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Autore: tbhhczerwony    06/09/2020    0 recensioni
[zamasu centric | vent fanfic, spiegherò nelle note | au & what if? | accenno alla goku/shin, one-sided]
dal testo:
«Di che cosa stavate parlando?» domandò, «Se posso sapere»
«Era qualcosa di inerente al nostro ruolo, non preoccupartene troppo» gli rispose il maestro.
Zamasu inarcò un sopracciglio, «Solo questo? Allora perché mi ha mandato via?»
«Per il momento non posso dirti niente»

~
«La “persona” di cui parla sono io, non è vero?» l’apprendista si mise le mani nelle tempie, «È per questo che non mi sento bene da mesi? Come se fosse successo qualcosa ma non mi ricordo di che si tratta?»
Gowasu annuì, «Sì» rispose, «Credo che ormai non ci sia più nulla da nascondere. Ma forse è meglio così»
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gowasu, Zamasu
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Jigentō'
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zamasu è un personaggio molto amato dai fan della serie, sfortunatamente non da me-o almeno, per una parte. avrebbe potuto essere scritto meglio, perché ha davvero un gran potenziale; come una volta disse maurizio merluzzo - il suo doppiatore ufficiale italiano - più lo guardo e più penso che abbia ragione. è uno di quei villain a cui pensi spesso perché ti dici “cavolo, ma non aveva torto”, un po' come certi altri cattivi. questa fanfic non è tanto uno sfogo/vent per quello che penso di lui, ma più che altro perché ho fatto un incubo strano e non so perché la prima cosa che ho pensato è stato lui. l'ho disegnato ieri mattina dopo essermi svegliato - la fan art l'ho pubblicata su tumblr! trovate il link nella mia bio - piange perché una fan art che avevo visto in giro mi aveva ispirato. lui che torna da gowasu, il suo maestro lo accoglie con un abbraccio e lui si mette a piangere ricambiando. non so perché ci penso spesso, amo quella fan art. effettivamente, se tutto si fosse risolto con lui ancora vivo, si sarebbe comportato così. ho pensato a lui perché in un certo senso ci somigliamo; zamasu mi ricorda me quando ero un po' più giovane e ingenuo. ancora ho questi pensieri però penso sempre a migliorarmi. non mi fa impazzire come personaggio, eppure lo sto considerando uno dei miei comfort characters. ma ora ho parlato fin troppo, vi lascio alla one-shot. buona lettura! <3
 


 
Be unbroken or be brave again


 

Zamasu posò dolcemente il vassoio sul tavolo, facendo attenzione che il servizio da tè e i biscotti restassero al loro posto. Si sedette alla destra di Gowasu, che lo ringraziò mentre prese una delle due tazze fumanti. Il tè era caldo al punto giusto e aveva un sapore dolce, ma con un retrogusto amaro, come a lui piaceva; l’apprendista abbassò lo sguardo prima di poter guardare il suo maestro negli occhi. Quella sera non ebbero molto da dirsi, come al solito Zamasu aveva avuto una delle sue crisi mentre parlava dei mortali e Gowasu dovette sgridarlo e dirgli di concentrarsi sullo studio. Mentre i mortali venerano gli dei, anche gli dei devono del rispetto ai mortali, così gli diceva sempre. Zamasu non ne era mai convinto. Perché dare rispetto a delle persone che non fanno altro che rovinare il loro stesso mondo? Si domandava.

Abbassò nuovamente lo sguardo, per rivolgerlo subito dopo allo schermo della televisione a cui Gowasu dava più attenzione. Di recente aveva voluto girare dei brevi video con Kusu e Rumsshi per provare a mandarli alla rete universale, ma cambiò idea subito dopo aver notato che non erano abbastanza per il casting. Zamasu pensava che tutto ciò fosse una perdita di tempo e non voleva mai partecipare, sebbene volessero includerlo per farlo distrarre un po’ dai suoi pensieri fissi; lo facevano per il suo bene.

«Non mangi qualche biscotto, Zamasu?»

L’apprendista scosse appena la testa, «No, grazie»

«Spero che tu non voglia saltare la cena, allora. Kusu mi ha detto di essere andata sulla Terra, penso che porterà qualcosa»

Al sentir nominare il pianeta “Terra”, gli si rizzò un orecchio.

«So che non ti piace particolarmente, ma puoi sempre fare una prova» continuò Gowasu, «Lord Beerus mi ha detto che i piatti della Terra sono deliziosi. Chissà se è così anche per la nostra…»

Zamasu rimase in silenzio ad ascoltarlo. Fare delle prove non era esattamente il suo forte, ma non voleva deluderlo di nuovo.

«Mh… Maestro Gowasu,» lo chiamò, «Esco un momento fuori, se mi permette.»

«Va’ pure»

Zamasu si alzò dal tatami e si diresse all’uscita del tempio apparentemente vuoto. Sia Kusu che Rumsshi erano sulla Terra, ma sentiva comunque dei passi non poco lontano da lui. Sentì poi una voce delicata chiamare Gowasu. A giudicare dal tono era confidenziale, e la voce non gli era per niente nuova. Non appena uscì all’ingresso notò una figura notevolmente più bassa di lui avvicinarsi e camminare verso di lui. Lo riconobbe poco dopo: era Shin, il Kaioshin Superiore del Settimo Universo. Ma che ci faceva là e cosa voleva da Gowasu? Non era nemmeno la prima volta che lo cercava. Zamasu sapeva che tra i due si era instaurata un’amicizia – alquanto inaspettata, da parte sua.

«Oh, Zamasu?»

L’apprendista Kaioshin si inchinò davanti a lui in segno di saluto, «Cosa posso fare per lei, Illustre Shin?»

«Cercavo Gowasu,» gli rispose, «tu sai dov’è, non è vero?»

«Sta prendendo il tè, adesso. La accompagno da lui?»

«Certamente, grazie»

Zamasu si rivolse di spalle a Shin e lo accompagnò verso la sala pranzo del tempio. Solitamente Shin viaggiava con la sua combriccola, con Lord Beerus, con Whis e infine quel Goku, che non sapeva mai perché se lo portassero sempre con loro. Un Saiyan tanto potente quanto stupido, pensava sempre. Era strano vedere Shin da solo, forse si trattava solamente di una visita di cortesia. L’occhio di Zamasu cadde proprio su quest’ultimo, che aveva uno sguardo apparentemente calmo, i suoi occhi però erano più assottigliati. Che gli avesse letto i pensieri? L’apprendista guardò altrove e raggiunse la porta della sala pranzo, bussando delicatamente.

«Maestro Gowasu? Ha una visita.»

Lo sguardo di Shin cambiò inaspettatamente. I suoi occhi si addolcirono e le sue labbra si incurvarono in un sorriso.

«Buon pomeriggio, Gowasu» si inchinò appena.

«Buon pomeriggio anche a lei, Shin» Gowasu ricambiò l’inchino, «Vuole accomodarsi?»

«Grazie, ma sono un po’ di fretta. Volevo parlarle di una cosa»

Il Kaioshin Superiore del Decimo Universo si alzò in piedi per avvicinarsi a lui, «Capisco. Di che si tratta?»

«Ecco…» Shin si bloccò non appena notò che Zamasu era ancora a fianco a lui.

L’apprendista comprese e si inchinò prima di allontanarsi dalla stanza a passo lento. Chissà cosa c’era di così tanto importante da parlarne da soli. In quanto alunno doveva saperne anche lui, no? Scosse la testa. Forse avrebbe dovuto farsene una ragione e basta, non gli era ancora dato sapere determinate cose. Eppure non era mai stato convinto sull’Universo Sette, gli dei erano troppo comprensivi e i mortali facevano quello che volevano senza che qualcuno dicesse loro qualcosa. I mortali non portavano abbastanza rispetto agli dei e gli dei si comportavano con loro come se fossero vecchi amici. A quale prezzo? Troppa libertà avrebbe potuto portare molto più scompiglio, ma loro sembravano gestire il tutto così bene.

Zamasu scosse nuovamente la testa come uscì dal tempio e si sedette su uno degli scalini. Forse quello che stava provando era solamente invidia. Un’invidia che non smetteva mai di crescere. E una sorta di ammirazione che nemmeno lui sapeva come spiegare. Svolgevano tutti un buon lavoro nonostante le catastrofi frequenti. Neanche lui stesso sapeva descrivere come si sentiva in proposito. Il Settimo Universo – insieme al Nono – era categorizzato come il peggiore, però era il migliore in fatto di adattamento e gestione.

Qualche minuto dopo sentì dei passi venire verso di lui, notò che era nuovamente Shin che stava uscendo dal tempio. I due si guardarono per qualche secondo, prima che Zamasu potesse alzarsi per inchinarsi davanti a lui e che Shin potesse salutarlo di rimando. Il Kaioshin Superiore sparì dalla sua vista usando il teletrasporto e proprio in quel momento Zamasu tornò dentro per incontrare Gowasu. Si sedette nuovamente al suo posto e rimase in silenzio mentre l’insegnante sorseggiava il suo tè. Zamasu prese la sua tazza e soffiò per scacciare il leggero fumo che emanava la bevanda prima di berla. Si bloccò incrociando lo sguardo con Gowasu e poggiò la tazza sul vassoio colorato.

«Di che cosa stavate parlando?» domandò, «Se posso sapere»

«Era qualcosa di inerente al nostro ruolo, non preoccupartene troppo» gli rispose il maestro.

Zamasu inarcò un sopracciglio, «Solo questo? Allora perché mi ha mandato via?»

«Per il momento non posso dirti niente»

Se era qualcosa di così poco conto avrebbe potuto dirglielo, ma Gowasu stava chiaramente nascondendo qualcosa. Certo, c’erano sempre state tante cose di cui non parlavano, ma allo stesso tempo questo infastidiva Zamasu. Non gli importava se era troppo giovane o inesperto, era comunque curioso. Una curiosità che però avrebbe potuto portarlo a fare azioni scorrette e malevole, pensava spesso Gowasu. Era vero che Lord Beerus e i suoi compagni lo avevano aiutato in molte occasioni, ma se avesse parlato avrebbe solo incrementato i suoi sentimenti e pensieri contrastanti, era meglio lasciarlo stare. D’altro canto Zamasu cercava di non pensarci, voleva migliorarsi, voleva diventare un dio nel modo migliore possibile, senza ascoltare quella vocina nella sua testa che gli diceva di fare cose spregevoli per arrivare all’obiettivo. Eppure perché continuava a ronzargli intorno? Non la sopportava più.

«Vado a lavare i piatti» disse, alzandosi dal tatami per prendere il servizio da tè con le tazze e la teiera vuote.

«Cerca di non affaticarti troppo»

Quella frase lo fece leggermente sussultare. Gowasu aveva probabilmente letto i suoi pensieri.

«Certo»

Accennò un inchino prima di dirigersi in cucina. Non appena aprì l’acqua dal lavello iniziò a lavare le stoviglie rimaste dal pranzo e dall’ora del tè. Tutto ciò lo avrebbe aiutato a distrarsi un po’.

«Zamasu?»

«Sì?»

«Vieni in giardino, come hai finito»

«Certamente»

Non ci avrebbe messo molto, in fondo quella giornata c’erano solamente loro due come altri giorni. Terminò dopo qualche minuto e si asciugò le mani, per dirigersi finalmente da Gowasu. Non voleva farlo aspettare troppo. Il Kaioshin Superiore era proprio dove gli aveva richiesto di trovarsi e Zamasu lo raggiunse poco dopo.

«C’è qualcosa che vuole dirmi?» chiese, tenendo le mani dietro la schiena.

«Gli Anelli del Tempo sono tutti al loro posto?»

«Sì, li ho controllati come ogni mattina. Anche se non capisco perché lo stia facendo fare a me, visto che se ne occupava lei di solito»

«Mh…» Gowasu si voltò verso di lui, «Stai facendo un ottimo lavoro. Visto che siamo sull’argomento, a questo punto posso accennarti di cosa mi ha parlato il Kaioshin Superiore del Settimo Universo» fece una pausa, «Vedi Zamasu, quella in cui ci troviamo adesso è una linea temporale diversa da quella originale. Per la precisione, questa è la terza. Purtroppo c’è stato un evento spiacevole nella prima linea temporale, che ha dato vita ad altre linee alternative»

«E questo cosa c’entra con lei e il Kaioshin Superiore del Settimo Universo?»

«L’evento è successo nel Settimo Universo, ma è stata una persona del Decimo a causarlo»

Gli occhi di Zamasu si assottigliarono, le sopracciglia si corrucciarono, «Ed è venuto qui perché è successo qualcos’altro?»

«Non esattamente, ma si è creata un’altra linea temporale. Vorrei che almeno la nostra rimanesse intatta, in questo modo non potrà succedere niente a questa persona»

«La “persona” di cui parla sono io, non è vero?» l’apprendista si mise le mani nelle tempie, «È per questo che non mi sento bene da mesi? Come se fosse successo qualcosa ma non mi ricordo di che si tratta?»

Gowasu annuì, «Sì» rispose, «Credo che ormai non ci sia più nulla da nascondere. Ma forse è meglio così»

«Cosa posso fare?»

«Seguimi»


 

***


 

Nel Settimo Universo, nel frattempo, Whis e Goku si stavano allenando come di consueto. Si erano spostati nel Pianeta dei Kaioshin perché Beerus non sopportava più il caos che si andava a creare durante gli allenamenti. Vegeta invece era tranquillamente seduto sotto l’albero, a fianco al tavolo dove di solito bevevano il tè. Shin era seduto al capotavola leggendo un libro, non lasciandosi distrarre dalle frequenti chiacchiere degli altri tre. Gowasu e Zamasu arrivarono là con il teletrasporto, a pochi metri dall’albero. Whis e Goku fermarono l’allenamento, mentre Shin si alzò per andar loro incontro.

«Lo sa?»

Gowasu annuì.

«D’accordo, immaginavo» Shin si voltò verso i Saiyan e l’Angelo. Quest’ultimo annuì capendo cosa stava per succedere, e sia Vegeta che Goku si avvicinarono a lui per tornare sul pianeta di Lord Beerus.

«Ho pensato che potesse aiutarlo lei» gli spiegò Gowasu, «Spero che non le disturbi, tornerò qui più tardi»

«Non mi disturba affatto, anzi mi fa piacere» il Kaioshin lo guardò accennando un sorriso, «Non abbiamo mai avuto modo di parlare pacificamente, in fondo»

Zamasu rimase in silenzio, alternando lo sguardo tra il suo maestro e la divinità del Settimo Universo. Non sembrava una cattiva persona, le prime impressioni potevano sempre essere sbagliate.

«Gli sarà utile fare quattro chiacchiere con lei, non è molto socievole» Gowasu gli diede una piccola pacca sulla spalla, «Io vado, Zamasu. Ci vediamo dopo»

«Va bene»

Zamasu fece un inchino per salutarlo e non appena l’insegnante sparì dalla sua vista si voltò verso Shin, che stava spostando una sedia leggermente più indietro rispetto al tavolo per accoglierlo.

«Siediti pure qui»


 

L’estrema gentilezza di Shin lo fece sentire diversamente. Forse era per questo che Gowasu lo aveva mandato da lui, era troppo teso per provarci da solo, chiedere aiuto a un altro Kaioshin Superiore era l’unica soluzione. Shin, anche se poco, conosceva il carattere di Zamasu per via dei racconti di Gowasu. Gli ricordava un po’ Kibito, con la differenza che quest’ultimo mai avrebbe osato pensare di ferire qualcuno. Era già passata un’ora, Shin gli aveva raccontato delle risorse della Terra del Settimo Universo. Zamasu non sapeva come rispondere, visto che non sapeva quasi nulla della sua, di Terra.

«Gowasu mi ha detto che hai dei dubbi sui mortali da quando eri piccolo. È vero?»

«Il fatto è che so quello che fanno. So che si perdono in guerre inutili, che non dovrebbero esistere.» fece una pausa, abbassando lo sguardo. Lo guardò poco dopo negli occhi, «Ma… voi del Settimo Universo sembrate gestire il tutto perfettamente. Avete dei guerrieri pronti a difendere l’Universo, i mortali sono diventati amici degli dei… tutti sembrano vivere serenamente nonostante gli aspetti negativi. Non riesco davvero a capire… come fate?»

Shin sbatté le palpebre più volte, non sapendo se prendere tutto ciò come un complimento o una critica. Sicuramente la prima, ma Zamasu sembrava avere difficoltà ad esprimersi sia a parole che con la mimica facciale.

«Se devo dirti la verità… tutto ciò accade per caso, dal mio punto di vista, almeno.» gli spiegò, «Perché vedi, anche io quando ero più giovane non riuscivo a riporre fiducia sui mortali. Quando ho incontrato Goku, però… tutto è cambiato. Il suo carisma ci ha suggerito che forse ci sono dei mortali dal cuore d’oro come il suo.» il Kaioshin si interruppe non appena notò che Zamasu aveva inarcato un sopracciglio, e ridacchiò in imbarazzo, «Strano, vero? Forse sono solo io… forse è solo una mia impressione»

«Deve piacerle tanto, questo Goku»

Shin lo guardò con le gote che si stavano lentamente arrossando, «Come, scusa?»

Zamasu scosse la testa, «No, niente, lasci stare. Forse ho capito che intende, comunque»

«Davvero?»

«Sì»

Shin accennò un sorriso, «Bene, ne sono contento. Prima che tu vada,» e fece apparire un sacchetto blu nella sua mano destra, «voglio che tu prenda questo, è per Gowasu ma potete tranquillamente farne uso insieme»

«Di che si tratta?» chiese Zamasu, prendendo il sacchetto tra le mani.

«Alcune cose che Whis e Lord Beerus ci hanno portato, spero che possano piacervi»

Gowasu apparve poco dopo a qualche metro dal loro albero e si avvicinò. Zamasu si alzò dalla sedia insieme a Shin, entrambi si inchinarono davanti a lui.

«Siete stati bene?» domandò.

«Sì, credo che gli sia stato utile a comprendere meglio i mortali. Vero?»

Zamasu guardò altrove, poi annuì, «Sì, è vero»

«Bene, possiamo tornare a casa ora»

 

***


 

Zamasu non parlava da quando era tornato al suo Universo con Gowasu. Il Kaioshin Superiore non volle costringerlo a parlare; anche Shin era piuttosto giovane, magari si erano detti qualcosa di cui l’apprendista non voleva parlare. Zamasu si alzò dalla sedia e si avvicinò a Gowasu al centro del giardino, entrambi osservarono il cielo.

«Maestro Gowasu»

«Sì?»

«Vorrei poter visitare la Terra, un giorno»

Gowasu gli diede una veloce occhiata, sorridendo.

«Avremo il tempo di andarci»

 

   
 
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