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Autore: julielotusflower    11/09/2020    0 recensioni
[Armie Hammer/Timothée Chalamet]
Una delle mie ossessioni preferite, irraggiungibile, ma proverò a creare qualcosa di fantastico.
Genere: Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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L’amore è incontrollabile. Ti attanaglia le ossa. Senza alcun preavviso. Ti piomba addosso come una meteora, così grossa da essere impossibile schivarla.
L’amore è lento. Un processo così lento che quando ci sei dentro, sei completamente assorbito da esso. E questo è quello che accadde ad Armie. Uomo tutto d’un pezzo, sposato da tredici anni con una donna che ormai non amava più, da cui ebbe due splendidi figli. La cosa migliore che avesse fatto in tutta la sua vita. Il film era ormai uscito da tre anni, tante tournee, tante interviste, adesso il vuoto. Non sentiva Timothee da quasi un anno, a volte capitava che si sentissero per telefono, che si mandassero messaggi, ma quell’anno era diverso. Lui era intrappolato in un matrimonio che non desiderava più avere e si detestava per questo. Si detestava perché si era innamorato. Di Timothee. Si sentiva un ragazzino alle prese con il primo amore. Sapeva che era tutto finto, quei baci, quelle strette tra una ripresa e l’altra. Ma non poteva negarlo. Non più, almeno. C’è stato un momento, in particolare. Un momento che gli ha cambiato la vita.
Erano seduti, uno di fronte all’altro. La luce della luna li illuminava, quella sera era più grande e luminosa che mai. Intravedeva il suo sorriso. Quel sorriso che non avrebbe mai dimenticato. Un sorriso indelebile, nella sua mente così devastata, confusa. Tutti se ne erano accorti, persino sua moglie. Ma Armie lo osservava da lontano, come un angelo custode osserva e protegge in silenzio. Ma era sbocciato ancor prima. Quel mese che si erano ritagliati per conoscersi, prima delle riprese. In quel mese aveva covato tutto e si era ritrovato perso. Perso di lui, perso per lui. Due uomini eterosessuali, quante probabilità c’erano di innamorarsi? Di dimenticare la vita presente, quella che ti aveva intrappolato per tredici anni, desiderando non un altro corpo, ma un’altra anima. Timothee aveva un’anima che faceva quasi paura. Lasciava interdetti, muti, senza possibilità di riprendersi.
“Va tutto bene?” gli aveva chiesto una sera, Timothee in una delle tante tournee in giro per l’Europa. “Ho preso in considerazione l’idea di divorziare da mia moglie. Mi sento vuoto, in una situazione che non riesco più a controllare”. Quella frase diceva tutto e niente allo stesso tempo. Timothee non poteva immaginare, o magari non voleva farlo. Gli accarezzò la spalla delicatamente, dimostrandogli tutto il sostegno possibile.
Timothee era così: premuroso, dolce, tenace, intelligente, caparbio, tutte qualità che in una persona è raro trovare. Lui le aveva tutte. Aveva quella sensibilità, quell’empatia così rara da essere introvabile. Voleva divorziare dalla moglie perché ne era totalmente e follemente innamorato. Ma non avrebbe proferito parola. E dopo tre anni, si era pentito di quella scelta. Perché adesso non poteva far altro che sognarlo. Tra le lenzuola di un letto così freddo, scaldato da una donna che non desiderava affatto. Da quando l’aveva incontrato, tutto si era colorato di un colore così acceso da illuminare un’intera città.
Accadde una sera. Una sera in cui Armie non solo prese una decisione importante, ma lasciò che tutto ciò che aveva attorno crollasse miseramente. “Timothee Chalamet in compagnia di una attraente donna dello spettacolo, scatti piccanti durante una calda giornata d’estate”. Durissimo colpo, dritto allo stomaco. Firmò le carte del divorzio qualche giorno dopo. Sarebbe rimasto da solo, solo con le proprie sofferenze, solo con le proprie debolezze. E iniziò a bere. Bere fino a scoppiare. Bere fino a dimenticare.
 
Erano passati tre anni da quando erano finite le riprese di Chiamami col tuo nome. Timothee conservava un ricordo così dolce di quei giorni. Tutto ciò che aveva vissuto era vero, reale, senza ombra di finzione. Forse per questo sentiva una strana morsa allo stomaco quando si trattava di Armie. Era sposato, aveva due figli, non poteva funzionare. Per questo estirpò quel pensiero alla radice, sin da subito. Ma le notava, quelle occhiate così insistenti, nascoste, silenziose. Non avrebbe fatto un passo, non poteva farlo. Non si sentiva neanche all’altezza. Lui era un ragazzino, avevano una differenza di età che non avrebbe permesso loro di poter essere spensierati. In un mondo così meschino, così vuoto. Lasciò perdere, sofferenza e dolore però lo accompagnavano da anni. Perché pensava ad Armie quasi ogni notte. Quell’anno aveva deciso di non scrivergli. Non voleva soffrire, ogni passo era un macigno sulla propria testa. Dopo Chiamami col tuo nome aveva avuto piccole relazioni, tutte un buco nell’acqua. Nessuno poteva capire. Neanche solo immaginare quello che aveva dentro. Ma quando gli arrivò la notizia del divorzio di Armie, tramite diverse testate giornalistiche, un tuffo al cuore che gli aveva spezzato il respiro. Non poteva credere ai propri occhi. Dopo tutti quegli anni, decise di porre fine a quella relazione, proprio come aveva detto qualche anno fa. Non aveva dubbi fosse coraggioso, ma le persone, in questi casi, vanno a compromessi. Forse era per quello che neanche lui, quell’anno, non gli aveva scritto. Ma la verità è implacabile. Non ti lascia scampo. Stava da poco girando, a Parigi, uno dei colossal più ambiti degli ultimi tempi quando vide. Vide tutto ciò che non voleva vedere. Una rivista. Banale, come tante altre. Non ne leggeva mai, le riviste di gossip non le aveva mai apprezzate. “Armie Hammer e la sua nuova fiamma incendiano le strade di New York”. Magari fosse stato solo questo. Nel giro di una settimana, leggeva, lo avevano fotografato con tre donne diverse. Tre. Dopo poco più di un mese che aveva posto fine al suo matrimonio. Timothee in un impeto di ira, scaglia la rivista per terra, uscendo dalla stanza in gran fretta. Fanculo tutto, non lo avrebbe spezzato. Non quella volta. Non glielo avrebbe più permesso. Non ne aveva nessun diritto.
Accadde tutto molto in fretta. Una sera d’inverno. Armie era lì. Timothee era lì. Due contesti e situazione diverse che creano un miracolo.
Armie era in compagnia dell’ennesima donna che avrebbe portato a letto, per poi, con immensa gentilezza, lasciarla andare, come quando tutto era iniziato. Avevano scelto un ristorantino francese per loro primo incontro, essendo a Parigi, entrambi per lavoro. Non se ne accorse subito. I suoi occhi vagavano, in cerca di qualcosa di importante, di diverso, che lo investisse completamente. Ci riuscì, alla fine. Era lì. Solo. Sguardo perso. Piccolo come un cucciolo di un animale così dolce che era impossibile descriverlo. Due bottiglie di vino facevano da decorazione al tavolino in legno, non lo aveva mai visto ubriaco. Dopo poco anche Timothee alzò lo sguardo, ma la sua reazione fu ben diversa. Uno sguardo triste, soffocato, stanco, perso. Si alzò, quasi d’istinto, immediatamente, poggiò i soldi sul tavolo e andò via, biascicando. Non aveva nessuna intenzione di parlare con lui, alla fine quel sentimento così forte e travolgente aveva avuto la meglio su di sé. Non avrebbe mai reagito così, se la cosa non gli fosse importata. E in ventiquattro anni di età, non si sarebbe mai immaginato di reagire così, non per una persona. Con la coda dell’occhio lo vide alzarsi dal tavolo, ma era in buona compagnia, non avrebbe dovuto. Cercando di stare in piedi come poteva, si diresse in albergo, aveva bisogno di smaltire, o forse di vomitare. Non ne era così tanto sicuro.
Quella voce. Voce degli inferi, voce dei cieli e degli angeli. Armie aveva una voce così calma, così pacata. Malediceva Elio e il suo amore verso Oliver. Glielo aveva trasmesso tutto. Interamente. Non aveva altra scelta. Girarsi e fingere che non gli importasse. Fingere che tutto quello che stava vivendo, in quel momento, era solo una fase passeggera. Ci sarebbe riuscito. Sferra tutto il coraggio che poteva possedere, ben poco dato che le sue facoltà lo stavano per abbandonare, e si voltò. Dio… era bello come il sole a mezzogiorno. Ben curato, capelli pettinati, occhi così azzurri che ci si poteva quasi perdere. Si passa una mano tra i capelli, cercando di rassettare le idee, ma con due bottiglie di vino, a stomaco vuoto, non c’era molto da rassettare.
“Cosa c’è, Armie? Devo tornare in albergo, non ho molto tempo da perdere”. Era diverso. Molto cambiato, pensò Armie. Aveva questa morsa allo stomaco, il desiderio di dirgli tutto, che non era cambiato nulla e che, forse, quello era il momento giusto per dichiararsi. Ma una sola, singola parola, può rivoluzionare tutto. E rovinare tutto. Non ebbe neanche il tempo di parlare. Di dichiarare quell’immenso amore che covava da anni. “Non ho voluto sentirti, quest’anno. La mia testa è un turbine di emozioni senza scopo. Non riesco a spiegartelo a parole, ma era tutto nero. Grigio. Vuoto. Ma adesso è tutto diverso. Ho incontrato una persona, Armie. Che ha eliminato la più piccola presenza di oscurità. E vedo che l’hai fatto anche tu. Quindi perché, perché continuare questo stupido e assurdo gioco? Non credi sia andato avanti abbastanza? Business, hanno guadagnato un pozzo di soldi con i nostri sguardi, sussurri, sorrisi. Ora però, è il tempo di piantarla. Il tempo dei giochi è finito”. Non era possibile. Era tutto un gioco? Si era innamorato di un mostro. Ma non aveva intenzione di controbattere. Lo conosceva bene, non l’avrebbe fatto. Uno sguardo, solo uno. E si erano già detti tutto. Non era un buon posto per amare. Non era quello il contesto per poterlo fare. Armie gli sorrise. Non poteva fare altro. Non voleva farlo. Che motivo avrebbe avuto di impelagarsi in un rapporto così difficile. Aveva tutta la vita davanti, così tante esperienze da fare. “Mi dispiace” Armie riuscì a dire. I suoi occhi si riempirono di lacrime ma, prontamente, andò via senza dargli neanche il tempo di farglielo notare. Lasciò la donna al tavolo, impaziente. Si sarebbe lasciato tutto alle spalle, una volta trovato il modo di farlo. Una parentesi così bella ma così breve. L’avrebbe custodita nei meandri più reconditi del proprio debole e infelice cuore.
   
 
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