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Autore: EllyPi    15/09/2020    1 recensioni
Dopo la morte del tiranno Galbatorix ognuno prese la sua strada, due donne sedevano sui loro troni, due cavalieri alla ricerca di qualcosa. Il destino a volte porta a risultati diversi da ogni speculazione e previsione. Come procederà la storia di Alagaesia dopo la pace?
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castigo, Eragon, Galbatorix, Murtagh, Nasuada
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nasuada e il piccolo ancora senza nome si ritirarono nella loro stanza, Katrina andò in cucina e portò alla ragazza dalla pelle d’ebano una tisana per aiutarla a dormire. Murtagh uscì, aveva bisogno di parlare con l’altra parte della sua coscienza, il suo drago.

Castigo era acciambellato nel centro della piazza, come ogni notte dopo la caccia.

Sento che sei piuttosto sconvolto, qualcosa non va?, gli chiese il saggio lucertolone rosso, come amava definirlo il Cavaliere.

Come non esserlo? Il mio più grande terrore è diventato realtà…, gli rispose accasciandosi accanto al suo muso enorme.

Non mi sembro morto ancora, commentò il drago sarcastico. Nei momenti giusti sapeva come  tirare su di morale il suo Compagno. Murtagh sorrise istintivamente, poi tornò serio in un istante, non appena la sua mente pensò di nuovo a quel neonato.

La seconda paura più grande, allora: stanotte sono diventato padre. , pensò trattenendo il respiro.

E perché ti spaventa? È una cosa normale, sentenziò il drago.

Per gli altri sì… Io… non avrei mai voluto che accadesse, non avrei mai voluto che esistesse al mondo una creatura che abbia me come padre, un ragazzo odiato in tutto il regno e che si trascina un destino a dir poco infausto! Ho troppa paura di diventare come Morzan… .
Castigo gli sbuffò aria calda sulla testa, arruffandogli i capelli corvini, che si era lasciato crescere. Era un gesto affettuoso per loro. Solo Castigo gli aveva riservato gesti di quel genere in tutta la sua vita, il suo drago era l’unica figura che tenesse a lui.

Quando ti chiamavano figlio di Morzan rispondevi prontamente che non è il figlio a scegliere il padre. Tu non sei come lui, lo hai dimostrato. Sei un uomo buono. Se non avessi salvato sua madre secondo quello che ti diceva il cuore il piccolo non sarebbe qui., lo rincuorò la creatura squamata.
Murtagh non era convinto. Tornarono violentemente a galla tutti i brutti ricordi della sua infanzia che aveva sempre cercato di reprimere, per ultimo il giorno in cui gli venne inflitta la sua cicatrice.
E se dovessi fargli del male, come mio padre ha fatto a me? Sono stato in Guerra, sono stato addestrato per la mia intera vita ad uccidere. Se dovessi farlo a mio figlio?, chiese Murtagh.

Semplicemente non lo farai. Lo so, conosco il tuo cuore. Uccideresti mai Nasuada? , lo incalzò il drago.

No, mai! , ammise Murtagh, con il cuore che sembrava essersi spostato nella sua mano per poterlo leggere, scrutare quello che si trovava al suo interno, sé stesso.

Allora non uccideresti tuo figlio. Voi umani avete un istinto protettivo nei confronti dei vostri cuccioli, e io so che Murtagh non potrebbe mai fare quello che suo padre ha fatto a lui, quello che ti ha costretto a patire per tutta la vita., concluse il drago.

Il Cavaliere rimase a guardare il cielo che dietro i monti schiariva piano. Cercò di meditare su quanto era successo, ripartendo dall’inizio, dall’incontro con Nasuada quando era nata in lui per la prima volta un interesse per una vita altra dalla sua. Quella ragazza così bella, ma soprattutto con un animo così profondo e coraggioso lo aveva lasciato senza parole in più di un’occasione quando lei portava libri salvati dalla censura del re al ragazzo nella cella per alleviare la sua prigionia. Non conosceva l’amore allora. Era solo un ragazzo nato da un uomo violento, crudele nei suoi confronti che aveva direttamente o indirettamente costretto la madre ad una fuga disperata per salvare il suo secondo figlio dal destino del primo morendo nel farlo e lasciando il piccolo Murtagh indifeso nelle mani del padre. Dopo la morte fortunatamente prematura del padre aveva vissuto a Gil’ead nella corte del re, a evitare intrighi e nobili che volevano sfruttare il suo rango e l’occhio di riguardo che il re in persona riservava a quel giovane ospite. Dopo la sua cattura solo Castigo era riuscito a fargli smuovere sentimenti che non aveva mai pensato di provare: paura quando il re li puniva, pietà per un essere che aveva scelto lui come Cavaliere, senza sapere della prigionia che sarebbe stata la sua vita, amicizia e riverenza per una creatura tanto saggia. Ripensò a quando aveva tentato la fuga e anche la vita piuttosto che rapire Nasuada come chiestogli dal re, ma era stato costretto a farlo con la forza, a portarla in cattività assieme a loro due sventurati. Ma l’ammirazione che provava per lei era maturato in un embrionale amore già, e vederla soffrire così tanto e resistere ad ogni costo alle torture del re aveva fatto sbocciare il sentimento. Il suo Vero Nome era cambiato grazie a loro, ora conteneva sia Libertà sia Amore, parole che Murtagh non avrebbe mai pensato potessero mai essere la sua Essenza. Ripensò a quella notte dolorosa in cui il re aveva voluto giocare con la sanità mentale del Capo dei Varden un’ultima volta unendo le loro vite. Murtagh avrebbe voluto che fosse andata in un modo differente, nonostante il suo amore. Aveva fatto di tutto per liberarla, rischiando la vita per mandare informazioni ai Varden, organizzare la via d’ingresso alla fortezza per il suo fratellastro. Ricordò la leggerezza la notte della Liberazione, i festeggiamenti, quel bacio che tanto aveva atteso, i loro corpi insieme. E la tristezza del risveglio la mattina dopo, della rivelazione che lui non poteva stare con lei, per il bene di entrambi. La partenza per ritrovare sé stesso, lavare via le sue colpe e le lacrime della ragazza alla notizia. Castigo intervenne nei suoi ricordi: Lo capisci ora che è lei il tuo destino? Lei ti ha salvato, ci ha salvati!

… forse non dovremmo più scappare e nasconderci allora?, chiese il Cavaliere.

Non credo, Amico mio. Lei e questo bambino possono essere la tua redenzione. Potremmo servire per una volta la giusta causa, proteggere questo regno, la nostra unica casa… , rispose il drago quasi in una supplica implicita per restare.

Continueranno a mandarci occhiate e a non fidarsi di noi, potrebbero addirittura  non fidarsi più di Nasuada! , si lamentò il ragazzo.

Dovrai solo dimostrare chi sei. Io so che rimanere è la strada giusta da percorrere.

 

L’alba arrivò, portando calma nel cuore del Cavaliere. Alriech e Baldor, i gemelli figli del fabbro, uscirono dalla loro dimora e raggiunsero allegri il ragazzo seduto accanto al suo drago.
“Notte brava, eh? Ti vedo stanco, Cavaliere.” , commentò il primo. Murtagh alzò lo sguardo su di loro, come se si fosse appena risvegliato da un sogno.
“Eccome, non ho dormito” , rispose sbadigliando.
“Pensavi ad una fanciulla?”, chiese Baldor malizioso. A Murtagh spuntò un sorriso amaro sulle labbra.
“In un certo senso.”

“Ma allora nel tuo cuore c’è qualcuno!”, rispose sorpreso l’altro gemello. Murtagh scattò in piedi.
“Credi che non sia capace di amare?”, sibilò il Cavaliere. Castigo ringhiò rumorosamente al suo Compagno, che sembrava non avere paura di lui. I due gemelli invece indietreggiarono intimoriti dalla grande bestia. Calmati, Murtagh. Ti ho detto prima che devi dimostrare chi sei, non scattare pensando che ti abbiano offeso! , lo schernì Castigo, snudando i denti.
Il Cavaliere chiuse gli occhi e fece un respiro profondo per calmarsi. Forse non è una buona idea rimanere…

Sta’ zitto. Odio quando ti comporti da stolto. Sei un Cavaliere dei Draghi e un ragazzo beneducato. Non prendere sempre tutto sul personale. Loro sono davvero tuoi amici. Solo conquistando le persone potrai pensare di essere accettato. , rispose il drago rosso stizzito da quel suo Compagno che a volte non sembrava proprio ascoltare. Nonostante il suo uovo si fosse schiuso due anni prima, il drago era stato messo al mondo da draghi selvaggi prima ancora che Galbatorix nascesse. E Castigo da dentro il suo guscio aveva sentito molte cose e ne sapeva ancora di più.

“Scusatemi” , disse il ragazzo più alto dei tre verso i due suoi amici.
“Capiamo, a volte anche noi litighiamo, specialmente quando uno dei due è nervoso.” , rispose Baldor alzando le spalle e facendo un sorriso.

Come potevano averlo accettato nonostante l’ostilità di tutti gli altri, compresi i loro genitori? Forse le generazioni più giovani sarebbero state più inclini a perdonare i suoi atti, o per lo meno a comprendere il motivo che lo aveva costretto a compiere simili gesti. Magari anche suo figlio un giorno avrebbe potuto non odiarlo come lui invece odiava Morzan…

  
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