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Autore: Little Firestar84    15/09/2020    0 recensioni
“Certo che con ago e filo te la cavi bene. Prima o poi dovrai raccontarmi dove hai imparato a farlo.”
“Ho una profonda conoscenza delle prime stagioni di Grey’s Anatomy e di tutta ER. E internet. Su YouTube si può imparare tutto.”
Storia partecipante alla "Just Stop For A Minute And Smile" Challenge.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Hitter & Chemist'
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Questa storia partecipa alla promt_challenge “Just stop for a minute and smile” di Soul_Shine, con il prompt #27: “Ero troppo ubriaco per potermelo ricordare.”

 

“Cosa diavolo avete combinato?!” Nello momento in cui Hardison e Parker entrarono nel retro bel bistro-pub aiutando Eliot a stare in piedi, Becks impallidì, sentendosi mancare.

“Tranquilla piccola, è solo un graffietto…..” Il suo compagno riuscì a dire, anche se la sua voce era talmente fievole da sembrare un sussurro. Il picchiatore era messo piuttosto male, in realtà: i vestiti erano a brandelli,  aveva un occhio che si stava gonfiando, il labbro spaccato sanguinava, graffi su tutta la parte del corpo che Becks poteva vedere e, in più, intorno al braccio destro, aveva quello che sembrava un laccio emostatico improvvisato, forse perché la ladra e l’hacker avevano temuto che il collega si potesse dissanguare lungo la strada.

“Col cavolo che è solo un graffio!”  La scienziata sibilò a denti stretti, mentre liberava il tavolo d’acciaio su cui lavorava di solito, gettando a terra le cose meno fragili senza fare troppa attenzione; tirò fuori da un  armadietto un kit di pronto soccorso, e disinfettò le mani ed il tavolo.

Come una macchina ben oliata, senza neanche aspettare che Becks impartisse ordini, Hardison tagliò i vestiti di Eliot, rivelando la presenza di ulteriori taglietti, lividi, e di un taglio profondo nel costato, che il chimico irrorò immediatamente con abbondante soluzione salina per farsi un’idea precisa di cosa fare.

“Le ferite sono piuttosto profonde, però avevi ragione…” gli disse dolcemente mentre lo accarezzava. “è meno grave di quanto sembri. I margini sono precisi, e non è stato toccato nulla. I miei punti basteranno.”

“Vuoi che lo tenga fermo mentre lo ricuci? Che lo leghi?” Hardison, serio, le domandò, mentre Becks controllava il kit da sutura, cercando i tipi di ago e filo più adatti.

“Ma per favore!” Eliot si infervorò, offeso all’idea che qualcuno potesse anche solo pensare che bastassero qualche ferita da due soldi per permettere ad Hardison di tenergli testa. “Come se tu fossi in grado di fare un nodo… perfino un bimbo di cinque anni sarebbe in grado di sciogliere le corde che leghi tu!”

“Ah sì?” Hardison diede al compare una bella pacca sulla spalla, godendo di come Eliot strinse le labbra per non urlare. “Sì, avevi proprio ragione. Sembra peggio di quello che è. Piccioncini, se non vi servo vado a vedere di cancellare le nostre tracce dalle telecamere di sorveglianza.”

Becks rise, deliziata dal teatrino che Eliot ed Hardison avevano messo su, sollevata dal fatto che, nonostante le ferite, Eliot avesse ancora lo spirito e le energie per quei bisticci fraterni che i due amici avevano portato avanti negli anni. Nonostante si fossero conosciuti da adulti, erano una famiglia, ed il loro rapporto era identico a quello che Becks condivideva con la gemella.

 “Sei sicuro che ti basti l’anestesia locale? Ho dei sedativi molto leggeri. Formula naturale che lascia l’organismo nel giro di quarantotto ore al massimo, pochi o nessun effetto collaterale.” La rossa pulì le ferite e le irrorò con uno spray freddo per anestetizzare localmente, e gli fece l’occhiolino. “Mi arriva dritta dall’Amazonia.”

“Sai, a volte penso che se non esistessi, bisognerebbe inventarti…” le sorrise, parlandole con voce suadente, mentre, con la mano sinistra, le accarezzava il viso. “Sto bene, sul serio. Sembra peggio di quello che è.” Si sentì in dovere di ribadire.

Becks prese un profondo respiro, e dopo aver fatto mettere a posto le mani ad Eliot, si compose, sedendosi dritta sullo sgabello d’acciaio, e si mise all’opera per ricucire il suo uomo, che la guardava attento e affettuoso.

“Per le ferite più piccole userò un cerotto spray enzimatico che accelera la cicatrizzazione, al braccio posso usare le farfalline ma qui dovrò darti una quindicina di punti. La cattiva notizia è che ti rimarrà una cicatrice piuttosto grossa, la buona è che alle donne le cicatrici piacciono parecchio.”

Come ad enfatizzare la cosa, percorse delicata con un dito quella  che Eliot aveva sulla spalla destra, che gli era rimasta dopo aver aiutato il colonnello Vance a sventare un attacco alla metropolitana di Washington.

“Bimba, l’unica donna di cui mi importa è qui, e si sta prendendo cura del mio vecchio corpo malconcio. E io saprò esserle molto riconoscente…” Le sussurrò, con una voce colma di malizia, sguardo allusivo, prendendosi come risposta un leggero scappellotto. “Certo che con ago e filo te la cavi bene. Prima o poi dovrai raccontarmi dove hai imparato a farlo.”

“Ho una profonda conoscenza delle prime stagioni di Grey’s Anatomy e di tutta  ER. Sai, quella serie medica dei primi anni novanta, con George Clooney e Noah While. E internet. Su YouTube si può imparare tutto.” Schioccò la lingua, e quando notò lo sguardo curioso e attento di Eliot, che sembrava voler imprimere nella memoria ogni singolo istante, arrossì. “E adesso cosa c’è?”

“Niente.” Eliot scrollò il capo, ma non smise di guardarla con un sorrisetto sulle labbra, ma quasi timido, titubante, come se volesse dire qualcosa ma temesse la sua reazione. “Non ti sa di déjà-vu? Tu che mi ricuci su questo banco… Ho questa impressione.”

“Eliot, siamo fortunati se ti ricucio una volta al mese. Fai un lavoro parecchio pericoloso, e dato che odi gli ospedali, tocca sempre alla sottoscritta rimetterti in sesto.”

“Io non odio gli ospedali! Sono un covo di burocrati che denunciano ferite da armi da fuoco e da taglio, ed un uomo può mentire solo fino a un certo punto.” Alzò gli occhi al cielo. “Però, seriamente, mi sembra di aver già vissuto tutta questa roba…”

Becks incrociò le braccia sul tavolo, tamburellando con le dita. “Eliot, te lo ricordi il nostro primo bacio?”

“Oh, sì… eravamo sulle scale, davanti all’appartamento di Nate e Sophie. Dovevamo vederci con tua sorella. Avevi quel delizioso vestito di pizzo bordò, ed eri così nervosa, che per distarti ti ho baciata.”  Le sorrise, arrogante e malizioso, e alzò un sopracciglio. “Avevo considerato l’idea di trascinarti a casa mia e legarti al mio letto per riempirti di baci, ma, lo sai, sono un gentiluomo, quindi…”

“Oh, sì, certo, come no, mi ricordo come abbordavi le ragazze prima che ci mettessimo insieme, un vero gentiluomo, proprio.” Lo schermì, ma subito dopo qualcosa le passò per la mente, e Becks arrossì, mentre guardava la cicatrice sulla spalla. “Quella non è stata la prima volta che ci siamo baciati, ma la seconda.”

Eliot ridacchiò, scrollando le spalle- o almeno, provandoci. Fece una smorfia di dolore, quando il suo corpo gli ricordò dello stato pietoso in cui si trovava. “Non riesco a credere di essere stato tanto ubriaco da non ricordarmene…

Becks fece segno di sì con il capo, accarezzando la cicatrice della spalla. “È   stato quando ti ho ricucito questa ferita qui, quando avevi dato una mano a Vance. Hardison e Parker ti avevano trascinato qui praticamente in braccio, Parker diceva che non avevi voluto essere portato in ospedale, ma che appena eri salito in macchina, eri svenuto. Io… mi ero presa un bello spavento. Eri… pieno di ferite, avevi i vestiti completamene insanguinati, e avevi così tanto male che continuavi a svenire, così ti ho dato della morfina…”

“Oh, tesoro, mi spiace così tanto…” Eliot le accarezzò il volto, triste, cercando di asciugare con le nocche le lacrime che scendevano copiose dagli occhi chiari. “Mi spiace, io… ti giuro, non ricordo nulla.”

“Il cervello blocca le aree della memoria connesse al dolore, è un meccanismo di difesa. E la morfina è roba bella forte, quindi non me ne stupisco…” Becks tirò su col anso, ed arrossì. “Quando sono venuta a controllare come andavi, eri sveglio, ma eri… eri strafatto. Stavo controllando che i punti tenessero quando mi hai spostato una ciocca di capelli dal volto ed hai iniziato a dire che non ti eri mai accorto di quanto fossi graziosa. Io ho alzato gli occhi al cielo, e non ti ho nemmeno risposto, così tu…” esitò un momento, e si schiarì la gola. “tu hai avuto la brillante idea di afferrarmi per il sedere e trascinarmi addosso a te, e di iniziare a baciarmi.”

“Intendi un vero bacio,” Lui la guardò, accigliato, un po’ incredulo. “lingua e tutto. Alla francese.”

“No, Eliot, considero il nostro primo bacio uno schiocco sulla guancia. Certo che intendo un vero bacio!” Sbuffò, seccata. “Comunque, la cosa è andata avanti per un po’, anche perché, lo sai, ho sempre avuto un debole per te. Però poi tu hai provato a sbottonarmi la camicetta per palparmi il seno, e hai spezzato l’incantesimo. Così io sono scappata a gambe levate, dandoti anche una ginocchiata nello stomaco mentre mi divincolavo. E facendoti aprire le ferite.”

Eliot rise, nonostante il dolore acuto che provava a fare il più piccolo movimento. Stette in silenzio per qualche minuto, contemplando la donna della sua vita al lavoro sul suo povero corpo martoriato, poi non resistette alla tentazione di farle una domanda. 

“Dì un po’, ma me la cavo anche da strafatto? Giusto per sapere….di già che non me lo ricordo io, che almeno tu te lo sia goduta…”

Abbracciandolo, scoppiò in una calorosa risata che riempì ad entrambi il cuore.

 

   
 
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