Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-Gi-Oh! 5D's
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Autore: Jigokuko    04/09/2020    1 recensioni
Storia ambientata trent'anni dopo la fine dell'anime, che vede come protagonisti gli eredi dei precedenti predestinati.
-
Un drago, una duellante misteriosa ed una canzone che stordisce chiunque l'ascolti.
Cosa sta succedendo a Nuova Domino? Toccherà a quattro ragazzi ed un pappagallo venire a capo del mistero e scoprire se Stelle Cadenti può essere considerata un'alleata od un temibile nemico.
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aki/Akiza, Altri, Nuovo personaggio, Yusei Fudo
Note: Kidfic | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Livello 13

Ladri
 

-E con questo tre di spade, mi prendo il tuo asso di coppe, guadagnando ben ventuno punti tutti assieme!- Ryoko lanció la carta in mezzo al tavolo con fare teatrale, mentre il povero Akito si struggeva per l'ennesima sconfitta impartita da lei.
-Sei troppo forte, come fai ad avere sempre le mani migliori?- borbottó il castano, poggiandosi entrambe le mani sulle guance e sostenendosi la testa.
-È perchè credo nel cuore delle carte.- rispose lei, impettita.
-Com'è che a Briscola sei cosi brava, ma appena si parla di Duel Monsters sparisci?- subentró Håkan, mentre girava una crêpes in padella.
-Perchè è a questo gioco che dovrebbero giocare le generazioni future, non a quella roba con regole complicatissime.-
-Se lo dici tu...- non riuscì a trattenere una risata.
-Tra una settimana quindi torni a Nuova Domino?- chiese Akito, mentre si accingeva a rimescolare il mazzo. La ragazza annuí.
-Sono stanca di stare qui a sopportare quello scemo, mi manca casa mia.-
-Guarda che ti sento.-
-Meglio, almeno capisci di essere insopportabile.- il ragazzo ridacchió, ma mentre stava per distribuire nuovamente le carte il suo cellulare squilló.
-Cavolo, mia madre vuole che torni a casa. Mi spiace, non potrai asfaltarmi ultetiormente per oggi, Ryo. Sicuramente torneró a salutarti prima che tu te ne vada, ciao!-
-Oh, che peccato, ciao.-
-Aspetta!- lo richiamó il biondo.
-Mh?-
-Dopo sei mesi hanno aggiustato l'ascensore, se vuoi puoi prenderlo.-
-Ah, fantastico, finalmente! Grazie!- e se ne andó, correndo via.
Qualche minuto dopo, il telefono di Håkan inizió a squillare, quando buttó un occhio sullo schermo si accorse che la chiamata proveniva da Yuichi.
-Yuichi?- rispose, mettendo in vivavoce, mentre continuava a cucinare. La rossa rizzó le orecchie.
-Ciao, Håkan, ho delle cose da dirti. Ti disturbo?-
-No, no, parla pure. Cosa c'è?-
-Beh...- nel suo tono di voce si poteva udire una punta d'imbarazzo. -In questi giorni sono uscito un paio di volte con Artemis...-
-E poi?-
-È... complicato da spiegare.-
-Allora muoviti, inizia subito.-
-Mi imbrazza dirlo, ma innanzitutto Artemis mi ha baciato. Non dirlo a Ry--
Uno stridio inconfondibile giunse alle orecchie del corvino all'altro capo del telefono.
-EEEEEEEEEEH?!-
-... Eri in vivavoce, vero?-
-Scusa, stavo facendo le crêpes. Non credevo mi venissi a dire una cosa del genere.- nel frattempo, l'urlo della sorella permeava.
-Lasciamo perdere... piuttosto, il punto non è quello.-
-E allora quale sarebbe?-
-È spuntato il suo vero padre.- Ryoko finalmente tacque. -Ha tentato di ucciderla.-
-Ora come sta?- Entrambi rimasero senza parole a sentire quella notizia atroce.
-Bene, ha solo un polso slogato. Sono arrivato in tempo e l'ho mandato in coma a forza di pugni in faccia.- disse, abbastanza tranquillo.
Dopo un saluto, il biondo chiuse la chiamata.
-Io non ci sarei mai riuscita.-
-A fare cosa?- Håkan si voltó per guardarla.
-Yuichi ha una forza fisica assurda, vorrei essere come lui.-
-Come se tu non fossi forte a mani.- lei scosse il capo.
-So solamente colpire i punti giusti, in quanto a forza bruta sono nettamente inferiore.-
-Il mio naso dice il contrario.-
-Che ne vuoi sapere tu, sei molle dalla testa ai piedi.-

***

-Io esco, come al solito ti ho lasciato tutto l'occorrente in frigo.-
-Smettila di parlare come se fossi mia madre, scemo.-
-Non che in questo mese non lo sia stato.- Ryoko sospiró rumorosamente, massaggiandosi la fronte con la mano.
-Fortunatamente tra due giorni mi tolgono questa roba e me ne posso tornare da quella vera.- Håkan alzó le spalle, mentre apriva la porta.
-Sicuramente ti mancheró.~-
-Contaci!- ma lui la chiuse proprio nel momento in cui arrivò la risposta.
Pochi secondi dopo, si spalancó nuovamente, -E se hai bisogno di qualcosa chiamami. Non fare casini.- richiudendosi subito.
La rossa sbuffó, poggiando la guancia sul bracciolo del divano e ricordando il momento in cui il biondo le aveva dato il suo numero di telefono: mentre si trovava sola come di consueto, la vicina di casa aveva suonato alla porta chiedendole se avesse dello zucchero da prestarle; dopo un "che cazzo ne so io, non mi rompere i coglioni" ed un successivo sbattergliela in faccia, la donna chiamó la polizia credendola una ladra. Nonostante fosse PALESEMENTE una situazione assurda - andiamo, quando mai una ladra andrebbe a rubare con mezzo corpo ingessato? -, Håkan le spiegó che in quel palazzo i ricchi avevano una paura matta degli sconosciuti, quindi le diede il suo numero cosicché potesse chiedergli cosa fare ogni qualvolta uno di loro suonasse il campanello.
-Non capiró mai le persone ricche.- affermò, alzandosi in piedi e dirigendosi verso il frigorifero senza l'ausilio della stampella. Ormai da qualche giorno non la usava più e camminava sul gesso come nulla, fosse stato per lei se lo sarebbe già tolto da sola, ma lo scemo le aveva tirato un pugno in testa quando glielo disse. Prese una fetta di torta al limone e si mise a mangiarla seduta a tavola; era così buona, peró non lo avrebbe mai ammesso davanti a lui. Mai.

Mentre si accingeva ad infilzare con la forchetta l'ultimo boccone, si voltó di scatto verso la porta: aveva sentito delle voci provenire da essa, tutte maschili, ma non c'era traccia di quella di Håkan.
"Dai, muoviti." Rizzó le orecchie.
"C'è qualcuno dentro, vero?" Ingoió la torta.
"Tranquillo, mi hanno detto che è menomata." Posó lentamente la forchetta nel piatto.
"Muoviti a scassinarla, non abbiamo tutto il giorno." Dei rumori iniziarono a venire dalla serratura, prese in mano il cellulare.
"... Fatto." Con uno scatto fulmineo, si lanció dietro il muretto che separava cucina e soggiorno, portando con sé il telefono. Proprio in quel momento la porta si aprí ed entrarono in casa tre uomini con un passamontagna in testa. - Questi sí che sono ladri, idiota. - pensó lei, ricordando per un secondo l'avvenuto con la vicina, ma dovette subito tornare in allerta dopo aver sentito le parole di quello che sembrava essere il capo dei tre.
Al "trovate la carta ... e la ragazza", sbiancó. L'obiettivo era Krigsgaldr? Come cazzo sapevano che Stelle Cadenti si trovava proprio lí?! Ma poi, a cosa gli servivano lei e il drago? Strinse il cellulare tra la mano, stando appiccicata con la schiena al muretto.
Una voce diversa da quella di prima, meno matura, provenne dalla camera da letto: "Stelle Cadenti la cerco io, non dovrebbe essere difficile prenderla se è ferita.", successivamente, udí dei passi dal bagno avvicinarsi al soggiorno. Sapeva di non potercela fare da sola contro tre persone in quelle condizioni, perció chiamó Håkan, ma il telefono squilló a vuoto, cosa che la fece imprecare silenziosamente. Ed il tizio si stava avvicinando sempre più.
Ryoko respirava lentamente, quasi il suo solo alzare ed abbassare il petto bastasse per farla scoprire - non che fosse impossibile da trovare, sperava solamente che quell'idiota del padrone di casa si rendesse conto della chiamata insolita e capisse in qualche modo ti tornare indietro all'istante, ma forse chiedeva troppo. -
-Quindi è questo il volto di Stelle Cadenti? Certo che sei proprio carina!- il cuore le si fermò. Voltando lentamente il capo verso destra, notó un tizio basso e grassottello davanti a lei.
-Vieni con noi, non vogliamo farti del male.-
-Col cazzo!- si alzó in piedi di scatto, dandogli una manata sulla testa e sfilandogli il passamontagna, per poi allontanarsi verso il piano cottura, al di là del tavolo. Vedendolo in volto, si accorse che quel tipo era piuttosto giovane, forse aveva addirittura la sua stessa età. Prese ad avvicinarsi, sorridendo quasi maliziosamente.
-Dai, non farmi perdere tempo. Se farai la brava non ci sarà nemmeno bisogno di costringerti e picchiarti.-
-Davvero sei così becero da picchiare una povera ragazza ferita?- guardandolo negli occhi, tastava gli sportelli dietro di sé e ne aprí uno, nella speranza di trovarci dentro qualcosa che potesse fungere da arma.
-Proprio per questo ti ho detto di arrenderti subito, io sono gentile!- ... troppo sicuro di sé, per i suoi gusti. Sarebbe stato facile stenderlo, anche in quelle condizioni.
La suoneria di default del suo cellulare inizió a squillare e quel tizio, stupidamente, ne venne distratto, facendola subito approfittare dell'occasione. Afferró il primo oggetto che tastó e si scaglió verso di lui, colpendogli la guancia dal lato sinistro del volto; un forte urlo e la presenza di un'elevata quantità di sangue che lentamente usciva e sgorgava sul viso del ladro le fecero posare gli occhi su ció che aveva in mano, rivelandosi essere una grattugia.
-... Oh, scusa. È stata la prima cosa che mi è capitata. Non volevo farti male. Okay, lo ammetto, volevo farlo, nessun rancore peró, eh?- Fantastico, aveva appena grattugiato la faccia ad un tizio. Questa doveva aggiungerla al suo curriculum.
Nel frattempo, mentre il telefono continuava a squillare a vuoto ed il ragazzo si era accasciato a terra tenendosi la ferita, la rossa aprí la portafinestra e si fiondó sul balcone: quella mattina Håkan aveva lasciato aperta quella della camera da letto in modo che potesse prendere aria, quindi sarebbe potuta entrare da fuori saltando da un balcone all'altro, la distanza tra i due era al massimo di trenta centimetri.
Afferró una delle sedie in plastica e la mise accanto alla ringhiera per crearsi una sorta di scalino, indietreggió, inspiró profondamente e si fece il segno della croce.
-... Ma io non sono credente.- borbottó, prima di prendere a correre, spiccare un salto, atterrare prima sulla sedia, poi sul corrimano e successivamente sull'altro, scivolando e cadendo all'interno del terrazzino. Quando si rialzó, fu meravigliata di essere ancora viva e, soprattutto, di essere riuscita a correre e saltare nonostante quell'ingombrantissima zavorra attorcigliata alla sua gamba.
Le voci degli altri due provenivano proprio da quella stanza, non si era sbagliata.
"Allora, hai trovato quella maledettissima carta?", "Ancora no! Devono averla nascosta bene dato il suo valore." la ragazza quasi scoppió a ridere alla loro stupidità: Krigsgaldr era letteralmente nel cassetto del primo comodino che si vedeva entrando in camera, come avevano fatto a non trovarlo subito?!
-Hey, ma ci hai guardato lí? È il posto piú banale.-
-Il comodino? L'avevo dimenticato!-
-...
...
...
PUTTANA EVA!- urló di colpo, spalancando la portafinestra semiaperta ed irrompendo nella stanza.
-Capo, da dove cazzo è sbucata questa? Avevo appena controllato il balcone e lei non c'era!- disse il più basso tra i due, sbalordito dalla sua apparizione improvvisa.
-O sei tu un idiota, e questa è l'opzione più probabile, o sa volare, non c'è altra spiegazione.- rispose lo spilungone, ma a lei non fregava nulla dei loro discorsi, perchè aveva adocchiato la carta che si stava rigirando tra le dita. Krigsgaldr era nelle mani di un altro. Nessuno doveva toccarlo oltre lei, non glielo avrebbe permesso ulteriormente.
-...Ridammi il mio drago.-
-O?- si fermó, mettendo la mano libera nella tasca dei pantaloni.
-Ti spacco la faccia. E poi anche il resto del corpo.-
-Interessante, signorina, ma dovrai venire con noi, che senso avrebbe restituirtelo?- era sicura stesse sorridendo sotto quel passamontagna. -Anzi, prendila, cosí ce ne andiamo.- ordinó a quell'altro, il quale iniziò ad avvicinarsi a lei.
-Non osare!- nonappena la loro distanza fu minore, gli sferró un pugno sul volto, facendolo indietreggiare.
-... senti, lascia perdere. Abbiamo la carta e per ora ci basta.- proprio nel momento in cui Ryoko tornó alla carica, i due corsero fuori dalla stanza ed iniziarono a percorrere l'abitazione verso l'uscita. Lei non esitò a correre loro dietro, ma nel momento in cui passò davanti alla porta del bagno il suo piede urtó qualcosa, arrestando la sua corsa e facendola cadere in avanti sul parquet; i ladri, approfittando del momento, riuscirono ad uscire di casa ed a fiondarsi giú per le scale, sparendo.
-MALEDETTI BASTARDI!- urló mentre si rialzava, scorgendo la figura del terzo individuo nel tentativo di sgattaiolare via come gli altri. -Oh no, non osare.- lo braccó, afferrandolo per i capelli e sbattendogli la testa contro il muro; il tonfo che provocó quando, da svenuto, crolló a terra fu musica per le sue orecchie.
Con rabbia, lo afferró per il colletto della maglia e lo trascinó fino al bagno, chiudendo poi la porta a chiave. -Ti insegno io a farmi lo sgambetto, stronzo.-
Barcollando, uscì sul pianerottolo, appoggiandosi al corrimano delle scale. Prese un profondo respiro ed urló:
-RECUPERERÓ KRIGSGALDR, IMPLICASSE LA MIA MORTE. ASPETTATEVI UNA GUERRA, BASTARDI.

"Spezzeró le catene,
Permetteró la tua venuta.
Oh, Drago Mitico, Divinitá!
Offro in dono la mia anima,
Per la vita degl'Innocenti."

...-
... Finendo poi per far rimbombare i versi del Galdr della Liberazione, con tono quasi tremante, nella tromba delle scale. Strinse con forza la ringhiera, digrignando i denti con rabbia, ma in quel momento una voce familiare giunse alle sue orecchie facendola voltare di colpo.
-... Cosa stai facendo? Ti si sentiva urlare anche all'interno dell'ascensore.- domandó il biondo, mentre le porte metalliche si richiudevano alle sue spalle, il quale non ricevette peró nessuna risposta. -Ryoko, sto parlando con te. Vuoi spiegarmi perché mi hai telefonato e quando ho tentato di richiamare non hai risposto?-
... nulla, da parte di lei. Sospiró. Cosa si aspettava? Ormai doveva esserci abituato, eppure sperava sempre gli spiegasse le cose a parole invece di essere continuamente criptica.
-Ho capito, devo scoprirlo da solo.- alzó le spalle, entrando.
Primo elemento strano: la maniglia distrutta.
Secondo: sangue sul muro.
Terzo: scia di sangue sul pavimento.
Nel mentre, la ragazza lo seguiva silenziosamente.
Quarto: un passamontagna sul pavimento della cucina.
Quinto: una grattugia insaguinata davanti alla portafinestra aperta.
Sesto: il cellulare buttato a terra in un angolo.
Deglutí, andando in camera da letto, costantemente seguito da lei, muta.
Settimo: l'altra portafinestra spalancata.
Ottavo: il letto disfatto.
Nono: tutti i cassetti possibili ed immaginabili spalancati e ciò che contenevano sparso sul pavimento.
Incroció le braccia, uscendo ed aprendo la porta del bagno; nulla di strano, solo un ragazzo con la faccia sfregiata, privo di conoscenza e spalmato contro la vasca, quindi la richiuse. Poi la riaprí, sbatté le palpebre e la chiuse nuovamente.
... eh? Stavolta, la spalancó, guardó bene al suo interno e si voltó di scatto verso la rossa, rimasta al suo seguito.
-CHI CAZZO HAI UCCISO?!- Strilló, con gli occhi spalancati.
-Non urlare.-
-MI HAI DISTRUTTO LA CASA E NON DEVO URLARE?!-
-Non urlare...- abbassó la testa, ripetendolo a bassa voce.
-CERTO CHE URLO, IDIOTA. GUARDA COME HAI RIDOTTO QUEL TI- ... Ma stai piangendo?- scosse il capo, ma venne tradita da un singhiozzo.
-Mi vuoi spiegare cos'è successo? Se l'avessi fatto ora non ti avrei urlato contro.- le poggió le mani sulle spalle, finendo solo per farla irrigidire.
-Krigsgaldr... lui...- e scoppió a piangere, accasciandosi in ginocchio sul pavimento e portandosi le mani al viso, in un tentativo di nascondersi.
-Cos'ha fatto Krigsgaldr?- si inginocchió anche lui.
-Lo hanno preso. Erano tre, io non l'ho protetto, sono stata inutile ed ora non lo rivedrò mai più.- Håkan rimase sbalordito dalle sue parole, come avevano saputo che Stelle Cadenti si trovava proprio lí, assieme al drago? Senza pensarci troppo, la abbracció.
-Non dire così. Voi siete collegati l'un l'altra, no? Vi riunirete, e presto.-
-... Smettila di abbracciarmi.-
-No.-
Nonostante avesse negato, fu proprio lui a lasciarla, ricordandosi del tizio riverso sul pavimento del bagno.
-E lui? È uno dei tre?- 
Ryoko annuí, alzandosi e raggiungendo il giovane esanime, iniziando poi a scuoterlo per le spalle.
-Svegliati, idiota.-
Il biondo si chinó accanto a lei, mentre il ladro cominciava a riprendere conoscenza. Aperti gli occhi, inizialmente vide solo la ragazza con le guance umide di lacrime, gli occhi arrossati ed un'espressione affranta mai vista sul suo volto.
-Come mai piangi? Rivuoi la tua carta?- non fece in tempo a ridere che gli venne mollato un ceffone dritto dritto sulla ferita, ció lo fece urlare fortissimo tanto era il dolore.
-Ora, se ci tieni alla vita, dimmi perchè volevate rapire me e rubare Krigsgaldr.-
-Per soldi, no? Una persona ha offerto del denaro ad un gruppo di ragazzi perché vi voleva come trofeo.- Ryoko si acciglió.
-Come si chiama questa persona?- intervenne Håkan. Finalmente venne notato dal tizio, il quale sussultó alla sua vista.
-Non lo so, ero quello meno pagato lá dentro. Io non ho mai fatto cose del genere, sono entrato nel gruppo grazie ad un amico. Avevo solo bisogno di soldi.-
-E chi è questo tuo amico?- chiese lei, giusto per avere qualche nome in più.
-... Akito Inoue.-
Gli occhi della rossa si spalancarono improvvisamente, mentre il biondo stava digrignando i denti, pervaso dalla rabbia. Un altro schiaffo, stavolta molto più forte del precedente, gli venne scagliato sulla guancia, prendendo in pieno quella grossa ferita.
-Io lo ammazzo, quello stronzo.- era già pronto per alzarsi in piedi, andare a casa sua e sfasciare tutto, ma venne fermato da lei.
-Aspetta, deve dirci altro questo qua. Avete intenzione di spedire la carta da qualche parte?- il ragazzo scosse il capo, tenendosi il lato sinistro del volto con la mano.
-Da quel che so, il mandante vuole entrambi, non credo gli darebbero i due oggetti separatamente.-
-Io non sono un oggetto, idiota.- sbuffó, spazientita.
-Se ti avessi per me ti esporrei su una mensola come action figure.- gli venne tirato un ennesimo schiaffo e, nonostante avesse la mano a proteggersi, il dolore lo pervase comunque.
-Weeb dei miei coglioni!- era stufa di quella sottospecie di ladro, perciò si alzó ed uscí.
-Tu rimarrai qui finché non recupereremo la carta.- disse Håkan, prendendo il kit di pronto soccorso e tirando fuori bende e cerotti. -vedi di comportarti bene con Ryoko, ció che il tuo gruppetto vuole fare è spregevole. Trovati un lavoro invece di provare a rapire ragazze se proprio ti servono soldi.- e se ne andó anche lui, lasciandolo a medicarsi sul pavimento del bagno.
Tornato in cucina, trovó la ragazza seduta su una delle sedie e lo sguardo fisso sul tavolo.
-Ti senti meglio, ora?-
-Come potrei?- il biondo sospiró, appoggiandosi al tavolo con il bacino e le braccia incrociate.
-Sappiamo che non si allontanerà dalla città finché non avranno anche te, abbiamo il tempo di farti togliere quel gesso ed andarlo a riprendere.-
-Due giorni sono troppi.-
-Lo so, ma cosa vuoi fare cosí? Potrebbero essere più di tre se hanno un luogo dove raccogliersi.- la rossa appoggió la mano destra sulla guancia, socchiudendo gli occhi.
-Lo ritroveremo, fidati di me.-
-È questo il problema. Di te non mi fido.-
-Gentilissima.-


Angolo autrice 
Ma buongiorno. Come state? Io bene stranamente. :')
L'11 di questo mese saró perseguibile penalmente e... boh, è strano pensare di essere ormai maggiorenne e contemporaneamente sembrare appena uscita dalla terza media per colpa della mia """altezza""".
In proposito, da questa domenica parto in ""vacanza"" per una settimana e quindi non avró la possibilitá di scrivere per tutto quell'arco di tempo, quindi vi anticipo già che il prossimo capitolo potrebbe metterci un po' ad uscire, anche se tutto dipende dalla mia ispirazione, potrei finirlo in tre giorni come in un mese.
Quindi nulla, ci leggiamo alla prossima! Ricordo sempre che il sondaggio dello scorso capitolo è ancora attivo.

Jigokuko

   
 
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