Mac non
avrebbe saputo dire da quanto tempo correva quando decise di
fermarsi, suo malgrado, con i polmoni che bruciavano per lo sforzo e
le gambe doloranti. Il suo corpo non poteva reggere di più e
il
ragazzo alzò gli occhi verso il cielo grigio, da cui
scendeva da
parecchio una pioggia insistente e fastidiosa che non era
però
riuscita a farlo desistere dal suo proposito di allontanarsi il
più
possibile da casa per schiarirsi le idee con un po' di sana
attività
fisica. Da quando era stato in grado di alzarsi dal letto dopo
l'“incidente” costato la vita alla sua ragazza, non
aveva
desiderato altro, nell'insensata speranza, forse, di sfuggire ai
ricordi almeno per un po', e finalmente quel giorno aveva avuto
l'occasione giusta per farlo. Nella sua testa, andare a correre da
solo come non faceva da tempo avrebbe dovuto aiutarlo a rimettere
ordine nei suoi pensieri, ma purtroppo non fu così.
Benché da
quella notte avesse cercato in ogni modo di dire addio a Nikki e
riprendere la sua vita, infatti, i due anni passati con lei
continuavano ad apparirgli davanti, bellissimi e dolorosi, qualunque
cosa stesse facendo in quel momento, e ogni volta Mac non poteva fare
a meno di rivivere tutto, in maniera fin troppo vivida, fino allo
sparo che gliel'aveva portata via. A quel punto, senza fiato per il
ricordo del dolore lancinante causatogli da un secondo proiettile che
l'aveva colpito al petto subito dopo, cercava di tornare alla
realtà,
dove un amico preoccupato, il più delle volte, lo stava
sorreggendo
per impedirgli di cadere.
In quel
momento però era solo in una strada completamente deserta a
causa
del maltempo, e la nebbia che gli offuscava il cervello rimase
dov'era.
Incurante
del freddo e di cosa avrebbe potuto pensare Bozer se non l'avesse
visto tornare, rimase a lungo a vagabondare sotto la pioggia
finché
non sentì una voce nota chiamare il suo nome da una grande
distanza.
«Che stai
facendo qui così? Vieni, torniamo a casa» gli
disse Jack
preoccupato appena l'ebbe raggiunto, guidandolo verso la macchina
alle loro spalle dopo averlo coperto con la sua giacca.
Il ragazzo
non rispose, limitandosi a registrare a malapena che la pioggia aveva
smesso all'improvviso di inzupparlo e che qualcuno era arrivato per
lui.
Rimase in
silenzio per tutto il tragitto, incapace di fare altro che guardare
passivamente la strada scorrere davanti al finestrino del passeggero,
e fu solo quando l'ex soldato lo aiutò a uscire
dall'abitacolo
stringendolo a sé che riuscì a mormorare incerto
il nome del suo
salvatore.
«Sì, Mac,
sono io» confermò l'uomo sollevato. Il suo partner
aveva fatto
prendere un bello spavento a lui e Bozer, che l'aveva chiamato
più
di un'ora prima per avvisarlo che ci stava mettendo troppo a tornare.
A quel
punto Jack era uscito di corsa per cercarlo, augurandosi di trovarlo
in tempo sano e salvo. Non gli era piaciuto infatti che avesse
lasciato a casa il telefono e nella sua testa si erano susseguiti
diversi scenari, uno più orribile dell'altro,
finché non l'aveva
intravisto, un po' barcollante e con i vestiti incollati addosso,
sotto una pioggia torrenziale.
Nel
frattempo erano arrivati davanti alla porta della casa che
condivideva con Bozer, il quale, dopo un'inutile domanda rivolta
all'amico, si affrettò a cercare degli asciugamani mentre
lui,
finalmente libero dall'ombrello, prendeva in braccio Mac per portarlo
a letto. Il ragazzo sembrava infatti leggermente più
presente
adesso, ma di certo non sarebbe stato in grado di andarci sulle sue
gambe, e in più tremava così tanto in quei
vestiti intrisi d'acqua
che Jack dovette spogliarlo e asciugarlo di persona prima di metterlo
sotto le coperte già quasi addormentato.
Ancora non
sapeva cosa gli fosse preso quel giorno, ma ne avrebbero parlato
l'indomani, nella speranza che la notte gli portasse consiglio su
come farlo reagire al lutto. La cosa più importante adesso,
però,
era che fosse di nuovo al caldo e al sicuro, e l'ex soldato,
guardandolo intenerito mentre dormiva tranquillo, gli lasciò
un
piccolo bacio sulla fronte prima di uscire dalla stanza,
richiudendosi la porta alle spalle come avrebbe fatto un padre con
suo figlio.
Angolo
autrice:
Ciao
a tutti e grazie per aver letto fin qui! Purtroppo, trattandosi di
un'iniziativa che richiedeva storie non troppo lunghe, non sono
riuscita a sviluppare alcuni punti come avrei voluto, ma spero che la
storia vi sia piaciuta lo stesso e di aver reso bene le emozioni dei
personaggi.
Come
ho accennato nell'introduzione, la fic partecipa alla “Napkin
Challenge”
indetta dal gruppo fb Hurt/Comfort
Italia - Fanfiction & Fanart. Vi lascio qui sotto il
prompt-immagine che mi ha ispirata, raccomandovi di ringraziare anche
l'admin e i membri del gruppo se questa cosina vi è
piaciuta, perché
senza di loro non sarebbe probabilmente mai nata. ;)
Fatemi
sapere che ne pensate, se vi va, e grazie a tutti per avermi dedicato
una parte del vostro tempo anche solo leggendo. <3
Se a
qualcuno interessa, ho fondato tempo fa un gruppo facebook
principalmente su Fairy Tail ed Edens Zero, ma anche sugli anime e
manga in generale. Se volete conoscere altri fan di queste bellissime
opere, saremo ben felici di accogliervi qui.
Vi aspettiamo numerosi! :)
Penso
di non avere altro da aggiungere, quindi per ora vi saluto
augurandovi buonanotte e buona giornata per domani.
Bacioni
e alla prossima!
Ellygattina
https://i.postimg.cc/y6bzCZPb/Sotto-la-pioggia-napkin-challenge-1.jpg