Questa storia partecipa alla promt_challenge “Just
stop for a minute and smile”
di Soul_Shine, con il prompt #27: “Ero troppo ubriaco per
potermelo ricordare.”
“Cosa diavolo avete
combinato?!” Nello momento in cui Hardison e Parker
entrarono nel retro bel bistro-pub aiutando Eliot a stare in piedi,
Becks impallidì,
sentendosi mancare.
“Tranquilla piccola, è solo
un graffietto…..” Il suo compagno
riuscì a
dire, anche se la sua voce era talmente fievole da sembrare un
sussurro. Il
picchiatore era messo piuttosto male, in realtà: i vestiti
erano a brandelli, aveva
un occhio che si stava gonfiando, il
labbro spaccato sanguinava, graffi su tutta la parte del corpo che
Becks poteva
vedere e, in più, intorno al braccio destro, aveva quello
che sembrava un
laccio emostatico improvvisato, forse perché la ladra e
l’hacker avevano temuto
che il collega si potesse dissanguare lungo la strada.
“Col cavolo che è solo un
graffio!”
La scienziata sibilò a denti stretti, mentre
liberava il tavolo
d’acciaio su cui lavorava di solito, gettando a terra le cose
meno fragili
senza fare troppa attenzione; tirò fuori da un
armadietto un kit di pronto soccorso, e
disinfettò le mani ed il tavolo.
Come una macchina ben oliata, senza neanche
aspettare che Becks impartisse
ordini, Hardison tagliò i vestiti di Eliot, rivelando la
presenza di ulteriori
taglietti, lividi, e di un taglio profondo nel costato, che il chimico
irrorò
immediatamente con abbondante soluzione salina per farsi
un’idea precisa di
cosa fare.
“Le ferite sono piuttosto profonde,
però avevi ragione…” gli disse
dolcemente mentre lo accarezzava. “è meno grave di
quanto sembri. I margini
sono precisi, e non è stato toccato nulla. I miei punti
basteranno.”
“Vuoi che lo tenga fermo mentre lo
ricuci? Che lo leghi?” Hardison, serio,
le domandò, mentre Becks controllava il kit da sutura,
cercando i tipi di ago e
filo più adatti.
“Ma per favore!” Eliot si
infervorò, offeso all’idea che qualcuno potesse
anche solo pensare che bastassero qualche ferita da due soldi per
permettere ad
Hardison di tenergli testa. “Come se tu fossi in grado di
fare un nodo… perfino
un bimbo di cinque anni sarebbe in grado di sciogliere le corde che
leghi tu!”
“Ah sì?” Hardison
diede al compare una bella pacca sulla spalla, godendo di
come Eliot strinse le labbra per non urlare. “Sì,
avevi proprio ragione. Sembra
peggio di quello che è. Piccioncini, se non vi servo vado a
vedere di cancellare
le nostre tracce dalle telecamere di sorveglianza.”
Becks rise, deliziata dal teatrino che Eliot ed
Hardison avevano messo su,
sollevata dal fatto che, nonostante le ferite, Eliot avesse ancora lo
spirito e
le energie per quei bisticci fraterni che i due amici avevano portato
avanti
negli anni. Nonostante si fossero conosciuti da adulti, erano una
famiglia, ed
il loro rapporto era identico a quello che Becks condivideva con la
gemella.
“Sei
sicuro che ti basti l’anestesia
locale? Ho dei sedativi molto leggeri. Formula naturale che lascia
l’organismo
nel giro di quarantotto ore al massimo, pochi o nessun effetto
collaterale.” La
rossa pulì le ferite e le irrorò con uno spray
freddo per anestetizzare
localmente, e gli fece l’occhiolino. “Mi arriva
dritta dall’Amazonia.”
“Sai, a volte penso che se non
esistessi, bisognerebbe inventarti…” le
sorrise, parlandole con voce suadente, mentre, con la mano sinistra, le
accarezzava il viso. “Sto bene, sul serio. Sembra peggio di
quello che è.” Si
sentì in dovere di ribadire.
Becks prese un profondo respiro, e dopo aver fatto
mettere a posto le mani
ad Eliot, si compose, sedendosi dritta sullo sgabello
d’acciaio, e si mise
all’opera per ricucire il suo uomo, che la guardava attento e
affettuoso.
“Per le ferite più piccole
userò un cerotto spray enzimatico che accelera
la cicatrizzazione, al braccio posso usare le farfalline ma qui
dovrò darti una
quindicina di punti. La cattiva notizia è che ti
rimarrà una cicatrice
piuttosto grossa, la buona è che alle donne le cicatrici
piacciono parecchio.”
Come ad enfatizzare la cosa, percorse delicata con
un dito quella che
Eliot aveva sulla spalla destra, che gli
era rimasta dopo aver aiutato il colonnello Vance a sventare un attacco
alla
metropolitana di Washington.
“Bimba, l’unica donna di cui
mi importa è qui, e si sta prendendo cura del
mio vecchio corpo malconcio. E io saprò esserle molto
riconoscente…” Le
sussurrò, con una voce colma di malizia, sguardo allusivo,
prendendosi come
risposta un leggero scappellotto. “Certo che con ago e filo
te la cavi bene.
Prima o poi dovrai raccontarmi dove hai imparato a farlo.”
“Ho una profonda conoscenza delle prime
stagioni di Grey’s Anatomy e di tutta
ER. Sai,
quella serie medica dei primi anni
novanta, con George Clooney e Noah While. E internet. Su YouTube si
può
imparare tutto.” Schioccò la lingua, e quando
notò lo sguardo curioso e attento
di Eliot, che sembrava voler imprimere nella memoria ogni singolo
istante,
arrossì. “E adesso cosa
c’è?”
“Niente.” Eliot
scrollò il capo, ma non smise di guardarla con un
sorrisetto sulle labbra, ma quasi timido, titubante, come se volesse
dire
qualcosa ma temesse la sua reazione. “Non ti sa di
déjà-vu? Tu che mi ricuci su
questo banco… Ho questa impressione.”
“Eliot, siamo fortunati se ti ricucio
una volta al mese. Fai un lavoro
parecchio pericoloso, e dato che odi gli ospedali, tocca sempre alla
sottoscritta rimetterti in sesto.”
“Io non odio gli ospedali! Sono un covo
di burocrati che denunciano ferite
da armi da fuoco e da taglio, ed un uomo può mentire solo
fino a un certo
punto.” Alzò gli occhi al cielo.
“Però, seriamente, mi sembra di aver
già
vissuto tutta questa roba…”
Becks incrociò le braccia sul tavolo,
tamburellando con le dita. “Eliot, te
lo ricordi il nostro primo bacio?”
“Oh, sì… eravamo
sulle scale, davanti all’appartamento di Nate e Sophie.
Dovevamo
vederci con tua sorella. Avevi quel delizioso vestito di pizzo
bordò, ed eri
così nervosa, che per distarti ti ho baciata.” Le sorrise, arrogante e
malizioso, e alzò un
sopracciglio. “Avevo considerato l’idea di
trascinarti a casa mia e legarti al
mio letto per riempirti di baci, ma, lo sai, sono un gentiluomo,
quindi…”
“Oh, sì, certo, come no, mi
ricordo come abbordavi le ragazze prima che ci
mettessimo insieme, un vero gentiluomo, proprio.” Lo
schermì, ma subito dopo
qualcosa le passò per la mente, e Becks arrossì,
mentre guardava la cicatrice
sulla spalla. “Quella non è stata la prima volta
che ci siamo baciati, ma la
seconda.”
Eliot ridacchiò, scrollando le spalle-
o almeno, provandoci. Fece una
smorfia di dolore, quando il suo corpo gli ricordò dello
stato pietoso in cui
si trovava. “Non riesco a credere di
essere stato tanto ubriaco da non ricordarmene…”
Becks fece segno di sì con il capo,
accarezzando la cicatrice della spalla.
“È
stato quando ti ho ricucito questa
ferita qui, quando avevi dato una mano a Vance. Hardison e Parker ti
avevano
trascinato qui praticamente in braccio, Parker diceva che non avevi
voluto
essere portato in ospedale, ma che appena eri salito in macchina, eri
svenuto.
Io… mi ero presa un bello spavento. Eri… pieno di
ferite, avevi i vestiti
completamene insanguinati, e avevi così tanto male che
continuavi a svenire,
così ti ho dato della morfina…”
“Oh, tesoro, mi spiace così
tanto…” Eliot le accarezzò il volto,
triste,
cercando di asciugare con le nocche le lacrime che scendevano copiose
dagli
occhi chiari. “Mi spiace, io… ti giuro, non
ricordo nulla.”
“Il cervello blocca le aree della
memoria connesse al dolore, è un
meccanismo di difesa. E la morfina è roba bella forte,
quindi non me ne
stupisco…” Becks tirò su col anso, ed
arrossì. “Quando sono venuta a
controllare come andavi, eri sveglio, ma eri… eri strafatto.
Stavo controllando
che i punti tenessero quando mi hai spostato una ciocca di capelli dal
volto ed
hai iniziato a dire che non ti eri mai accorto di quanto fossi
graziosa. Io ho
alzato gli occhi al cielo, e non ti ho nemmeno risposto,
così tu…” esitò un
momento, e si schiarì la gola. “tu hai avuto la
brillante idea di afferrarmi
per il sedere e trascinarmi addosso a te, e di iniziare a
baciarmi.”
“Intendi un vero bacio,” Lui
la guardò, accigliato, un po’ incredulo.
“lingua e tutto. Alla francese.”
“No, Eliot, considero il nostro primo
bacio uno schiocco sulla guancia.
Certo che intendo un vero
bacio!”
Sbuffò, seccata. “Comunque, la cosa è
andata avanti per un po’, anche perché,
lo sai, ho sempre avuto un debole per te. Però poi tu hai
provato a sbottonarmi
la camicetta per palparmi il seno, e hai spezzato
l’incantesimo. Così io sono
scappata a gambe levate, dandoti anche una ginocchiata nello stomaco
mentre mi
divincolavo. E facendoti aprire le ferite.”
Eliot rise, nonostante il dolore acuto che provava
a fare il più piccolo
movimento. Stette in silenzio per qualche minuto, contemplando la donna
della
sua vita al lavoro sul suo povero corpo martoriato, poi non resistette
alla
tentazione di farle una domanda.
“Dì un po’, ma me
la cavo anche da strafatto? Giusto per sapere….di
già che
non me lo ricordo io, che almeno tu te lo sia
goduta…”
Abbracciandolo, scoppiò in una calorosa
risata che riempì ad entrambi il
cuore.