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Autore: daphtrvnks_    02/09/2020    2 recensioni
- Siamo tutti prigionieri qui, è fuori dal nostro controllo.-
Genere: Horror, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bulma, Vegeta
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La Harley Davidson sfrecciava sull’asfalto bollente, quella notte di settembre lasciava presagire la fine dell’estate con il suo fresco venticello che lasciava svolazzare le ciocche scure dei capelli del giovane.

Colpivano con forza il viso spigoloso affranto dalla stanchezza di una giornata afosa e della lunga strada percorsa.

Ai lati della via alberi imponenti non lasciavano passare la fioca luce della luce piena.

Vegeta cercava riposo, un luogo in cui sostare per la notte.

Le pupille abituate all’oscurita scorsero in lontananza una grande insegna luminescente, essa sembrava attirarlo come una calamita.

Pareva invitante, un effimero sogno in cui si sarebbe volentieri lasciato andare per far rilassare le membra rigide dovute allo sforzo.

Accostò spegnendo il motore che fece un rumore grave, dinanzi ai suoi occhi si ergeva un grande cancello aperto dalle inferrate alte, un giardino curato con una piccola via in pietra che conduceva all’immenso Hotel in stile barocco.

Due grandi leoni in marmo posti all’entrata lo scrutavano aspettando che lo sconosciuto entrasse.

Hotel California’ diceva l’insegna, scese dalla vettura e i suoi anfibi calpestarono la ghiaia e poi l’erba umida, i suoi piedi si mossero soli varcando la porta in mogano rosso, nessun numero che indicasse l’indirizzo, un pavimento pregiato in marmo che dava poi sfarzo ad un mosaico che percorreva il corridoio e che portava alla reception.

Voci festose lo attirarono, della musica e un giovane oltre al bancone che gli fece segno di avvicinarsi con un sorriso gentile. 

Vegeta si fece avanti, voglioso di un letto morbido in cui dormire. 

- Cercate una stanza signore? – 

Disse cordialmente il ragazzo, un ventenne alto e dagli occhi vispi. 

Annuì soltanto spostando il suo sguardo sulla destra, oltre alla reception una grande porta finestra aperta dava vista alla parte opposta del giardino. 

Una donna dai lunghi capelli turchesi danzava a ritmo di una insolita canzone, a piedi scalzi si muoveva in una leggera veste bianca che accarezzava le morbide forme, le palpebre chiuse e tra le mani quello che sembrava un foulard rosso.

Lo lasciava svolazzare tra le dita esili, seduti uomini con abiti non appartenti alla sua epoca la ammiravano applaudendo e bevendo dell’alcol. 

Che fosse una festa in maschera? 

- Numero 404, spero che la vostra permanenza qui sia gradita. - 

Prese le chiavi ignorando il tono inquietante con cui quella frase gli fu rivolta, le portò nella tasca posteriore del jeans lasciandosi trascinare da quella visione celestiale. 

Una volta giunto potè meglio osservare la bella creatura, la superò andandosi a sedere accanto ad un vecchio ed alzò una mano chiamando il cameriere. 

Egli si avvicinò, ancora un sorriso sul viso. 

- Mi porti del vino. - 

Il cameriere lo guardò, si chinò in avanti portandosi all’orecchio del nuovo ospite. 

- Non abbiamo quell’alcolico dal lontano 69’-

E dopo che ebbe sussurrato quella risposta sparì tra la file di tavoli intrattenendosi con altri commensali. 

Vegeta rimase confuso, come potevano aver finito del vino? 

A distrarlo un dettaglio, la ragazza aveva aperto i suoi splendidi occhi. 

Un intenso azzurro, ricordava l’acqua limpida delle baie tropicali. 

Le guance scarlatte, gli rivolgeva uno sguardo mellifluo mentre altri giovani si avvicinavano per danzare con lei. 

Molti amici che le prendevano le mani lasciando cadere la stoffa sul prato germoglioso, la facevano girare tra le risa e Vegeta decise di bearsi di quella splendida scena, ammaliato dal fascino della ragazza. 

Poteva sentire un dolce odore di vaniglia, misto al brandy che il vecchio stava sorseggiando al suo fianco. 

Sulla tovaglia finemente lavorata dello champagne rosa col ghiaccio, una signora lo beveva con tranquillità seduta ad un tavolo vicino. 

- Sosterete qui per molto? - 

Il vecchio non rispose, fece segno di non saperlo dire e ritornò a far quello che stava facendo. 

Quando la festa parve giunta al termine la ragazza si avviò verso l’entrata dell’hotel, lui la seguì afferrandola poi per il polso e facendola voltare. 

Voleva chiederle il nome, sapere chi fosse e da dove venisse. 

Lei si girò raggiante, le labbra carnose e rossastre, i crini scompigliati ad incorniciarle il viso dolce. 

- Mi chiamo Bulma, e voi? - 

Vegeta non aveva ancora proferito parola, non le aveva chiesto nulla ma la sconosciuta parve gli avesse letto nel pensiero. 

- Da quanto siete qui? Sembrate conoscere tutti quanti.-

Disse il nuovo arrivato riferendosi al fatto che avesse ballato senza imbarazzo con gli altri ospiti. 

Lei fece finta di nulla e staccò la presa della mano del ragazzo dal polso scappando lungo le scale che portavano alle camere. 

La seguì non volendo gli sfuggisse. 

Giocava lasciandosi inseguire passando tra le camere trascinando con sé la stoffa rossa. 

La vide entrare in una nuova stanza, felice di essere riuscito a prenderla entrò anch'egli. 

Una grande tavolata vedeva seduti coloro presenti in giardino, cenavano in silenzio al lume di candelabri dorati, poi si alzarono tenendo tra le mani coltelli in argento. 

Il capo tavola, un'ombra nera e senza fattezze, venne accoltellato ripetutamente. 

Vegeta fuggì impaurito, lasciò perdere quella veloce infatuazione, scese di corsa le scale superando la reception ma sul punto di uscire dalla porta in mogano essa sparì portandolo in un vicolo cieco. 

- Siamo tutti prigionieri qui, è fuori dal nostro controllo.-

La ragazza parlò, quasi a volerlo rassicurare.

C'era malinconia nella sua voce, un'anima in pena che forse ballava per dimenticare. 

- Rilassati, noi siamo programmati per ricevere, tu puoi lasciare l’hotel tutte le volte che vorrai ma non potrai mai abbandonarci.- 




L'uomo della notte disse e questo è tutto ciò che ricordo. 






  
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