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Autore: Roberto Turati    10/09/2020    0 recensioni
Storia ideata e iniziata dal mio amico Jack02forever, autore su Wattpad, scritta in collaborazione tra lui e me.
 
[Monster Hunter World + Monster Hunter Stories]
 
Ambientata tra Monster Hunter World e MHW Iceborne. Quattro mesi dopo la sconfitta dello Xeno'Jiiva, la Commissione di Ricerca continua ad operare serenamente nel Nuovo Mondo. Ma una minaccia colpisce l'ecosistema: l'Orrore Nero, una malattia nata in un'estensione recondita del Vecchio Mondo, che affligge i mostri e li rende estremamente pericolosi. Per rimediare a ciò, la Gilda manda un Rider dal villaggio di Hakum, affinché aiuti la Commissione a debellare la malattia. Ma per Xavia Rudria, una cacciatrice della Quinta Flotta, la giovane Rider che si è offerta per l'incarico si rivelerà molto di più di quello che sembra...
Genere: Azione, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Commissione di Ricerca'
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Con l'aumentare degli avvistamenti dei mostri infetti da parte dei cacciaprede, l'Ammiraglio e il Comandante avevano deciso che sarebbe stato più sicuro per tutti occuparsi degli esemplari che si trovavano in posizioni problematiche per la raccolta di risorse utili. Avevano anche chiesto ai Rider cosa pensavano fosse meglio fare, ma era stato riferito loro che ormai era troppo tardi per purificarli: la cosa migliore da fare era uccidere gli esemplari infetti, quando il Makili Nova si manifestava. Da allora, gli obiettivi delle taglie per i cacciatori erano diventati i mostri affetti dalla malattia, con la specifica richiesta di ucciderli. Mikayla, in quel momento, si trovava in una fitta discussione con l'addetta alle risorse, al centro di coordinamento: voleva rendersi utile, accettando qualche taglia sui mostri infetti, ma le era stato negato.

«Che significa che non posso partire?! - chiese, esasperata - Ho parlato con l'Ammiraglio: posso prendere parte anch'io a queste taglie per aiutarvi! Con tutto il lavoro che c'è qui, il minimo che posso fare è...»

L'addetta, tuttavia, la guardò desolata e cercò di spiegarsi:

«Nous savons, ma cherie, ma il nipote del Comandante ci ha detto che non puoi partire da sola. Dovresti farti accompagnare da almeno un'altra persona e...» 

Mikayla, stringendo i pugni, la interruppe:

«Sì, lo so, avete paura che torni da Xander e vi tradisca. Ma come faccio a dimostrare che non sono una minaccia se non mi date la possibilità di farlo? Odio mio fratello più di chiunque altro, dopo quello che ha fatto! Preferirei che mi uccidessero, piuttosto che tornare da lui!»

Non mentiva: il suo tono era estremamente serio, nell'ultima frase, tanto che perfino l'addetta alle risorse si stupì. Però scosse la testa:

«Tu n'as pas compris, non intendevo quello: preferiremmo che partiste almeno in coppia, giusto per essere più sicuri! I Rider ci hanno detto che i mostri infetti sono più pericolosi degli esemplari sani, quindi...»

Mikayla la fermò ancora, socchiudendo gli occhi e incrociando le braccia:

«Anche io sono stata una Rider, in passato. Sì, sono più pericolosi, ma posso gestirli. Sul serio non posso partire da sola? Per favore» 

In realtà, a Mikayla non sarebbe dispiaciuto lavorare assieme a qualcun altro: spesso faceva coppia con Felix e Ben, nelle loro spedizioni per uccidere i Draghi Anziani nel Nuovo Mondo. Però aveva paura che nessuno avrebbe fatto squadra con lei: era pur sempre la sorella del pazzo che aveva messo tutti loro in quella situazione assurda, era più che logico che nessuno accettasse di restare con lei. Non era nemmeno sicura se potesse chiederlo a Xavia.

«Purtroppo non è possibile, désolée» disse l'addetta, grattandosi il capo.

Mikayla, allora, fece un lungo sospiro, ormai rassegnata: 

«Va bene, ho capito. Proverò a chiedere a qualcuno di accompagnarmi, allora»

Si voltò e fece per allontanarsi. Fu solo allora che si accorse che la sua discussione con l'addetta alle risorse aveva attirato l'attenzione di qualcuno: appena si girò vide Carson ad un paio di passi da loro. Deglutì per l'imbarazzo, distogliendo lo sguardo e cercando di andare via, quando il bracconiere la stupì con la sua offerta:

«Partirò io con lei - annunciò, compiaciuto - Penserò io a tenere d'occhio la donna-Zinogre, non preoccupatevi»

Sia Mikayla che l'addetta erano piuttosto sorprese, soprattutto quest'ultima: non pensava che un nemico giurato delle iniziative improvvise come Carson si sarebbe mai offerto per qualcosa del genere.

«Sul serio?» gli chiese Mikayla, interdetta.

Carson scrollò le spalle:

«Ho sempre il permesso di spararti in testa, se provi a fare qualcosa che non dovresti. Su, ora scegli una taglia, vorrei essere di ritorno per stasera!»

Sul volto di Mikayla si formò per un attimo un sorriso, prima che annuisse e si rivolgesse di nuovo all'addetta, che aprì il registro in cui erano contrassegnate tutte le taglie e glielo mostrò. Alla fine ne scelse una il cui obiettivo era un Tobi-Kadachi: la sua tana si trovava in un'area piena di insetti-folgore. Non sarebbe stato difficile abbatterlo e avrebbe potuto prendere qualcuno di quegli insetti per rinfoltire il suo sciame. Non sapeva che, in realtà, Carson aveva un secondo fine per accompagnarla.

UN'ORA DOPO...

Mikayla non aveva mai notato quanto la Foresta Antica fosse silenziosa, prima di quel momento. Carson continuava a fare battute da quando avevano lasciato l'accampamento, interrompendosi solo quando trovavano delle tracce o sentivano dei rumori sospetti. La donna lo ascoltava in silenzio, rispondendogli solo quando veniva chiamata in causa. Nel silenzio, aveva iniziato a ripensare alla taglia: i cacciaprede avevano scritto, nel rapporto, di aver visto quel Tobi-Kadachi infetto attaccare un Anjanath entrato nel suo territorio e riuscire addirittura ad ucciderlo. Di norma, accadeva l'esatto contrario; facevano bene ad avvertire di fare molta attenzione, anche se era evidente che lo raccomandassero più a Carson che a Mikayla. Non riusciva a fare altro che pensare al fatto che lei, tra tutti quei cacciatori, non era altro che un'intrusa. Tuttavia, non biasimava nessuno per temerla: lei stessa si sentiva strana da quando Xander aveva fallito nel tentativo di infettarla ancora, ad Astera. Persino Yuri l'aveva rassicurata di non avere più quella schifosa malattia in corpo, dopo aver provato a purificarla con la sua Pietra del Legame.

«Mikie, mi stai ascoltando?» la voce di Carson la riportò alla realtà. 

Mikayla rialzò lo sguardo di scatto, notando che il bracconiere si era allontanato di cinque metri. Si trovava di fronte a lei, fermo, ad osservarla. Doveva aver rallentato il passo, a forza di rimuginare.

«Oh! Mi scusi! Ero persa nei miei pensieri. Mi dispiace, non mi distrarrò più»

«Rilassati. Cerca solo di essere presente quando incontreremo il Tobi-Kadachi, Mikie. Non so te, ma farmi fulminare non è tra i miei programmi di oggi» le rispose lui, prima di ricominciare a camminare.

Mikayla annuì, prima di ripensare alle parole appena pronunciate dal cacciatore, che le fecero sorgere un dubbio: 

«Aspetti, come mi ha chiamata? Mikie? Pensavo che il mio nomignolo fosse "donna-Zinogre"»

«Be', ti chiami Mikayla, no? "Donna-Zinogre" mi ha stancato: troppo lungo. Mikie è più immediato!»

Il cacciatore si arrampicò sull'edera selvatica cresciuta sulla parete di un dislivello nel loro percorso verso il nido del Tobi-Kadachi. Attese che Mikayla la scalasse a sua volta, prima di poter sentire la risposta alle sue parole.

«Se proprio deve chiamarmi in qualche modo, perché non Mikayla e basta?» gli chiese la donna, perplessa.

«Perché, ti dà fastidio?»

«Sì, abbastanza, in tutta onestà»

«Bene, Mikie, allora so come ti chiamerò d'ora in poi!»

Carson fece una risata sorniona e si godette l'espressione irritata e confusa di lei. Il balestriere riprese a camminare con un sorriso sarcastico. 
Lei attese qualche momento, prima di sbuffare e riprendere a seguirlo.

«Sa, signor Kitts, non immaginavo affatto che lei fosse così»

Carson, allora, le lanciò un'occhiata confusa e alzò un sopracciglio:

«In che senso "così"?»

«Quando ho sentito parlare di questo famigerato bracconiere di Zinogre, nel Vecchio Mondo, mi sono fatta l'idea che fosse qualcuno di serio, freddo, di pochissime parole; invece, ora che la conosco di persona, vedo che è l'esatto opposto di come l'avevo immaginata!»

Carson prese a lisciarsi il pizzetto, prima di risponderle:

«Be', nel Vecchio Mondo avevo un'immagine da curare! Avevo una reputazione degna di invidia, io! Se ci pensi bene, quello che hai descritto era il modo di fare perfetto per rimorchiare le pollastre: nottata spassosa con brandy stellare e belle cosce garantita!» rise il bracconiere. 

Il solito tono scherzoso dell'uomo, questa volta, strappò una risatina a Mikayla, che si coprì la bocca per non darlo a vedere mentre lui continuava: 

«Arrivato qui, però, ho capito che sarebbe stato inutile continuare con quella facciata: ho semplicemente smesso di dare spettacolo. Nulla di più, nulla di meno. Avevo cose molto più importanti a cui pensare, dopo il mio inghippo legale con la Gilda»

Mikayla annuì ancora, dunque rimasero in silenzio alla ricerca di tracce del loro bersaglio. Fu allora che gli insetti guida fuoriuscirono dalla lanterna di Carson, andando a posarsi su delle impronte abbastanza fresche nel terriccio: il Tobi-Kadachi non era ancora vicino, ma erano sulla pista giusta per trovarlo. Fu allora che la sorella di Xander non riuscì più a trattenere la sua curiosità: timidamente, cacciò un finto colpo di tosse, prima di riprendere la parola:

«Posso farle una domanda personale?»

«Quanto, personale?» chiese lui, senza guardarla.

«Molto, molto personale. Ma se non desidera rispondere, può anche non farlo! È solo una mia curiosità... non mi offendo se mi manda a quel paese perché mi sono allargata troppo! Sul serio!»

Carson rimase interdetto, non aspettandosi per niente che Mikayla fosse interessata a sapere qualcosa su di lui. Così restò in silenzio per una manciata di secondi, tanto che Mikayla arrossì e cominciò a pentirsi di aver fatto quel tentativo. Alla fine, però, Carson decise darle una possibilità:

«Vedrò dopo la domanda. Spara, Mikie»

Terminò la frase lanciandole un'occhiatina, mentre lei lo fulminava mentalmente ad occhi socchiusi. Ancora imbarazzata, pronunciò la sua domanda tutta d'un fiato e guardando per terra:

«Ecco, mi chiedevo: perché questa ossessione per gli Zinogre? Voglio dire, li combatte così spesso solo perché li trova una sfida per le sue capacità, oppure...»

Fu allora che Carson smise di camminare all'improvviso. Mikayla se ne accorse quando rialzò il capo e il suo sguardo incrociò gli occhi marroni del balestriere. Si interruppe immediatamente, facendo un passo indietro. Carson si era fatto scuro in volto e silenzioso, dopo la sua domanda.

«Oh, immagino di aver toccato un nervo scoperto! Le chiedo scusa! - esclamò, mortificata - Se non vuole rispondere non mi offendo! La prego di...»

Il bracconiere di Zinogre la interruppe di colpo iniziando a raccontare, mentre sistemava meglio il cappello di paglia sulla sua testa:

«Anni fa avevo un compagno di caccia. Il suo nome era Alcalà, ed era il mio migliore amico - Fece una breve pausa, prima di continuare - Ci conoscemmo a caccia: avevamo accettato la stessa taglia e così abbattemmo insieme il Malfestio che ci permise di essere promossi all'alto grado. Da quel giorno, decidemmo di diventare soci e continuammo a viaggiare e cacciare insieme»

A quel punto, si tolse il cappello e osservò la piuma di Malfestio che lo decorava, con uno sguardo nostalgico: 

«Questa piuma apparteneva a quel pennuto malefico e questo cappello era di Alcalà»

Detto ciò, se lo sistemò cautamente in testa, in modo che non gli offuscasse la vista mentre parlava con Mikayla.

«Un giorno eravamo a Yukumo, quando sulla bacheca del villaggio trovammo la richiesta di uccisione di un mostro deviante, un fulgur Zinogre. Purtroppo mi ero beccato la polmonite, quindi potevo scordarmi di andare a caccia. Alcalà, però, era molto impaziente. Il giorno in cui finalmente uscii da quel manicomio degli orrori che era l'infermeria di Yukumo, purtroppo aveva deciso di andare ad occuparsi di quel deviante da solo. Speravo di raggiungerlo dopo l'ultima visita, ma era troppo tardi: lo riportarono al villaggio appena misi piede fuori dall'infermeria. Lo vidi io stesso, steso su una barella. Era irriconoscibile, da com'era ridotto a causa dei fulmini di quel bastardo: l'unica cosa che mi permise di capire che era lui fu questo cappello e la sua armatura di Tetsucabra»

«Terribile» mormorò Mikayla, dispiaciuta.

Carson si prese un altro momento di pausa, sospirando:

«Dopo quella scoperta, mi ubriacai e decisi che avrei ucciso quel dannato Zinogre. Non era una caccia illegale; non ancora, perlomeno: la capovillaggio aveva firmato il permesso speciale per entrambi, quindi era valido anche per me. E, dopo una durissima battaglia, riuscii a sconfiggere da solo il fulgur Zinogre. Feci anche impagliare la sua testa per averla sempre con me. Una volta tornato a Yukumo, ci fu il funerale di Alcalà e i suoi parenti decisero di darmi questo cappello in memoria della nostra amicizia. Io accettai, ovviamente»

«E da allora è rimasto ossessionato per la specie del mostro che uccise il suo migliore amico» sussurrò Mikayla, capendo l'antifona.

Era mortificata per averlo costretto a raccontare quell'aneddoto chiaramente doloroso da ricordare: non sapeva più cosa dire, a quel punto. 
Carson annuì, prima di afferrare le corna di Zinogre che portava alla cintura e mostrarle alla donna: 

«Il mio ultimo giorno a Yukumo, prima di trasferirmi a Kokoto, vidi un allevatore che affiggeva sulla bacheca la taglia su uno Zinogre che si era divorato metà dei suoi Gargwa. Alla fine, scoprii che quell'esemplare era una femmina con un cucciolo al seguito. Uccisi entrambi, il piccolo fu il primo che uccisi solo per il gusto di farlo. Le sue corna sono diventate questo portafortuna»

Quando finì di parlare, fra i due si era creato un silenzio imbarazzante. Carson si aggiustò il cappello, si voltò e tornò a camminare. Mikayla prese una decisione: voleva ricambiare. Dunque si strinse nelle spalle e fece un sospiro colmo di agitazione:

«Quando io avevo nove anni e Xander ne aveva undici, i miei genitori morirono entrambi in un incendio che rase al suolo la nostra casa, sulla Cresta Artica. Mio fratello era uscito da poco, per andare a raccogliere della legna assieme al suo Giadrome, perché presto sarebbe arrivato l'inverno, e nostro padre voleva fossimo il più preparati possibile per le basse temperature. Sfortunatamente era costretto a restare a riposo, a causa di una ferita grave che si era fatto nella sua ultima caccia. Mia madre e io stavamo cucinando il pranzo, aspettando che Xander tornasse, poi lei mi mandò nel soggiorno a prendere delle bende perché si era tagliata affettando la carne cruda. Accadde tutto in un attimo»

«Mikie, perché mi stai raccontando questo?» le chiese Carson.

Mikayla lo fissò. Raccontando, si era portata le mani sulle spalle senza volerlo, stringendo la presa come se sentisse freddo. La risposta non si fece attendere:

«Lei mi ha raccontato un suo ricordo doloroso. Per pareggiare i conti, dovrei fare lo stesso»

«Ma cosa dici? Non è mica...»

Questa volta fu lei ad interromperlo:

«No. Devo farlo. Lo trovo giusto. Se non le interessa, può semplicemente scordarsene: non mi offenderò»

Mikayla cercò di fare appello a tutto il suo coraggio, mentre andava a riaprire le sue vecchie ferite, e riprese a raccontare:

«Prima che potessi tirare fuori le bende dal mobile in soggiorno, sentii un'esplosione, uno scoppio assordante che quasi mi distrusse i timpani. Ancora oggi, non so da cosa fu causata, ma veniva dalla stanza sopra di me: dalla camera di mio padre. Il soffitto crollò e io mi ritrovai bloccata con le gambe sotto le macerie, che stavano già bruciando. Sentii mia madre urlare dalla cucina, ma presto non sentii più la sua voce: le orecchie mi fischiavano, il dolore era atroce e non riuscivo a respirare. Chiamavo mia madre, mio padre, Xander, chiunque. Sentivo la mia pelle che bruciava dalle spalle ai piedi, vedevo solo rosso: non c'erano altro che fiamme»

Mikayla si interruppe improvvisamente, mettendosi le mani davanti al viso. Il solo ripensare alle vampate di fuoco di quel giorno, rimaste impresse nei suoi ricordi in modo indelebile, le stava facendo mancare il fiato. Scosse la testa, prendendo un respiro profondo per terminare quello che stava dicendo: 

«Soffocavo, mi sentivo quasi come se mi stessi sciogliendo. Era come essere rinchiusa in un forno; alla fine, non ce l'ho più fatta e sono svenuta. Pensavo di essere morta, invece mi svegliai dopo due giorni, nell'infermeria di Pokke. Ero bendata su tutto il corpo. Xander mi disse che, una volta tornato, aveva trovato la nostra casa rasa al suolo, mentre io ero fuori, avvolta in un lenzuolo in mezzo alla neve. Mi trasportò al villaggio il più in fretta possibile, mi salvai solo grazie a lui. Ma da quel giorno, sono terrorizzata dalle fiamme di ogni tipo. Per questo, quando ne ho avuto la possibilità, mi sono trasferita a Yukumo. I mostri che sputano fuoco sono rari sulle Cime Nebbiose e, soprattutto, non avevo il problema della temperatura. Preferivo bere bevande calde di continuo, piuttosto che stare accanto ad un falò. Anche quando entravo nella sauna, mi bendavo gli occhi per non vedere il braciere»

«E così sei pirofobica»

«Sì. Xavia mi ha sconfitta così, nella caverna. Ha incendiato la sua gabbia e mi ha circondata di fiamme: sono svenuta dal terrore»

«Ricordami di non fumare mai il sigaro quando sei nei paraggi, allora!» scherzò Carson, dandole una pacca sulla spalla. 

Mikayla guardò l'uomo sorpresa un momento, prima di sorridere e ridacchiare:

«Lo farò, va bene!»

«Andiamo a sistemare questo mostro, adesso. Ci siamo dilungati abbastanza»

Carson volse lo sguardo verso il nido del mostro, posto in cima ad un'altura e circondato da piante, prima di iniziare a camminare.

«Va bene, ha ragione. Mi scusi, è colpa mia!»

«Ma di che ti scusi? Stai tranquilla, tanto lo scontro sarà velocissimo! Voglio mostrarti un'invenzione del fabbro, per ora io sono l'unico ad esserne fornito!»

Allo sguardo confuso di Mikayla, Carson sorrise con soddisfazione. Afferrò la sua balestra pesante e prese un grosso proiettile dalla sua bisaccia, che la donna non aveva mai visto prima d'ora.

«Cara Mikie, ti presento delle munizioni potentissime, usate solo una volta contro un Deviljho qui, nel Nuovo Mondo: i proiettili perforesplosivi! Il fabbro mi aveva avvertito che erano troppo potenti, tanto che a brevettarli rischiava andare in gattabuia, quindi non li avrebbe più prodotti dopo la mia prova! Ma, visto cosa ha fatto tuo fratello e tutte le raccomandazioni di quei mocciosi, si è deciso di rimettersi a fabbricarli, in vista della battaglia contro quel parassita!» spiegò.

«Perforesplosivi?» chiese la donna, stupita.

Aveva già sentito Carson fare quel nome, in precedenza, mentre tornavano ad Astera dalla Landa dei Cristalli: 

«Sono quei proiettili che avreste voluto utilizzare contro di me?!» sobbalzò, sconvolta.

«No, quella era solo una battuta! Tranquilla, Mikie, tranquilla! Non lo userei mai contro di te! Non sei più psicopatica, quindi non sei un pericolo! Voglio solo darti una dimostrazione della loro potenza sul Tobi-Kadachi»

Mikayla tirò un sospiro di sollievo:

«D'accordo. Devo distrarlo o qualcosa del genere?»

In realtà, se veramente erano così potenti, avrebbe preferito che li conservasse per la battaglia effettiva, ma ormai la curiosità di vederli all'opera l'attanagliava.

«Sarebbe gentile, da parte tua! Attenta, arriva!»

Con quelle parole, Carson spinse via Mikayla e si mosse di lato, evitando quell'enorme coda avvolta da scariche elettriche che andò a schiantarsi sul terreno fra di loro. A Mikayla mancò il fiato un momento, a causa dell'improvviso attacco, tuttavia strinse i denti. Afferrò le doppie lame di Lunastra che teneva ai fianchi, utilizzando la lama nella mano destra per recidere alcuni dei peli sulla coda del mostro. Il Tobi-Kadachi la fissò, prima di ringhiare. I suoi occhi rossi e innaturali sembrarono studiare la cacciatrice giusto per un momento, prima che il mostro spalancasse le fauci. Dalla sua pelle cominciò ad uscire la foschia nera della malattia, che sembrò quasi mescolarsi alle scariche azzurrine che attraversavano i suoi peli. Tentò di azzannarla, ma lei strinse i denti e si mosse di lato, con eleganza, schivando per un soffio.

«Signor Kitts, è pronto?!» chiese la donna a gran voce, prima di schivare una codata.

«Sì! Inizia lo spettacolo! - le disse Carson, dopo aver caricato il proiettile - Portamelo davanti, se riesci! Non devo mancarlo, ne ho portati solo due!»

Mikayla annuì, tentando di fare come le era stato chiesto. Alzò il braccio destro, prima di tenderlo in avanti di scatto. Delle piccole scariche elettriche azzurre partirono in direzione del Tobi-Kadachi. Non gli fecero male, ma bastarono per farlo incespicare. La donna si affrettò, raggiungendo Carson e affiancandosi a lui mentre il mostro scuoteva la testa per riprendersi. Il wyvern zannuto, allora, soffiò minaccioso e camminò in cerchio intorno ai due per studiarli. Carson attese ancora un attimo, aspettando che la bestia si avvicinasse per riuscire a prendere meglio la mira, quindi premette il grilletto. La cartuccia penetrò nel fianco del mostro, che guaì dal dolore, prima di ringhiargli contro. Ma, a parte quello, sembrò non accadere nulla per qualche secondo. 

«È normale?» chiese Mikayla, confusa.

Carson ridacchiò, annuendo:

«Sì! Dagli solo un secondo e... bum!»

Il rombo dell'esplosione, quando la cartuccia esplose, si sentì probabilmente per decine di metri attorno a loro, assieme all'urlo agonizzante del Tobi-Kadachi. Mikayla si portò una mano alla bocca, stupefatta e disgustata da quello che stava vedendo. L'esplosione aveva lasciato un foro nel fianco del mostro: le viscere cominciarono a fuoriuscire, lasciando il mostro in preda agli spasmi e ad un dolore inimmaginabile, con una pozza di sangue annerito dalla malattia che andava a formarsi sotto di esso, quando quello si sdraiò al suolo.

"Porca puttana!" pensò, spaventata.

Aveva visto il Tobi-Kadachi chiudere gli occhi, e il suo petto non si alzava più con il ritmo della respirazione. Era morto sul colpo.

«Capisci perché il fabbro aveva paura di continuare a produrli, eh? - rise Carson, divertito - Aveva paura che la Gilda si spaventasse e lo sbattesse in gattabuia! Però, in questa situazione, penso chiuderanno un occhio, visto il merdaio in cui siamo finiti»

Carson si avvicinò al Tobi-Kadachi. L'unico movimento erano i peli mossi dalla brezza e dalla foschia nera che fuoriusciva dal suo corpo. Mikayla, però, aveva una sensazione bizzarra. Si sentiva strana; vide Carson avvicinarsi alla testa del wyvern zannuto, impugnando nuovamente la balestra per dare il colpo di grazia, quando qualcosa in lei scattò.

«Pericolo» sussurrò, senza accorgersene.

«Hai detto qualcosa Mikie?»

Carson, di punto in bianco, fu spinto di lato dalla donna. Finì a terra, ma quando si voltò per protestare vide che il Tobi-Kadachi, rialzatosi improvvisamente, aveva tentato di azzannarlo. Invece, ora tra le sue fauci si trovava il braccio destro di Mikayla, che strinse i denti dopo essersi lasciata scappare un mugolio di dolore. Il mostro manteneva la testa bassa, e i suoi occhi esprimevano tutto il suo dolore, mentre la presa del suo morso sul parabraccio di Zinogre di Mikayla si faceva sempre più stretta. La donna,
 dopo un momento di sofferenza, fece un'espressione insolita. I suoi occhi mutarono: l'occhio destro diventò rosso, mentre il sinistro perse colore, divenendo bianco. Si fece scappare una risata lugubre, poi socchiuse gli occhi e poggiò la mano sinistra sulla testa del mostro:

«Il cucciolotto è affamato? Allora accontentiamolo!» ghignò.

Sferrò un poderoso sinistro al muso del mostro, che guaì prima di lasciare la presa e fare un passo all'indietro. Senza tentennare, Mikayla si avvicinò al foro aperto nel fianco del mostro dall'esplosione. Poggiò le mani, seppur schifata, sulle viscere scoperte, prima di concentrarsi e lasciar confluire tutte le sue scariche elettriche all'interno del suo corpo, utilizzando le interiora come un cavo. L'elettricità attraversò interamente il mostro, che urlò dal dolore una seconda volta, un lungo e agonizzante urlo che, quando cessò, lasciò il più totale silenzio in quella parte della giungla. Il Tobi-Kadachi si accasciò al suolo a bocca spalancata, questa volta morto per arresto cardiaco. Mikayla, invece, si inginocchiò, passando le mani tra i fili d'erba per pulirle dai fluidi del mostro.

«Guarda cosa mi sono ritrovata a fare! Tocca sempre a me sporcarmi le mani. Che schifo!» sibilò.

Carson si grattò la testa e confessò:

«Avrei dovuto mirare al cervello, lo ammetto»

Fece per aiutare Mikayla ad alzarsi, ma lei lo respinse e tornò in piedi da sola:

«Sì, avresti dovuto. E poi mi spieghi perché ti sei avvicinato per il colpo di grazia, vecchio? A me sembra che le balestre pesanti possano colpire da lontano, che diamine!»

Appena la donna si voltò e guardò Carson in faccia, il balestriere strabuzzò gli occhi, spaventato:

«Mikie?!» sobbalzò.

L'ex bracconiere le puntò subito la balestra contro. Tuttavia, notò che la sua espressione era diversa, rispetto a quella che aveva visto alla base di Xander. La donna alzò le braccia all'istante, in segno di resa, colta alla sprovvista: 

«Ehi ehi ehi! Calmati, vecchio bastardo, calamati! Ti ho appena salvato! Non merito un grazie per questo?»

«Che cazzo ti sta succedendo, Mikie?» le chiese lui, continuando a mirare alla sua fronte.

Ma Mikayla, noncurante, si guardò intorno:

«Posso essere onesta con te, vecchio? Non ne ho la minima idea! Non sono mai stata risvegliata senza Xander. Ehi, per quanto mi terrai puntata contro quell'affare? Ah, che fastidio! Non so cosa fare, non mi hanno dato nessun ordine»

Si portò una mano alla tempia, mentre parlava tra sé e sé confusa.

«Non mi attaccherai?»

«No, certo che no! Non ho ordini, tanto per cominciare; inoltre, lei si è aperta con te. Devo ammettere che non sei così male come pensavo. Sei simpatico, in realtà!» rise lei.

Carson, disorientato, abbassò lentamente la balestra, ancora molto sospettoso.

«Torniamo all'aeronave della Terza Flotta. Magari tua nipote ci capirà qualcosa» suggerì, titubante.

«Buona idea! Sono stanca e confusa, quindi sbrighiamoci!»

«Però, mi hai dato ragione anche da psicopatica. Uao, questa è la cosa più strana in tutto questo!»

UN'ORA DOPO...

Chiunque incrociassero mentre cercavano la nipote di Mikayla rimaneva scioccato alla vista dei suoi mostruosi occhi. Nessuno rivolgeva loro la parola, limitandosi ad allontanarsi cercando di non farsi notare. La sorella di Xander fece un lungo sospiro, roteando gli occhi: 

«Forse dovrei lasciare a te il compito di cercare Yuri, vecchio: non vorrei attirare troppa attenzione» propose lei.

Carson, invece, fece spallucce:

«Non so se lo sai, ma ieri è nato un Nergigante qui. Dubito che i colori dei tuoi occhi possano batterlo in stranezza»

Mikayla sbarrò gli occhi, incredula:

«Cosa? Me lo sono persa! Ha ucciso qualcuno, per caso?»

«No: ha sfasciato la mia tenda, si è sbranato tutte le gemme di Yuna, poi è volato via»

«Non mi dire!»

«Ma che diavolo succede? Mikayla?!»

La donna batté le palpebre un paio di volte, prima di guardare di fronte a sé: vide subito Xavia e, di fianco a lei, anche Yuri. Entrambe avevano un'espressione terrorizzata per via dei suoi occhi. La cacciatrice si parò di fronte alla figlia, ma la sorella di Xander sollevò la mano:

«Calmatevi. Non so nemmeno io cosa diamine sta succedendo o perché mi sono risvegliata. Il vecchio stava per farsi smozzicare da un Tobi-Kadachi infetto, è allora che è successo»

«La pianti di chiamarmi "vecchio"?» le disse Carson, con un'occhiataccia.

La donna gli rivolse un sorriso beffardo:

«Ti dà fastidio, eh?»

«Mikayla, concentrati» la interruppe Xavia.

«Speravamo che Yuri potesse aiutarci a venire a capo di questa faccenda» rispose sua cognata.

La ragazzina, allora, annuì, prima di attivare il meccanismo del bracciale e avvicinarsi: 

«Ci provo»

Mikayla annuì e si tenne pronta, dunque Yuri sollevò il braccio; tuttavia, la pietra non brillò affatto. Tutto quello che fece fu riflettere la luce del sole pomeridiano.

«Non funziona!» esclamò Yuri.

«Che significa? Che siamo obbligati a sopportare la versione pazzoide di Mikie per sempre?» chiese Carson.

Mikayla riaprì gli occhi e schiuse le labbra come se dovesse dire qualcosa, ma senza che alcun suono ne fuoriuscisse. All'improvviso, sentì la sua stessa voce nella propria mente. La stava supplicando di restituirle il controllo; le sue suppliche le provocarono un lancinante mal di testa. Infastidita, si massaggiò la fronte e scosse la testa. Imprecò a denti stretti, fissò il vuoto e si lamentò con la voce dell'altra sé:

«Sei proprio una seccatura, devo dirtelo. Stiamo provando a capirci qualcosa anche noi, non sei l'unica a cui interessa questa faccenda!»

Ignorò gli sguardi confusi dei presenti e si concesse un attimo per aspettare che il dolore si affievolisse, prima di togliersi la mano dala fronte e alzare gli occhi al cielo. L'ennesima supplica della Mikayla sana la fece desistere:

«Che palle! Va bene, va bene! 
Gente, purtroppo devo andare. Lei ha paura che mi possa scattare qualcosa nella testa e che vi faccia del male. Andatela a capire: come se non fosse la prima a sapere che, senza ordini, non faccio nulla!»

Si voltò per un istante verso Carson e gli sorrise, prima di chiudere gli occhi e sospirare. 
Rimase immobile per qualche manciata di secondi. Quando li riaprì, erano tornati del loro solito azzurro. Si srofinò di nuovola fronte: si sentiva la testa pulsare. Fece dei respiri profondi per calmarsi, poi alzò una mano per anticipare una domanda di sua nipote: 

«Prima che me lo chiediate: no, non so cosa sia successo. Per favore, non fate domande»

Xavia e Yuri si guardarono per un momento, con espressioni preoccupate e insicure. Carson si lisciò il pizzetto, meditabondo:

«Sembri davvero in lotta con te stessa, Mikie. È stato strano»

Mikayla, allora incrociò le braccia, sconsolata:

«Ma non è mai successo, è sempre stato Xander a svegliarla! A volte passavo giorni rinchiusa nella mia mente, in attesa che lei finisse quelle orrende missioni. Questa volta ha preso il controllo da sola! Senza gli ordini di mio fratello!»

«Forse è successo qualcosa che ha spinto l'altra te a emergere - ipotizzò Yuri - È successo anche a me, quando mi sono liberata dal controllo di quel bastardo: vedevo che Narga stava per essere ucciso, così ho sentito una furia immensa crescere dentro di me. Volevo aiutarlo con tutta me stessa e alla fine ho ripreso il controllo del mio corpo»

«Stai dicendo che quella pazza voleva salvarmi?» chiese Carson, dubbioso.

Non l'ho fatto per te, vecchio

Mikayla si spaventò ed esclamò d'istinto:

«Sta' zitta!»

 Appena si rese conto di averlo detto ad alta voce, si coprì la bocca, a occhi sbarrati. 
Xavia, preoccupata, le poggiò una mano sulla spalla:

«Che succede? Tutto bene?»

«Lei mi ha parlato!» esclamò Mikayla

«Cosa dice?» indagò Yuri, incuriosita.

«"Non l'ho fatto per te, vecchio". Ve lo giuro, non è mai successo prima d'ora!»

«Nelle gallerie, però, vi siete scambiate per qualche momento» le ricordò Xavia. 

Mikayla, però, scosse la testa:

«Quello era diverso. Ho dovuto ribellarmi con tutte le mie forze per assumere il controllo e avvisarti. Stavolta non è successo niente di simile! Anzi, mi ha lasciato lei il posto!»

«Che tipo di sensazioni hai provato, prima che lei prendesse il controllo?» le chiese Yuri.

Mikayla rifletté per un momento, portandosi le dita sulle guance:

«Ho avuto il presentimento che qualcosa stesse per andare storto, quando il signor Kitts si è avvicinato al Tobi-Kadachi. Ricordo di essermi lanciata verso di lui e avergli dato uno spintone, poi il mostro mi ha morso il braccio»

«Giusto! Hai mormorato qualcosa, prima spingermi via - si ricordò Carson - Credo di aver sentito "pericolo". Possibile?»

«Forse non voleva salvare Carson, ma Mikayla stessa» ipotizzò Xavia. 

Quella situazione era fin troppo assurda, quello era il massimo che la cacciatrice poteva sperare di ricavare dalle loro spiegazioni.

Di' alla violetta che forse, e dico forse, ha ragione

Mikayla sentì la voce della sua personalità distorta risuonare nella sua testa. Quando lo riferì alla madre di Yuri, quest'ultima prese a grattarsi il mento pensierosa. Yuri prese la parola:

«Forse è troppo pretendere di capire tutto subito. Ora che potete comunicare, forse è il caso che vi parliate. Magari potrete capirci qualcosa in più!»

Mikayla voleva concordare con sua nipote, ma si strinse nelle spalle, guardandosi in giro con aria nervosa: 

«Non saprei, Yuri. Devo ancora schiarirmi le idee» ammise, con un sospiro.

Ringraziò i tre per averla aiutata a trovare una spiegazione a tutto quello che era successo, oltre a ringraziare Carson per averla accompagnata per svolgere la taglia, poi si diresse velocemente verso la sua tenda per sparire al suo interno.

Mikayla si sedette sul suo sacco a pelo, chiudendo gli occhi e incrociando le gambe. Fece un sospiro profondo, ripensò a tutte le volte che suo fratello l'aveva trasformata in una spietata e sadica assassina e, quando riaprì gli occhi, si trovò di fronte la se stessa creata dall'Orrore Nero, la personificazione della malattia dentro di lei, che Yuri non era riuscita ad estirpare del tutto. La vista dei suoi occhi rossi e bianchi la fece rabbrividire per un attimo, ma cercò di non pensarci. Si alzò in piedi, guardandosi intorno: attorno a sé, c'erano le pareti di una campana di vetro. Non c'era l'interno della sua tenda, non c'era la tendopoli. Era già stata in quel luogo tantissime volte: ci finiva quando la sua personalità distorta prendeva il controllo del suo corpo. Ma non era mai stato così: le pareti di cristallo opaco e sporco, ora erano pulite e trasparenti. Riusciva a vedere tutto attorno a sé con estrema nitidezza. Incredibilmente, la sua immagine riflessa le parlò:

«Non ci ho capito niente, sai? Insomma, Xander ha di certo sbagliato qualcosa quando ha provato ad infettarti di nuovo. Su questo non ci piove, ma questo significa che ora sono libera? Posso prendere il controllo del tuo corpo e fare quel che mi pare? Sembra fantastico!»

«Ti giuro che se farai del male a qualcuno, non...»

«Ehi, ehi! Calmati! Quante volte dovrò ripetertelo, per fartelo entrare in testa? Non faccio niente, senza ordini. Xander non è qui, perciò non può costringermi a fare alcunché»

«Allora perché sei intervenuta, contro il Tobi-Kadachi?»

La Mikayla pazza si strofinò il collo con una mano:

«Non lo so. Diciamo che mi sono sentita chiamata in causa. Ma a te che importa? Se perderete questa guerra, anch'io svanirò quando morirai. Oppure tornerai sotto il controllo di Xander e dei Servi del Flagello. Mi chiedo quale delle due opzioni sia peggio, poverina» sghignazzò.

«Zitta» sibilò Mikayla, a denti stretti.

«Eh? Non ho sentito. Per caso stai rimpiangendo che non ho ucciso anche la rossa della Sesta Flotta, quel giorno?» rise l'altra.

Mikayla chinò il capo:

«Smettila»

«Non sei chiara. Alza la voce, suvvia! Magari se fossi riuscita a ribellarti prima, avresti impedito la morte di Felix! Peccato che non sia più tra noi: mi stava proprio simpatico»

«Chiudi quella dannata fogna!» urlò Mikayla, spiazzandola.

L'altra se stessa rimase in silenzio, mentre lei sfogava tutto il suo rancore: 

«Ti odio! Ho fatto del male a così tante persone, solo per colpa tua e di quello stronzo di Xander! Ma tu cosa puoi capire? Esisti solo per obbedire agli ordini di un pazzo! Non sei altro che l'estensione di un parassita che sfrutta i mostri per vivere!»

«Grazie per l'ovvietà, genio» sbuffò l'altra, fingendosi indifferente.

Ma non lo era: non poteva ignorare lo sfogo di Mikayla, che ora non stava nascondendo più niente: 

«Sei nata sadica, per questo non capisci il male che fai! Quante persone hai torturato? Quanta gente hai ucciso con il mio corpo, eh? Io almeno ho una coscienza, tu sei solo una schiava di quella fottuta pietra! Ora zitta! Falla finita!» 

A quel punto, si voltò stringendo i pugni. L'altra Mikayla era rimasta a dir poco scandalizzata: non si sarebbe mai aspettata che le rispondesse a tono.

«Ascolta, io...»

Iniziò a risponderle, indugiò. Batté le palpebre un paio di volte, prima di distogliere lo sguardo e stringere i denti:

«Bah! Ti ripeto che erano solo gli ordini che avevo ricevuto! Cosa potevo fare? Ribellarmi e farci uccidere entrambe, eh? Sai perché sei arrivata a trentaquattro anni? Saresti già morta e sepolta da quando ne avevi ventitré, se non fosse stato per me che facevo tutto il lavoro sporco!»

«Forse sarebbe stato meglio così» mormorò Mikayla, tristemente.

L'altra se stessa non poteva crederci:

«Come hai detto?»

«Sarebbe stato meglio se fossi morta. Tutti mi odiano! Le uniche persone che mi amavano sono morte! A Xander non interessa nulla di me, a lui servi solo tu per la tua lealtà! Xavia mi odia, tutta la Commissione di Ricerca ce l'ha con me per quello che avete fatto tu e mio fratello... inizio a pensare che anche Yuri mi detesti, dopo tutto quello che ha passato per colpa mia!»

Mikayla scoppiò a piangere, piegandosi sulle ginocchia, mentre le lacrime sgorgavano in abbondanza dai suoi occhi. 
La personalità distorta non sapeva cosa dire: aveva aperto la bocca per parlare, ma non riusciva a trovare assolutamente nulla da dirle. Ma ecco che, all'improvviso, sentì un suono ovattato in lontananza:

«Ci sei, Mikie? Posso entrare?»

Quella era la voce di Carson, dal mondo esterno: Mikayla spalancò gli occhi, ritrovandosi di nuovo nella sua tenda. Si strofinò le palpebre con le nocche, asciugandosi le lacrime, prima di rispondere:

«Aspetti, adesso esco»

Detto ciò, mosse il telo dell'entrata e si ritrovò il cacciatore davanti.

«Che succede?» gli chiese..

Sentiva che i suoi occhi erano lucidi e arrossati per il pianto, quindi tentò di nasconderlo. Tuttavia, dall'espressione empatica di Carson, capì che il balestriere vedeva con chiarezza il suo stato d'animo. Mikayla si aspettava che la provocasse, invece l'ex bracconiere parlò in tono serio:

«Non ho avuto modo di dirtelo, prima, con tutto il casino che è successo con la te schizzata»

Basta chiamarmi così!

Mikayla ignorò la voce e continuò ad ascoltarlo.

«Ecco, ti ringrazio per avermi difeso dal Tobi-Kadachi. Non mi aspettavo mi aiutassi, sai? A dirla tutta, avevo intenzione di accompagnarti solo per mostrarti la potenza dei perforesplosivi e impressionarti» ammise il balestriere, lisciandosi il pizzetto.

Mikayla chinò lo sguardo, scosse la testa con un mezzo sorriso e alzò una mano:

«Non fa niente. La ringrazio per avermi raccontato la storia del famoso bracconiere e per avermi ascoltata»

«Oh, basta darmi del lei! Facciamo così: se inizierai a chiamarmi Carson, non ti chiamerò "Mikie la pulciosa", dopo quello che ho visto oggi!» ridacchiò lui.

Mikayla trasalì e diventò paonazza:

«Eh?! Cosa?!»

«Ho visto degli insetti-folgore ronzarti nei capelli, dopo che hai fritto il Tobi-Kadachi. Riflettendoci, era più che ovvio che non potessi generare l'elettricità dal tuo corpo, se i tuoi poteri vengono da uno Zinogre»

Mikayla si grattò la nuca, imbarazzata:

«Giusto. Per favore, non dirlo a nessuno! È imbarazzante!»

«Va bene. E Mikie sia, allora!» sorrise Carson, con uno sguardo amichevole.

Anche Mikayla annuì, pur alzando gli occhi al cielo:

«Va bene, Carson. Grazie» sussurrò, spostandosi una ciocca di capelli.

Allora Carson si congedò. La donna tornò nella tenda e fece un respiro profondo. Ma, subito dopo, si sentì chiamare dalla voce di Xavia:

«Mikayla, hai un minuto?»

Sua cognata, sorpresa da quella visita, uscì di nuovo e la guardò con un'espressione dubbiosa:

«Dimmi pure, Xavia. È successo qualcosa?»

«No, voglio solo dirti qualcosa che ho in mente da giorni» ammise la cacciatrice.

Ohohoho, mi chiedo cosa sia!

«Ti decidi a stare zitta?!» tuonò Mikayla, prima di scusarsi con Xavia.

«Non ti preoccupare. Come dicevo...»

«Sì?»

Xavia indugiò un po', prima di affermare:

«Ti perdono»

E allora le rivolse un caldo sorriso: un sorriso sincero, che Mikayla non pensava di aver mai visto sul suo volto prima di quando parlava con lei.

«Cosa?»

«Ora che conosco tutta la storia, non posso fare altro che perdonarti e chiederti scusa. Ti ho accusata per quindici anni di essere una persona disgustosa, perché non rispondevi mai alle mie lettere di aiuto; poi, quando ho scoperto che avevi rapito Yuri, non ho potuto fare a meno di volerti morta. Non avevo la minima idea di tutto quello che hai sofferto. Mi dispiace, Mikayla, sappi che ti sono immensamente grata per tutto quello che hai fatto per me e Yuri. Sul serio, non potremmo mai odiarti, poco ma sicuro!»

Gli occhi di Mikayla tornarono lucidi: se li asciugò e si impose di non piangere, ma cedé. Le lacrime di gioia iniziarono a rigarle il viso e la donna iniziò a singhiozzare. Xavia spalancò gli occhi, si avvicinò e le mise le mani sulle spalle:

«Tutto bene?» le chiese, stupita.

Tra un singhiozzo e l'altro, Mikayla tirò su col naso e si strofinò gli occhi:

«Sì. Xavia, non so come ringraziarti. Grazie. Grazie! Grazie infinite! Non sai quanto mi renda felice aver finalmente fatto pace con te!» sorrise.

Xavia, allora, le prese gentilmente la mano in segno di conforto e annuì:

«Se hai bisogno di aiuto, non esitare a chiamare né me, né Yuri. Capito?»

«D'accordo! Grazie ancora, Xavia!»

Anche la madre di Yuri, allora, si congedò e finalmente Mikayla poté tornare in tenda e rimettersi seduta sul suo sacco a pelo.

A quanto pare, non tutti ti odiano. Visto?

«Forse hai ragione, altra me» sospirò Mikayla, mentre si asciugava gli occhi con un fazzoletto.

Rimasero in silenzio per qualche momento, poi venne sorpresa dalla voce nella sua testa: 

Ascolta, mi dispiace. È vero, sono una parassita: la mia unica preoccupazione è sopravvivere nel tuo corpo ed eseguire ordini, non posso capire nulla di quello che provi tu. Non sono mai stata libera, non ho mai potuto fare le mie scelte. Quindi ti andrebbe di ricominciare? Prometto di smettere di provocarti e che non ferirò nessuno, a meno che non diventi un pericolo per te. In quel caso, non avrò nessuna pietà!

Mikayla rifletté in silenzio, strofinandosi una guancia con un dito, dubbiosa. Alla fine, però, sbuffò e abbozzò un sorriso:

«Va bene. Possiamo provarci. Però avrai bisogno di un nome»

Un nome? E perché?

«Così avrò un modo per chiamarti e far sapere agli altri che sto parlando di te»

Capisco

«Che ne dici del soprannome scelto da Carson? "Mikie"?»

Dovette attendere per qualche momento, prima di sentire la risposta. Alla fine, la voce nella sua testa ridacchiò:

Per me va bene! Sembra carino. Piacere di ri-conoscerti, allora, Mikayla!

«Piacere mio, Mikie!»

   
 
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