come stava facendo lui ora. Stava esplorando i boschi della Foresta d’Estate in cerca di qualche souvenir (o, come preferiva chiamarli lui a volte, “spuntini”) per il suo piccolo amico alato, che già da qualche settimana faceva molta fatica a lasciare la propria abitazione nel Mondo degli Artigiani. Spyro, ovviamente, faceva di tutto per convincersi che si trattasse soltanto di un male passeggero, un virus stagionale, una piccola influenza che sarebbe passata in qualche settimana. Per questo continuava ad andare alla Foresta d’Estate, dove trovava e catturava sempre le farfalle più grosse e luminose di tutte, che aiutavano la libellula a sentirsi un po’ meglio. Ma Zoe, in quel pomeriggio soleggiato, era corsa a riferirgli le esatte parole che sperava inutilmente di non dover mai sentire.
«Spyro… Sparx è in condizioni critiche. Non riesce più a volare né a muoversi dal suo giaciglio. Sta morendo».
 
E ancora adesso, in un certo senso, Spyro si rifiutava di crederci. Anche adesso che stava volando come non aveva mai volato prima, vedendo a malapena il molo che segnava il confine del Mondo dei Pacificatori, il drago viola non voleva credere che Sparx stesse morendo. Sicuramente si sarebbe ripreso con delle altre farfalle, anzi sarebbe tornato ancora più in forma di prima, e finalmente sarebbe uscito di nuovo di casa e lo avrebbe di nuovo accompagnato nelle sue frequenti esplorazioni. Ancora adesso, ignorando ogni tipo di logica legata alla breve durata della vita delle libellule rispetto a quella dei draghi, Spyro era certo che Sparx non sarebbe morto.
Fu così che solo pochi secondi dopo aver lasciato i Pacificatori, il drago attraversò finalmente l’ultimo portale (quello nella Valle Oscura) ed atterrò disordinatamente sulla soffice erba del Mondo degli Artigiani, spaventando un piccolo gregge di pecore che si allontanarono all’istante. Spyro non perse un attimo e cominciò a correre sulle due zampe posteriori, come ogni drago adulto, verso l’area in cui si trovava gran parte delle abitazioni, compresa quella sua e di Sparx.
Il suo arrivo non passò certamente inosservato (sarebbe molto difficile, per un grosso drago viola che corre in un centro abitato), ma nessuno dei draghi grandi e piccoli che lo incrociarono si azzardò a parlargli o a trattenerlo. Evidentemente, la voce si era già diffusa.
Il primo che si permise di fermarlo fu Titan, uno dei draghi adulti ormai quasi anziani che Spyro aveva salvato quasi più di dieci anni prima. Titan, che si trovava nei dintorni della casa di Spyro insieme a molte altre facce conosciute (non solo draghi), gli si parò davanti e lo costrinse a rallentare fino ad arrestarsi, a pochi metri dall’entrata. Spyro, che era anche più alto di Titan, lo guardò con occhi furenti che però all’altro parvero soltanto stanchi e disperati.
«Togliti di mezzo Titan, ti prego… Devo…»
«Lo so, Spyro. Calmati, devi sapere…»
«Non posso, Titan! Io… Ti prego…»
Spyro non fu orgoglioso di sentire il proprio tono di voce incrinarsi così presto, quando Titan gli appoggiò delicatamente una zampa sulla spalla per cercare di calmarlo, ma in quel momento non gliene importava assolutamente niente del proprio orgoglio. Doveva vedere Sparx al più presto.
«Spyro, ascoltami» ricominciò Titan, con un tono sorprendentemente tranquillo che riuscì a far calmare anche Spyro per una frazione di secondo. «Dentro casa ci sono Cosmos, Nestor, Lindar, e abbiamo chiamato perfino il Professore e Bianca… Chiunque potesse esserci utile nel capire cosa sta succedendo a Sparx, e… Dicono tutti che…»
Titan non finì la frase: il respiro sempre più affannoso di Spyro, mentre quest’ultimo lo fissava ancora con occhi disperati, impedì perfino a lui di pronunciare le stesse parole pronunciate da Zoe pochi minuti prima.
Spyro mosse le pupille per guardarsi rapidamente intorno, senza allontanarsi di un centimetro da Titan per evitare di perdere il momento in cui questo si sarebbe spostato per lasciarlo passare. Nei dintorni della casa riconobbe ancora svariati volti amici, tra cui Elora ed Hunter. Tutti con la stessa espressione, tutti incapaci di muoversi o intervenire.
«Spyro… Entra» disse finalmente Titan, dopo un paio di secondi che sembrarono durare un’eternità, con il tono di voce più cupo che Spyro avesse mai sentito. Il drago viola avrebbe voluto ringraziarlo e rivolgere un cenno a tutti gli altri, ma le sue zampe posteriori si stavano già muovendo verso l’ingresso in legno della casa, che si spalancò alla sua spinta.
La casa non era particolarmente grande, e considerando che Spyro e Sparx la utilizzavano esclusivamente per dormire nelle notti fredde o piovose (in quelle calde preferivano dormire all’aperto), non aveva certamente bisogno di esserlo. Consisteva in una singola ampia stanza, nella quale si trovavano i due giacigli per dormire e una manciata di scaffali su cui poggiavano libri e attrezzi di vario tipo, senza contare i vari soprammobili e souvenir che Spyro e Sparx amavano collezionare nelle loro escursioni. Il letto di Spyro era ampio ed appoggiava direttamente sul pavimento, e al momento era vuoto e isolato sul lato sinistro dell’abitazione. Quello di Sparx, invece, era molto più piccolo e si trovava su una base di legno rialzata e concava sulla cima, in modo da permettere alla libellula di appisolarsi comodamente al suo interno, magari su delle foglie o altri appoggi più morbidi. Ma nell’istante in cui Spyro entrò nella stanza, non riuscì a vedere direttamente quello che era il letto di Sparx, poiché esso era circondato e seminascosto da altre figure, come aveva anticipato Titan. Tutte queste figure davano le spalle all’entrata, e quasi nessuna sembrò girarsi e accorgersi di Spyro nell’istante in cui lui entrò, nonostante il forte rumore che il drago aveva causato spalancando la porta. Bastò un solo nome, chiamato con tono disperato ed impaziente, per farli voltare tutti quanti.
«Sparx!»
Gli sguardi di tutti si posarono quasi meccanicamente su Spyro. Qualcuno appariva sorpreso, ma la maggior parte appariva semplicemente molto triste e rassegnata. Nessuno disse nulla, nessuno lo salutò, finché il primo a muoversi verso l’uscita alle spalle di Spyro fu uno degli altri draghi presenti, Cosmos; lanciò un ultimo, breve e addolorato sguardo al giaciglio di Sparx e poi si incamminò, passando accanto a Spyro e facendogli soltanto un piccolo cenno, con gli occhi pieni di tristezza. Spyro non seppe come reagire e rimase dov’era, anche quando tutti gli altri presenti imitarono Cosmos e uscirono dalla casa.
Quando il letto di Sparx fu di nuovo visibile, nella stanza rimanevano ancora solo Bianca e il Professore. Entrambi fecero esattamente come avevano fatto tutti gli altri draghi, ma una volta arrivati di fronte a Spyro ebbero il coraggio di soffermarsi a guardarlo negli occhi, che erano ancora confusi e spaventati. Fu Bianca a parlare, quasi sottovoce.
«Abbiamo… Fatto di tutto, Spyro. Te lo giuro, ho fatto tutto quello che potevo. M-Ma…»
Vedendo che Bianca stava esitando per trattenere un singhiozzo, il Professore andò in suo soccorso terminando la frase.
«Gli restano ancora pochi minuti, Spyro. Tutti noi lo abbiamo già salutato… Ora tocca a te».
Come se avesse sperato fino all’ultimo momento di ricevere una notizia diversa, Spyro ebbe la sensazione di esser stato trafitto al cuore. Sentire quelle parole da Bianca e dal Professore, che sicuramente se ne intendevano molto, lo lasciò ancora più distrutto.
Dopo una breve pausa ebbe soltanto il tempo di mormorare un «grazie» rivolto ad entrambi, prima di lasciarli uscire dall’abitazione. Dopodiché, con un lungo e profondo respiro, Spyro si avvicinò al letto di Sparx camminando quasi troppo lentamente.
Finalmente lo vide. Sparx, la sua fidata libellula, il più grande amico che avesse mai avuto e che l’aveva accompagnato in ogni sua avventura, giaceva su un basso mucchio di foglie piatte adagiate nella conca del ceppo di legno. Le sue ali, solitamente luminose e splendenti, erano spente e trasparenti, immobili e appiattite ai lati del suo piccolo corpo. Quest’ultimo era del suo classico colore giallo, ma anch’esso pareva spento e affievolito. Il fatto che non fosse blu o verde indicava che Sparx non era stato ferito: la sua era una condizione del tutto naturale, e purtroppo non si trattava di una condizione positiva. Il buffo e piuttosto folto ciuffo di baffi bianchi, che era cresciuto a Sparx nel corso degli ultimi mesi, era ancora la cosa più appariscente della sua figura, ed era così poco curato da nascondere quasi interamente la sua piccola bocca socchiusa. Le sei zampette erano piegate sotto al corpo dell’insetto, facendogli da cuscino. I grandi occhi rotondi della libellula erano chiusi, e quegli strani occhiali quasi ridicoli, che il Professore gli aveva chiesto di iniziare a portare un paio di anni prima, erano riposti ordinatamente al suo fianco.
Furono proprio gli occhi a muoversi per primi non appena Sparx sembrò percepire (o meglio, udire) la presenza di qualcuno. Si aprirono lentamente, quasi a rallentatore, e quelle piccole pupille all’interno di quegli occhi sferici si mossero fino a rivolgersi direttamente a quelle di Spyro, il quale osservava dall’alto con le zampe anteriori che afferravano il bordo della base di legno.
«Ciao, Spyro…» mormorò Sparx, con un tono di voce estremamente basso, rauco e debole. Nonostante la voce della libellula fosse sempre stata soltanto un ronzio con delle parole appena comprensibili ficcate nel mezzo (parole che però Spyro non aveva mai avuto difficoltà a capire), il drago non l’aveva mai sentita suonare così moribonda. La cosa, ovviamente, non fece che agitarlo ulteriormente.
«Sparx…!» esclamò, come se la libellula non si trovasse a una manciata di centimetri dal suo volto. «Mi hai fatto prendere un colpo, amico! Non hai idea delle cose che stanno dicendo tutti, è assurdo che-»
«Riesco a sentirti, Spyro, non sono sordo» lo interruppe Sparx con un debolissimo sorriso, mentre le sue ali si agitavano a malapena in un piccolo movimento stizzito. Spyro, senza neanche accorgersene, abbassò significativamente il tono di voce e si sforzò di sorridere.
«Giusto, scusa, ma sai com’è…» continuò, grattandosi la nuca con imbarazzo. «Ho volato come un pazzo per tornare qui il più in fretta possibile, sono ancora un po’ agitato. Ma alla fine avrei potuto prendermela comoda, no? Caspita, quando Zoe mi ha raggiunto alla Foresta d’Estate mi ha detto-»
«La verità. È questo che ti ha detto, vero?»
Quella seconda interruzione da parte di Sparx, seppur accompagnata dall’accenno di un sorriso nascosto dai baffi, fece dissolvere l’espressione semi-allegra del drago nel giro di pochissimi secondi. La preoccupazione tornò a dominare il suo volto per una manciata di secondi, durante i quali il drago e la libellula continuarono a fissarsi senza una parola. Dopodiché, Spyro scosse la testa e si sforzò nuovamente di sorridere.
«Non diciamo sciocchezze, Sparx. È uno scherzo di pessimo gusto e tu lo sai! Hai solo bisogno di tornare in forze, ed è per questo che…» Spyro iniziò a rovistare all’interno di una delle ampie saccocce appese alla sua cintura, scavando furiosamente per trovare ciò che cercava. «…Ti ho portato altre farfalle di Avalar! Vedrai che con queste ti sentirai subito meglio, ne sono certo! Se solo riuscissi a… Ah, eccone una!»
Con un ultimo strattone, Spyro estrasse una fiala di vetro trasparente dalla tasca e la strinse nella zampa come un trofeo. Il movimento brusco sembrò causare una certa confusione tra gli altri oggetti che si trovavano nella saccoccia, tanto da farne saltare fuori un altro: una comunissima gemma verde che Spyro aveva raccolto quella mattina ad Avalar, che crollò a terra con il suo caratteristico tintinnio e rimase lì, a poco più di un metro da Spyro. Nessuno dei due sembrò farci caso, anche perché l’attenzione di Spyro era dedicata alla fiala, all’interno della quale si aggirava nervosamente una grossa farfalla azzurra. Era luminosissima e le sue ali sembravano disperdere una sottile polvere di diamante all’interno della fiala. Spyro, sostenendola ora con entrambe le zampe, la avvicinò a Sparx e si preparò a togliere il tappo di sughero che teneva prigioniera la piccola creatura.
«Spyro…»
«Ecco a te amico, buon appetito!»
Spyro tolse il tappo con un sorriso stampato sul volto, aspettandosi di vedere il suo piccolo amico alato spiccare il volo e inseguire la farfalla, lasciandole pochissimi secondi di tempo per scappare prima di divorarla in un boccone. Quello che succedeva sempre, insomma.
Ma stavolta non successe. Sparx non accennò nemmeno a volersi muovere, tanto meno a volare. Si limitò a seguire la farfalla con gli occhi, con una nota di serena rassegnazione nello sguardo, prima che questa uscisse dal suo campo visivo e riconquistasse la libertà volando fuori dalla finestra.
Quando Sparx tornò lentamente a guardare Spyro, con lo stesso sorrisetto indebolito, il drago era sconvolto.
«Sparx, ma cosa…»
«Spyro, amico mio» continuò ad interromperlo Sparx, col tono di voce più dolce e paziente che fu in grado di usare. «Sono l’ultimo al mondo che vorrebbe dirtelo, ma gli altri non si sbagliano. Sto morendo, Spyro».
 
La testa di Spyro si mosse a malapena di qualche centimetro, continuando ad andare da destra a sinistra, sforzandosi di negare costantemente quella che ormai era la realtà.
«No Sparx, non è vero…» disse il drago, posando gli occhi su Sparx e non distogliendo lo sguardo neanche per sbattere le palpebre. «N-Non può essere vero! Voglio dire, tu… Avanti, non è possibile, Sparx!»
Spyro stesso sembrò rendersi conto dell’assurdità delle sue parole, tra le quali nemmeno lui stesso riusciva a trovare un nesso logico. Perfino Sparx si ritrovò ad emettere una piccola risata, una di quelle completamente prive di divertimento, ma piene di compassione.
«Certo che è possibile, Spyro» rispose la libellula con la stessa calma. «Hai sempre saputo che i draghi vivono molto più a lungo delle libellule, e crescono in maniera del tutto diversa».
«M-Ma alcune libellule vivono molto di più rispetto alle altre!» ribatté disperatamente Spyro, continuando a fissare il suo amico con il volto invaso dalla preoccupazione e le zampe ancora aggrappate al bordo del letto. «Io ero convinto che… Che…»
«Che sarei vissuto e invecchiato esattamente come te?» lo aiuto Sparx, parlando sempre più lentamente. «Dai, Spyro, guardami bene. È evidente che negli ultimi dieci anni, mentre tu sei diventato un adulto, io sono diventato un vecchio. E nelle ultime settimane, aggiungerei, un vecchio decrepito…»
«Non dire così, Sparx!» esclamò Spyro, con una certa irritazione nella quale però si sentiva tutta la tristezza della voce. «F-Forse è vero che siamo cresciuti diversamente, ma quando abbiamo sconfitto la Maga dieci anni fa eravamo entrambi ancora giovanissimi! Come è possibile che…?»
Sparx emise un altro sospiro rassegnato prima di riprendere a parlare al posto del suo amico.
«Te l’ho detto, Spyro… Non esistono libellule che siano vissute più a lungo di un drago. Per quanto i numeri possano variare, siamo sempre destinati a sparire prima di voi. E anche se io avevo soltanto qualche mese quando sei nato tu… È chiaro che abbiamo avuto due crescite molto diverse. I miei anni da giovane saranno anche durati abbastanza da combaciare coi tuoi, ma quelli da adulto sono passati molto più in fretta. È naturale…»
Spyro scosse di nuovo la testa, distogliendo per la prima volta lo sguardo e chiudendo gli occhi. I suoi denti erano stretti e continuava a mormorare negazioni tra sé e sé, ancora convinto che quella non fosse la realtà.
«Spyro…» riprese Sparx, cercando di parlare un po’ più forte. «Avanti, Spyro, devi accettare che-»
«No!»
Per la prima volta fu Spyro ad interrompere Sparx, con quel semplice monosillabo, che fu quasi un urlo. Il drago tornò a fissare il suo piccolo amico spalancando gli occhi, e fu facile capire perché avesse cercato di tenerli chiusi: erano lucidi e pieni zeppi di lacrime, e Spyro stava inutilmente cercando di trattenerle dallo scivolare sulle guance. La sua bocca era ancora semi-chiusa, coi denti stretti e bene in vista, ma riprese subito a parlare con la voce spezzata dai singhiozzi.
«N-Non ce la faccio ad accettarlo, Sparx! Sei sempre stato con me, non ricordo un solo istante della mia vita in cui tu non ci fossi! Come faccio ad accettare il fatto che tu… C-Che tu…»
I singhiozzi quasi non permisero a Spyro di finire la frase, e le ultime parole gli uscirono in un rauco sussurro, a differenza di tutte quelle precedenti che erano state cacciate fuori come un urlo.
«…Che tu non ci sia più?»
Ci fu una lunga pausa, durante la quale sulle guance di Spyro continuarono a scorrere lacrime sottili ma impossibili da trattenere. Le sue grosse ali erano piegate sulla schiena, impegnate ad agitarsi leggermente ma nervosamente ad ogni suo singhiozzo. Ad un certo punto, quasi inavvertitamente, una zampa posteriore del drago sembrò perdere le forze e lui si ritrovò a scivolare sul ginocchio, mentre anche l’altra gamba si piegava.
Sparx fissava il suo amico drago con gli occhi socchiusi, accompagnati da un’espressione che non tradiva alcun tipo di emozione. Fu di nuovo Spyro a rompere il silenzio dopo pochi secondi, e la sua voce suonò ancora più bassa, disperata e devastata, invasa da una tristezza che Spyro non aveva mai provato o espresso prima.
«Non posso dirti addio, Sparx. Non… Non posso farlo, non ce la faccio…»
 
Spyro non smise di piangere, avendo ormai abbandonato ogni tentativo di nasconderlo. Continuava a fissare Sparx come si aspettasse di vederlo scomparire da un momento all’altro, e dal canto suo, la libellula restituiva lo sguardo con due occhi pieni, sì, di tristezza, ma soprattutto di pietà.
«Spyro…» disse all’improvviso Sparx, attirando immediatamente l’attenzione del suo amico. Il tono di voce della libellula era serio e, se possibile, ancora più debole. «Ascoltami bene ora, per favore. Perché se c’è una cosa che assolutamente non voglio, e che rimpiangerei per ogni singolo istante che verrà dopo questa giornata…» Sparx fece una breve pausa per sospirare e per stendere in avanti due delle sue zampette.
«…È dirti addio vedendoti piangere. È una cosa che nessuna libellula potrebbe perdonarsi, lasciare il proprio drago vedendolo così triste».
Spyro tirò su col naso, come un bambino, e si sforzò di nuovo di ricacciare indietro i singhiozzi e le lacrime. Continuò a guardare Sparx dopo aver riacquisito un po’ di compostezza, e poi, quasi istintivamente, portò avanti la zampa destra e avvicinò il suo indice artigliato alle zampette che Sparx aveva portato avanti poco prima. La libellula, altrettanto istintivamente, le mosse con lentezza fino ad appoggiarle su quell’indice viola, e i due continuarono a guardarsi come prima, uniti però da quel leggerissimo tocco. Era una mossa che i due si ritrovavano a fare molto spesso quando Sparx svolazzava intorno a Spyro durante le sue avventure: il drago porgeva il dito della zampa, e la libellula vi si appoggiava per riposare un po’ le ali.
«Lo sai, vero» riprese Sparx, con tutta l’attenzione del suo grosso compagno viola. «Che la maggior parte di voi draghi non piange nemmeno quando nasce, appena l’uovo si schiude? Sicuramente lo saprai… Con tutte quelle uova che hai visto schiudersi dieci anni fa!»
Entrambi accennarono un sorriso, breve ma sincero, poi Sparx continuò a parlare e Spyro continuò ad ascoltarlo in religioso silenzio.
«Beh, tu rientri in quella maggior parte, sai? Io naturalmente ero lì quando il tuo uovo si schiuse. I draghi anziani mi avevano già detto che sarei diventato la libellula del prossimo nascituro… Ed eri tu! Heh, sono rimasti tutti a bocca aperta quando sei spuntato fuori dall’uovo frantumandone totalmente il guscio. E non solo non hai pianto, ma ti sei subito dato da fare! Hai iniziato a sventolare quelle tue ali minuscole, e siccome non reggevano il tuo peso per volare, ti sei messo a rotolare in giro per Collina Pietrosa travolgendo tutte le pecore che ti ritrovavi davanti. Eri davvero una piccola calamità viola, ho dovuto inseguirti e afferrarti quelle piccolissime corna per farti stare fermo!»
I due ridacchiarono di nuovo per un paio di secondi, e Spyro fece di tutto per mantenere quel sorriso sul suo volto il più a lungo possibile.
«Ma questa storia te l’avevo già raccontata, vero?» chiese Sparx, distogliendo per un attimo lo sguardo.
«Più o meno un milione di volte» rispose Spyro, con la voce ancora un po’ incrinata ma molto alleggerita. «Ma non mi stanco mai di risentirla, dovresti saperlo!»
«Certo, finché non inizio a raccontarla ad Elora, non è vero?»
Spyro arrossì violentemente con un sorriso imbarazzato, e se Sparx non fosse stato nelle condizioni in cui era, probabilmente il drago gli avrebbe tirato un pizzicotto sulla fronte per ciò che aveva appena detto. La reazione fu così palese che Sparx rise di nuovo, e questo non poté far altro che sollevare un po’ il morale anche a Spyro, nonostante tutto.
«Ad ogni modo» riprese Sparx, di nuovo con un tono piuttosto serio. «Il fulcro del discorso è che… Così come non ti ho visto piangere la prima volta che ci siamo visti, e così come non credo di averti mai visto piangere in generale, non voglio vederti piangere nemmeno ora che… Beh, ora che ci stiamo salutando. E non voglio nemmeno che tu eviti l’argomento, o che cerchi ancora di negarlo. Voglio che anche adesso, nonostante tutto, tu sia lo stesso Spyro di sempre. Quello che sono abituato a vedere da sempre…»
«N-Non è… Una serie di richieste facili, Sparx» fece Spyro, rabbuiandosi di nuovo. «Come faccio a non essere triste? Come faccio ad affrontare serenamente la cosa? Non sono pronto a stare senza di te, Sparx… Non sono mai stato senza di te, mai!»
Sparx sospirò ancora, ma poi sorrise lievemente.
«Hai ragione, Spyro. Sono stato con te fin dal primo momento, è chiaro che ora per te le cose saranno… Diverse. Oh, e non fraintendere, non sto dicendo che la tua tristezza sia o sarà simbolo di debolezza, al contrario! Piangere, essere tristi… Non sono cose cattive, non vanno tenute dentro e non vanno nascoste. Questa è solo una richiesta egoista che ti sto facendo io ora perché… Beh, perché sono qui. E perché voglio che i miei ultimi attimi siano pieni di gioia e di ricordi felici. Spero che tu possa capire…»
Spyro annuì senza pensarci, continuando a guardare la libellula che parlava piano e lentamente davanti a lui. E come a voler assecondare la sua richiesta, seppur in maniera ingenua e quasi infantile, decise di prendere il controllo della conversazione.
«Ti… Ti ricordi di quella volta in cui abbiamo inseguito quel terribile spaventapasseri, per poi scoprire che si trattava soltanto di una pecora sui trampoli?» chiese Spyro, mostrando finalmente un po’ i denti oltre quel piccolo sorriso che si aprì sul suo volto.
Sparx annuì ed emise un breve ronzio molto simile ad una risata.
«O quella volta in cui hai finalmente imparato a nuotare sott’acqua, e abbiamo dovuto pensare ad un modo per far immergere anche me? Il tutto perché non volevi che ti aspettassi fuori o che facessi il giro!» ribatté la libellula con un lento movimento delle zampette.
Spyro si mostrò nuovamente imbarazzato, ma tornò subito all’attacco con un’altra risata.
«E quando abbiamo inseguito Riccone per tutto il Monte di Mezzanotte per farci ridare le gemme? Facevi fatica a raccoglierle da quanto era pieno quel sacco!»
«Però accidenti, è stato soddisfacente!» esclamò Sparx con un altro ronzio divertito. «Ma vogliamo parlare di quella volta che Hunter è precipitato nella grotta sotto alla cascata della Tundra d’Inverno? Ti ricordi com’era ridotto quando l’abbiamo tirato fuori?»
Spyro rise di gusto, e con lui anche Sparx, entrambi visualizzando mentalmente il ricordo di Hunter con la pelliccia completamente fradicia, mentre cerca di scappare dalle urla di rimprovero di Bianca.
La cosa andò avanti per un paio di minuti, con Spyro e Sparx che a turno rievocavano i loro ricordi preferiti tra quelli delle loro avventure nelle Terre dei Draghi, ad Avalar, nei Mondi Dimenticati e in tutti gli altri luoghi che avevano esplorato negli ultimi dieci anni. Alla fine degli ultimi turni, entrambi si stavano ormai sbellicando dalle risate, e per un po’ sembrarono dimenticarsi totalmente della situazione in cui si trovavano. Questo finché l’ennesimo ronzio divertito di Sparx non si trasformò improvvisamente e brutalmente in una serie di piccoli colpi di tosse, che lo costrinsero a smettere di ridere. Questo sembrò avere lo stesso effetto su Spyro, sul cui volto rimase solo l’ombra dell’ultima risata, causata dal ricordo del Professore che permetteva a Sparx di provare i suoi occhiali. Ma nonostante tutto, nonostante l’esser stato buttato fuori dai ricordi per tornare bruscamente alla tragica realtà dei fatti, il drago volle onorare la “richiesta egoista” di Sparx, e cercò di non dimostrarsi affranto o ancor peggio di ricominciare a piangere.
La libellula sembrò accorgersene, e gli rivolse un sorriso pieno di silenziosa gratitudine, mentre cercava di calmare l’affanno causato dalla tosse.
Dopo esser stato costretto a rimanere in silenzio per quasi un minuto, Sparx sospirò e alzo di nuovo lo sguardo verso Spyro. Stavolta i suoi occhi erano incredibilmente seri, e Spyro si accorse, con un pesante tuffo al cuore, che erano lucidi.
«Spyro…» disse Sparx, così debolmente da far avvicinare ulteriormente il muso del drago. «Sono stato con te fin da quando mi è stato concesso di diventare la libellula di un drago. Ti ho visto nascere, ti ho visto crescere, e insieme abbiamo vissuto una serie di avventure che neanche i più anziani possono vantarsi di aver vissuto».
Respirò profondamente, poi continuò.
«Siamo stati degli eroi, perché abbiamo aiutato un’infinità di creature. Abbiamo sconfitto un sacco di cattivi, abbiamo incontrato un sacco di nuovi amici e abbiamo visitato luoghi in cui nessun drago e nessuna libellula erano mai stati prima. Ma in tutto questo, per me la gloria da eroe o la soddisfazione per aver sconfitto i cattivi non sono mai stati la cosa più importante. Sai qual è stata la cosa più importante?»
Spyro rimase in silenzio, attendendo la continuazione senza staccare gli occhi da Sparx.
«La cosa più importante… Era essere con te, Spyro. Ero felice di proteggerti, ero felice di accompagnarti in tutte le tue strampalate avventure, e anche nelle giornate più rilassanti, ero felice di vederti trionfare contro i malvagi… E sono sempre stato felice, in ogni istante, fino alla fine. Per me è sempre stato tutto grazie a te, Spyro. Una libellula da sola non può andare lontano, non può fare grandi cose, ma una libellula insieme al drago che le è stato assegnato alla nascita… Non può chiedere una vita migliore di quella che ho vissuto io».
I baffi di Sparx vibrarono per un attimo, prima di permettergli di chiudere il discorso.
«Tu sei… Un drago eccezionale, Spyro. Sei forte, determinato e coraggioso, ma sei anche leale, altruista e… Un grande amico per tutti. Sei il miglior drago che queste terre abbiano mai incontrato, e io sono… Fiero ed orgoglioso di esser stato il tuo compagno di viaggio. Io… Grazie, Spyro…»
Spyro non fu in grado di dire nulla per quasi un minuto, riuscì soltanto a continuare a guardare il suo piccolo amico, disteso sul suo giaciglio ma con le zampette ancora collegate al suo indice. Finalmente, dopo un po’, trovò la forza di mandare giù un altro groppo alla gola e di parlare.
«C’è una cosa su cui ti sbagli, Sparx. Hai detto che una libellula da sola non può fare un granché, ma è proprio perché conosco te che non sono affatto d’accordo. Tu sei il tipo di libellula che avrebbe fatto grandi cose anche senza un drago al proprio fianco, e non cercare di contraddirmi, perché ti conosco abbastanza da esserne più che certo. Il vero eroe delle nostre avventure sei sempre stato tu, Sparx. Mi hai sempre protetto, ti sei preso più colpi di quanti una libellula normale possa sopportare, solo perché volevi evitare che mi facessi male. E anche quando mi sono fatto male, sei sempre stato il primo a guarirmi. Sai sempre dove andare e cosa fare, e hai sempre la risposta pronta sia nelle conversazioni più semplici che nelle situazioni più difficili. E io sarò anche altruista, ma quello che si fa in quattro per gli altri sei tu: quando avevano bisogno di aiuto, hai sempre passato la tua protezione a tutti gli amici che ci hanno voluto dare una mano! Per non parlare del fatto che, senza di te, avremmo racimolato forse un decimo delle gemme e dei tesori che abbiamo raccolto in tutti questi anni! Non oso pensare ai guai che avremmo avuto con Riccone, se fosse andata così…»
Sparx si ritrovò a ridacchiare di nuovo, seppur molto debolmente. Spyro si godette quel piccolo momento di leggerezza, prima di riprendere a parlare senza azzardarsi a muovere la zampa, a cui Sparx si stava ancora appoggiando.
«E anche ora che sei qui, dopo tutto quello che hai passato, non fai altro che sottovalutarti. Ma tu, amico mio, sei il solo motivo per cui io sono ancora qui, e non lo intendo solo in senso letterale. La tua presenza, molte volte, è stata l’unica cosa su cui ho potuto fare affidamento… E mi ha salvato la vita. Non sei tu a essere la “fortunata libellula che accompagna il famoso Spyro”, è l’esatto contrario! Un drago non è nulla senza la sua libellula, e io…»
Spyro deglutì, non sentendosi pronto a dire ciò che stava per dire.
«Io ho avuto la fortuna di avere, come mia libellula, il miglior amico che un drago possa desiderare. E te ne sarò eternamente grato. Sparx… G-Grazie…»
 
Ora anche gli occhi di Spyro erano nuovamente lucidi e pieni di lacrime pronte a scendere al primo segnale, e Sparx se ne accorse subito, poiché i suoi occhi non avevano smesso di fissare quelli del drago per tutta la durata del suo discorso. Al termine di quest’ultimo, con uno sforzo che lo portò a provare un dolore del quale non gli importava nulla, Sparx si sollevò dal giaciglio e si arrampicò con altre due zampette sulla zampa di Spyro. La strinse forte, tenendo saldamente la presa, in quello che era il suo modo di abbracciare il migliore amico.
Spyro rispose all’abbraccio chiudendo gli occhi e avvicinando ancora un po’ il muso, stando il più vicino possibile alla libellula morente.
Ma all’improvviso, in un gesto ancora più inaspettato rispetto all’abbraccio, le ali grigie e spente di Sparx si mossero. Cominciarono a battere sempre più velocemente, finché non sembrarono riprendere parte del loro luminoso colore originale, e Spyro aprì gli occhi solo quando sentì il tremolio dell’aria di fronte al proprio naso. Rimase di stucco nel vedere la piccola libellula gialla che, lentamente, si stava sollevando in volo.
«S-Sparx, ma che stai…?» balbettò Spyro con molta preoccupazione, sperando di non dover impedire a Sparx di sforzarsi più di quanto il suo corpo gli permettesse.
Ma il movimento di Sparx fu fulmineo, fin troppo per permettere a chiunque di provare a fermarlo. Quando ormai si trovava a un paio di centimetri dal suo giaciglio, Sparx scattò verso il pavimento alle spalle di Spyro emettendo un forte ronzio divertito. Spyro non ebbe nemmeno il tempo di voltarsi prima di udire un leggero tintinnio, e neanche mezzo secondo dopo, sentì la tasca ancora aperta della sua cintura farsi leggermente più pesante. Quando guardò il pavimento e vide che la gemma verde non c’era più, capì che cosa era successo… E non riuscì a trattenersi dal sorridere con un leggero imbarazzo.
Sparx, che stava riatterrando sul proprio letto con un movimento lento e leggiadro, gli fece l’occhiolino non appena il drago tornò a guardarlo.
«Per l’ultima volta, ti ho detto di fare attenzione alle gemme!» gli disse, con una finta aria di rimprovero.
«Hahah… Hai ragione, scusa…» ribatté Spyro, grattandosi ancora la nuca con un certo imbarazzo, non realizzando subito la pesantezza e l’importanza di quel “per l’ultima volta”.
Quando Sparx tornò ad essere adagiato completamente sulle foglie del suo letto, le sue ali si arrestarono completamente e si appiattirono ai lati, non muovendosi più. La testa della libellula cadde a sua volta di lato, come se fosse diventata troppo pesante, e solo una singola zampetta riuscì a muoversi in avanti per tornare a toccare il dito di Spyro, il quale lo avvicinò il più possibile. Quell’ultimo, brevissimo volo doveva aver consumato l’ultima delle forze di Sparx, che ora cercava con tutto sé stesso di continuare a guardare il drago negli occhi.
Ma mentre il piccolo corpicino dell’insetto veniva scosso da un brevissimo tremito, Sparx si rese conto che i suoi occhi si stavano chiudendo, e che i sensi lo stavano abbandonando. Se ne accorse anche Spyro, che sembrò voler dire qualcosa, ma il più grosso nodo alla gola che avesse mai avuto gli impedì di farlo.
La vista di Sparx si annebbiò sempre di più, e l’ultima cosa che vide furono gli occhi viola di Spyro che non osavano abbandonarlo. La sua voce risuonò come il più debole dei sussurri, un suono che solo lui e il drago potevano percepire.
«Addio, Spyro, amico mio… Grazie di tutto… Spyro…»
«Sparx… Sparx
Spyro non poté far altro che sperare che la libellula avesse sentito quel suo ultimo richiamo, perché non vi fu alcuna risposta. Nessuna voce, nessun movimento, nessuna reazione.
Il corpo di Sparx, sempre di un colore giallo quasi luminoso, giaceva perfettamente immobile in quello che era sempre stato il suo letto. La testa leggermente inclinata di lato, il resto del corpo adagiato sulla pancia, le ali che scendevano delicatamente sopra ai suoi fianchi, e una sola zampa che sfiorava l’artiglio del drago.
Spyro non lo chiamo più. Si limitò a continuare a guardare il corpicino senza vita del suo migliore amico, per quelli che potevano essere trenta secondi, o cinque minuti, o un’ora intera. Soltanto alla fine di quel lasso di tempo indefinito, lo sguardo di Spyro si abbassò; il suo corpo rimase lì dov’era, con una gamba piegata e l’altra che appoggiava su un ginocchio, mentre dai suoi occhi ricominciarono finalmente a scendere le lacrime.
Forse Sparx ormai non l’avrebbe visto piangere, o forse lo stava già guardando da un altro punto di vista, ma Spyro non poté farci niente. Dall’esterno della casa non provenne alcun rumore, e all’interno continuarono a risuonare soltanto i singhiozzi e il pianto del drago.
«Addio, Sparx…»
 
 
 
Anche se Spyro non tenne un vero e proprio funerale per Sparx, il giorno in cui decise di andare a dare sepoltura al corpo della libellula, fu accompagnato e sostenuto da una quantità di persone che non si sarebbe mai aspettato di vedere. E tutti, tra l’altro, gli chiesero anticipatamente se preferisse stare da solo o se gli andasse bene avere compagnia.
Apprezzando immensamente il tatto dei suoi amici, e sapendo che Sparx sarebbe stato felice di vedere quanta gente gli volesse bene, Spyro acconsentì a farsi seguire. E quando il corteo raggiunse il luogo della sepoltura, la Foresta d’Estate, c’erano veramente tutti: Elora, Hunter, Zoe, il Professore, Bianca, Sheila, il sergente Byrd, Bentley con suo fratello Bartholomew, l’Agente 9, tutti i draghi del Mondo degli Artigiani, almeno due dozzine di draghi degli altri Mondi (accompagnati da altrettante libellule e fate), e perfino Riccone. Vedendo l’immensità di quella folla, Spyro non poté far altro che osservarli e provare un’infinita gratitudine che lo fece commuovere.
Dopo un leggero tocco di incoraggiamento sulla spalla da parte di Elora, in prima fila, Spyro si fece avanti e avanzò da solo per qualche metro, fino ad arrivare ai piedi dell’imponente albero sotto al quale avrebbe seppellito Sparx. La scelta della Foresta d’Estate era piuttosto scontata, ma Spyro sapeva che Sparx l’avrebbe apprezzato: con tutte quelle stupende farfalle nei dintorni, non si sarebbe mai annoiato.
La piccola buca che aveva scavato si trovava non troppo distante dal portale per Barlume, a metà tra quest’ultimo e lo stagno con il passaggio subacqueo. Si avvicinò, osservando anche il pezzo di pietra liscia che sarebbe diventato la lapide, e si inginocchiò preparandosi a separarsi una volta per tutte dal corpo di Sparx.
Esso era avvolto in un piccolo lenzuolo bianco, dal quale Spyro non osò separarlo. Strinse il piccolo fagotto al petto un’ultima volta, come se non volesse lasciarlo andare… E poi lo appoggiò delicatamente sul fondo della buca.
Una parte di lui non voleva guardare, ma l’altra lo spinse ad osservare il lenzuolo che veniva lentamente ricoperto dalla terra che lui stesso stava ributtando nella buca, finché non sparì del tutto. A quel punto, con un sospiro, Spyro rimase inginocchiato dov’era e attese, sapendo che era meglio lasciare che fossero gli altri a dare i saluti per primi.
E così fecero. Uno alla volta, dalle spalle di Spyro, tutti i presenti si fecero avanti per salutare la libellula, fare le condoglianze a Spyro e, in alcuni casi, lasciare un piccolo dono sulla tomba. Elora lasciò un mazzo di fiori bellissimo, degli stessi colori più comuni delle libellule (giallo, blu e verde). Zoe e alcune delle sue sorelle lasciarono una piccola collana di Sfere. Bianca, pur non lasciando nulla, agitò la bacchetta sulla pietra della lapide e questa si decorò magicamente con il nome e l’immagine di Sparx. Il Professore lasciò un minuscolo congegno di sua invenzione, appena visibile, che però avrebbe permesso alla tomba di rimanere illuminata anche nel cuore della notte. E addirittura Riccone, dopo aver rivolto delle sincere condoglianze a Spyro, lasciò accanto alla tomba di Sparx una singola gemma rosa, la più preziosa.
Spyro li ringraziò tutti, uno ad uno, apprezzando dal profondo del cuore tutti quei bellissimi gesti. Vedendo che Sparx era davvero così amato da tutti i suoi amici, il suo cuore non poté che riempirsi di un’amara gioia.
Ben presto il sole iniziò a tramontare, e tutti i presenti lasciarono la Foresta d’Estate prima che facesse buio. Rimase, ovviamente, soltanto Spyro.
Il drago rimase inginocchiato di fronte alla tomba del suo migliore amico per molto tempo, senza piangere e senza dire una parola. Sebbene ormai avesse capito che non c’era modo di tornare indietro, che Sparx se n’era andato e che non sarebbe più tornato… Il dolore continuò a colpirlo senza tregua, come una serie infinita di tagli e scottature all’altezza del cuore.
Spyro aveva scelto di non farsi assegnare un’altra libellula dopo Sparx. Sapeva che il modo migliore per onorare la sua memoria era dimostrargli che era pronto a mettere in atto tutti i suoi insegnamenti. Che gli bastava il ricordo di Sparx per andare avanti nelle sue avventure. Perché Spyro sapeva che anche se il suo compagno di avventure non c’era più, anche se se n’era andato dopo averlo cresciuto per tutta la vita, anche se ora non poteva essere più fisicamente al suo fianco… Spyro sapeva che, in qualche modo, avrebbe continuato a proteggerlo.
 
Quando il sole sparì del tutto, Spyro si alzò in piedi e guardò ancora una volta la tomba, con una singola lacrima che gli rigava il viso.
«Addio, vecchio mio».
Si allontanò, completamente solo nella Foresta, diretto al portale che l’avrebbe portato a casa.
Si voltò un’ultima volta per guardare la tomba: le bellissime farfalle della Foresta d’Estate svolazzavano con grazia intorno alla lapide, illuminandola ulteriormente.
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Spyro / Vai alla pagina dell'autore: Chilemex