Non voglio ritrovare il tuo nome (capitolo bonus)
 

 
 
Beth sedeva su di una panchina nel centro di Alexandria vicino a lei, Cane, insieme guardavano le stelle.
«È bello qui! Mi sarebbe piaciuto viverci, a te un po' meno forse… piena di tutte queste fighette rammollite, dico bene?»
Cane sbuffò come fanno i cani, e le mise il muso in grembo, Beth cominciò a grattarlo dietro alle orecchie e l’animale emise un brontolio soddisfatto. «Non ti facevo il tipo da coccole, ti credevo più duro di così, ma d’altronde due frutti dello stesso albero si somigliano, vero…?»
Cane ringhiò basso scoprendo appena i canini, «non te la prendere, dai… Scherzavo. Mamma mia come siete suscettibili. Sul serio pensi di farmi paura? Sono morta cosa potrebbe succedermi di peggio? Era abbastanza palese fossi tu… insomma, sei scappato da dove sappiamo e… poi è “comparso” Cane. Ho fatto due più due, non sono così scema come credi. Non ti tradirò stai tranquillo, nemmeno io dovrei essere qui. Io non faccio la spia, se non la fai nemmeno tu!»  Ridacchiò Beth allungando una mano verso di lui. Cane rise come fanno i cani, e rinfilò il muso sotto le sue mani.
«Ho capito, ho capito, coccole, Daryl non è espansivo neanche con te è? Come biasimarlo, dopo tutto quello che ha passato» Cane la guardò male. «Recepito. Niente chiacchere da fighetta, hai ragione… d'altronde che senso ha recriminare sul tempo passato. Come si dice: quel che è stato è stato, la vita va avanti.» Cane la guardò e reclinò la testa e Beth rise:
«Devo dire che questa vita ti si addice, randagio lo sei sempre stato, scorbutico, ma anche fedele, sono contenta che ci sia tu ha vegliare su di lui, il mio tempo è ormai…» Cane ringhiò basso, staccandosi da lei, si mise a girare intorno mordendosi la coda, cercando di mordere dei fiocchi di neve che cadevano.
«Si, scusa, niente pensieri tristi in questa notte, l’ho baciato sai? Non credevo che ce l’avrei mai fatta e invece… Tsk, alla faccia di tutti!» Cane, storse il naso come fanno i cani.  
«Smettila di guardarmi così, non è che avrei potuto fare di meglio… Sei proprio uno stronzo.» Disse Beth girandosi di scatto offesa, Cane le abbaio un paio di volte e si mise in posizione di gioco: con il culo per aria, le zampe davanti divaricate, la lingua penzoloni, pronto allo scatto. «Vuoi giocare è? Ok, Dixon prova a prendermi!»
La neve scendeva copiosa ma a Beth non importava, si stava divertendo un mondo, correva con Cane sotto la neve e si sentiva viva, gli tirava palle di neve, lui la buttava per terra, in lontananza però l’alba cominciava ad avanzare. Beth si rialzò dopo l’ennesimo ruzzolone e schermandosi il viso dalla luce disse:
«Credo che per me sia giunto il momento di andare. Quest’ultima notte è stata magica.» Cane le si mise accanto e Beth gli pose una mano sul capo.
«Grazie per prima, se non mi avessi buttata a terra, credo che non mi sarei mai svegliata, non l’avrei mai abbandonato, ok,ok.» Beth alzò le braccia «niente semintalismi, tu rimani uno stronzo, e io la ragazza che cantava, siamo d’accordo.» Beth si inginocchiò per guardarlo «Grazie Merle, tienilo al sicuro anche per me». Gli diede un bacio sul muso e si diresse verso l’alba, scomparendo come un’ombra quando c’è troppa luce, mentre Cane tornava a cercare la tana di conigli che l’aveva perseguitato per tutta la sera.
Fine.