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Autore: Harry Fine    02/09/2020    2 recensioni
Una guerra terrificante si svolgerà presto sulla Terra. Ma i nemici da combattere sono tutto fuorchè convenzionali. Non sono esseri umane, ma macchine provenienti dallo spazio capaci solo di distruggere tutto quello che trovano sulla propria strada. E per sconfiggerle sarà necessario un esercito altrettanto nuovo, letale e pronto a tutto. L'esercito degli androidi Yorha, composto da valorosi volontari. Ma davvero ne varrà la pena?
Genere: Avventura, Guerra, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai, Yaoi
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: Threesome
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Rahl non ricordava bene come era tornato al Bunker, aveva perso i sensi poco dopo essere stato salvato da King e Kyran, ma sapeva di essere estremamente riconoscente a quei due. 
Lo avevano trasportato in spalla attraverso l'acqua e poi con gli aereoscheletri nonostante anche loro fossero gravemente feriti e lo avevano affidato alle cure di Momoko e i suoi colleghi appena erano giunti a destinazione.
Rammentava di essersi svegliato per un attimo dopo il loro ritorno e di averli visti quasi crollare sulle barelle disposte dai modelli O per il soccorso dei feriti, mentre lui veniva portato via per essere riparato.

Da quel momento erano passati esattamente quattro giorni. Tutti e tre erano ancora distesi nei letti della gigantesca infermeria, in gran parte occupata dalle vittime dell'attacco del mostro e da altri feriti, in mezzo ad un via vai quasi costante di tipi H, S ed O, che correvano da una parte all'altra per controllare gli Yorha in condizioni peggiori.

L'albino avrebbe preferito non vedere come erano ridotti i suoi commilitoni, ma non poteva farne a meno. Molti erano stati scottati gravemente o infettati da virus logici, altri avevano subito danni interni a causa delle esplosioni e altri ancora avevano direttamente perso parti del corpo o erano stati infilzati. 
Aveva visto praticare delle rapidissime operazioni di sostituzione degli arti, vaccinazione contro i virus, suture per impedire il dissanguamento e persino delle operazioni a cuore aperto per riparare circuiti e valvole interne.

Si guardò istintivamente le mani fasciate, rabbrividendo. Ci sarebbe voluto un po' di tempo prima di ricominciare a muovere le dita e la gamba in maniera ottimale, e anche di più per poter nuovamente usare le sue armi, ma fortunatamente non aveva avuto bisogno di braccia nuove o altre operazioni tanto invasive.
Il suo sguardo poi si posò sui suoi partners, entrambi addormentati nei letti accanto al suo, anche loro coperti di fasciature e con delle flebo attaccate alla braccia. Il fatto che fossero venuti a salvarlo lo aveva riempito di felicità, ma si sentiva davvero in colpa per il modo in cui erano stati ridotti.

I danni che aveva riportato dall'esplosione del missile gli avevano causato una specie di commozione cerebrale, e quando Mizuhiro lo aveva afferrato non era riuscito ad opporsi. Ne quando lo aveva portato in quella specie di grotta, ne quando lo aveva inchiodato sull’obelisco. Aveva solo potuto gemere e sanguinare tutto il tempo, oscillando tra l'incoscienza e la veglia confusa, almeno fino a quando lo avevano salvato.


Voleva stendere un braccio, provare ad accarezzare il viso di King o stringere la mano di Kyran, ma tutto il suo corpo sembrava pesare troppo per riuscire a muoverlo decentemente. Vide Momoko avvicinarsi in fretta ai loro letti, accompagnata da Ivar ed Ishley.
《Rahl, come ti senti?》 
Lui si tirò su a fatica. 《Abbastanza bene, viste le circostanze. Avete davvero fatto un ottimo lavoro, vi devo la vita. Vi ringrazio molto per tutto, Miss Momoko.》

La giapponese sorrise materna. 《Grazie, sei davvero gentile, ma anche tu ci hai messo del tuo.》 Seguì il suo sguardo rivolto verso i due ragazzi addormentati. 《E anche loro fortunatamente sono fuori pericolo. Hanno solo bisogno di molto riposo. Hanno compiuto uno sforzo davvero tremendo per sconfiggere quel senziente e salvarti. Ma vedrai che presto staranno meglio.》 Lo rassicurò con aria vagamente sorniona.
Rahl annuì, arrossendo senza neanche sapere il perchè, mentre l’albina si allontanava con gli altri due, che gli rivolsero dei semplici cenni di saluto, entrambi pronti ad aiutare la tipo H in caso di bisogno. Dopotutto, aveva sentito che anche Ivan e Becky erano tornati alquanto malconci dopo la battaglia.

Il francese in particolare aveva addirittura eliminato una senziente da solo ed era tornato vivo nonostante fosse stato vicinissimo all'esplosione che aveva distrutto la Biomacchina gigante, non era una sorpresa che avesse bisogno di assistenza quanto lui.
Tornò a guardare i suoi compagni dormire. Aveva pensato varie volte a come dire grazie a tutti e due e a come sdebitarsi per tutto quello che avevano subito per causa sua, ma non gli era venuto in mente nulla di lontanamente appropriato.

I suoi pensieri, però, furono interrotti da un lieve movimento sul volto di Kyran. Il biondo mosse le palpebre e pian piano le aprì, ancora frastornato dal lungo sonno. 《Dove…? Cosa…?》
《KYRAN!》 Esclamò Rahl con un enorme sorriso. Se avesse potuto, lo avrebbe abbracciato davanti a tutti. 《Sei sveglio! Grazie a Dio! Come ti senti?》 

《Come se fossi stato investito. Tu?》
L'altro sorrise mesto. 《Mi rimetterò. Dovrò solo farmi visitare varie volte per ripristinare completamente i circuiti di braccia e gambe. Ma avrei potuto incontrare un destino molto molto peggiore se non ci foste stati voi.》

《Non dirlo neanche. Non ci abbiamo dovuto pensare nemmeno un secondo. 》 Rispose l'arciere, lo sguardo che si posava su King, ancora addormentato. 《Lui è stato una vera forza della natura. È stato ferito tantissime volte, ma non ha mai osato demordere. Sono riuscito ad accecare quel senziente solo perché lui lo aveva distratto a sufficienza.》

L’albino si morse il labbro. 《Mi dispiace. Se fossi stato più sveglio o più pronto a lottare forse tutto questo non sarebbe…》
《Ti abbiamo già detto di non dire queste sciocchezze. Tu, Ishley, Becky e Ivar avete ucciso quella Biomacchina gigante da soli ed avete avuto un'idea geniale in una situazione disperata che vi ha quasi ucciso. Quindi smettila di dire “se" e “ma". Quello che è successo è stata colpa di Mizuhiro.》
Rahl annuì, rimanendo a guardare con lui il via vai di persone, aspettando che anche King si riprendesse, ma ricevettero una sorpresa quando il Generale e il Colonnello, accompagnati da Natasha e Athal, si avvicinarono ai loro letti. 


La corvina gli fece l'occhiolino nel vederli svegli. 《Che piacere rivedervi in piedi, piccioncini.》
Weiss annuì. 《Sono davvero contenta che sia voi che i vostri compagni siate sopravvissuti. Sappiate che avete reso fieri sia me che tutto l'esercito Yorha. Avete dimostrato un'intelligenza e una prontezza comune a pochi.》 Disse, aprendosi in uno dei suoi rarissimi sorrisi, per poi rivolgersi a Kyran. 《19C, tu, 9D e 56B siete stati capaci di uccidere due senzienti in condizioni disperate e avete salvato moltissimi vostri commilitoni. In questo modo, con l'aggiunta dell'eroismo dimostrato da 1S, 46G, 13S e 33G nel distruggere quel mostro meccanico, avete inflitto un gravissimo colpo alle biomacchine. Da oggi in poi sarete promossi al livello di unità tenente ed è probabile che molto presto ci aiuterete in un'operazione di vitale importanza.》

La felicità sulla faccia del biondo era evidente, ma poi un gemito proveniente dal letto di King attirò l'attenzione di tutti.
Il ramato si era tirato su, i capelli sparati in tutte le direzioni e la testa ancora fasciata. 《Cazzo… che mal di testa...》 Disse, stiracchiandosi, per poi guardarsi attorno, vedendo tutti gli sguardi puntati addosso. 《Che c'è?》
Scese un silenzio imbarazzante tra tutti loro, mentre il Colonnello dissimulava una risatina con dei colpi di tosse e Athal ghignava, divertita oltre ogni limite.
《Ehm… molto bene. Vi abbiamo riferito le buone notizie. Ora pensate esclusivamente a rimettervi in sesto.》 Disse la donna, scuotendo la testa, per poi allontanarsi insieme al fratello e alle due ragazze.


I due inglesi si girarono verso il ramato, ancora frastornati dalla bella notizia. 《King, come ti senti?》
《Come se mi avessero quasi affogato.》 Rispose lui con un sorrisetto tirato. La testa gli martellava ancora e probabilmente l'unico motivo per il suo corpo non si era ancora piegato dal dolore era perché era ancora imbottito di antidolorifici.

Gli altri due androidi ridacchiarono un po', ma poi ci fu una pausa decisamente impacciata tra tutti e tre. Ormai era chiaro come il sole che tra loro ci fosse qualcosa di molto più “intimo" del cameratismo tra commilitoni, solo che nessuno dei tre sapeva come spiegarlo.
《Ok. Adesso basta.》 Prese la parola Kyran. 《So che mi prenderete per matto, ma non ho intenzione di scendere più in battaglia senza dire nulla. Gli ultimi scontri sono stati quasi mortali, tutti e tre abbiamo rischiato la pelle in molte occasioni e mi hanno aiutato a capire che vi dovevo parlare.》 Prese un bel respiro. 《Voi due mi piacete. Tanto. Molto più di quanto ci si aspetterebbe da un soldato. Siete coraggiosi, intelligenti e i migliori compagni che volessi desiderare. Nemmeno mi importa se siamo in tre. Io voglio restare con voi fino alla fine di questa guerra e anche oltre.》

Ormai aveva lanciato la bomba e Rahl, mordendosi il labbro e rosso in faccia, colse l'occasione. 《Per me è lo stesso. Voi siete stati senza dubbio le cose migliori che mi siano mai capitate: stare con voi e combattere con voi è un piacere e un onore. Perciò… voglio provare a rimanere con voi.》

King era rimasto senza parole, anche lui rosso e confuso. Fino a poche settimane prima, non aveva mai pensato a come sarebbe stato avere un rapporto con degli uomini… eppure aveva capito che tra loro tra c'era qualcosa. 
Da dove veniva, non c'era spazio per certe cose. L’amore, l'affetto, la compassione, la gentilezza… Qualunque debolezza degli altri andava sfruttata fino a distruggerli. Però loro lo avevano fatto sentire a casa più di chiunque altro.
《Io non so cosa ci sia tra di noi. Non ho mai avuto rapporti con uomini, meno che mai con due di loro, né avevo mai pensato di averne fino ad oggi… Ma… credo di volerci provare.》


L’albino sorrise e, Ignorando sia le braccia recalcitranti sia il fatto di essere davanti a tutti, si allungò a fatica, premendo le proprie labbra su quelle di King e poi su quelle di Kyran, gustandone la morbidezza.
Il primo lo ricambiò con una certa inesperienza, ma entrambi dovettero ammettere che era piacevole e anche il ramato se lo godette sul serio, aprendo la bocca per far incontrare le loro lingue. Era più… rude rispetto alla sensazione data da una donna, ma aveva comunque un vigore energico ed eccitante che in qualche modo gli diede alla testa. 
Il secondo invece rispose con più delicatezza e abilità: era un contatto rassicurante che sapeva di casa. Le labbra del biondo erano più esperte e più soffici di quelle di King: baciarlo era quasi familiare, ma non per questo meno eccitante o appassionato.
E appena si staccarono, tornarono tutti nei rispettivi letti con delle facce vagamente trasognate, ignorando le proteste delle loro ferite e sentendo ancora l'eccitazione, l’imbarazzo e l'adrenalina che gli circolavano nei loro corpi.


**


Poco distante, Ishley li aveva osservati tutto il tempo con il suo classico sorrisetto sulle labbra. Quei tre erano una squadra incredibilmente bizzarra: un ex carcerato insieme a due gentili militari inglesi. Eppure erano davvero affiatati.
Avevano mantenuto un atteggiamento degno di un romanzo rosa negli ultimi giorni, con sguardi fugaci e piccole azioni, sfiorando a volte il ridicolo da quanto fossero lenti a capire che tra di loro c'era qualcosa di più, ma anche lui era seriamente lieto che si fossero decisi.

Si allontanò non visto, tornando a camminare attraverso i letti, nel caso ci fosse bisogno di aiuto nel liberare qualcuno da virus logici, ma finì per avvicinarsi inavvertitamente ad un letto in particolare: quello di Becky.
La trovò esattamente dove l'aveva lasciata. I suoi capelli rossi erano lasciati sciolti lungo la schiena e il suo viso, ora libero dalla benda, si illuminò di colpo quando lo vide arrivare.
《Ciao Rafael. Come ti senti?》 Gli chiese, con un sorriso.
Lui alzò un sopracciglio divertito. 《Dovrei essere io a farti questa domanda. Sei tu quella convalescente.》 

L'altra arrossì, ma si sbrigò a dire che si sarebbe rimessa presto. E fortunatamente era vero: a parte la spalla, non aveva subito molti danni gravi e aveva già un colorito molto migliore rispetto alla maggior parte degli androidi attorno a loro, cosa che lo faceva sentire molto più contento del dovuto.
Si rendeva conto che non era per niente professionale, ma Quella ragazza aveva qualcosa di davvero particolare che in qualche modo lo attraeva. Avevano anche raggiunto un certo livello di intimità, visto che lei era l'unica in tutto l'esercito a chiamarlo col suo nome di battesimo e si coprivano spesso le spalle sul campo.

Per quanto non fosse mai stato troppo interessato ad avere relazioni romantiche o sessuali stabili, si era accorto di trovarsi molto bene con lei. Gli era capitato di avere delle amanti ovviamente, e quelle avute con loro erano state delle esperienze piacevoli, ma non lo avevano mai coinvolto più di tanto. Invece lei lo aveva subito colpito. 
Non era solo il fatto che fosse una donna molto graziosa e sveglia, né la sua abilità in battaglia o il fatto che fosse una volontaria. Aveva una strana scintilla negli occhi, qualcosa che la rendeva imprevedibile e piena di vita nonostante la situazione disperata in cui era finita.

Quella ragazza che non aveva concesso alla vita di incattivirla aveva un fascino tutto suo ed esercitava un ascendente su di lui che normalmente non avrebbe riconosciuto e nemmeno gradito. 
Lui preferiva avere il controllo della situazione, nonostante tutto. Non si sarebbe mai scoperto tanto con gli altri in una situazione simile, ma non poteva fare a meno di apprezzare la sua compagnia. E se alla fine fossero arrivati a condividere dei momenti più “intimi", non si sarebbe certamente lamentato.
In fondo, era per sempre uno scienziato: scoprire e analizzare fenomeni particolari era la sua passione e il suo lavoro e quella ragazza era particolare. Sempre mossa da quella sua scintilla, aveva combattuto come una furia per il bene dell’umanità, si era dimostrata fin da subito pronta a compiere grandi sacrifici e si era offerta di aiutarlo con quel missile senza pensarci due volte.

E lo colse nuovamente di sorpresa in quel momento, chiedendogli come stesse Lui dopo la battaglia.
Il dottore si esibì in un sorriso più genuino. 《Io sto bene, non preoccuparti. Ero ferito in maniera abbastanza seria quando mi hanno affidato ai tipi H, ma sono comunque stato uno tra i primi ad essere ritrovati e soccorsi.》
La giovane annuì contenta. 《Mi fa molto piacere. Fortunatamente l’idea di usare il missile ha funzionato senza uccidere nessuno di noi.》
L'uomo annuì. 《Sei stata molto coraggiosa, nel volerci aiutare. Saresti potuta morire se fosse andato storto qualcosa.》 

Lei si morse il labbro. 《Lo sapevo. Ma… è così che funziona per i soldati no? Può sempre esserci un proiettile vagante, una missione sfortunata, un momento di distrazione… potrei morire in ogni momento sulla superficie. E naturalmente ho paura.  Però… volevo aiutare.》
L’altro annuì, osservandola con attenzione. Era in quei momenti che davvero vedeva Becky come una creatura meravigliosa e complicata. Aveva ammesso di avere paura, cosa di per sé difficile, ma aveva trovato un modo per esorcizzare quella paura e andare avanti.

《Sei una persona davvero coraggiosa, sai Becky?》 Le disse, quasi distrattamente.
L'altra arrossì. 《Ma… Ma che dici! Andiamo… credo che ci siano altri che la pensano così. Io non sono nessuno di speciale.》

《Ti sbagli. Tu sei l'unica che abbia ammesso di avere paura. Hai confessato di temere la morte, eppure scendi ugualmente in battaglia e combatti in prima linea. Non è una cosa che farebbero in molti.》 Disse tenendo la mano vicino alla sua. “Nemmeno io lo farei" pensò in cuor suo.

La ragazza divenne di nuovo dello stesso colore dei suoi capelli davanti a tutti quei complimenti da parte di Rafael. Non si sarebbe mai aspettata che uno come lui la tenesse in una tale considerazione. Si sentiva molto più che lusingata.
Glielo avrebbe voluto dire, ma non trovava le parole. 《Grazie mille Rafael.》 Si limitò a rispondere semplicemente.
Lui sorrise un altro po', tornando ad osservare distrattamente il continuo via vai di Yorha attorno a loro. 《Credo che quest’ultima vittoria avrà un grande impatto sulla guerra.》

《Cosa te lo fa pensare?》 Chiese lei curiosa.
《Se hanno dispiegato tre senzienti in un colpo solo insieme ad un mostro come quello che abbiamo abbattuto, vuol dire che i loro piani sono stati gravemente rallentati e hanno iniziato ad andare nel panico.》 

Becky si ritrovò ad annuire d'accordo. Era un ragionamento sensato. 《E adesso altri due senzienti sono morti. Mi chiedo solo quanti ancora ce ne saranno e cosa succederà adesso. Ho imparato che spesso quando certi criminali sono messi alle strette, diventano ancora più pericolosi: potrebbe succedere la stessa cosa adesso.》
Il dottore sorrise enigmatico. 《Sono abbastanza sicuro che le biomacchine e la loro rete abbiano ancora delle brutte sorprese in serbo per noi, la guerra è ben lontana dal finire. Ma hanno subito delle gravi perdite con la morte di tutti quei senzienti e le distruzioni dei server di cui ci siamo occupati negli ultimi mesi. Sono certo che da ora in poi potremo assistere a delle ripercussioni davvero interessanti.》


**


Da solo in una immensa stanza accanto all'infermeria,  Ivan si stava sorreggendo con delle aste di legno da fisioterapia, le gambe traballanti che si rifiutavano di muoversi decentemente e la testa che girava come una trottola.
Le orecchie gli stavano ancora fischiando dopo le tempeste di suoni che quella senziente gli aveva scatenato addosso e per questo il suo senso dell'equilibrio, e soprattutto del suo udito, erano stati compromessi.
Momoko lo aveva salvato dall'esplosione appena in tempo e le altre unità H ed S avevano fatto del loro meglio, ma ci sarebbe voluto del tempo perché il suo corpo tornasse alla normalità. 

Era rimasto sotto osservazione per giorni, mentre i vari Yorha si davano il cambio nel tentativo di riparare i danni, ma anche con tutto il loro aiuto erano rimaste delle lesioni che sarebbero guarite solo col tempo. Tanto tanto tanto tempo. Ed era comunque chiaro che non sarebbe più tornato a sentire come prima.
L’albina gli era rimasta vicina tutto il tempo, facendo del suo meglio per confortarlo, ma questo non aveva di certo addolcito la pillola. E per di più, sia la sua armatura che il suo scudo erano andati in mille pezzi e gliene sarebbero serviti di nuovi. 

Ormai era stato ridotto ad un androide difettoso, senza armi e nemmeno capace di reggersi in piedi. E che diamine se ne faceva un esercito come il suo di un mezzo storpio!?
Gli avevano fatto moltissime lodi quando si era svegliato. Il generale si era complimentata personalmente per il suo coraggio e soprattutto per la forza ed intelligenza che aveva impiegato per uccidere quella senziente. Ma c'era sempre la brutta sensazione che quelle parole fossero dettate più dalla compassione che da altro.

Al solo pensiero, strinse i supporti di legno tra le dita talmente forte da spazzarli, perdendo la presa e crollando lungo disteso per terra con un verso di frustrazione. 
Lui avrebbe dovuto essere un difensore, qualcuno sempre pronto a rialzarsi per combattere se necessario, e invece si era ridotto a nient'altro che una povera vittima
《Maledizione!》 Ringhiò, puntellandosi sui gomiti per tirarsi su. Ma di colpo vide degli stivali entrare nel suo campo visivo.

Sperò ardentemente che non fosse nessuno della sua squadra, che fosse solo un alto tipo H, però il destino sembrava avercela con lui, perché appena alzò gli occhi, vide Ivar guardarlo preoccupato.
Sentì chiaramente calde lacrime di umiliazione bagnargli le guance. Il Fato proprio voleva prendersi gioco di lui. Proprio l'unica persona che non avrebbe mai dovuto vederlo in quelle condizioni era lì davanti a lui.

La situazione tra di loro era alquanto tesa ultimamente. Dopo che si erano scambiati quel bacio, il biondo aveva fatto di tutto per stargli lontano, forse per imbarazzo, e lo aveva quasi ignorato per giorni. 
Nei giorni precedenti all'attacco al porto aveva provato a parlargli, a chiedergli il motivo di questo suo comportamento e magari dirgli che quel gesto d'affetto era stato decisamente gradito, ma ogni volta che provava a prendere il discorso lui cambiava argomento o scappava via. 
E adesso lo stava guardando in quello stato pietoso in cui si era ridotto. “Che razza di ironia” pensò amaramente.

《Come ti senti?》 Gli sentì dire, la voce già bassa giungeva ovattata alle sue orecchie.
《Non bene, come puoi vedere.》 . Si alzò a fatica con il supporto di una delle aste di legno, tirandosi su. 《Perché sei qui?》

《Volevo… Volevo sapere come stessi...》 Rispose lui, chiaramente a disagio.
In altri momenti, il francese gli avrebbe sorriso per tranquillizzarlo, ma in quel momento non aveva ne la forza ne la voglia di essere gentile. 《Mi hai ignorato per tutto questo tempo, dopo che ci siamo baciati, e ora sono ridotto così. Come pensi che stia!?》

L’altro sobbalzò nel sentirlo alzare la voce. 《Mi dispiace Ivan… io…》
《Non chiedere scusa, spiegami perché mi hai trattato così! Io ti ho detto tutto! Della mia famiglia, del mio passato e delle mie ragioni di essere Yorha. E tu hai fatto altrettanto! Ci siamo salvati a vicenda moltissime volte e combattiamo insieme da mesi! Pensavo che finalmente avessi capito che puoi fidarti davvero di me!》

《Io mi fido di te! E mi piaci! Tantissimo! Anzi troppo! Mi piace la tua risata, la tua gentilezza, sei molto probabilmente il ragazzo più bello che conosco. Semplicemente… Tutto questo non era previsto quando è iniziata la guerra. Non avrei mai voluto innamorarmi di qualcuno!》
L'altro rimase a bocca aperta, ma non si zittì. 《Ma è successo. Perché non hai preso il coraggio a due mani e sei venuto a parlarmi? Pensavi ti avrei rifiutato? Pensavi che non avrei capito le tue motivazioni?》

《No… io… avevo paura che fosse solo una cosa passeggera.》 Si morse il labbro. 《Tu sei il ragazzo più dolce che conosca. Sei entrato in guerra per difendere il mondo dopo che avevi perso tutti quelli che amavi. Io invece sono una persona sgradevole e indolente, che non è partita per salvare la propria famiglia e che anzi ha usato questa storia per nutrire il proprio ego. Tutto quello che volevo era dimostrare loro che sarei riuscito a cavarmela, che sono migliore di mio fratello.》
L'altro sospirò mentre si reggeva all'asta di legno, sentendo almeno una parte della propria rabbia affievolirsi. 《Questa cose le sapevo già, sei stato tu stesso a dirmelo. E ti assicuro che le ho tenute bene in mente quando ho ricambiato; non è stata solo la foga del momento. Pensi davvero che avrei fatto una cosa simile senza pensarci!? Non vado esattamente col primo che passa!》

L'altro si sbrigò a negare. 《No! Non ho mai pensato una cosa del genere! E soprattutto la colpa di tutta questa faccenda è mia! Come ho detto… avevo paura. Non solo perché pensavo di non essere adatto a te… ma anche perché non mi sono mai sentito così nei confronti di qualcuno e tu mi sembravi davvero troppo perfetto per essere vero. Mi rendo conto… di essere stato uno stronzo.》
《Eccome se lo sei stato! Mi hai trattato come la peggiore spazzatura di questo mondo senza nemmeno una spiegazione! Avresti anche potuto dirmi che semplicemente non ti era piaciuto e ci avremmo dato un taglio.》 Rispose lui in tono amaro, gli occhi di nuovo lucidi.

L’altro abbassò lo sguardo, le guance rosse di imbarazzo. 《Ti giuro che ho pensato a decine di volte a come chiederti scusa e a come dichiararmi decentemente in questi giorni, ma non sembrava mai il momento adatto! Pensa che persino Athal mi ha detto di buttarmi e dirti come mi sentissi riguardo a te! Questo mi ha dato il coraggio necessario e giuro che volevo dirtelo. Ma poi… è successo quel disastro al porto. E ti giuro che quando ho pensato che avresti potuto essere morto, sono andato nel panico.》
E non scherzava. Si ricordava benissimo quando si era risvegliato al limite del porto, incrostato di sale a causa delle onde che lo avevano lambito per ore, e un braccio quasi del tutto distrutto e sanguinante: aveva solo pensato a dove fosse finito Ivan.


Dopo averlo visto combattere da solo quella senziente, le domande su cosa potesse essere successo lo aveva tormentato per ore, così come il senso di colpa per come lo aveva trattato, e aveva smesso di cercarlo solo quando le unità B che lo avevano soccorso gli avevano assicurato che il francese era già al Bunker grazie a Momoko.
Il più alto, dal canto suo, aveva sgranato gli occhi appena aveva sentito quello che aveva detto, ormai più sorpreso che arrabbiato. Se seriamente Ivar aveva dato retta ad Athal, doveva davvero essere disperato.

《Ivar senti… io…》
《No aspetta. Permettimi davvero di dirti le cose per bene.》 Lo interruppe l'altro. 《Mi dispiace veramente, veramente tanto per come mi sono comportato con te. Tu sei la persona migliore di questo mondo. Mi hai salvato varie volte semplicemente perché era giusto e hai dimostrato un eroismo rarissimo che davvero mi ha colpito e mi ha fatto innamorare di te. Sono stato un vero cretino a non dirtelo quella volta, quando ci siamo baciati, e ti assicuro che da quando ho saputo quello che ti era successo non ho fatto altro che darmi del cretino per come mi sono comportato. Capirò se non vorrai più avere nulla a che fare con me in quel senso, ma volevo almeno che te lo sentissi dire decentemente.》

Il francese era arrossito fino alla punta delle orecchie. Era ancora molto arrabbiato con lui, però quella dichiarazione gli aveva chiaramente fatto sentire le farfalle nello stomaco.
Si avvicinò a fatica, le gambe recalcitranti, ma quando l'altro alzò gli occhi vide che sul suo volto era ricomparsa l'ombra di un sorriso dolce. 《Questa è stata davvero la cosa più bella che tu mi abbia mai detto.》 Disse. 《Non compensa tutta l'attesa ne il modo in cui mi hai trattato, sono ancora arrabbiato con te per quello… ma è un inizio. Vorrei provare a darci una possibilità.》

Ivar sentì di poter toccare il cielo con un dito nel sentirlo pronunciare quelle parole. Sapeva di aver combinato un vero disastro e di averlo ferito gravemente. Ci sarebbe voluto un po' per porvi rimedio, ma non aveva intenzione di rinunciare ad Ivan.
《Grazie Ivan. Farò in modo che tu possa tornare a fidarti di me.》 Disse, mettendosi sulle punte e accarezzandogli il viso.
Lui annuì impercettibilmente, sorridendo un po' di più. 《Ti aspetterò.》


**


Momoko si stava dirigendo verso la sala di comando accompagnata da altre due unità H come lei, 43H e 26H, e dal loro superiore, 1H, il capo delle strutture mediche del Bunker. Si trattava di un uomo decisamente abbronzato sui cinquanta, molto alto e sottile, dai capelli brizzolati rasati quasi a zero e un'aria vagamente sardonica.
Era stato un chirurgo molto abile fin da prima dello scoppio della guerra ed era stato scelto per guidare gli altri androidi ad uso medico a causa della sua grande abilità, intelligenza e sangue freddo.

Tutti loro erano esausti, ma avevano ricevuto ordine di fare rapporto sulle condizioni dei feriti al generale e al colonnello e la giapponese era alquanto preoccupata. 
Avevano dovuto praticare delle sostituzioni di varie parti del corpo ed impianti di pelle a molti androidi e alcuni, come Ivan e Rahl, avevano riportato dei danni interni di entità decisamente non trascurabile. Altri invece erano rimasti completamente sotto shock o addirittura con dei malfunzionamenti cerebrali, cosa che non la rallegrava neanche un po'. 

Appena entrarono nella sala, la prima cosa che notò era che non erano i soli ad essere stati convocati: davanti ai due leader Yorha c’erano anche dei piccoli gruppi di unità B, C, E, D e G, tra i quali riconobbe immediatamente Athal e Natasha.
Le due le rivolsero un cenno di saluto appena la videro, ma Nemmeno loro sembravano essere in forma smagliante. A dimostrarlo bastavano le loro espressioni stanche e i segni lasciati da ferite riparate da poco sui corpi di alcuni dei loro compagni.


Weiss e Schwartz però non sembravano farci troppo caso, chiedendo immediatamente come stessero procedendo i trattamenti dei feriti e il ritrovamento dei dispersi.
Il suo superiore iniziò immediatamente ad elencare quello che stava succedendo nell'infermeria, descrivendo nel dettaglio quanto quella battaglia avesse danneggiato molte truppe, lasciando anche qualche velata frecciatina contro sul modo di comandare dei due fratelli, e lei ne approfittò per avvicinarsi alle sue compagne. 
《Come state?》 Sussurrò preoccupata all'orecchio della corvina.

《Distrutte. Abbiamo continuato a perlustrare quella spiaggia per ore e ancora non abbiamo finito. Pensa che nemmeno vedere il tuo capo che prende quei due per i fondelli mi fa sentire meglio.》 Rispose lei seccata.
La giapponese sentì il cuore sprofondare. 《Ci sono così tanti dispersi?》
《I morti sono molti, molti di più.》 Lei rispose Natasha, stoica come al solito. 《E soprattutto, quello che è successo a Rahl ha dimostrato che non possiamo affidarci solo alle unità O per sapere chi ce l'ha fatta e chi no.》

La giapponese annuì, mentre Athal sbuffava. Non aveva mai sgobbato così tanto da quando era diventata una Yorha, specie dopo essere quasi morta in battaglia. Proprio non capiva come facesse Natasha ad obbedire senza fare una piega, perché lei ne aveva abbastanza.
Quando l'esplosione di quella Biomacchina gigante le aveva scaraventate in mare, aveva avuto l'orribile sensazione che sarebbero morte annegate. Fortunatamente, erano riuscite a sganciarsi dai velivoli prima che affondassero nel mare, nuotando poi fino alla costa e rimanendo accasciate sulla sabbia per ore, esauste, fino a quando dei ricognitori non le avevano salvate. 

E di nuovo, appena i tipo H le avevano guarite, avevano ricevuto degli sbrigativi ringraziamenti dal generale e poi erano state inviate ad aiutare le squadre di recupero, il che non aveva fatto altro che cementare la sua antipatia per quella donna.
C'era qualcosa di… sfuggente in lei che non le piaceva affatto, oltre al fatto che era una vera ingrata! Aveva tenuto lo stesso comportamento dimostrato dopo la battaglia nella giungla: lei, la sua partner, tutta la loro squadra e tanti altri soldati, per l'ennesima volta, ci avevano quasi rimesso la pelle combattendo quella Biomacchina e non avevano nemmeno potuto riposarsi un attimo! 

Ed inoltre… le sembrava che il suo sguardo si soffermasse sempre un pochino troppo su Natasha quando venivano convocate e che il suo tono fosse più gentile. Non che fosse strano: una bella ragazza come lei attirava molta attenzione, lei stessa aveva fantasticato più volte su come sarebbe stato andare a letto insieme, però le dava comunque da pensare.
Quel genere di modo di fare le ricordava certi soci d'affari di suo padre: uomini tra i più sgradevoli che avesse mai conosciuto, capaci solo di sputare promesse e lanciare sguardi lascivi.

La russa non sembrava farci caso, ma era fin troppo abile a nascondere i propri pensieri per capire se tra le due ci fosse qualcosa. E poi… conosceva abbastanza bene la sua partner e la sua maledetta disciplina da sapere che, se il Generale le avesse chiesto di farle “compagnia”, lei avrebbe ubbidito senza pensarci.
Sentì chiaramente un fastidioso bruciore alla bocca dello stomaco, però delle dita femminili si poggiarono leggere sul suo braccio, attirando la sua attenzione. 《Ti senti meglio?》 Sussurrò Natasha.
《Beh, starei meglio se potessi stendermi su un letto morbido, magari in dolce compagnia a coccolarmi, piuttosto che dover fare rapporto e dover ricominciare a cercare sopravvissuti. Tu?》

Un rapidissimo sorriso increspò le labbra della russa, ma passò in fretta. 《Tutto sommato sto bene. Insomma, sono stata più fortunata di molti altri. Sono ancora viva.》
Athal sbuffò un risolino. 《Tu sei troppo dura per morire per una sciocchezza come quella. E poi, abbandoneresti mai la tua adorata partner? Sarebbe una perdita terribile se non potessi vedermi più.》.

Stavolta un vero sorriso illuminò il volto della rossa, ma non le potè rispondere perché il Generale attirò la sua attenzione.  《25E, come procedono i recuperi dei dispersi?》
Lei fece un passo avanti. 《Purtroppo a rilento, Signore. È un'area molto vasta e il dover cercare anche più a largo e nella caverna dove è morto l’ultimo senziente costringe ad allargare ancora di più il campo delle ricerche. E ormai sono passati giorni: persino le unità C ed E più esperte sono poco fiduciose di poter trovare altri Yorha ancora vivi.》

La donna annuì greve. 《Molto bene. A questo punto è inutile sprecare ulteriori risorse e tempo. Continueremo le ricerche per tutto il resto della giornata, poi ci concentreremo esclusivamente sulla guarigione dei feriti e sull'organizzazione del nostro prossimo attacco.》 
《Il più grande di tutti.》 Commentò il colonnello con aria soddisfatta.

Natasha e il resto dei presenti li guardarono senza capire, restando in silenzio fino a quando un ragazzo delle unità B non si decise. 《Che volete dire con “il più grande di tutti”, Signore?》
L'uomo si rivolse verso l'enorme schermo che ornava la parete, che mostrava vari spezzoni di combattimenti tra Yorha e biomacchine. 《Negli ultimi tempi abbiamo registrato qualcosa di strano nella rete dei nostri nemici. Sta diventando via via più disordinata e caotica e siamo pronti a scommettere che sia a causa della morte di tutti quei senzienti. L'ultimo colpo che gli abbiamo inflitto sembra averli debilitato molto, quindi molto presto tutti i Bunker lanceranno un attacco massiccio in contemporanea per ucciderne quante più possibile e ricacciarle indietro!》


Natasha e Momoko si scambiarono un'espressione preoccupata, condivisa da quasi tutti i presenti, e persino Athal sembrava aver perso per un attimo la sua solita baldanza. Avevano sentito Bene?
Non era ancora passato nemmeno un anno dall'inizio della guerra e quei due stavano già progettando una missione massiccia che avrebbe potuto distruggere i nemico, ma anche il loro esercito se fosse andato storto!

Però nessuno disse nulla: contestare decisioni del genere davanti ai capi degli Yorha americani sarebbe stata vista come insubordinazione. E purtroppo bisognava ammettere che non avevano molte altre scelte. 
Le guerre non si erano mai vinte senza combattere fino all’ultimo e loro fino a quel momento erano sempre stati presi in contropiede e moltissimi soldati ne avevano pagato le conseguenze.

《E… quando inizierà questa operazione?》 Chiese 1H, inghiottendo la preoccupazione.
《Io e gli altri generali stiamo ancora pianificando. Dobbiamo essere certi di poter contare gli uni sugli altri e che la rete nemica sia stata indebolita a sufficienza prima di imbarcarci in una simile impresa: non abbiamo intenzione di lasciare le nostre truppe allo sbaraglio. Per ora, preoccupatevi solo di continuare a cercare e curare i feriti. Potete andare.》 Rispose Weiss.


Il gruppo si sbrigò ad uscire, i volti pallidi e l'aria nervosa. Ultimamente, venire convocati in quella sala significava solo spaventi e brutte notizie.
Momoko respirava pesantemente, immaginando la portata dell'attacco che i generali stavano progettando. Anche sapere che ci sarebbe ancora voluto del tempo per strutturare una simile impresa non la rincuorava affatto. 《Secondo voi il piano del Generale funzionerà? Riusciremo a vincere?》
Natasha la guardò e per la prima volta parve davvero insicura. 《Non ne ho idea.》
Athal si morse il labbro. Quello era il momento peggiore per cominciare ad avere brutti pensieri. 《Io sono piuttosto sicura che ce la faremo invece.》

《Cosa te lo fa credere?》 Le chiese la rossa, sorpresa da quell'incoraggiamento della sua cinica partner.
《Il fatto che tutte e tre siamo ottime guerriere e che facciamo parte della squadra più forte degli Yorha americani. Siamo sopravvissuti ripetutamente a prove tremende, dunque ce la faremo.》 Rispose lei con un occhiolino.

Una delle ragazze vicino a loro emise un verso stizzito, girandosi. Era una tipa piuttosto alta, ma magra e secca come un manico di scopa, con dei lunghi capelli biondi che le incorniciavano il viso ossuto. Le pareva fosse un'unità G.
《Voi sareste la squadra migliore degli Yorha americani?!》 Chiese, trasudando sarcasmo.
La corvina assottigliò lo sguardo. 《Beh, il nostro gruppo è responsabile delle morti di cinque senzienti, tutti quelli che sono stati incontrati. Ivan ne ha persino uccisa una da solo e King e Kyran erano solo due. Perciò… si. Direi che siamo noi i migliori 》

L'altra non parve impressionata. 《Siete solo un gruppo messo insieme alla meglio che conta un ex carcerato e una ammazza Yorha. Non mi sembra ci sia tanto da vantarsi.》
Natasha fece volare la mano al manico della sua falce, ma la mano di Momoko sulla sua spalla le impedì di fare qualcosa di molto stupido. 

La loro compagna, invece, ridacchiò, un suono morbido che presagiva vendetta. 《Oh. Fai tenerezza. Credi davvero che chiamandola in quel modo la sminuirai? Vedo che siamo gelose~.》
Quella la fissò per un attimo, sorpresa, ma si riprese immediatamente. 《Io!? Gelosa di… di quella… quella…?!》

《Ma certo. Insomma, non posso biasimarti. È perfettamente comprensibile essere invidiosa di una donna di gran lunga superiore a te sia come femmina che come guerriera.》 Rispose, squadrando l'altra dall'alto in basso nonostante fosse più bassa.
La bionda divenne di colpo rossa di rabbia. 《Tu… come osi!?》

《Oso perché posso, tesoro. Una come te non è degna nemmeno di leccare le scarpe di Natasha, o le mie. Sei solo uno spreco di tempo.》 Ribattè Athal, voltandosi e andando via ancheggiando, accompagnata da Momoko e Natasha.
E se la prima stava facendo del suo meglio per non scoppiare a ridere davanti alla faccia della bionda, ora schiumante di rabbia poco lontano, la seconda pareva piuttosto confusa… Ma in qualche modo anche contenta! Athal l'aveva difesa davanti ad un folto gruppo di persone. Non… Non se lo sarebbe aspettata.

Si avvicinò lentamente a lei. 《Pensavi davvero le cose che hai detto?》 Chiese in un Sussurro, mentre lei sorrideva maliziosa.
《Naturalmente. Sei una delle pochissime donne che ritengo al mio livello in quanto a bellezza e cervello, al contrario di quella scopa vestita. E poi… mettere al loro posto certe persone è sempre un piacere.》

Alla russa quasi sfuggì una risata, ma la corvina non poteva immaginare quanto significasse per lei quel gesto. Voleva dire che lei si fidava, che non le interessava il fatto che lei fosse una tipo E. Non temeva un colpo alle spalle da parte sua.
Momoko, osservando l'accenno di sorriso su quel viso normalmente inespressivo, ridacchiò in cuor suo. Forse quella guerra li avrebbe ammazzati tutti, ma vedere che i suoi compagni erano ancora capaci di sorridere e divertirsi le dava speranza. Speranza che forse sarebbe finito tutto bene 
   
 
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