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Autore: milla4    03/09/2020    3 recensioni
Era questo il suo lascito alla Rinascita della casata? Un futuro rovinato dalla base? Sansa Stark, Regina del Nord non voleva darsi una risposta perché ne aveva paura.
E intanto il fantasma rideva soddisfatto...
Questa storia è candidata agli Oscar della Penna 2022 indetti sul forum Ferisce più la penna
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Sansa Stark, Tyrion Lannister
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Non si sarebbe mai abituato al quel dannato freddo, anche sotto chili di pellicce riusciva a rabbrividire per quell'umidità silente che si insinuava sotto di esse e raggiungeva le sue ossa. Il Nord odiava gli uomini del Sud.
Lo sentiva anche in quel momento, anche nel tepore di quel letto riscaldato da un'enorme camino e dalla fine di un amplesso.
Era così strano essere lì, erano passati già alcuni anni, ma si sentiva ancora un intruso in quelle stanze, in quel castello a cui la sua famiglia aveva strappato pezzo dopo pezzo i padroni, in quel letto e, dopo ogni amplesso, in lei.
 
La guardò dormire girata su un fianco a dargli le spalle, sembrava ancora così innocente con i rossi capelli sparpagliati sul cuscino, ancora la bambina che aveva dovuto sposare. Alzò il calice colmo di infuso bollente e lo portò alla bocca.
No, era già diventata una donna. Non le guardò la schiena e il resto del corpo perché già conosceva il male che avrebbe trovato stampato addosso e la cosa lo avrebbe fatto impazzire. Si conosceva troppo bene.
Finì di bere, la gola era irritata per il troppo calore ma se avesse aspettato anche solo qualche minuto sarebbe diventata una sbobba gelata maleodorante. Il Nord odia il calore.
Lentamente scese dal letto cercando di fare meno rumore possibile, con la fioca luce del fuoco riuscì a trovare i suoi vestiti.
Merda! Stava morendo di freddo e addosso aveva soltanto una pelliccia rubata dal talamo poco prima... inciampò in qualcosa che lo fece ruzzolare a terra. Una fitta si propagò dal piede risalendo per la gamba.
Merda! Merda! Merda. 
Avrebbe voluto gridare ma gli uscì soltanto un grugnito. Si tastò il pollice con la mano, lo mosse: il dolore aumentò di colpo, ma il dito sembrava muoversi bene. Buon segno, non era rotto. 
Qualcosa di morbido e pesante gli cadde sulla testa, un peso morto che subito tolse per vedere il volto di sua moglie guardarlo e, dopo tanto tempo, sorridere. 
 
Tyrion si rimise in piedi a fatica «Spero che lo spettacolo sia stato gradito dalla Mia Regina»
«Ho apprezzato lo sforzo, mio Lord.»
 Sansa alzò un braccio indicandogli qualcosa alla sua destra: «Se cercate i vostri pantaloni... »Il nano si avvicinò claudicante verso il resto del suo vestiario posizionato in ordine su una sedia. «Che idiota!» si disse mentalmente: l'ancella della regina li sistemava sempre nello stesso punto e ancora non lo ricordava.
«Siete atteso dal Consiglio?»
«Già...» non disse nulla di più e Sansa, la Regina dei regni del Nord, non chiese altro. Se nel letto erano moglie e marito, due corpi che si univano in un'armonia nel tempo diventata quasi perfetta, fuori di esso erano ancora il Primo Cavaliere dei Sette regni e una regina straniera: nel tempo stavano imparando quali fossero i confini tra le due cose. Bran aveva accettato il loro ravvicinamento, in realtà lo aveva già visto e ne era felice; era una situazione strana e non accettata da tutti, sia nei Setti regni sia nello stesso Nord, ma la cosa sembrava funzionare e anzi, dare una stabilità ad entrambi i regni.
Cercò di infilarsi i pantaloni senza far cadere la morbida e pesante armatura, imprecando sottovoce, a quello non si sarebbe forse mai abituato; ciò che più lo terrorizzava al momento quello che avrebbe dovuto fare poco dopo. Guardò la sua casacca aspettarlo al bordo della sedia, avrebbe dovuto togliersi la sua unica protezione dal freddo e già riusciva a sentire l'umidità penetrargli nelle ossa. Qualcosa di caldo lo toccò su una guancia facendolo sussultare: Sansa era lì davanti, non l'aveva sentita arrivare forse troppo impegnato a piangersi addosso.
La giovane donna prese la casacca «Vi aiuto.»
Non fu una una domanda, velocemente, coperta da una vestaglia felpata e da un stola impellicciata gli si avvicinò e gli mise l'indumento. Non fece caso all'imbarazzo di lui, si chinò soltanto leggermente per essere alla sua altezza. Tyrion non poté fare a meno di osservarla: no, dell'ingenua ragazzina in quel volto parzialmente illuminato dal fuoco non era rimasto che qualche rimasuglio, mostrato mentre si occupava di più piccoli di casa Stark.
 
«Grazie, mia Signora... ora, temo di dover andare...» si fermò prima di aprire la porta, rigirandosi: «Salutateli da parte mia.»
«Ovviamente. A presto.» Non disse altro, le ferite nell'anima le avevano prosciugato anche le parole più dolci e amorevoli.

 
L'ultima immagine che ebbe di lei fu il suo sorriso celato dalla serietà; una volta chiusa la porta, mentre percorreva il lungo corridoio di pietra che lo avrebbe condotto all'esterno, i dubbi che sempre lo tartassavano gli calarono addosso come una coperta di lana grezza, spinosa e pesante, senza umanità. Perché a mente fredda, quando non era occupato a gestire il suo regno o a contrattare per esso egli era solo un nano sposato con una donna bellissima che non ammetteva più di essere ferita. 
Era stata una vittima per tanto tempo e quando suo fratello era stato esiliato aveva chiuso la corazza che prima permetteva agli altri  di guardarle dentro, alla ragazza che c' era ancora. Con l'esilio di Jon, la partenza di Arya si era dissolto quella piccola famiglia che le era rimasta: Bran l'avevano perso da molto tempo... si girò a guardare istintivamente la porta da dove era appena uscito, forse era davvero lui la sua unica famiglia, lui e quelle creature a poche stanze più in là.
Si erano incontrati durante i frequenti negoziati, quando i due regni erano ancora troppo giovani e avevano bisogno di stabilità; era stato quasi naturale riprendere a fidarsi, perché avevano passato la morte insieme, più di quanto molte coppie avrebbero potuto dire. Bran li aveva spinti e sorretti mentre incespicavano uno contro l'altro, cercando di avvicinarsi sempre più. Sansa gli aveva detto tutto, gli aveva dato tutto e lui ora doveva soltanto amarla.
 
 
 
Ysic era già nelle stalle, pronto per partire; il Folletto lo squadrò divertito.
 «Ysic, dovresti dormire di più, amico mio, tutta questa celerità non è normale in un solo uomo: farai sfigurare gli scudieri degli altri onesti uomini del Nord e tu sai come la prenderebbero male!», il dorniano lo guardò senza rispondere, si abbassò soltanto per fare da spinta al suo padrone e lo aiutò poi a sistemarsi le staffe. Tyrion sospirò, doveva ringraziare il Principe di Dorne per quel regalo, un efficentissimo quanto muto scudiero. «Amico mio, non vorrei essere mai al tuo posto: ascoltare le cazzate di tutti senza poter mai insultarli. »mormorò Il Folletto. Gli avevano detto che aveva perso la lingua dopo il morso di un serpente entrato in casa mentre dormiva, quando era solo un bambino e da quel momento ogni animale che aveva incontrato si era mostrato calmo e rilassato: l'Ambasciatore dorniano gliel'aveva donato affermando che avesse un potere derivante dai suoi antenati orientali, «Come se uno schiavo avesse qualcuno al di fuori di se stesso» pensò Tyrion mentre ringraziava per il dono ricevuto; l Folletto però sapeva che l'unico motivo per cui le bestie gli erano amiche era che non le uccideva a suon di ordini o parole. Inizialmente si trovò spaesato, non aveva nessuno a ribattere alle sue battute, ma con il tempo aveva imparato a comunicare con lui, perfino a scherzarci, quando lo scudiero era in vena.
 
Una volta sistemato il piccolo bagaglio si misero in viaggio, non aveva nessun impegno con il Consiglio, le aveva mentito ma doveva scappare da quel luogo, da quel letto.
«È incinta» disse ad alta voce; quella frase era rimasta dentro di lui, l'avrebbe tradita se l'avesse detta a qualcun'altro.
 Non aveva paura di Ysic, talvolta oltre a non poter parlare sembrava non poter nemmeno ascoltare.
Qualunque cosa avesse detto o no, rimaneva il fatto che fosse incinta e per una seconda volta avrebbero tentato la sorte.
Il loro primogenito era nato sano nell'aspetto, Sansa gli aveva confidato di aver paura che diventasse come Lui, un mostro nell'anima, ma a cinque anni Eddard era un bambino gentile e risoluto, nessuna traccia del marciume che aveva divorato suo padre; per quanto riguardava Tyrion si era preso la responsabilità di quella creatura, se lei aveva deciso di tenerlo allora lo avrebbe fatto anche lui.
Quello che lo terrorizzava era sapere che il piccolo Lysen potesse in futuro avere dei problemi che lui stesso gli aveva donato, un lascito dei Lannister pesante da sopportare.
E ora questa nuova creatura... ne aveva sentito la presenza mentre cercava i riccioli rossastri di sua moglie giù, nel basso, prima di iniare il loro rituale d'amore: non le aveva detto nulla, sapeva che non era pronta e che avrebbe atteso il momento più giusto per lei per dirglielo. Ma ora quella paura era di nuovo nei pensieri di Tyrion, la paura di aver corrotto una stirpe appena nata.
Senza poterla controllare gli uscì dalla gola una risata nervosa, la nuova genealogia degli Stark avrebbe avuto come inizio il sangue di un pazzo bastardo e quello di un nano deforme.
Un rumore sordo lo fece girare: Ysic lo stava chiamando, la faccia arrostita dal sole era piena di rughe, anche se doveva avere non più di diciannove anni.
«Amico mio, ce ne andiamo ad Approdo del re, vedremo se qualcuno ha bisogno del nostro aiuto.» Strinse le gambe per dare lo slancio al cavallo, sentì lo dello scudiero seguirlo. Stava fuggendo come il codardo che era, ma sarebbe tornato come l'uomo innamorato che era.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
Rimase nel letto ancora per un'ora, era ancora presto e il castello doveva svegliarsi; appena lo aveva visto chiudere la porta si era rannicchiata su stessa nel letto che stava velocemente perdendo il suo calore: sapeva che lo aveva sentito e che per questo era scappato. Aveva fatto la stessa cosa l'ultima volta, pensava non l'avesse capito ma il panico è impossibile da mascherare. Sansa si tastò il ventre, avrebbe voluto dirglielo, dirgli che aveva paura anche lei, che come Regina era stata un totale fallimento; aveva donato alla casata degli Stark esseri dal sangue marcio. La porta si aprì improvvisamente e una testa nera e riccioluta si gettò sul letto «Madre, Madre... avete visto il cavallo che mio padre mi ha portato da Dorne? Posso salirci? Vi prego!!»
 Sansa gli si avvicinò abbracciandolo e infine baciandolo in testa: lo aveva odiato sin dal momento che lo aveva sentito crescere dentro di sé, il seme dei Bolton aveva attecchito; non avrebbe saputo dire quando fu concepito, i giorni erano tutti uguali e ogni volta che il grugnito di Lui le faceva capire che fosse venuto ancora dentro di lei, aveva pregato ogni volta che marcisse e non si propagasse.
Non ne aveva parlato mai con nessuno, nemmeno con sua sorella, nemmeno con Baelish, era un suo segreto e doveva sbarazzarsene lei stessa. Lo avrebbe fatto dopo la Battaglia di Grande Inverno oppure sarebbe morta lei stessa. In ogni caso sarebbe rimasto un essere incompiuto.
Ma erano due sopravvissuti, lei e la sua creatura, così aveva capito che voleva nascere, quell'essere voleva vivere e che, in fondo, in lui scorreva anche sangue Stark: che il suo legittimo sposo lo avesse accettato o meno, sarebbe stato uno Stark.
 
La sua prima azione da Regina del Nord era stata quella di permettere il lascito del cognome anche da parte della controparte femminile pur di permettere ad uno Stark di rimanere sul trono. Perché deve esserci sempre uno Stark a Grande Inverno.
 
Sansa si sentì osservata, persa nei suoi pensieri non si era accorta che il piccolo Ned la stesse osservando, un'ansia più grande dei suoi cinque anni ne oscurava il viso.
«Cosa c'è, piccolo mio?» Sansa aggrottò la fronte preoccupata.
«Madre, … cos- cos'è un bastardo?» bisbigliò il bambino, era a disagio.
«Dove hai sentito quella parola?»
«Da nessuno... nessuno”  Ned agitò le mani, non voleva mettere nei guai qualcun altro, forse i Bolton erano morti fino in fondo, per davvero.
«E allora come hai conosciuto questa parola?»
«È solo che... una voce ha detto che sono un Bastardo e non so cosa significhi».
Sansa abbracciò di nuovo suo figlio, voleva trasmettergli tutto il suo calore, la sua forza perché negli anni futuri ne avrebbe avuto bisogno. Il colore corvino intenso aveva fatto comprendere a tutti chi fosse suo padre, taluni azzardavano un'ennesima storia incestuosa con suo fratello, ma la maggior parte del popolo del Nord, quella sveglia perlomeno, aveva intuito la verità. 
Nessuno le aveva mai confessato apertamente di sapere, perché lei era una Stark e quello aveva anche sangue Stark nelle vene.
Il problema sarebbe forse sorto alla sua morte, quando il tempo delle grandi guerre sarebbe diventato leggenda e coloro che ne erano testimoni morti con la loro Regina: solo allora si sarebbe visto se il nome dei Bolton sarebbe prevalso su quello degli Stark agli occhi del suo popolo.
«Sai chi era un Bastardo?» sentì la piccola testa muoversi in diniego sul suo petto, «Tuo zio,  Jon dal Cuore di Ghiaccio... conosci le leggende su di lui vero? Di come abbia sconfitto la tiranna Danaerys perdendo il suo cuore per sempre? Ora è nel vero Nord, a combattere con orsi, la fame e rincorrendo la libertà. Ma lui non è un bastardo, lui è Jon e sempre lo sarà, quello che è non è ciò che è... mi capisci, Ned?»
Il piccolo non rispose... no, non avrebbe potuto capirlo, lei stessa lo aveva compreso troppo tardi. Scostò leggermente la testa dal suo petto.
«Bene, allora, la prossima volta ricorda a queste Voci che tu sei il legittimo erede del Regno del Nord e che hai nel sangue la fermezza di Eddard Stark e il coraggio di Catelynn Tully, ma anche la furbizia di Tyrion Lannister e che un giorno sarai un grande Re. Tu guiderai questo regno con onore e lealtà ed è questo che sarai. Solo te stesso.»
Per un breve istante vide il volto sorridente di Roose Bolton, sogghignare soddisfatto: alla fine era riuscito a mettere un Bolton su un trono, che non contesse spade poco importava.






 
Dunque, se vi state chiedendo come sia nata questa storia vi dico subito che non lo so. Stavo pensando al possibile futuro delle casate ed eccoci qui: francamente non sono riuscita a capire le tempistiche della serie (quanto passi tra un evento e l'altro) ma ho voluto intendere tutto con pochi mesi di passaggio.

Per il resto, ditemi voi, sono qui


a presto

milla4
   
 
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