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Autore: Soleil et lune    12/09/2020    2 recensioni
Il ritorno di una guerra e la minaccia di un mostro da sventare, il tutto ambientato in una foresta dai toni fiabeschi. L'avventura e i colpi di scena si susseguono in un tornado di emozioni e strategie, il tutto per recuperare l'unico oggetto in grado di dare speranza al pianeta Terra: Chaos e i suoi servi sono tornati per riportare lo scompiglio nell'universo, ai cui estremi si trova il suo più grande e fatale alleato.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Andromeda Shun, Cygnus Hyoga, Dragon Shiryu, Pegasus Seiya, Phoenix Ikki
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Mi svegliai che ero in una coperta, una luce fioca passava da sotto la porta e dalla finestra si poteva intravedere il tetto di qualche capanno di fronte ad essa, l'aria era pesante, come se da tempo nessuno avesse aperto le finestre, la luce giallognola della strada illuminava scarsamente qualche pezzo del paviento in legno, logoro e probabilmente incrostato. Mi resi conto di essere in una culla e gli unici suoni che riuscivo ad emettere erano dei suoni labiali senza alcun significato preciso. Puzzavo e sentivo l'odore della muffa pervadere tutta la stanza, sentivo distintamente il suono di un televisore nella stanza affianco, ma oltre quello non sentivo nessun rumore. Accanto alla culla stava un panno sporco e sopra di esso un vecchio cuscino dalla federa sgualcita. Guardai ancora fuori dalla finestra, era notte fonda, sporadicamente erano percepibili i suoni di alcune macchine che passavano lì vicino, sembrava un insieme di capannoni, simili a quelli delle periferie più diffamate. Sentii bussare alla porta della stanza affianco, quei muri dovevano essere davvero sottili, poi un fruscìo e dei passi lenti, quasi trascinati.
"Allora?" disse una voce femminile e priva di ogni espressione "Quanto hai guadagnato?", poi vi fu un attimo di silenzio. Quegli attimi mi parvero interminabili, poi sentii uno schioppo e qualcosa sbattè contro lo stipite della porta. "Solo venti dollari?!" urlò poi la stessa voce di prima "Disgraziato! Io ti pago da mangiare e tu non sei capace nemmeno di vendere qualche stupido fiammifero, ti ho detto che devi portare qui almeno cinquanta dollari ogni sera! Non azzardarti a piangere, non mi interessa del freddo che fa, hai la giacca, fattela bastare, hai capito?!" poi vi fu un attimo di silenzio, e riprese:"Muoviti!" e sbattè la porta.
Mi venne spontaneo cominciare a piangere, i miei vagiti erano udibili in tutta la casa, mi pentii di aver cominciato a piangere, volevo fermarmi ma non riuscivo, quel corpo era fuori dal mio controllo!
Improvvisamente la porta si aprì sbattendo contro il muro dietro di lui. Entrò una donna, era alta e piuttosto magra. I suoi occhi erano azzurri e così i capelli, lunghi quasi fino alle natiche; il viso era pallido e corrucciato, le spracciglia ogni tanto si stringevano e si corrugavano in una smorfia di dolore, lo sguardo era spento ed era vestita sciattamente con una tenuta da casa e l'odore di alcol era percepibile anche ad una certa distanza.
"Cosa fai tu? Piangi?" chiese prendendomi in braccio con fare svogliato, cercando di cullarmi in silenzio. Dopo un po' cominciò a parlare:"Perché?" si chiese "perché mi sono presa quest'altro fardello? Non arriviamo a fine mese e mancava solo un altro moccioso a cui badare? Melanie...perché te ne sei andata e mi hai fatto questo?".
Non avevo idea di chi fosse Melanie, ma il suo corpo era strano, sul suo collo vi erano numerosi segni rossi, era ben visibile il suo intimo, molto provocante; mi resi conto che, malgrado l'odore di alcol, quella donna era dotata di una strana e conturbante sensualità sebbene la sua fosse una bellezza sbattuta e sfiorita già da molto tempo. Suonò il telefono, lei si alzò con me in braccio ed uscì dalla stanza, con pochi passi raggiunse il fondo dal soggiorno in cui stava un vecchio apparecchio telefonico. La donna lo guardò un poco e poi alzò la cornetta, avvicinandosela all'orecchio.
"Pronto?"
"Hey Albachiara...hai tempo per farmi visita?"
"Solitamente non lavoro a quest'ora"
"Se ti dicessi cento dollari per ogni ora?".
La donna ebbe un sussulto, poi tacque. 
"Vediamoci di fronte al Luxury Bar tra mezz'ora, non deludermi mi raccomando, sei tra le mie preferite".
La donna riagganciò, una lacrima le solcò il viso, afferrò una bottiglia di vodka e cominciò a bere da essa senza utilizzare il bicchiere, bevve come se fosse acqua, soffocando i singhiozzi dati dalle lacrime che avevano cominciato a solcarle le guance. Nel frattempo in televisione stavano dando il telegiornale, in basso era visibile anche l'orario: erano 23:47. 
Cullato dalla voce calma del giornalista chiusi gli occhi e dopo un poco tutto divenne un rumore vago e distante.

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Aprii gli occhi. La testa mi doleva da morire, emisi un lamento e la voltai a sinistra, c'era una parete in pietra, dove diamine ero finito?
Mi misi a sedere continuando a guardarmi intorno, reggendomi la testa che mi doleva, l'unica luce era data da un focolare acceso dall'altra parte della grotta. Intorno a me c'erano tutti i miei compagni, eravamo salvi?
Di fronte al fuoco, seduta su un tronco, stava una figura curva e incappucciata, fissava le fiamme danzare in quel piccolo falò che le stava dinnanzi. Mi alzai e lentamente, un passo dopo l'altro, mi avvicinai  a quella figura. Mi fermai poco prima di arrivarle davanti, poi, notando la mancanza di reazione, le girai intorno e la guardai in faccia: la sua pelle era solcata da rughe profondissime, era  verdognola e lunghissimi capelli argentati le cadevano ai lati del viso, gli occhi erano sgranati, rotondi e il loro verde era simile al verde tipico dell'acqua sporca. Il viso era decorato da un naso adunco e piutosto grande con una verruca sulla parte sinistra. Le mani ossute  e tremolanti stringevano un vecchio bastone, i piedi erano nascosti sotto quella pesante veste. Mi sedetti di fronte a lei, fu come se non mi avesse visto, continuava a fissare il veloce danzare delle fiamme e a respirare tra i denti.
Mi sporsi leggermente verso di lei, poi osai proferire:"Mi perdoni signora?", solo allora alzò lo sguardo verso di me, con un movimento così veloce che sobbalzai e ricaddi seduto, diamine se quello sguardo era inquietante.
Lei sorrise con la sua larga bocca, che si allargò da orecchio a orecchio, sentivo che sarei svenuto da un momento all'altro. Lei cominciò a ridere, la sua voce era simile al gracchiare dei corvi. "Sai ragazzo" cominciò "siete stati molto fortunati, solitamente nessuno sopravvive a questo passaggio. Hai oltrepassato bene i ricordi del passato?".
"Cosa?" chiesi io, "Massì" continuò "i ricordi del tuo passato. Ti stava simpatica quella bella signora?". Ero confuso, non capivo, poi ci arrivai. "Quindi quel bambino alla porta..."
"Esatto, era quel bel ragazzone che dormiva vicino a te, hai visto come la mammina lo trattava? Un vero spasso, non trovi?" e riprese a ridere in modo sguaiato. Il solo pensiero che alla porta ci fosse mio fratello mi dava i brividi, avevo l'istinto di correre da lui e stringerlo ma qualcosa mi tratteneva, quegli occhi verdi mi bloccavano lì e mi tenevano fermo al mio posto nonostante quella donna fosse la più ripugnante che io avessi mai visto. 
"Tu che ne sai? Chi sei?" le chiesi, lei perse il sorriso, pareva quasi sorpresa.
"Oh, bene bene" disse lei "qualcuno che ha il coraggio di interrompermi, ma non mi dire! Ad ogni modo ragazzo, lascia che mi presenti: io sono la Baba Yaga".
"Baba Yaga?" feci eco io, avevo già sentito quel nome, Hyoga me ne aveva parlato qualche volta ma io non ricordavo bene...dannazione, un'amnesia in quel momento non era certamente il massimo!
"Esatto" continuò lei "era bella la tua mamma?"
"Presumo di si...?"
"Sbagliato!" mi urlò lei "lei non era la tua mamma".
Ormai abituato alle esplosioni di quella vecchia cercai di rimanere fermo e di non saltare in aria, ma come era possibile? Che ci facevo io allora in quella casa, se io non ero il figlio di quella donna allora io ed Ikki eravamo...fratellastri?
Deglutii, poi guardai Ikki, il viso era corrucciato, chissà che incubi stava affrontando, forse proprio quelle sere passate fuori di casa al freddo.
Quando riportai gli occhi sulla Baba Yaga lei continuava a sorridermi e a respirare in mezzo ai denti, sembrava una bestia affamata. 
"Chi era quella donna?" chiesi io "Ero per caso il figlio di secondo letto di nostro padre?".
"Oh no no no" disse lei "non eri affatto il figlio di secondo letto"
"Stai quindi dicendo che..."
"Tu e quel ragazzone non siete fratelli".
Mentre la donna ridacchiava in mezzo ai suoi sporchi denti io elaboravo la notizia, non poteva essere...io ed Ikki siamo cresciuti insieme, non potevamo non essere fratelli!
"Calmati ragazzo" disse lei "stammi bene a sentire, io so bene che tu stai cercando informazioni sul passato tuo e di tuo fratello. Sbaglio o la tua amichetta ha tentato di ammazzarti?".
Rabbrividii, era tutto vero, ma allora-
"Prendi per oro colato quel che ti dirò: tu e quel ragazzo non siete fratelli, tu sei il figlio di una cantante lirica".
Mi alzai di scatto, non poteva essere vero, semplicemente non poteva essere vero, io ero giapponese, ero Andromeda Shun, fratello di Phoenix Ikki, i nostri destini non potevano e non dovevano essere divisi. Eravamo fratelli. Eravamo fratelli ed era innegabile. Lui era mio fratello, io ero suo fratello e quella vecchia rimbambita stava dicendo fandonie!
"Ikki è il figlio di una meretrice e di un galeotto, la sua famiglia ha origini egiziane ma col tempo si sono mischiati ai giapponesi facendo nascere un sanguemisto di quella fatispecie".
Io non rispondevo.
"Melanie Marie Shuffer, tua madre, era orginaria di Monaco, aveva incontrato Sakura Shikamura la sera del 23 gennaio 1976, quando lei navigava in buone acque insieme al marito, uno degli uomini di più alto grado nella Yakuza. Lei si trasferì in Giappone con la Shikamura, erano molto amiche e tua madre non si faceva problemi a stringere amicizia con un criminale. Nel 1978 Shikamura rimase vedova, il marito morì in un incidente d'auto dopo aver assunto droghe pesanti, nel frattempo la Shuffer rimase incinta. Dopo la tua nascita diede i primi segni di squilibrio mentale, continuava a dire di averti concepito con Uranus e che lui le disse che per provarlo poteva fare così: avrebbe dovuto sparare ad una persona qualsiasi con un proiettile d'oro, dal corpo sarebbe uscito un proiettile d'argento. Lei fece così e dal corpo di quell'uomo d'affari a cui aveva sparato però non uscì nessun proiettile d'argento. Furente tua madre sparò ad altre venti persone in quella piazza, ma solo sparando ad una donna incinta uscì il famoso proiettile d'argento. Purtroppo però lei non riuscì a prenderlo e cadde in una fognatura.
Fu giustiziata due anni dopo."
Mi alzai e cominciai a girare intorno, ero intenzionato a smettere di ascoltare le sue menzogne ma lei continuò:"Shikamura cadde in disgrazia con due figli piccoli da mantenere, come nome d'arte si diede Albachiara e divenne una prostituta storica della vostra città. Poi vi fu l'avvenimento di Hades e la madre di Ikki morì, lasciandovi soli".
Non dovevo ascoltarla.
"Brutta storia vero?".
Non dovevo ascoltarla.
"Pensa se tua madre non fosse impazzita che vita meravigliosa avresti avuto".
Non dovevo ascoltarla.
"Magari non saresti finito con il figlio di un criminale e di una prostituta".
Non dovevo ascoltarla.
"Pensa se però tua madre avesse avuto ragione".
Non dovevo ascoltarla.
"Pensa, essere il figlio di Uranus".
Non dovevo ascoltarla.
"Del resto c'era un proiettile d'argento".
Non dovevo ascoltarla.
"Cosa succede? Ti turba quel che ti dico?".
Non potevo più tollerare.
Le andai addosso e la afferrai per la veste:"Taci figlia di cane! Niente di quel che mi dici è verità! Ikki è mio fratello! Tu stai dicendo fandonie! Sei solo una pazza!".
La donna si dimenò, era spaventosamente vicina al fuoco, io non ero padrone di me, la situazione stava spaventosamente precipitando.
"Oh cavaliere, pensa all'anima tua!"
"Penso che voglio farti tacere e subito!".
"Pietà di me! Pietà!"
Improvvisamente sentii delle braccia sottili afferrarmi dalla vita e tirarmi indietro, mentre Goldilocks faceva cadere la vecchia a terra.
Mi dimenai, Dalia stava dietro di me, sentivo il suo profumo di incenso pervadermi i sensi e tenermi bloccato.
"Lasciami!" urlavo "Lasciami ho detto!".
"Che diamine sta succedendo?" disse Hyoga correndo verso di me, poi contribuì a tenermi fermo, sembravo un animale selvaggio, ma non riuscivo a controllarmi.
Dalia mi diede a Hyoga e si avvicinò alla Baba Yaga e disse, in tono imperioso:"Baba Yaga, come hai potuto infangare il buon nome delle streghe? Stai forse portando questo giovane alla follia?". "Oh mia regina" disse la vecchia "pietà di me, lui è pazzo, è malato come sua madre!"
"Non era mia madre!" fu il mio grido, Hyoga mi strinse di più per bloccarmi, ma io non potevo togliere gli occhi da mio fratello, ancora assopito. Mi agitai, non riuscivo a controllarmi, l'aria non mi arrivava ai polmoni, sentivo gli occhi bruciare, era una sensazione orribile. 
"Orion calmalo!" disse Dalia rivolta alla sorellina, che corse verso di me e porse una mano verso la mia fronte, toccandola, ma prima che potesse fare qualunque cosa io diedi una gomitata nello stomaco a Hyoga e corsi fuori, la pioggia battente martoriava il mio cuore come se fossero tutti proiettili...proiettili d'argento...
Intorno a me potevo vedere decine e decine di proiettili d'argento, tagliavano l'aria, cadevano sulle foglie, lasciavano il segno, facevano rumore. Spalancai le braccia e mi lasciai avvolgere dal profumo della pioggia che mi aveva già bagnato completamente, lasciai che l'odore di essa mi penetrasse nei polmoni e mi calmasse, lasciai che il rumore delle gocce fosse l'unico suono nella mia testa.
Lentamente chiusi gli occhi e mi lasciai cadere a terra, mentre le gocce di pioggia camuffavano le lacrime che mi rigavano il viso.
Sentii dei passi dietro di me, poi la voce di Hyoga si mischiò al cantare della pioggia:"Shun...".

"Come le gocce di pioggia cadono sulla città così le mie lacrime cadono sul mio cuore".

-Paul Verlaine

Angolo autrice: Hoi! Con queste note poetiche di Verlaine ci apprestiamo a concludere anche questo capitolo leggermente più drammatico degli altri. Come vi è sembrato? Vi è piaciuto? Trovate che abbia dato troppe sfighe a Shun? 
In caso vi sia piaciuto ditemelo con una recensione, lo sapete che mi fa sempre tanto piacere, in caso contrario spiegatemi pure le problematche della storia in modo che io possa correggermi in futuro!
Boiiiiiiiiii!
 
   
 
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