Anime & Manga > Voglio mangiare il tuo pancreas
Ricorda la storia  |      
Autore: Ori_Hime    10/09/2020    1 recensioni
Innamorata di questo film d'animazione giapponese, ho voluto rendergli omaggio tramite una lettera che Haruki avrebbe scritto a Sakura, dopo aver letto il suo diario alla fine della storia. Eccone un estratto:
"Voglio solo ringraziarti per quanto tu sia stata preziosa per me, in particolare quando mi hai fatto sentire importante nella tua vita e mi hai convinto a credere che io e te ci eravamo scelti, poco a poco, tramite tutte le nostre piccole scelte quotidiane. Non me ne ero mai reso conto prima, ma ti avevo scelto giorno dopo giorno, accettando di uscire con te, a partire dal leggere il tuo diario. La mia passione per la lettura mi aveva portato a te e te eri arrivata a me grazie alla tua decisione di scrivere un diario della malattia. In fondo siamo stati come i fiori di ciliegio in primavera: ci completavamo inevitabilmente"
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Come i fiori di ciliegio in primavera
 

Cara Sakura,

ho aspettato a lungo a scriverti e risponderti alla tua lettera che mi hai lasciato a fine diario, ma volevo dirti che ho letto il tuo libro preferito, “Il piccolo principe”. Mi è piaciuto molto e ti ho ritrovato nel personaggio della volpe: sei stata paziente con me, hai creato dei riti che hanno fatto in modo che mi aprissi, fino a diventare mia amica, la prima che abbia mai avuto.

Ma come hai detto tu il termine “amicizia” tra di noi è assolutamente limitante, perché il nostro rapporto era più profondo di così, ma non si poteva nemmeno definire d'amore perché non c'è mai stato nulla di esplicito tra noi, nulla che andasse oltre l'abbracciarci. Sono stato contento però di aver letto che hai pensato ancora di esserti innamorata di me, perché ora te lo posso dire: l'ho pensato spesso anch'io. Non avevo mai provato dei sentimenti di curiosità nei confronti di un'altra persona come li ho avuti per te, non ho mai parlato con una ragazza carina come te e non ho mai condiviso così tanto con nessun altro prima di allora. Per essere un ragazzo ho fatto tante cose assieme ad una ragazza “inappropriate”, come passare una vacanza da soli, dormire nello stesso letto, uscire sempre assieme... che potevo comprendere come ci vedevano i nostri compagni e ammetto che un po' ho desiderato che il rapporto tra noi due fosse davvero come immaginavano loro.

Ho cominciato a pensarlo dalla notte in hotel, quando mi hai chiesto a che risultato tu arrivassi della classifica delle più belle ragazze che conoscevo. Mi mettevi a disagio anche tutte le volte che facevi qualche battuta sul fatto che magari avrei voluto avere una fidanzata, se non trovavo le altre ragazze carine, quando facevi riferimenti al tuo corpo ecc... Quando giocavamo a “Obbligo o verità” mi avevi detto che eri pronta a dirmi le tue misure, forse questo tipo di domande avrebbe sbloccato un ragazzo abituato a socializzare, ma per me che non me n'ero mai interessato volevo rimediare conoscendo tutto su di te, a partire dalla tua infanzia. Volevo capire come fossi diventata quella di oggi, se eri nata già chiassosa o lo eri diventata, e se me lo avessi chiesto ti avrei raccontato la mia: ero sempre stato un bambino solitario e taciturno e da quando ricordo ho sempre amato la lettura. Il mondo dei libri mi distaccava dalla realtà fatta di urla di bambini scalmanati, rumori molesti, e pianti irritanti: non volevo finire nei loro casini e leggendo mi ritrovavo sempre a dover fronteggiare avventure e tornarne vittorioso. Nessuno avrebbe compreso che mondo speciale fosse, così me ne stavo per conto mio, iniziando ad immaginare cosa pensassero gli altri di me. Finché non arrivasti tu, scuotendomi dal mio mondo, dal mio pianetino fatto di libri, per portarmi a visitarne altri assieme a te: all'inizio erano tutti belli, caldi, colorati, divertenti, poi mi resi conto che la tua malattia non era una barzelletta dall'enorme quantità di medicinali che avevo trovato nella tua borsa. Mi spiace non avertelo detto, ma è stato per cercare la tua crema per il viso. Anche in quel momento mi stuzzicasti dicendomi che eri nuda, che era imbarazzante e dovevo dire qualcosa. Purtroppo ero già troppo a disagio di mio per poter reagire. Penso che sia stato quello il momento che mi ha fatto rendere conto di quanto tenessi a te, alla tua vita, al tuo sorriso.

Poi mi obbligasti a portarti sul letto e lì poi mi dicesti che avevi paura della morte. Non risposi, ero ancora più scosso. Non avevo mai avuto amici, non sapevo cosa si facesse nel caso un amico fosse stato giù di morale, figurati nel caso una ragazza speciale come te mi raccontasse qualcosa di così personale e tremendo. Avevo appena realizzato quando bella fosse la mia vita ora che c'eri tu, non potevo sopportare l'idea di perderti. Cambiai “verità” in “obbligo” e tu mi costrinsi a dormire nel letto accanto a te, senza replicare. Ormai completamente impotente, mi sdraiai accanto a te, ringraziando che il letto fosse bello grande e rimanendo sul fianco destro per non doverti vedere o urtare durante la notte. Ci misi un po' ad addormentarmi, continuando a pensare al fatto che averti così vicina rendeva la nostra situazione fraintendibile. Non ero mai stato così vicino fisicamente ed emotivamente con nessuno e cercavo di muovermi il meno possibile per non darti fastidio, cercando di dimenticarmi della tua presenza nello stesso letto, ma era impossibile. Per fortuna non parlasti più, non so perché ti eri addormentata velocemente o non semplicemente eri rimasta senza parole, ma la notte fu così silenziosa che si riuscivano a percepire i rumori della città ancora in movimento. Alla fine crollai in un sonno leggero, svegliandomi di tanto in tanto turbato dall'idea di svegliarti e che tu potessi farti venire strane idee. Il mattino mi svegliai però con una strana felicità: sapere che tu eri accanto a me e stavamo condividendo qualcosa di così intimo come il risveglio mi piacque: la tua presenza era rassicurante, significava che avevamo ancora una bellissima giornata da trascorrere insieme davanti a noi. Mi alzai subito, lasciandoti tempo per fare con calma, mentre mi rinchiusi in bagno per lavarmi e vestirmi con i pantaloni e la t-shirt che avevamo comprato assieme il giorno prima. Terminai con l'aggiunta del cappello, accessorio insolito per me, ma mi piacque molto, scoprendo grazie a te qualcosa di nuovo, di stravagante che però mi donava. Mi rese forse anche più spavaldo quando per salutarti ti dissi che mi ero divertito: ne rimasi sorpresa e pure io, ma questa improvvisa schiattezza me l'avevi trasmessa tu, faceva parte del nuovo me.

Il momento che più di tutti mi ha fatto avere la tachicardia è stato a casa tua, quando mi avevi chiesto se tu non mi saresti andata bene come mia ragazza. Non volevo lasciar trasparire i miei sentimenti perché nemmeno io sapevo dar loro nome e, prima che la situazione si potesse fare imbarazzante, mi ero alzato per prendere “Il piccolo principe” dalla tua libreria e tornarmene a casa. Proprio in quegli istanti che pensavo di essere al sicuro tu ti eri precipitata ad abbracciarmi, stringendomi da dietro il petto, sussurrandomi che quella era una delle cose che avresti voluto fare prima di morire. Il tuo tono era così serio e sensuale che era difficile resisterti, un qualsiasi altro ragazzo ti sarebbe saltato addosso all'istante, ma cercai di respirare, di mantenere il controllo quando ti avvicinavi alle mie labbra. Non mi sarei mai aspettato questo tipo di confidenza in così poco tempo, mi domandavo se fosse giusto che io e te potessimo avere “quel tipo di rapporto”: tu in fondo stavi per morire, saremmo stati assieme per troppo poco tempo e avremmo rischiato di rovinare l'equilibrio che si stava creando. Inoltre mi ricordai le parole della tua amica: sarei stato in grado di proteggerti? Saresti stata al sicuro con me? Le tue labbra erano a pochi centimetri dalle mie, tanto che potevo sentire il suo fiato sul mio, strinsi un pugno per mantenere la calma pensando che avrei voluto essere quella persona che Kyoko voleva per te... e schiusi le labbra, completamente inerme. Ormai tutto quello che riuscivo a pensare era che tu saresti stata il mio primo bacio e che sarei stato completamente incapace di qualsiasi cosa, con te che avevi già avuto almeno un ragazzo.

Quando tu ti staccasti dicendomi che era tutto uno scherzo, non seppi che pensare: ormai la mia mente era completamente inebriata dal tuo profumo, dalle tue labbra, da te. Ne volevo ancora. E tu dovevi sapere che effetto mi facevi, che non c'era da scherzare perché io l'avevo presa seriamente, perciò feci quello che il mio istinto mi diceva: ti buttai sul letto, finendo sopra di te. La mia vendetta era perfetta: da lì potevo vederti nella tua interezza benissimo e tenendoti ferma per i polsi ti potevo avere tutta per me. Fu un pensiero tremendamente egoista, perché se il mio corpo voleva farti mia, tu ti stavi dimenando per sfuggire alla mia presa e me ne accorsi solo quando cominciasti a piangere. Di colpo compresi di essere stato per i tuoi occhi un mostro che avrebbe approfittato di te, altro che ritenerti al sicuro con me, così corsi a presi le mie cose e me ne andai. Temevo di aver rovinato tutto tra di noi, che non mi volessi più vedere, ma per fortuna non è stato così e facemmo pace, altra cosa che imparai da te.

Il resto di quel giorno lo sai, c'eri anche tu, perciò voglio solo ringraziarti per quanto tu sia stata preziosa per me, in particolare quando mi hai fatto sentire importante nella tua vita e mi hai convinto a credere che io e te ci eravamo scelti, poco a poco, tramite tutte le nostre piccole scelte quotidiane. Non me ne ero mai reso conto prima, ma ti avevo scelto giorno dopo giorno, accettando di uscire con te, a partire dal leggere il tuo diario. La mia passione per la lettura mi aveva portato a te e te eri arrivata a me grazie alla tua decisione di scrivere un diario della malattia. In fondo siamo stati come i fiori di ciliegio in primavera: ci completavamo inevitabilmente.

Non importava se effettivamente tra noi non sia mai successo nulla, eravamo ormai indispensabili l'uno all'altra prima ancora che me ne rendessi conto e mi avevi trasformato nel me stesso che solo tu già conoscevi, facendomi emergere dal mio mondo, entrando a far parte del tuo. Tu, così chiassosa e sempre allegra nonostante la tua malattia ti mangiasse a poco a poco, sei riuscita a liberarmi del mio silenzio apparente, provocandomi fino a trasformarmi, facendomi sbocciare e sentire speciale per qualcuno. E se ti senti così non importa di che tipo sia il rapporto, nessuno potrebbe mai capirlo comunque, perché è qualcosa di così intrinseco, ma allo stesso tempo concreto che non ha bisogno di essere spiegato. In fondo tu stessa hai detto ancora di non cercare di comprendere quello che dici, di trovarne significati: sei così esplicita quando vuoi che se avessi voluto dirmi qualcosa di più lo avresti senz'altro fatto.

Anche a te stava bene così in fondo, forse anche tu avevi paura a darmi un appellativo, “amico” o “fidanzato”, perché in ogni caso mi avresti dovuto lasciare, prima o poi, comunque troppo presto. Ti sei goduta fino all'ultimo quello che eravamo insieme: te stessa, nella tua spontaneità, nei tuoi sorrisi, nelle tue lacrime, rivelandomi le tue paure e i tuoi pensieri più profondi e me stesso, non temendo più di affezionarmi a qualcuno. Questo è il dono più grande che potessi ricevere e ciò che ho guadagnato dalla tua conoscenza: i fiori di ciliegio in primavera, proprio come la volpe aveva guadagnato il colore del grano. Mi hai insegnato così tanto... Dal significato di vivere al calore di un abbraccio, dal bisogno di affetto all'esprimere le mie emozioni.

Mi hai illuminato la vita, come l'arrivo del piccolo principe nella vita della volpe, rendendo nuova la mia, riempiendola di divertimenti, di viaggi, di uscite, di dolci e frattaglie, tutte cose che prima potevo solo immaginare tramite i libri. Vorrei essere come te, sai? Essere una persona capace di donare amore e essere amata come sai fare tu. Sono le ultime parole che avrei voluto dirti, ma poi ho preferito riassumere tutto quello che provavo in “Voglio mangiare il tuo pancreas” perché riassumono molto bene il nostro rapporto, no? E viste le tue ultime parole penso che ci fossimo proprio trovati. Abbiamo pensato esattamente alla stessa cosa e mi ha sorpreso che tu volessi essere come me, visto quanto avrei voluto somigliarti. Hai aspettato tanto a conoscermi, ma anche i fiori di ciliegio aspettano mesi per sbocciare... e quello doveva essere il nostro momento. La nostra primavera. Siamo sbocciati nel fiore dei nostri anni, sprizzando di gioia come dei fuochi d'artificio, completandoci a vicenda come la stretta di un abbraccio.

Se tu mi avessi chiesto qual era l'avvenimento più bello di tutta la mia vita ti avrei risposto che è stata proprio quella notte a vedere i fuochi d'artificio perché quell'abbraccio che ci siamo scambiati avrei voluto che durasse per sempre. Era tutto perfetto, ero riuscito a dirti che avevo paura di perderti e tu avevi riso, felice che te lo avessi detto e mi avevi rassicurato che mi avresti avvertito quando saresti morta. Mentre parlavi mi avevi toccato il petto sul punto del cuore e temevo che potessi sentire il mio battito che acellerava sempre di più, ma per fortuna scoppiò il primo fuoco d'artificio e venimmo distratti dal bellissimo spettacolo pirotecnico. Tutte le mie preoccupazioni svanirono nell'abbraccio che seguì e fu molto più naturale di quello scambiato in ospedale del quale ero piuttosto sorpreso. Questa volta ti strinsi a me come se accogliessi la vita che ci aspettava: qualsiasi cosa fosse successa con te sapevo potevo stare al sicuro e anche tu con me. Mi strinsi ancora più forte e mi proposi per farti perdonare di andare assieme al mare, quando per me non c'era nulla da perdonare, ma accettai contento di fare ancora qualcosa con te, avere dei piani per il futuro assieme.

Attendevo con ansia la tua dimissione dall'ospedale, ma purtroppo le nostre promesse non poterono essere mantenute, ma scommetto che hai abbracciato la morte come una vecchia amica, guardandola in faccia senza averne paura. Forse non eri preparata ad affrontarla in questo modo, ma sicuramente eri pronta a riceverla, senza se e senza ma. Eri in pace con te stessa, senza risentimenti, senza conti in sospeso: avevi già pensato a cosa dirmi prima di morire e lo stesso a tutti i tuoi cari. Non ti sei fatta odiare nemmeno da morta, anzi forse un po sì, ma solo per non avermi avvisato che te ne saresti andata e per non essere riusciti ad andare in spiaggia assieme. Comunque al mare ci sono stato e nella mia mente ti ho portato, scrivendo queste parole sulla panchina dalla quale ti osservavo, immaginandoti felice come quando dopo scuola ci eri entrata giocando con l'acqua e immaginando le vacanze estive. Mi è sembrato così di chiudere un cerchio, di adempiere alla nostra promessa.

Ti prometto inoltre che proverò a farmi degli amici, a partire dal ragazzo della nostra classe, quello fissato con le gomme da masticare, te lo ricordi? Ha provato più volte a parlarmi con la scusa di offrirmele, ma io ero cieco e non pensavo che magari avesse bisogno di un amico, qualcuno con cui parlare. Penso che lui andrebbe bene: è sempre con il sorriso sulle labbra, è generoso e paziente, proprio come te. Ricordo anche che volevi che andassi d'accordo con Kyoko, proverò ad essergli amico, se lei mi vorrà. Spero di restituirle tutto l'affetto che hai donato a me e che le mancherà, ora che non ci sei più, anche se non è certo una persona facile da comprendere, ma spero con il tempo di riuscirci. Dopotutto “È il tempo che hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante”, giusto? Quindi più tempo passerò con lei più il nostro rapporto si rafforzerà diventando speciale, esattamente come ha fatto la volpe con il piccolo principe e come hai fatto tu con me: dovrò solo avere pazienza e creare i riti. E poi solo la tua migliore amica saprà dire se avrò fatto un buon lavoro nell'imparare ad essere come te, sarà il mio giudice più severo.

Per oggi ti saluto, ti scriverò ancora quando ne sentirò il bisogno e so già dove poterti trovare: dentro di me, pronta ad accogliermi e ad ascoltarmi in qualunque momento. Penso di aver mangiato il tuo pancreas, alla fine.

Con affetto,

Haruki

 

 

Note:

Ringrazio Veronica, una delle mie migliori amiche, per avermi fatto vedere questo bellissimo film della quale mi sono innamorata e aver letto in anteprima questo racconto: grazie per il sostegno che mi dimostri sempre! Mi è piaciutacosì tanto questa storia che mi sono messa subito a rivederla e a leggerne le scansioni online, cominciando a scrivere a poco a poco questa “fan fiction” a forma di lettera che riprende alcuni episodi sotto il punto di vista di Haruki, o almeno come me lo sono immaginato io. Ho pubblicato nel frattempo “Il primo vero abbraccio” che è una flash fic che riprende solo l'abbraccio sotto i fuochi d'artificio, creando così la sezione specifica qua su Efp, uno dei miei preferiti.

Ho lasciato il secondo titolo che avevo pensato per questo racconto a inizio storia perché non sapevo decidere quale scegliere! Siccome poi avevo già usato qualche mese fa il “come” in un titolo ho preferito usare quello più semplice ed immediato per definire quello che ho scritto: semplicemente una lettera, con tanto di pensieri ed emozioni del protagonista.

Grazie per essere arrivati fin qua, spero possa esservi piaciuta,

un abbraccio forte,

Ori_Hime

 

Vi aspetto anche sulla mia pagina facebook per aggiornamenti “Fairy Floss”!

  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Voglio mangiare il tuo pancreas / Vai alla pagina dell'autore: Ori_Hime