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Autore: _Cthylla_    10/09/2020    2 recensioni
[Sequel della fanfic del 2013 “The Specter Bros’”]
Dopo la battaglia che ha portato alla distruzione dell’Omega Lock, molte persone in entrambe gli schieramenti si sentono perse o hanno perso qualcosa -o, ancora, qualcuno.
Il ritorno di vecchie conoscenze più o meno inaspettate sarà destinato a peggiorare ulteriormente la situazione o porterà qualcosa di buono?
Genere: Commedia, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Autobot, Decepticon, DJD/Decepticon Justice Division, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Transformers: Prime
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Specter Bros'- la serie'
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(Così come nel canon -più o meno)
 






 
 
 
 
 


 
“Ho fatto la cosa giusta. Il pazzo non è andato a dire nulla a Megatron e Megatron non ha detto nulla a me, quindi sta andando tutto come speravo e devo solo aspettare che vengano trovati. La mia compagna di vita tornerà a casa… e lo farà in tempo per assistere alla vittoria di noi Decepticon”.
 
“La speranza è l’ultima a morire”, un discorso valido anche per Soundwave mentre sorvolava l’impianto nel quale una squadra di vehicons era andata a prendere una parte del materiale che serviva a Shockwave. Quel compito sarebbe dovuto toccare a Starscream, ma questi aveva traccheggiato, si era lagnato di essere convalescente -quell’ultima cosa era vera, ma a lui per ovvi motivi non faceva pena- e insomma, Megatron alla fine gli aveva affidato la missione in Antartide invece che quella nel deserto roccioso.
Starscream non aveva avuto una grande idea a volersi lamentare, ma d’altra parte Starscream non aveva praticamente mai delle idee che alla fine si rivelavano buone per la sua salute fisica. Anche quel che era successo con la DJD lo dimostrava, tra le altre cose.
 
“La DJD, i nostri utili idioti”.
 
Anche Megatron in fondo li considerava così, sapeva che con due parole avrebbe potuto far fare loro qualsiasi cosa. “Gratitudine ossessiva”, definiva così l’atteggiamento di Tarn nei suoi confronti. Ciò non significava che fosse sicuro agire in modo imprudente con loro -e lì, a Soundwave parve di sentire uno schiaffo di rimprovero sulla nuca- ma solo che Tarn era piuttosto prevedibile anche a livello militare, perché per sapere cos’avrebbe fatto era sufficiente prendere gli scritti di Megatron e leggerli. A parere di Soundwave, a salvarlo erano solo il suo potere e il suo corpo potenziato: senza quelli non si sarebbe permesso di lanciare frecciate in giro.
 
Mentre i vehicons uscivano dall’impianto vide un Ponte Terrestre aprirsi. Nulla di imprevisto, in un modo o nell’altro gli Autobot venivano sempre a sapere cosa facevano e tentavano sempre di mettersi in mezzo, a volte riuscendoci, a volte no. Ultimamente erano più gli “a volte sì”, seccava dirlo ma era la verità.
 
Vedendo uscire i nemici storici dei Decepticon in formazione compatta aprì rapidamente un Ponte dietro i vehicons, sperando che non venisse direzionato chissà dove -ma in quel caso immaginava che nessuno avrebbe interferito: Spectrus fino a quel momento era stato più per il distruggere che per il costruire- e li guardò scomparire al suo interno. La sua missione di recupero non era fallita, ottimo. In previsione di quel che sarebbe dovuto succedere a Dreadwing, se c’era un momento in cui aveva maggiori ragioni per dimostrare a Megatron che su di lui si poteva contare era proprio quello.
 
Fu allora che Optimus Prime si trasformò e iniziò a sparargli, e lui a evitare i suoi colpi facendo qualche acrobazia aerea mentre lasciava volar via Laserbeak dal suo petto per cercare di restituire il favore. Quella era la prima volta in cui Soundwave aveva l’occasione di vedere dal vivo la sua nuova forma potenziata dalla Forgia: sembrava che Optimus, così come quando era ancora Orion, non avesse perso l’abitudine di usare per se stesso qualcosa che sarebbe stato destinato ad altro o ad altri.
 
“Fosse stato per me anche quando hai perso la memoria non ti avrei certo accolto nella Nemesis. Ti avrei terminato”.
 
No, benché a essere colpito direttamente non fosse stato lui non aveva ancora perdonato a quel mech, che lui e Megatronus in passato avevano accolto nel gruppo come un fratello, di averli traditi sfruttando la loro -la sua. Di Megatron- luce riflessa per avere una visibilità che altrimenti, continuando a marcire nel suo ufficio di archivista, si sarebbe solo sognato.
 
Forse furono proprio le troppe riflessioni, assieme al fatto di non essere abile nel volo come certi altri seekers, a far sì che venisse colpito in pieno.
 
“Cosa?! NO!” fu tutto quel che riuscì a pensare mentre precipitava inesorabilmente su una struttura di pali e cavi che lui, purtroppo, sapeva essere elettrificata. Poteva reggere il colpo che aveva preso e rialzarsi per combattere ma non avrebbe potuto reggere una scossa simile e ne era consapevole.
 
La scarica elettrica fu tremenda, si sentì come se ogni circuito del suo corpo stesse venendo inesorabilmente fritto; l’unica cosa consolante fu vedere Laserbeak riuscire ad allontanarsi senza che gli Autobot, che in quel momento si stavano avvicinando per circondarlo, dessero importanza alla cosa. Quella era una fortuna, perché la fuga di Laserbeak avrebbe potuto essere il preludio alla sua.
 
“Se pensano di riuscire a tirare fuori qualcosa da me riguardo il nuovo Omega Lock, si sbagliano di grosso” pensò Soundwave, e con quell’ultima certezza perse i sensi.
 
Gli Autobot presenti, ossia tutti a parte Ratchet e Ultra Magnus che era rimasto nella base, continuarono ad avvicinarsi con cautela. Più d’uno di loro si sentiva incredulo nel vedere il corpo snello del tecnico Decepticon avvolto dai cavi elettrici sfrigolanti. Avevano davvero l’occasione di catturare il capo della sicurezza, nonché miniera vivente d’informazioni, di Megatron?
 
«Ratchet» disse Optimus Prime nel comm-link «Riapri subito il Ponte Terrestre, ma fai in modo che gli umani restino a distanza di sicurezza. È importante… stiamo per fare ritorno con un prigioniero Decepticon».
 
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
 
«Il fatto che i vehicons siano tornati da soli col materiale e Soundwave non l’abbia fatto significa una cosa soltanto: l’hanno preso» disse Megatron, tutt’altro che felice dell’accaduto. Era sicuro che Soundwave sarebbe riuscito a uscire da lì ma avrebbe preferito non perdere il suo capo della sicurezza: l’ultima volta in cui era stato fuori per più tempo la Nemesis aveva subito un attacco tosto.
 
«Forse sarebbe stato il caso di inviare Starscream lì e lui in Antartide com’era nei programmi iniziali, Lord Megatron» disse Shockwave mentre toccava alcuni schermi olografici.
 
«Forse. Però Starscream doveva imparare un’altra preziosa lezione, ossia quella di eseguire gli ordini quando gli vengono impartiti» replicò il leader dei Decepticon «E in ogni caso potrebbe andare tutto a nostro vantaggio: cercavamo la base degli Autobot e finora non l’avevamo trovata, ma adesso Soundwave si trova lì dentro. L’energon sintetico? Come procede la stabilizzazione?»
 
«Sono costretto ad ammettere che risulta più difficoltosa di quanto avessi previsto» disse lo scienziato.
 
Megatron divenne pensieroso nel ricordare i fatti che l’avevano portato a mettere le mani su quella formula incompleta, e da lì un’idea fece capolino nel suo processore. «Knockout era arrivato al risultato attuale grazie alle ricerche del medico degli Autobot, giusto?»
 
«Così mi è parso di aver capito».
 
«Allora credo sia il caso di invitare a bordo quel medico. Poco importa che non esca quasi mai dalla base, come dicevo prima c’è già un nostro elemento lì, ovunque sia “lì”».
 
«Non credo che Soundwave avesse solo le registrazioni dei ragazzini umani» osservò Shockwave che, avendo capito dove Megatron voleva andare a parare, si mise all’opera sul computer «Posso confermare che, se anche Soundwave è stato catturato, Laserbeak è ancora in libertà, dunque possiamo tracciare anche gli spostamenti di questo… militare» disse, mostrando le immagini dell’agente Fowler in macchina «Che ha a che fare con gli Autobot. Presto o tardi la condurrà nella base, e Laserbeak potrà trasmettere a Soundwave tutti i dati».
 
«Perfetto. Nella sfortuna abbiamo avuto fortuna… di nuovo» commentò l’ex gladiatore «E non dubito che da qui al momento della liberazione Soundwave sarà in grado di tenere per sé le informazioni».
 
Forse erano al principio di una nuova svolta.
 
Attivò il comm-link e diede a Starscream e ai suoi vehicons l’ordine di partire.
 
 
 
 
 
 
.:: Un paio d’ore dopo ::.
 
 
 
 
 
 
«Muovetevi! Maledetti idioti!»
 
Benché molto più rauco di prima -a quel danno non avevano ancora rimediato. Chissà se l’avrebbero mai fatto- Starscream sembrava aver ripreso a pieno regime la sua abitudine di inveire nei comm-link dei poveri vehicons che l’avevano accompagnato e si trovavano ancora nel centro di ricerca. Cercare di far sì che la sua autorità non fosse minata era fondamentale, soprattutto adesso.
I lavori di riparazione sul suo corpo si erano velocizzati dopo il caos creato da Airachnid e la scoperta di Shockwave nel laboratorio saltato in aria, ed essere costretto a farli nella Peaceful Tiranny aveva indotto Knockout a darsi una mossa più di quanto avesse mai fatto, ma per quanto fosse tornato a essere funzionale era ancora considerabile convalescente. Oltre alla scatola vocale rovinata c’erano certe parti intime del suo corpo che per un po’di tempo non avrebbero funzionato affatto e, soprattutto, c’era la questione del bastone.
 
«Ci vuole tanto a portare via quel sincrotrone?! Forza!»
 
Dopo il trapianto delle ali riusciva a trasformarsi e in aria era agile com’era sempre stato, così come i suoi razzi e le sue armi erano stati reinstallati e avevano ripreso a funzionare a dovere, ma nella sua forma base aveva un problema: il danno inflitto alla sua colonna principale nel momento in cui Tarn gli aveva strappato le ali faceva sì che la sua gamba sinistra presentasse un’evidente zoppia nel deambulare, ragion per cui, in quel periodo di convalescenza, necessitava di un bastone. In futuro avrebbe potuto farne a meno, ma anche così sarebbe rimasto un po’ claudicante per tutta la vita. Avrebbe avuto una zoppia alla gamba sinistra, proprio come quella di… Lei.
 
“A volte il destino!... anche pensandoci non sarei riuscito a fare un lavoro migliore” era stato il commento di Tarn nel venirlo a sapere.
 
Quel mostro non aveva avuto problemi a parlare con tanta disinvoltura davanti a lui. La mano poggiata sul bastone tremò nel ricordarlo.
 
«Voglio andarmene da qui senza avere problemi. Un lavoro semplice e pulito» continuò il seeker «Maledetto freddo» aggiunse poi, borbottando tra sé e sé «Perché non hanno mandato me ad attaccare l’industria in quel deserto roccioso? Avevo solo chiesto di rimandare un attimo, voglio dire… perché hanno voluto mandarci Soundwave? Sono io quello convalescente, e che diamine!»
 
«Certa gente è proprio irresponsabile a mandare in giro una persona un po’malmessa, vero?»
 
«EH Già! Con tutto quello che ho fatto per i Decepticon!» sbuffò il seeker, senza realizzare di star parlando con una voce che gli era sconosciuta e del peso che si era posato sulla sua spalla sinistra.
 
«Che ingratitudine! Di’, amico, come sei finito ridotto così?»
 
«… macellai… quei macellai…» borbottò il seeker «E tutto perché io… perché Spe- perché Lei…»
 
«Cosa non si fa per certe femme. È un discorso che posso capire, sai».
 
Meglio tardi che mai: Starscream realizzò che qualcosa non andava, si voltò verso sinistra e trovò un minicon seduto sulla sua spalla a rivolgergli un candido sorrisetto di pixel.
 
«C’è stata una femme per la quale sarei andato perfino all’Ikea. Ok, in realtà mi piaceva l’Ikea, però questo è un dettaglio».
 
«Tu chi diamine sei?!» esclamò il seeker cercando di schiaffeggiarlo via dalla spalla.
 
«“Una persona vive tre vite: la prima termina con la perdita dell’ingenuità, la seconda con la perdita dell’innocenza, e la terza con la perdita della vita stessa. Ineluttabilmente tutti attraversiamo questi tre stadi”
*» continuò il minicon, svolazzando davanti a lui.
 
«Ma che vai dicendo?!»
 
«Va dicendo che sei arrivato all’ultimo stadio».
 
Starscream aveva riconosciuto la voce di Spectrus, ma tra la sorpresa per il fatto che si trovasse dietro di lui e anche la paura -tutt’altro che migliorata da dopo il “trattamento DJD”- non riuscì a reagire abbastanza in fretta da evitare di essere preso. Cercò di attivare il comm-link ma Spectrus, immaginando quella mossa, lo ruppe subito. Venne trascinato a poca distanza dal centro di ricerca, precisamente dietro qualche roccia ricoperta di ghiaccio, e in tutto ciò si stupì di essere ancora vivo: le altre volte in cui si erano trovati faccia a faccia, Spectrus aveva cercato di ucciderlo appena l’aveva visto davanti a sè.
 
«Non nego che se fosse per me ti staccherei la testa dal collo seduta stante» disse infatti il grosso mech, a conferma di quello che Starscream aveva pensato «Però io e il mio socio, soprattutto lui direi, siamo tipi curiosi. Quando abbiamo sentito che avevate in programma una missione qui ci siamo domandati- eh no» si interruppe Spectrus, spingendo indietro il braccio di Starscream appena in tempo per evitare di essere colpito da uno dei suoi razzi, che dunque venne sparato in aria «Non riuscirai a far saltare la testa anche a me».
 
«È stato uno sbaglio! È stato uno sbaglio, ok?! Te l’ho già detto in passato, avevo solo capito male gli ordini di Megatron riguardo la tua famiglia, mi hanno già punito per quello, e anche ultimamente
 
«Pensi davvero che mi importi?»
 
Starscream in altre occasioni si sarebbe giocato la carta dell’essere stati quasi cognati o di aver condiviso la cuccetta con Spectra per cercare di distrarlo, ma immaginava che tutto quel che avrebbe ottenuto da Spectrus sarebbe stata solo una risposta tipo “Ottimo, un altro buon motivo per fare secchi entrambi”, e non era il caso.
 
«Ci chiedevamo perché il tuo capo fosse interessato a qualcosa che può generare un buco nero» disse il minicon che era insieme a Spectrus. “Bustin”, se Starscream non ricordava male avrebbe dovuto chiamarsi così «Forse non ne è consapevole, ma usando male cose come questa rischiate di trovarvi a essere i trisnonni gli uni degli altri e il padre di vostra madre in questa realtà o in altre parallele».
 
«Rimpiango di non aver continuato a mandare palline da ping pong nei bicchieri con dei colpi di testa, le ore di vita buttate in questi giorni dietro quel caos di parentele che è Dark non torneranno mai più. Allora: cos’è che state cercando di costruire e che io di conseguenza dovrò distruggere?»
 
«È… è una cosa buona per tutti quanti» “Devo cercare di prendere tempo e provare a chiamare aiuto, se poi i vehicons hanno sentito il razzo forse!…” pensò Starscream «Tu non vorresti che Cybertron vivesse di nuovo e che la nostra razza avesse anche questo pianeta qui» indicò il terreno «Cyberformato e a disposizione?»
 
«Dunque volete ricostruire l’Omega Lock in qualche modo o crearne uno di sana pianta» comprese Spectrus, e tanti saluti all’idea di Starscream di traccheggiare «Che perdita di tempo. Ci sono già varie colonie e città-Stato vivissime là fuori, c’è da domandarsi perché non abbiate provato a conquistare quelle che non vi appartengono…»
 
Spectrus puntò i laser contro la Scintilla di Starscream. Fino a un paio di mesi prima gli sarebbe risultato difficile se non quasi impossibile mantenere tanto autocontrollo davanti a lui, lui, che gli aveva portato via tutto, mentre adesso risultava facile: ovviamente sarebbe stato soddisfatto nel vendicarsi e voleva ancora ucciderlo -era uno dei motivi che l’avevano spinto lì quando Bustin aveva sentito della missione e di chi avrebbero mandato- però si stava rendendo conto che non sentiva più quella fredda rabbia omicida provata nei confronti di Starscream fino ad allora, sentimento che in passato l’aveva anche indotto a commettere qualche sbaglio. L’esperienza di premorte vissuta poco più di un mese prima forse aveva influito sul suo processore, dopotutto.
 
«… ma immagino sia perché siete in piena decadenza» concluse «Addio».
 
Stava per sparare quando sentì Bustin esclamare un avvertimento, decidendo dunque di abbassarsi per evitare uno sparo di Optimus Prime che in caso contrario l’avrebbe colpito dritto in faccia.
 
«Dovresti sparare al Decepticon presente, non a me!» esclamò Spectrus, costretto a spostarsi per evitare il pugno di Ultra Magnus, dato con l’unica mano sana.
 
«Non c’è differenza, anzi, tu sei molto peggio» ribatté l’ex capo dei demolitori.
 
«Che dire, nonostante i danni hai mantenuto una buona mano» commentò Specter, leggermente ironico.
 
Optimus si trovò a dover parare alcuni colpi laser sparati dal minicon che gli svolazzava pigramente attorno e sembrava puntare ai sensori ottici. Aveva senso, difficilmente i suoi laser avrebbero potuto penetrare parti più dure della sua corazza, almeno in teoria. «Tu sei un prioniano, sei l’ultimo minicon-»
 
«L’ultimo maschio, sì» annuì Bustin, sparandogli ancora.
 
«Qualunque cosa ti abbia detto Spectrus non sei costretto a seguirlo e ad aiutarlo, non devi per forza rischiare di
condannare all’estinzione la tua razza! Possiamo proteggerti» si offrì Optimus, come si sarebbe offerto di proteggere chiunque altro da un nemico comune «Possiamo-»
 
«Sei una delle tre ragioni per cui Prion è stata distrutta» replicò Bustin «La Black Block Consortia l’ha fatto materialmente ma siete stati voi a esservi fatti prendere in antipatia da tutta la galassia. Megatron può aver iniziato tutto ma tu non sei stato capace di farlo finire. Ero convinto che voi Autobot non foste in grado di proteggere neppure una lumaca già prima di incontrare Specter» aggiunse «E lo sono sempre di più».
 
Starscream nella lotta decise furbescamente di allontanarsi nel modo più veloce possibile, gamba permettendo. Sentì decisamente la mancanza del bastone e maledisse Tarn varie migliaia di volte per quel che gli aveva fatto mentre entrava a sua volta nel centro di ricerca in cerca di vehicons con comm-link sani.
Capì subito che oltre a Optimus Prime e Ultra Magnus erano presenti anche altri Autobot, perché vide più di un vehicon a terra e semi distrutto, ma i rumori di lotta provenienti da poco lontano promettevano qualcosa di diverso da un fallimento annunciato. Notò un vehicon volante che si era rannicchiato e nascosto nel buio e si avvicinò subito.
 
«Chiama i rinforzi subito!» sibilò.
 
«Ci ho provato, Lord Starscream, ma le frequenze sono disturbate dal macchinario che dovremmo rubare!»
 
«Allora vola via da qui, allontanati un po' e poi contatta la Nemesis sottolineando che anche Spectrus Specter è quaggiù. Vai!»
 
Il vehicon obbedì e Starscream, che pure non era noto per il coraggio, decise di darsi una mossa per vedere quali Autobot avrebbe dovuto affrontare e per impedire loro di sabotare la missione. Dopo essere stato mandato in Antartide ancora convalescente aveva concluso di dover assolutamente mostrarsi utile, perché in caso contrario chi gli garantiva che Megatron non l’avrebbe lasciato in mano a Tarn un’altra volta?

Una volta che fu quasi arrivato a svoltare nel corridoio ove stava avendo luogo la battaglia decise di dare un’occhiata: c’erano solo Bumblebee e Arcee, Bulkhead non si vedeva in giro. Quello era senz’altro un bene, perché lui era convalescente e il demolitore era un po’troppo grosso da affrontare direttamente.

Affidandosi in parte alla mira e in parte a uno sperato colpo di fortuna, sparò uno dei suoi razzi e riuscì a colpire una gamba di Bumblebee, che dunque crollò a terra senza possibilità di muoversi.
 
«Bee!» esclamò Arcee, abbassandosi istintivamente sul compagno ma sollevando subito lo sguardo «Tu!…»
 
«Già. Io» disse Starscream, guardando i vehicons andarsene tutti in direzione del sincrotrone «Se ricordi com’è andata a finire tra me e te l’ultima volta dovresti capire che questo, l’inferiorità numerica, l’imminente arrivo di persone molto peggiori di me e il tuo compagno ferito sono buoni motivi per tornare da dove sei venuta».
 
«Credo che a non ricordare com’è finita tra me e te l’ultima volta sia tu, perché io ho ancora in mente che avevo una lama puntata contro la tua gola e che se Bumblbee non mi avesse dissuasa saresti offline da un pezzo» ribatté la femme Autobot, pronta a dare battaglia come suo solito sebbene quel che aveva sentito dal seeker riguardo “persone molto peggiori di lui” non le piacesse.
 
«--E io pur essendo a terra posso sparare--» aggiunse Bumblebee.
 
«Abbiamo capito cosa volete fare» continuò Arcee, mentre lei e Starscream si studiavano a vicenda «Volete riconvertire l’energia generata dalle macchine che avete rubato, ricreare l’Omega Lock e cyberformattare anche questo pianeta, ma potete scordarvelo».
 
Soundwave non aveva detto niente durante l’interrogatorio che gli avevano fatto, tutto quel che avevano ottenuto era stato un’onda sonora che li aveva quasi mandati al tappeto e vederlo “spegnersi” disattivando i suoi stessi drives, ma Ratchet era riuscito a fare due più due nel momento in cui era giunta loro la notizia dell’attacco al centro di ricerca.
A voler essere onesta Ratchet le era sembrato fin troppo insofferente quando Optimus gli aveva detto che permettere ai Decepticon di ricreare l’Omega Lock era qualcosa di inammissibile dal momento che l’avrebbero usato anche sulla Terra, ma in parte poteva capire il suo dispiacere, e sapeva che Optimus stesso si sentiva in quel modo.

 
Vedendo un Ponte Terrestre aprirsi a poca distanza fu abbastanza sveglia da capire che non era una cosa buona per lei e Bumblebee, e lo stesso comprese quest’ultimo, che era anche ferito; si scambiarono un’occhiata e decisero entrambi di sparare a Starscream e cercare allontanarsi più in fretta possibile, con Arcee che faceva da stampella.
 
Helex, Vos e un Tesarus finalmente tornato in attività sbucarono fuori dal Ponte un attimo prima che loro due svoltassero l’angolo.
 
«Tarn aveva ragione: essendo sul campo con Specter, l’altro nano non ha dirottato i Ponti» fu il primo commento di Tesarus «E comunque ha dimostrato di poter dirottare anche le navi, quindi il rischio c’è sempre».
 
«Sei fortunato che Nickel non ti senta chiamarla “nana”, altrimenti si pentirebbe di averti riparato» disse Helex «Non saresti nemmeno dovuto venire».
 
«Sono sveglio e sto in piedi» replicò Tesarus.
 
«DI là! Sono andati di là!» esclamò Starscream, indicando ai tre componenti della DJD la direzione in cui Arcee e Bumblebee erano fuggiti «Io… eeeh… il sincrotrone. Addio».
 
Nessuno dei tre fece commenti riguardo la parlantina venuta a mancare del seeker che zoppicò via, anzi, pur rendendosi conto dei perché e i per come per i loro gusti era fin troppo tranquillo.
 
«Dite che vale la pena inseguire quei due o andiamo a dare una mano a Tarn, Kaon e Nickel là fuori?» domandò Tesarus.
 
Vos, nel suo linguaggio primordiale, ricordò al colosso che tutti gli Autobot presenti sulla Terra erano tra i loro obiettivi, e che ciò significava solo una cosa: i due scout che stavano tentando la fuga non dovevano uscire vivi dal centro di ricerca.
 
Tanto bastò perché si mettessero in marcia.
 
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
 
Il volo di Spectrus dovuto al diretto di Optimus fu di svariati metri, e l’impatto fu tale da rompere il ghiaccio contro cui era finito.
 
“Ok, questo era forte” pensò, rialzandosi appena in tempo per assestare un calcio che venne prontamente parato dal comandante degli Autobot.
 
«Non riesci proprio a farti passare la rabbia di non essere arrivato primo con la porta sfiga ambulante, Optimus?»
 
«Io cerco sempre di comportarmi come una persona civile, ma quelli come te… quelli come te, sono la rovina di tutto quanto» affermò Prime, avventandosi su Spectrus con l’intenzione di cambiargli i connotati a suon di botte e di spari.
 
Il rumore di una lunga e veloce serie di colpi laser ripetuti precedette di poco quello di una valanga di pietra e di ghiaccio che investì Ultra Magnus -a poca distanza da loro- in pieno.
 
«Specter! “What can I say except you’re welcome?”» canticchiò Bustin, con gli indici ancora “fumanti”.
 
Lì Optimus comprese meglio che il compare di Spectrus era piccolo, dunque poco in grado di ferire seriamente lui o Magnus con le armi che aveva  disposizione, ma non era un idiota considerando che aveva sfruttato a suo vantaggio l’ambiente circostante.
 
La punizione per essersi distratto giunse sotto forma di un gancio di Spectrus che per qualche attimo gli fece perdere la vista, ma non l’udito, e fu grazie a quello che riuscì a distinguere rumori di cingoli e le note dell’Empyrean Suite in velocissimo avvicinamento.
 
Proprio i componenti della DJD che mancavano all’appello -dunque Tarn, Nickel e Kaon- erano a pochi metri da dove si trovava Optimus Prime.
Solo lui -e Ultra Magnus sotto la frana- sì, perché sia Spectrus che Bustin erano stati lesti a darsi alla fuga nello stesso nanoclick in cui si erano resi conto dei nuovi arrivi, ma questi ultimi riuscivano comunque a vederli e non intendevano lasciare che se la filassero.
 
«Tarn, ci dividiamo di nuovo e ci occupiamo di entrambi o?...» domandò Kaon, che per una questione di velocità -ma anche di praticità: il suo vantaggio era poter colpire a distanza con le scariche elettriche- era accovacciato in forma base su Tarn che invece era nella sua alt mode.
 
«No. Specter è il bersaglio principale» disse il grosso Decepticon, e per rimarcare il concetto sparò tre colpi di cannone in direzione del bersaglio «Questi sono gli ordini di Lord Megatron, e per quanto ne sappiamo potrebbe aver previsto il nostro arrivo e aver escogitato qualcosa, dunque dividersi un’altra volta è fuori discussione. Inoltre difficilmente potresti occuparti di Optimus Prime da sol-»
 
Spostò di lato le canne del doppio cannone a fusione un attimo prima che degli spari laser di dimensioni ridotte andassero a finire nei buchi e causare danni. Dubitava fortemente che fossero di Spectrus, era molto più probabile che fosse Bustin a pensare al contrattacco.
 
Nickel, che fino ad allora aveva volato sopra di lui, si mise davanti alle bocche del cannone. «Tarn, quando vuoi sparare dimmelo».
 
“E vediamo quanto è vero che ‘non mi vuoi male’, ‘non vuoi farmi male’ e quant’altro” pensò la minicon, riferendosi a Bustin e a quel che le aveva detto le volte in cui si erano incontrati.
 
Durante l’inseguimento si stavano allontanando sempre più dal centro di ricerca e stavano raggiungendo delle gole di roccia ricoperta di ghiaccio. Ben presto avrebbero dovuto trasformarsi se avessero voluto, rispettivamente, continuare a scappare e continuare a inseguire.
 
«Dove hai parcheggiato quella stramaledetta astronave, nano?!» domandò Spectrus a Bustin, evitando altri due colpi di cannone da parte di Tarn «Li abbiamo addosso».
 
«Immaginavamo che sarebbe potuto succedere. Ringrazia il cielo che stia usando i cannoni e non stia provando a spegnerti o paralizzarti a distanza, piuttosto. Comincio a pensare che possa fare la seconda cosa solo usando la voce, problema risolvibile staccando gli audio» commentò il minicon «E che se non fa la prima, di cosa, è perché sarebbe una morte più rapida di quella che vorrebbe darti».
 
«Immagino che vada considerata come una fortuna, ma non hai risposto. Dove hai parcheggiato la Jackhammer?»
 
«Manca ancora un po’ ma la strada è quella giusta, devi entrare in quella gola» indicò una di quelle che avevano davanti «E attraversarla. Prima di venire qui ho visto dai satelliti il posto perfetto, ed è lì che ho messo la nave. Mi sono venute anche un paio di idee...»
 
Sporgendosi dal finestrino vide che Nickel si era messa nuovamente davanti alle bocche dei cannoni di Tarn -“Sa che non proverei a sparare lì col rischio di colpirla. Non è sciocca, la ‘mia’ ex Nanetta” pensò- dunque decise di mirare a Kaon. Sentirlo strillare in maniera un po’troppo simile a Pippo e vederlo barcollare fu carino, però non cadde.
 
«E lo stronzo sta per sparare di nuovo, stavolta mira alle pareti della gola» disse Spectrus, che dagli specchietti retrovisori stava vedendo Tarn puntare il cannone.
 
Diede una brusca accelerata spingendosi al massimo che gli era consentito e riuscì a entrare nella gola un attimo prima che il suo inseguitore sparasse. Tarn aveva cercato di bloccargli la via di fuga ma non c’era riuscito, anche se per evitare parte della frana fu costretto a trasformarsi e balzare in avanti.
 
«Ora ti trovi davanti una frana, genio!» gridò Spectrus rivolto a Tarn, auspicando che questi potesse sentirlo, senza arrestare la sua corsa «Sei un tale idiota che mi chiedevo perché quella puttana di Megatron ti tenga, ma forse se ti tiene è proprio perché sei un idiota! Uno schizzato paranoico che è perfetto con quella ingrata, stupida, zoppa, demente, ritardata, sfondata-»
 
«Urla più forte, forse in Messico non ti hanno sentito» commentò Bustin, sentendo dei rumori di trasformazione oltre la frana «Bello quando i fratelli si vogliono bene».
 
«Hanno azzoppato Starscream per lei. Roba da pazzi, ma d’altra parte è proprio di pazzi che si parla» concluse Spectrus, per poi staccare gli audio immaginando che Tarn e gli altri si sarebbero arrampicati -o avrebbero volato, nel caso della minicon- oltre la frana. Poter contare su un senso in meno era rischioso ma Bustin volava guardando all’indietro, dunque avrebbe potuto avvertirlo riguardo qualsiasi cosa fosse servita.
 
La previsione di Spectrus si rivelò corretta, perché Tarn, Kaon e Nickel superarono la frana e continuarono l’inseguimento.
Tarn, trasformato e in testa al piccolo gruppo, riprovò testardamente a sparare a Spectrus -del quale aveva sentito tutti gli epiteti, tanto quelli rivolti a lui quanto quelli rivolti a Spectra. Quel mech doveva avere un desiderio di morire male veramente intenso- ottenendo solo qualche frana qui e là. Continuando in quel modo non avrebbe(ro) mai preso né lui né Bustin: benché Tarn col suo corpo potenziato fosse veloce, nonché il più veloce della sua squadra, la distanza tra lui e Spectrus non accennava a diminuire. Il bastardo era grosso ma non aveva i cingoli ad appesantirlo.

 
«Kaon… come ti pare l’idea di un lancio speciale?»
 
«Vuoi lanciarmi contro quello in modo che possa provare buttarlo giù con una scarica elettrica? Se Nickel spara e poi tu riesci a mettergli davvero le mani addosso, ci sto!» esclamò il tecnico.
 
Prima che potessero eseguire il lancio però furono i loro avversari, precisamente Spectrus, a lanciare dietro di sé qualcosa la cui natura confuse non poco i tre Decepticon: un pupazzo gonfiabile di una muccabot.
Una muccabot.
Già.
 
«Ma che ca-» avviò a dire Kaon.
 
«Ha una bomba in bocca!» esclamò Nickel.
 
Contrariamente a com’era accaduto la volta in cui era stato Tesarus ad averne una tra i denti, Tarn non riuscì a disattivarla in tempo. I suoi riflessi riuscirono solo a permettergli di calciarla via -non abbastanza vicino a Spectrus purtroppo- col risultato di generare una nuova frana grossa quanto quella che avevano superato all’inizio.
 
«Io che posso volare vado avanti in modo da non perderli di vista. Starò a distanza» disse Nickel, risoluta «Posso?»
 
Tarn di suo avrebbe risposto “no” perché continuava a ritenere valido quel che aveva detto a Kaon, però non poteva negare che il rischio di farseli sfuggire fosse effettivamente presente. Che Spectrus Specter riuscisse a fargliela un’altra volta non era ammissibile, e Nickel era una persona di buonsenso che si sarebbe tirata indietro se mai avesse subodorato qualcosa di strano.
 
«Ti raggiungeremo subito».
 
Avuto il permesso del suo comandante, Nickel superò la frana, proseguì lungo quel che restava della gola e, quando ne uscì, notò sia una certa foschia sia che Spectrus, pur essendo distante, aveva rallentato, e Bustin svolazzava dietro di lui: forse pensavano di aver seminato tutti, o forse stavano vedendo qualcosa che lei da lì non riusciva ancora a cogliere.
 
«Li ho rintracciati, sembrano andare più lenti, se vi sbrigate magari li raggiungiamo. Vedo dei nascondigli, quindi mi avvicino di più» disse Nickel nel comm-link.
 
Nascondendosi dietro un ammasso di ghiaccio pensò che essersi abituata alle temperature del pianeta Messatine fosse una gran fortuna in quell’occasione, anche se il vento tagliente che soffiava in quel punto rendeva tutto peggiore. Ai suoi recettori uditivi l’ululato che produceva suonava perfino… lugubre.
Concluse che fosse solo suggestione e, vedendo Spectrus tornare ad avanzare con più decisione e la sua forma diventare meno distinguibile nella foschia, andò avanti… ma una volta fatto questo e sollevato lo sguardo, capì improvvisamente il motivo per cui quel mech aveva rallentato.
 
«Tarn!...»
 
Le montagne che aveva davanti a sé, troppo alte e di una forma che in qualche modo risultava “sbagliata”, erano qualcosa che lei già conosceva: se non erano una delle aberrazioni che aveva visto quando lei e gli altri erano stati intrappolati dalla strega, erano qualcosa di troppo simile.
 
 
Nic- cos-… arriviam- Nic-
 
 
Il suo comm-link divenne muto, e a quel punto dovette lottare con tutte le sue forze per non cedere al panico e ai pensieri intrusivi che avevano iniziato a urlare nel suo processore.
 
“Avevo ragione. Niente di tutto questo è reale”.
 
“Siamo ancora dalle sorelle di Stiria, non ci hanno mai lasciati andare”.
 
“Bustin allora è morto-”
 
“Non so cosa è reale e cosa no, è reale quel che ho davanti? Lo sono gli altri? Lo sono io?!”
 
“Non siamo mai usciti! NON SIAMO MAI USCITI! NON SIAMO-
 
«Nickel?»
 
Kaon l’aveva raggiunta, e Tarn con lui. Il poco che la minicon riusciva a vedere dell’espressione del suo capo mentre guardava quelle montagne le fece capire che probabilmente stava pensando cose analoghe alle sue.
 
«Ragazzi, va tutto bene? Da che parte sono andati quei due?» domandò Kaon, che contrariamente alla maggioranza dei suoi compagni di squadra era stato coinvolto solo all’inizio e all’ultimo nella brutta esperienza vissuta a sud della costellazione dello Scorpione e dunque si era perso dei pezzi «Ah però, non pensavo che qui potessero esserci montagne così tanto alte… allora, che facciamo?»
 
«La cosa più sensata» rispose Tarn «Ci ritiriamo».
 
In passato aveva sottovalutato quel piccolo essere secco e diabolico che era Stiria Shaula e ne aveva pagato le conseguenze, aveva sottovalutato il livello di pericolosità delle sorelle maggiori di quest’ultima rischiando di non uscirne vivo e non arrivare mai sulla Terra, aveva sottovalutato anche i danni che poteva fare Spectrus Specter col risultato di trovarsi ad avere a che fare con degli insecticons e un Tesarus con la camera Scintilla danneggiata. Avrebbe voluto occuparsi di Spectrus quel giorno stesso, se pensava a ciò che quel mech aveva detto e fatto provava solo il desiderio di inseguirlo fino in capo al cosmo per ucciderlo nel modo più brutale che conoscesse -e ne conosceva tanti- ma una combo tra Spectrus, un minicon sulla cui natura nutriva svariati dubbi, le montagne che aveva già visto nel gioco di una strega e i comm-link morti di tutti e tre, la risposta di Tarn era “No, grazie”. L’espressione sollevata di Nickel gli suggerì che, suo malgrado, quella poteva essere la scelta giusta.
All'idea di poter essere davvero ancora intrappolati non voleva nemmeno pensare.

 
Kaon lo guardò perplesso. «Ci… ritiriamo? Davvero?»
 
«Li abbiamo persi di vista, non possiamo fare altro. Torniamo indietro, vediamo cosa sta succedendo nel centro di ricerca e, se i nostri compagni non dovessero essere bastati a permettere che la feccia portasse il sincrotrone nella Nemesis, facciamo sì che ci arrivi una volta per tutte».
 
“Questa decisione mi pare strana, mi sa che chiederò qualcosa a Nickel più tardi, lei e Tarn hanno la stessa espressione” pensò Kaon.
 
Diedero solo un’ultima occhiata alle montagne prima di tornare indietro.
 
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
 
«Ci mancava solo questa… mai che stiano fermi quei maledetti…» borbottò Fowler, al volante della macchina e intento a raggiungere la base degli Autobot.
 
Laserbeak lo stava tallonando ma lui, pur con tutta la sua esperienza sul campo, non si accorse minimamente di essere seguito.
 
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
 
«Questo è curioso» disse Bustin, «Mi aspettavo che ci inseguissero, non che si ritirassero».
 
Lui e Spectrus erano arrivati alla Jackhammer ma non erano ancora entrati. Spectrus, come aveva fatto dal momento in cui avevano superato le montagne in poi, continuava a guardarsi attorno con un’aria che a prima vista sembrava semplicemente perplessa, ma che a un secondo esame avrebbe potuto quasi tradire una vaga inquietudine.
 
«Forse hanno pensato che li stessimo attirando in una trappola come le altre volte… cosa che in un certo senso era».
 
Mentre erano ancora in mezzo alla foschia, Bustin gli aveva detto che oltre quelle montagne tremendamente alte c’era una città aliena abbandonata che lui aveva visto con i satelliti e ai confini della quale aveva parcheggiato l’astronave.
Sempre con i satelliti, a suo dire, aveva dato un’occhiata ai mastodontici edifici presenti -chissà qual era stata la razza che aveva soggiornato lì! Non avevano uno stile né umano né cybertroniano- e ne aveva notato uno col portone rimasto socchiuso per colpa di una roccia che si era messa in mezzo. “Per come sono fatti mi danno l’idea di essere tutti collegati: facciamo credere loro di essere entrati, togliamo la roccia nel caso la lascino dov’è, e a quel punto auguri per uscire”, aveva detto.
Spectrus aveva immaginato che in tutto ciò il suo compare avesse avuto in mente qualcosa anche per evitare all’altra nana lo stesso destino, ma se anche fosse stato così non avrebbe mai avuto modo di vedere in cosa consisteva, dato che Frollo e compagnia si erano ritirati.
 
«Sì… forse» concesse Bustin, entrando finalmente nell’astronave insieme a Spectrus «Allora, sei soddisfatto adesso che sai cosa stanno costruendo i Decepticon?»
 
«Sarei stato più soddisfatto se Prime non si fosse messo in mezzo e avessi potuto far fuori Starscream o chiunque altro ma, Tarnlandia a parte, questa gita è stata più utile di quelle dove mi hai portato a fare video musicali alle mucche!» esclamò Spectrus, sedendosi al posto del pilota e dando inizio al decollo «Perché ai tuoi followers piace questa roba?!»
 
Il minicon fece spallucce. «L’importante è che continuino a mandarci l’energon, oltre che gli oggetti da recensire! E comunque la povera mucca Carolina non meritava di essere usata per lanciare la bomba».
 
“Se un giorno mi avessero detto che mi sarei nutrito grazie a dei video messi su Extranet non ci avrei creduto” pensò Spectrus mentre la Jackhammer si sollevava dal suolo ghiacciato. «Metto il pilota automatico e vado a vedere quel che fa Bernie, vista l'ore direi che dovrebbe iniziare a riprendersi dai sedativi».
 
«Portalo qui! Tra le ultime cose che hanno mandato i followers c’era un banjo nuovo!»
 
Sbuffando una qualche imprecazione poco comprensibile anche a lui stesso, Spectrus andò a tirare fuori Smokescreen dallo sgabuzzino. Il giovane Autobot stava effettivamente riprendendo, tanto da guardarlo male attraverso lo strato di vernice con cui gli avevano coperto le ottiche e cercare perfino di opporre un briciolo di resistenza.
 
«Eppure uscire da qui e sgranchirti le gambe dovrebbe piacerti. Dicono che l’isolamento faccia gravi danni al processore… quando se ne ha uno» sospirò Specter «No, d’accordo, in realtà ti capisco, forse è meglio lo sgabuzzino rispetto ai concerti del nano».
 
«Perle ai pigatron: io lancio perle ai pigatron» sentenziò il minicon, iniziando a strimpellare le prime note della solita “The Whole Being Dead Thing” appena ebbe davanti Smokescreen.
 
Per nulla interessato all’esibizione, Spectrus tirò fuori da uno scomparto il suo datapad personale e si mise a dare un’occhiata alla messaggistica. Quel dispositivo era sopravvissuto a due incidenti grossi e un mucchio di battaglie, se fosse stato più masochista avrebbe potuto suggerire a Bustin di recensirlo col massimo del punteggio.
 
Fu scorrendo le varie chat verso il basso che notò un particolare oltremodo interessante che risiedeva alla data e l’ora dell’ultimo accesso di Spectra. In quei due mesi non era mai cambiata, tanto che lui aveva dato per scontato che lei avesse perso il datapad, ora invece risultava recente… e il solo modo per sbloccare il suo dispositivo era una breve scansione del segnale di Spectra o del suo: era stato lui stesso a impostarle il dispositivo in quella maniera.
Che l’ultimo accesso fosse recente significava solo una cosa, ossia che Spectra avesse ritrovato il datapad o che comunque fosse acceso e funzionante, e se le cose stavano così…
 
«Bustin!»
 
«Non ho idea di cosa stai macinando adesso ma sembri piuttosto soddisfatto» osservò Bustin interrompendo l’esibizione «Incrociare Tarnlandia una volta non ti è bastato, per oggi?»
 
«Tu sei sicuramente in grado di rintracciare qualcuno attraverso il segnale del suo datapad, giusto?»
 
«Facilmente» confermò il prioniano «Quindi?»
 
«Quindi, mentre tu troverai un posto per parcheggiare la nave e resterai dentro, io andrò a fare due chiacchiere con la mia cara sorellina… finalmente» disse.
 
E sorrise.
   
 
 


 




 

 
*Citazione di Adam da "Dark".


Questo capitolo mi è parso eterno in alcune parti, ma è finito :’D
 
Devo al buon H.P. Lovecraft e il suo racconto “At the mountains of madness” (vi lascio la pagina di wikipedia) le montagne e la città abbandonata che ho citato :) la canzone canticchiata da Bustin invece è “You’re welcome” dal film Oceania.
Non vi mentirò, ho seriamente voglia di mettermi a scrivere il prossimo capitolo xD
 
Grazie a chi legge, apprezza e recensisce! A presto,
 
_Cthylla_
   
 
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