Fanfic su artisti musicali > Beatles
Ricorda la storia  |      
Autore: Holylolly    09/09/2020    0 recensioni
Ripresi qualla foto e la baciai. In quel momento lo volevo avere davanti per abbracciarlo, rivederlo e anche per litigarci, ma non lo potevo più fare. Lui ormai se ne era andato lontano, chissa dove. Lui non c'era più.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Paul McCartney
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Quella notte mi svegliai di soprassalto. Mi mancò il respiro, come se qualcuno mi avesse premuto sul petto. La sveglia faceva le 03:25. Ero tutto sudato e sentivo freddo, come se un soffio di vento glaciale mi avesse attraversato la schiena; misi una mano sul petto per sentire come il cuore sembrava uscirmi dallo sterno. Ero spaventato e non sapevo neanche il motivo.

Rimasi nel letto ancora un po', poi mi voltai verso mia moglie che era beatamente nelle braccia di Orfeo. Il suo tenero volto era coperto dai lunghi capelli dorati, le sue guance erano appoggiate sul cuscino e il lenzuolo  accarezzava il suo corpo magro e sinuoso ; era bellissima e le diedi un bacio sulla fronte, poi mi alzai facendo attenzione a non svegliarla.

Un po' mi calmai, ma continuavo a sentirmi strano.

Non era la prima volta che mi capitava una situazione del genere, anzi, più passava il tempo e più non riuscivo a dormire. Il motivo? Non lo sapevo. I medici dicevano che si trattava di insonnia o, nei casi i cui avevo sintomi particolari, di paralisi del sonno; inizia a prendere delle medicine, ma non servirono a nulla.

L'unica cosa che sapevo è che tutto iniziò nei giorni seguenti di quel terribile episodio, quando il mondo intero pianse, quando io piansi, perché lui se ne andò.

 

Andai in bagno per bagnarmi i polsi e la fronte e, come alzai gli occhi allo specchio, vidi il mio volto pallido, assente, i miei capelli neri scompigliati e leggermente arruffati per il sudore, le cui gocce mi tracciavano il viso.

Sentii di nuovo quel brivido ghiacciato lungo la schiena..

Controllai se nelle stanze delle mie figlie fosse tutto ok, poi mi diressi verso la cucina. Avevo bisogno di bere qualcosa. Acqua? Latte? No, no, qualcosa di più forte. Non ero solito bere, anzi, ma in quel momento sentivo la necessità di far affogare qualcosa dentro di me. 

Presi un bicchiere e lo riempii a metà di whiskey, poi mi appoggiai sul davanzale della finestra.

Era tutto buio e calmo,  nessun rumore, nessuna figura, come se tutto fosse stato ingoiato dall'oscurità; il prato era diventato un tutt'uno con il cielo, cosparso di tante piccole stelle che emanavano una luce soffusa e mite. A quella visione, un lieve sorriso comparve sul mio volto.

Feci un sorso dal bicchiere e la gola mi bruciò per un istante. Stranamente quel dolore mi fece sentire vivo.

Diedi un'ultima occhiata al cielo e andai nel mio studio, quel piccolo angolo della casa che mi ero ritagliato solo per me, il mio piccolo mondo dove nessuno poteva entrarci, neanche mia moglie. 

Non so per quale motivo io l'abbia fatto, forse l'alcol stava prendendo le decisione per me, ma aprii d'istinto l'ultimo cassetto della scrivania dove ero solito conservare i ricordi: spartiti, appunti per qualche canzone mai registrata, foto di famiglia, foto con gli amici... Poi il mio sguardo cadde su una foto in particolare  in bianco e nero, un po' rovinata ma ben visibile. Il mio cuore perse un battito. 

In quella foto c'eravamo io e lui. Eravamo seduti vicini, su un divano apparentemente comodo, io con un ginocchio al petto mentre lui con le gambe leggermente divaricate, le braccia incrociate e una sigaretta in mano. Mi stava dicendo qualcosa, ma non mi ricordo cosa, ma sembrava essere divertente perché io stavo sorridendo.  Sapeva sempre come farmi ridere. Continuai a guardare la foto, sembravamo cosi spensierati, invece ora... un senso di nostalgia mi colpì violentemente. 

Con la mente iniziai a ripercorrere tutti i ricordi che avevo con lui, erano così nitidi che sembrava di averli vissuti il giorno prima. 

Liverpool, Amburgo, il Cavern e il nostro primo album inciso inbun solo giorno, roba da pazzi... Poi l'America e il successo;in quel periodo ci sentivamo onnipotenti, avevamo tutto: soldi, fama, donne e un'amicizia solida; eravano "più grandi di Elvis e più popolari di Gesù", come lui diceva sempre. 

Poi però qualcosa andò storto perché la magia inizió a sprire: la pressione della stampa, le droghe, l'LSD, le litigate, i fraintendimenti, le donne sbagliate e, infine, la rottura. 

Mi sentivo tradito, pugnalato alle spalle dalla persona che più  ho amato nella vita, come Cesare con Bruto. 

 

"When I thought you was my friend, 

But you let me down"* 

 

"A pretty face may last a year or two

But pretty soon they'll see what you can do

The sound you make is muzak to my ears

You must have learned something in all those years" ** 

 

Le lacrime iniziarono a bagnare il mio volto, ancora pallido. Con rabbia gettai il bicchiere, quasi vuoto, per terra facendolo rompere in mille pezzi. Appoggiai la testa sulla scrivania e mi coprii il volto con le mani tremanti, come se volessi nascondere a qualcuno le mie lacrime. 

-Perché siamo stati cosi stupidi?- dissi con voce spezzata. 

Tutti quei ricordi iniziarono a danzare vorticosamente nella mia testa, avevo di nuovo quella pressione sul petto e sentii il brivido gelato lungo tutto la schiena. 

La nostra amicizia era unica, speciale e noi l'avevamo buttata al vento. Lui di me si fidava, ed io di lui, riuscivamo a capirci con un solo sguardo. Io gli leggevo l'anima e lui il mio cuore. Amavo quando riuscivo a vederlo senza la sua armatura, quella facciata da ragazzo tosto e duro; era un' armatura splendida ed era magnifico quando si lasciava leggere dentro e intravedere la persona che era davvero. Eravamo diversi, i poli opposti, come lo ying e lo yang: lui era più impulsivo, io ero più riflessivo e diplomaatico, ma stavamo bene insieme ed era quello l'importante. Con lui affianco mi sentivo al sicuro, mi sentivo potente, mi sentivo.. Bene. Nè i soldi, nè la fama, nessuna donna, neanche mia moglie, furono in grado di farmi sentire quando io ero con lui. Lui era unico. 

 

Ripresi qualla foto e la baciai. In quel momento lo volevo avere davanti per abbracciarlo, rivederlo e anche per litigarci, ma non lo potevo più fare. Lui ormai se ne era andato lontano, chissa dove. Lui non c'era più. 

-Stronzo- dissi, mentre diedi un pugno alla scrivania. Mi faci male ma mai quanto il dolore che mi causó quel pazzo psicopatico, quell'essere shifoso che me lo portò via per sempre. Lo odiavo. 

Mi vennero in mente le ultime parole che lui mi disse poco prima di andar via:"Think about me every now and then, my old friend". 

"Sempre" pensai. 

Poi di nuovo quel brivido freddo, ma non mi diede fastidio, anzi, fu bello. Poi di nuovo quel brivido freddo, ma non mi diede fastidio, anzi, fu bello. 

Capii tutto. 

-John, sei tu? - 

 

 

 

* riferimento a "3 Legs"

** riferimento a "How do you sleep?"

 

  1. × SPAZIO AUTRICE *: ciao a tutti, ed eccomi con la mia seconda storia.... Volevo fare qualcosa di diverso dalla solita storia McLennon, e spero che ci sia riuscita. Fatemi sapere se vi è piaciuta o se c'è qualcosa da migliorare :)
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Beatles / Vai alla pagina dell'autore: Holylolly