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Autore: Abby_da_Edoras    21/09/2020    4 recensioni
Questa storia nasce da un sogno che ho fatto e sinceramente non avrei mai creduto di tornare a scrivere in questo fandom, eppure... mai dire mai! Questa ff è il sequel della mia storia "Shadows and lights" (ma non è indispensabile averla letta): sono passati più di due anni dalla conquista di Napoli da parte del Re Carlo e dalle atroci esperienze del Principe Alfonso. Nel frattempo il Re è tornato in Francia, lasciando il Generale a guidare il Regno di Napoli in sua vece, ma all'inizio di questa storia il Generale è morto. Il Papa Borgia, allora, non perde l'occasione per ampliare i suoi domini e manda il figlio Juan come "protettore" del Principe Alfonso, perché sia lui a governare Napoli. Il rapporto tra Juan e Alfonso, però, evolverà in maniera inaspettata...
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a registi, autori e produttori della serie TV The Borgias.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alfonso II di Napoli, Altri, Juan Borgia
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Salvation'
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Capitolo tredicesimo: The Reckoning

 

In blood and tears, a thousand times
We rise against, we'll always hold the line
Of reckoning

Red tears run down like a river
Don't close your eyes, it won't disappear
No fear, you wanna end the pain
Don't let go, don't back down
Hold the line, we'll bring the reckoning!

(“The Reckoning”- Within Temptation feat. Jacoby Shaddix)

 

Il Marchese Gonzaga si trattenne a Napoli ancora per qualche giorno prima di fare ritorno a Mantova, ormai rassicurato sulla lealtà di Juan Borgia al giovane Principe e onorato di un’alleanza con il Regno di Napoli, indipendente da qualsiasi legame con il Papa.

Alfonso era molto soddisfatto per quel primo passo, che poteva sembrare una sciocchezza ma che per lui significava tanto. Non si era mai ritenuto un vero sovrano, quando il padre si era ammalato gravemente era stato logico ritenere che fosse lui il vero Re di Napoli e lui si divertiva anche a farlo credere e ad atteggiarsi a principino altezzoso con quelli che venivano a domandare privilegi e appoggio… ma, appunto, il suo era stato solo un atteggiamento. Al tempo era un ragazzino di dodici/tredici anni, viziato e immaturo, e quelli che prendevano veramente le decisioni erano i consiglieri del Re Ferrante, che seguivano la politica del sovrano.

E ad Alfonso era andata sempre benissimo così, non aveva ambizioni, gli piaceva vivere bene, tranquillo e ammirato.

Poi, però, il padre era morto e, cosa ancora più grave, il Regno era stato invaso dai Francesi.

Da un giorno all’altro, Alfonso aveva perso tutto, aveva rischiato la vita, era stato torturato in modi atroci e assurdi, senza alcuna ragione… e poi si era ritrovato ostaggio del Re Francese e protetto da un Generale straniero. E, nonostante il Generale fosse stato sempre molto buono, gentile e premuroso con lui e Alfonso avesse imparato, col tempo, a volergli veramente bene, era tuttavia consapevole che si trattava, appunto, di un Generale, un comandante militare che niente avrebbe potuto se, per un altro dei suoi crudeli capricci, Re Carlo avesse voluto farlo straziare ancora. Ogni giorno poteva essere l’ultimo della sua vita, in quel periodo, e Alfonso ne era stato sempre terribilmente consapevole.

In seguito le cose erano migliorate quando Re Carlo era rimasto in Francia e aveva rimandato il Generale a Napoli, a governare il Regno come suo vassallo e con Alfonso come Re fantoccio per non innervosire la Spagna o gli altri Stati Italiani ostentando una dominazione francese… cosa che, peraltro, era. Ma per Alfonso quelli erano stati giorni sereni, finalmente al sicuro da quel Re sadico e dalle sue follie, nella città in cui era nato e cresciuto, protetto dal Generale e di nuovo rispettato dal suo popolo. Non contava nemmeno quanto il due di briscola, certo, era il Generale a comandare, seguendo le direttive del suo Re, ma non era poi diverso da quando il Principe ragazzino fingeva di essere il Re mentre erano i consiglieri del padre a prendere tutte le decisioni.

Adesso, però, era lui il Re di Napoli. Era stato lui a convocare Don Hernando e a incaricarlo di rinforzare e riorganizzare l’esercito del Regno, era stato ancora lui a prendere contatti con Francesco Gonzaga e a stipulare un’alleanza con lui. Certo, aveva seguito i consigli di Juan Borgia per fare tutto ciò, ma alla fine era stato lui personalmente a parlare con quegli uomini, a prendere le decisioni e a farsi rispettare da loro.

Non credeva che ci sarebbe mai riuscito e invece ce l’aveva fatta!

Aveva tutti i motivi per essere compiaciuto e soddisfatto di sé.

Erano ormai trascorsi più di sei mesi da quando Juan era giunto a Napoli e Alfonso rifletteva che ciò che, sulle prime, gli era sembrato un nuovo tentativo di invasione, era invece diventato qualcosa di meraviglioso e perfetto: l’appoggio, seppure inesperto, di Juan e quello molto più solido di Don Hernando gli avevano consentito di diventare di fatto oltre che di nome il vero sovrano di Napoli; inoltre il Regno era adesso più sicuro, con un esercito più forte e organizzato e una rete di spie (le famose cortigiane di Madonna Flora) che tenevano sempre sott’occhio i Baroni di Napoli, i primi nemici della casata Aragonese. Le alleanze che Alfonso avrebbe intessuto con i signori delle corti italiane sarebbero state un’ulteriore consolidamento della potenza del Regno.

E, cosa da non trascurare, il legame con Juan, seppure tra alti e bassi dovuti alle intemperanze e ai vizi del giovane Borgia, era qualcosa che Alfonso non aveva mai vissuto prima e che lo rendeva felice in un modo che non era neanche in grado di esprimere. Stava bene con lui, per la prima volta nella sua vita si sentiva capito e complice, quando Juan gli era accanto il suo cuore batteva più forte e lui provava una gioia infinita, la sicurezza che niente sarebbe andato storto finché fossero stati insieme.

Nella sua ingenuità e inesperienza, Alfonso chiamava amicizia questo rapporto, perché qualsiasi altro nome lo faceva arrossire e gli incendiava il sangue nelle vene… ma, del resto, Alfonso non aveva mai avuto un vero amico più o meno della sua età.

Sul fatto che lui e Juan avessero rapporti carnali molto frequenti e appassionati e che il solo vederlo o averlo vicino lo facesse fremere, il giovane Principe preferiva non soffermarsi troppo… non aveva ancora nemmeno ben capito come funzionasse la cosa e perché il suo corpo reagisse così!

Ma quello che veramente contava era che Alfonso era davvero, totalmente, pienamente e immensamente felice.

Quella sera, dopo aver cenato, i due giovani si trovavano da soli sul balcone che dava sul mare, ad ammirare le ultime lame di luce del sole al tramonto che inondava il cielo di straordinarie sfumature cangianti dorate, viola e arancio. Alfonso sorrideva sereno, riflettendo sui cambiamenti positivi della sua vita in quei mesi così intensi. Si voltò un attimo a guardare Juan e gli bastò vedere il suo volto illuminato dalla luce del tramonto e i riflessi dorati che quella luminosità regalava ai suoi capelli per diventare rosso fuoco e sentirsi tremare… per fortuna il tramonto faceva strani giochi colorati e il suo rossore poteva benissimo passare per un riflesso!

Juan, però, non era ingenuo come il giovane Principe e capì subito cosa stava succedendo nel cuore e nelle emozioni del suo compagno. Allungò un braccio, lo passò attorno alle spalle di Alfonso e lo attirò a sé per baciarlo.

Anche lui, quella sera, si sentiva particolarmente felice e sereno. Per lui valeva lo stesso discorso fatto per il Principe: la sua vita in quei mesi era migliorata in modo incredibile, adesso era il consigliere e il successore del Re di Napoli, Duca di Gandia e di Calabria ma, cosa ancora più importante, aveva l’amore incondizionato di un ragazzo che lo accettava e lo faceva sentire unico e speciale.

Juan non aveva mai provato una sensazione di totale beatitudine come in quel periodo dorato e inutilmente aveva cercato quella soddisfazione nel vino, nell’oppio e nel sesso sfrenato con cortigiane e prostitute. Bastava lo sguardo adorante e il sorriso luminoso di Alfonso per farlo sentire il Re del mondo…

Ed era tanto più rasserenato perché aveva ricevuto notizie incoraggianti da Roma.

Quel mattino, quando gli era stata consegnata una lettera di suo padre, aveva tremato, agghiacciato al pensiero che il genitore gli ordinasse di eliminare il Principe, che i tempi erano maturi e che non ci sarebbero stati sospetti su di lui.

Invece quello che aveva letto lo aveva sorpreso piacevolmente.

Mio caro figlio, ciò che hai saputo fare a Napoli va al di là di ogni mia aspettativa e siamo davvero lieti che tu non abbia seguito il tuo impeto e non abbia ucciso il giovane Principe, sarebbe stato un danno incalcolabile per la nostra famiglia. Infatti abbiamo organizzato per la tua amatissima sorella Lucrezia delle nozze prestigiose con il diciassettenne Alfonso d’Aragona, nipote del Re di Spagna.* E’ pertanto molto importante che i rapporti tra i Borgia e gli Aragona si mantengano il più possibile sereni e improntati a reciproca fiducia e stima.

Juan era rimasto talmente soddisfatto da ciò che aveva letto da non potersi trattenere, doveva raccontare ad Alfonso che Lucrezia e l’altro Alfonso si sarebbero sposati e che, quindi, le loro famiglie sarebbero state ancora più legate, non riusciva a trattenere l’entusiasmo pensando che non avrebbe più dovuto fare del male al suo Principe e che, anzi, il padre appoggiava la loro amicizia.

Sì, beh, certo, Rodrigo Borgia non sapeva che i due andavano a letto insieme, ma non c’era alcuna ragione perché dovesse scoprirlo, no?

“Ti vedo particolarmente contento questa sera, Alfonso” gli disse Juan, dopo averlo baciato a lungo.

“Lo sono, infatti” ammise il Principe, arrossendo. “Ho stipulato l’alleanza con il Marchese Gonzaga e, anche se è solo la prima di una lunga serie di trattative che mi aspettano, sono soddisfatto di avercela fatta… è molto importante per me. Ma anche tu mi sembri più sereno del solito…”

“Ho ricevuto buone notizie da Roma” replicò compiaciuto Juan. “Mia sorella Lucrezia si è fidanzata con Alfonso d’Aragona e si sposeranno presto!”

La notizia non ebbe l’effetto sperato sul giovane Principe. Il volto di Alfonso si rabbuiò immediatamente e il suo sguardo si fece cupo.

“E per te questa sarebbe una buona notizia?”

Juan trasecolò.

“Certamente” rispose. “Il matrimonio di Lucrezia con il nipote del Re di Spagna rafforzerà i legami tra le nostre famiglie e, di conseguenza, anche il Regno che stiamo creando insieme a Napoli.”

Alfonso scosse il capo, frustrato.

“Sei davvero così ingenuo quando si tratta della tua famiglia oppure sei d’accordo con loro per portarmi via il Regno?” mormorò, deluso e rattristato. “Questo è un chiarissimo piano di tuo padre per impossessarsi finalmente della corona di Napoli, possibile che tu non te ne renda conto? O forse non vuoi rendertene conto?”

“Io proprio non capisco di cosa tu mi stia accusando” protestò Juan, innervosito. Credeva che Alfonso sarebbe stato felice come lui di quel fidanzamento che stringeva ancora di più i rapporti tra le loro famiglie e invece il Principe non trovava di meglio da fare che accusare suo padre di tramare qualcosa di losco?

Alfonso cominciava a pensare che Juan fosse davvero ingenuo come mostrava di essere quando veniva tirata in ballo la sua preziosa famiglia…

“Allora ti spiegherò tutto” disse, con un sospiro rassegnato. “Alfonso d’Aragona è il nipote del Re di Spagna, come hai detto. Io non lo conosco personalmente e non so quali ambizioni possa nutrire ma, in ogni caso, purtroppo conosco tuo padre e so benissimo quali ambizioni nutra lui. Io sono un Aragona, è vero, ma discendo da un ramo cadetto della famiglia, mentre Alfonso è nipote diretto del Re di Spagna. Inoltre, se lui e Lucrezia si sposeranno, avranno dei figli. Ora, chi pensi che potrebbe essere più saldo sul trono di Napoli, un giovane Aragonese di un ramo cadetto e senza discendenza oppure un nipote del Re di Spagna con la possibilità di generare eredi per il Regno?”

La logica del ragionamento di Alfonso si palesò davanti agli occhi di Juan in tutta la sua drammatica chiarezza. Ma… era possibile che suo padre volesse fargli questo? Se il suo vero intento era quello di mettere Lucrezia e Alfonso d’Aragona sul trono di Napoli, allora perché mai aveva mandato lui come protettore del Principe Alfonso, attuale e legittimo sovrano del Regno? Perché, addirittura, gli aveva ordinato di conquistare la fiducia del Principe per poi eliminarlo se non voleva che fosse lui a governare il Regno di Napoli?

Anche la risposta a questi interrogativi si palesò dolorosamente alla mente di Juan.

Rodrigo Borgia voleva semplicemente mettere qualcuno della sua famiglia sul trono di Napoli.

Avrebbe tentato con Goffredo e Sancha, se non avesse avuto di meglio, ma Sancha era illegittima e non sarebbe mai stata accettata come Regina, tanto meno dopo aver sposato un Borgia.

Juan, invece, aveva la possibilità di farsi accettare come protettore dal legittimo sovrano di Napoli, giovane, inesperto e impaurito dopo l’invasione francese. Di fatto, anche senza eliminare il Principe, Juan Borgia avrebbe governato il Regno di Napoli in nome e secondo i desideri di suo padre.

Poi, però, si era presentata un’occasione ancora più propizia: l’amicizia tra Juan e Alfonso aveva portato gli Aragona ad avvicinarsi ai Borgia e questo aveva favorito il fidanzamento di Lucrezia e Alfonso d’Aragona. Il giovane Principe aveva perfettamente ragione: un giovane discendente del Re di Spagna e con la possibilità di avere presto eredi sarebbe stato il candidato perfetto al trono di Napoli. Rodrigo Borgia aveva ottenuto ciò che voleva e senza neanche doversi sporcare le mani del sangue di Alfonso...

Lui, Juan, era stato solo un mezzo per giungere ad un fine, era stato la seconda scelta di suo padre…

Alfonso lesse negli occhi del giovane Borgia che la verità era infine giunta anche alla sua mente e che, chiaramente, non era quello che voleva.

“Non possono farlo!” esclamò Juan, pieno di rabbia e delusione. “Sei tu il legittimo sovrano di Napoli e io sono tuo protettore e consigliere, non possono toglierci ciò che è nostro!”

“Magari non lo faranno, magari si limiteranno… ad aspettare” ribatté Alfonso, tristemente. “Sai già che le ferite che Re Carlo mi ha fatto infliggere mi hanno avvelenato il sangue e che non sono destinato a vivere a lungo. Quando io non ci sarò più, sul trono di Napoli siederanno tranquillamente Alfonso e Lucrezia e i loro figli. Se avrai fortuna, magari ti concederanno di restare come protettore del Regno o qualcosa del genere…”

Gli occhi di Juan mandarono un lampo.

“Non lo permetteremo. Io non lo permetterò” dichiarò, infiammato. “Dobbiamo continuare a circondarci di amici e alleati, dovrai prendere contatto con altri potenti d’Italia, con il Doge di Venezia e anche… beh, sì, anche con Ludovico Sforza, e nessuno oserà avvicinarsi al Regno di Napoli!”

“Sì, certo, posso farlo, ma non credo che…” provò a dire Alfonso, ma Juan non lo lasciò finire. Lo strinse in un abbraccio impetuoso, baciandolo più intensamente e profondamente che poté. Era infuriato con suo padre che lo riteneva così facilmente sostituibile, che voleva usare Alfonso per i suoi scopi, prima ordinandogli di ucciderlo e adesso di blandirlo per cementare l’alleanza con gli Aragona.

A lui non interessavano le alleanze, voleva Alfonso, era felice nel governare con lui il Regno di Napoli, si sentiva a casa accanto a lui e non poteva nemmeno pensare di perdere quella serenità che provava da quando si era legato a quel Principe così sfortunato. Sempre continuando a baciarlo lo spinse contro il balcone, si abbassò i pantaloni e li sfilò anche al ragazzo, lo sollevò da terra e si spinse in lui. I loro corpi furono uniti in un impeto ardente di passione, un’unica fiamma di desiderio e amore, mentre Juan pensava che voleva rimanere così per sempre, unito ad Alfonso, perché niente e nessuno potesse separarli mai.

Tanto meno suo padre e le sue sporche cospirazioni.

Fine capitolo tredicesimo

 

 

 

 

 

* La storia di Lucrezia e di Alfonso d’Aragona è vera, i due si sposeranno il 21 luglio 1498. Nella realtà, tuttavia, il giovane Alfonso era figlio di Alfonso II di Napoli cosa che, per ovvie ragioni, non poteva verificarsi nella mia storia, essendo i due quasi coetanei!

 

 

 

 

 

   
 
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