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Autore: babykit87l    22/09/2020    1 recensioni
Martino e Niccolò stanno insieme ormai da sette anni, finché un evento traumatico non cambia le loro vite stravolgendole. Sarà dura tornare alla vecchia vita o forse l'unica soluzione è considerare la possibilità di iniziarne una nuova.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 15  

 

 

Una cosa era certa, da quella sera in cui aveva iniziato a ricordare: la confusione.  Eppure, in mezzo a tanti dubbi, c’erano ora delle sicurezze. Aveva ancora dei buchi tra un ricordo e l’altro, eppure quando aveva aperto gli occhi quella mattina, aveva riconosciuto Martino. Non il ragazzo paziente e dolce che l’aveva atteso in quei mesi, facendolo innamorare di sé. Aveva riconosciuto il Martino che anni prima lo aveva messo di fronte a un bivio, me o lei, che aveva promesso di stargli sempre accanto e che quella mattina del 15 dicembre 2018 gli aveva proposto di fare un gioco chiamato “Martino e Niccolò minuto per minuto”. Lo stesso che una settimana prima dell’aggressione gli aveva comprato un anello, probabilmente per chiedergli di sposarlo, anche se non sapeva che Niccolò lo aveva scoperto.   

E rendersi conto che quel meraviglioso ragazzo, con cui aveva deciso – ad appena 20 anni – di vivere insieme, era riuscito nell’impresa di farlo innamorare per ben due volte, gli aveva riempito il cuore e fatto dimenticare per un attimo che quattro tizi una notte di una settimana qualsiasi avevano deciso di picchiarlo fino a farlo svenire. O forse di più.   

Era per questo che Martino e i suoi genitori avevano insistito tanto per la visita dallo psichiatra. “È assolutamente necessaria. Non me ne frega un cazzo se credi di non volerlo. Lo farai, per me.” E con quelle parole lo aveva convinto a presentarsi alla seduta. E forse aveva ragione Martino perché, non appena entrato in quella stanza, si rese conto di aver bisogno di parlare con qualcuno di esterno, imparziale, che riuscisse a vedere le cose da prospettive diverse.  

“Riesce a dormire la notte?” Chiese il dottore di fronte a lui, con un tono e un atteggiamento pacato che forse voleva essere rassicurante ma c he Niccolò percepiva solo come accondiscendente .  

“Non proprio. Mi addormento, ma ho un incubo ricorrente.”  

“Me ne parli.” Lo esortò lo psichiatra.  

“Lo facevo anche prima di ricordare, ma non riuscivo a mettere a fuoco le immagini ed era tutto confuso. E ne avevo paura. Ora però riesco a dargli un senso. E mi sveglio di soprassalto.”  

“Cosa sogna di preciso?”  

“L’aggressione... alcuni momenti in particolare.”  

“Ne ha ancora paura?”  

“Non proprio. Quello che mi hanno fatto quando ero cosciente è un dolore che provo solo nella testa. Non è reale.”  

“Che intende con ‘non è reale’?”  

“Che non sento più il dolore fisico. Lo ricordo e questo mi angoscia un po’, ma non lo provo fisicamente davvero.”  

“Però quello che percepisco io è che c’è qualcos’altro che la turba, Niccolò. Cos’è che l’angustia allora?”  

Niccolò abbassò lo sguardo e deglutì a forza, sentendo il peso sul cuore sempre più forte, quasi a schiacciarlo.   

“Se non vuole dirmelo, non è obbligato.”  

Sospirò e scosse la testa. Doveva parlare. Era lì per questo motivo. Non aveva senso omettere o non approfondire quello che lo stava divorando ormai da un paio di giorni. Non ne aveva parlato nemmeno con Martino, che si era dimostrato fin troppo comprensivo. Quando si era risvegliato quella mattina, la testa gli faceva male e aveva lo stomaco disturbato, ma aveva sorriso di fronte allo sguardo dolce ma chiaramente preoccupato di Martino.   

“Come ti senti?” Gli aveva chiesto immediatamente.  

“Molto confuso in realtà...”  

“Però ricordi, vero?”   

Niccolò aveva annuito lentamente, prima di poggiare la testa sulla spalla del ragazzo e stringersi a lui. “Ricordo la maggior parte delle cose. Di noi. Mi mancano dei pezzi ma diciamo che è tornato tutto.”  

“Anche...?”  

“Sì, Marti, anche di quella notte.”  

Non aveva aggiunto altro. Martino era stato così discreto nel suo solito modo di porsi che non aveva chiesto altro. Gli bastava sapere che ricordava tutto. Per il resto, per l’analisi e per capire cosa era successo ci avrebbero pensato più avanti, con lo psichiatra e i carabinieri. Doveva ancora fare una denuncia per quella notte.   

Così ora davanti alla domanda del medico, di fronte a lui, Niccolò sapeva che doveva togliersi questo peso. Doveva parlare. E capire come muoversi.   

“L’ultima cosa che ricordo di quella notte è che uno degli uomini ha detto una cosa e non so se poi è successo perché sono svenuto.”  

“Di cosa parla?” Chiese lo psichiatra, attendendo paziente che il ragazzo rispondesse.  

Niccolò ingoiò il nodo alla gola e prese un respiro profondo. “Ecco... avevano una spranga di ferro, mi pare, e uno di quei tizi, credo parlasse con gli altri, non lo so, però... disse che sicuramente mi sarebbe piaciuto se me l’avessero ficcata dietro...” Riportò con molta fatica. Tremava mentre parlava.  

“Crede che l’abbiano seviziata, è questo che sta dicendo?”  

Niccolò annuì, tra le lacrime che iniziarono a scendere sul suo volto provato. “Però non lo so per certo perché ero svenuto.”  

L’uomo rimase in silenzio per diversi minuti, mentre Niccolò sfogava un tormento interiore che era rimasto sepolto da una coltre di nebbia nella memoria ma che era diventato un macigno insopportabile.   

“Niccolò...” Lo chiamò lo psichiatra, attirando la sua attenzione. “Gli accertamenti per verificare la violenza non sono più possibili perché è passato troppo tempo, ma se avessero usato una spranga di ferro probabilmente ci sarebbero state lesioni interne ed esterne. Se vuole può comunque fare degli esami per assicurarsi di stare bene davvero. La posso mettere in contatto con un centro dove lavorano dei colleghi che conosco.”  

“Vabbè fisicamente sto bene in realtà...”  

“Allora dobbiamo lavorare sull’aspetto psicologico. Parlerò anche con il dottor Rizzo per decidere la terapia più adeguata, dato anche il suo disturbo.”  

Quando uscì dalla seduta, Martino lo stava aspettando appoggiato alla macchina e il telefono in mano, non si accorse di lui se non nel momento in cui si palesò davanti e alzando lo sguardo gli sorrise.  

“Ehi, com’è andata?”   

“Bene, dovrò fare un percorso psicologico per superare lo stress post-traumatico, ma me l’aspettavo.”  

“Sì, anche io. Non mi pare che sia stata una passeggiata di salute recuperare i ricordi tutti insieme in quel modo...” Niccolò vide Martino incupirsi e avvicinandosi gli alzò il mento con due dita per incontrare i suoi occhi.   

“Oh che c’hai?”  

“Mi sento in colpa, se è successo così è colpa mia.”  

“Ma che dici?”  

“Quando ti ho visto al pianoforte e ti sei bloccato, volevo scherzare e ho fatto come avevi fatto tu quando ci eravamo conosciuti. Ma se sapevo che ti faceva stare così male, non avrei detto niente.”  

“Marti prima o poi sarebbe successo comunque. Magari non sarebbe stato quello, magari sarebbe stato qualcos’altro. Poteva succedere anche dopo che ti ho baciato. Poteva succedere in qualunque momento. Okay? Io sono felice di aver recuperato tutto. Dopo che sono svenuto, li ho cercati quei ricordi. Non torturarti così.”  

Martino annuì, poco convinto, poi si sporse e lo abbracciò stretto. Niccolò ricambiò, stringendolo a sé e chiudendo gli occhi, avvolto dal calore del ragazzo. “Senti, hai da fare oggi?” Chiese poi, con le labbra premute contro il suo collo.  

“No, perché?”  

“Devo andare dai carabinieri, fare la denuncia.”  

“Se non te la senti, non sei obbligato a farla subito. C'è tempo.”  

“Sì, però preferisco togliermelo il prima possibile. Voglio fargliela pagare per quello che è successo.” Disse Niccolò e Martino notò come la mano si fosse stretta a pugno e le nocche fossero diventate quasi bianche.  

Il ragazzo annuì, capendo immediatamente il suo stato d’animo. Niccolò non era mai stato una persona rancorosa o vendicativa, anche se aveva sempre odiato le ingiustizie, eppure stavolta Martino riusciva a vedere come questa storia lo avesse provato a tal punto da provare rabbia.   

“E comunque vorrei anche chiedere se possono darmi il nome del ragazzo che mi ha soccorso. Cioè lo vorrei ringraziare.”  

“Sì, penso che te lo potranno dare. Mi pare si chiamasse Davide o Daniele, boh una cosa così.”  

Niccolò preferì tornare a casa per pranzo e riposare un po’. Si sentiva spossato e la testa era ancora pesante. Si sdraiò a letto e provò a chiudere gli occhi. Non riusciva a dormire. Non riusciva a fare niente in realtà. Si sentiva arrancare.   

“Posso sdraiarmi qui con te?” La voce di Martino gli arrivò dalla porta, dove era poggiato, con le braccia conserte e le labbra strette in una linea sottile.  

Gli fece spazio e il ragazzo si sdraiò accanto a lui, abbracciandolo da dietro, con il mento poggiato sulla spalla.  

“Faccio parecchia fatica a dormire...” Sussurrò nel silenzio della stanza.  

“Lo so... ma ci sono io qui.”  

“Mi dispiace così tanto.”  

“Ma di cosa?”  

“Di averti costretto ad affrontare tutto questo. Ti sto rovinando la vita.”  

“Ma smettila! Non è stata colpa tua.”  

“Se non fossi passato per quel cazzo di vicolo... non sarebbe successo niente.”  

“Ehi, cosa ci siamo sempre detti?”  

“Cosa?”  

“Viviamo minuto per minuto. È inutile pensare ai se e ai ma. È andata così. Pensiamo che invece ora ricordi tutto e che siamo ancora qui, insieme, come ci siamo sempre ripromessi. Okay?”   

Niccolò annuì piano, chiudendo gli occhi e tentando di riposare, lasciandosi cullare dal calore di Martino, stretto intorno a lui.  

“Com’è stato?” mormorò Martino nella stanza scura, dopo un po’. Non glielo aveva ancora chiesto. Ed era stato strano per Niccolò che l’altro non avesse fatto parola di questo. Aveva supposto che anche per lui doveva essere stato difficile. Anzi, era stato fin troppo paziente e gliene era così grato che non avrebbe mai saputo ripagarlo per tutto quello che aveva fatto in quei mesi.  

“È stato... come tornare a respirare dopo mesi di apnea. Ed è stato strano, mi ero immaginato che mi si sarebbe proiettato tutto davanti agli occhi come in un film, ma non è stato così. È stato come... hai presente i trailer con tutte le scene mischiate, senza una logica precisa? Ecco, è stato così. Però c’è stata anche... non so come spiegarlo... una messa a fuoco di tutto. Ogni scena, ogni ricordo era chiaro e più ricordavo più mi rendevo conto che non poteva che andare così. Sapevo già prima cosa sarebbe avvenuto. Era la mia vita.”  

“Come un déjà-vu?”  

“Sì, esatto. Come un déjà-vu. Non so se è così che funziona quando si ha un’amnesia, ma è quello che mi è successo.”  

“Penso che sia diverso per ognuno.”  

“Già... e anche se tra quei ricordi c’era l’aggressione, i ricordi belli, quelli con te, hanno avuto il sopravvento e in quei momenti tutto il resto spariva. C'eri solo tu.”  

Martino sorrise e lo strinse un po’ di più. “Mi sei mancato così tanto. Non che senza i ricordi non fossi tu, però... vabbè hai capito, no?” 
 
“Sì, anche se sembra assurdo, pure tu mi sei mancato. Perché quando ho ricordato quello che abbiamo vissuto insieme, quello che abbiamo condiviso, ho sentito la nostalgia di quei momenti, di quei ricordi. In realtà la sentivo anche prima, sapevo che c’era qualcosa di davvero profondo tra noi e avrei voluto ricordarlo con tutta la forza possibile. Mi dispiace averci messo tanto.” 

“L’importante è che sia successo, allora...”  

“Già. Non so come hai fatto a resistere tutto questo tempo. Non credo… non ce l’avrei fatta, se i ruoli fossero stati invertiti.”  

“Avresti fatto lo stesso, io lo so per certo. Nì, tu hai una forza assurda, ma non te ne rendi conto.”  

“Non lo so...” Disse lui, voltandosi nell’abbraccio per poterlo guardare in volto. “Grazie per avermi aspettato e per avermi fatto innamorare di te un’altra volta.”  

“Ora dirò una cosa estremamente romantica che non sentirai mai più, sappilo.”  

“Sono pronto. Dimmi!”  

“Lo rifarei altre mille volte. E ti aspetterei in eterno.”  

Niccolò sorrise, poggiando la fronte a quella di Martino, per sporgersi poi a baciarlo sulle labbra. “È stata dura dirlo?”  

“Non sai quanto...” Rise anche Martino direttamente sulle sue labbra, approfondendo poi il bacio.  

Il resto della giornata passò più velocemente di quanto si aspettassero. Andarono in caserma e Niccolò descrisse ai carabinieri con estrema cura di dettagli quello che ricordava di quella notte e dei quattro uomini che l’avevano aggredito, della dinamica degli eventi e di cosa era possibile fosse successo dopo essere svenuto. Martino, acc anto a lui, rimase sconvolto nel venire a  sapere che il  suo  ragazzo avrebbe potuto essere stato seviziato con un bastone di metallo e Niccolò dovette calmarlo, stringendo la sua mano quasi fino a fargli male. Chiese poi il contatto del ragazzo che l’aveva soccorso ma per  via   del la legge sulla privacy Niccolò scoprì solo che si chiamava Davide e null’altro. Quando uscirono da lì, Martino avrebbe voluto spaccare tutto per la rabbia, ma Niccolò gli prese il volto tra le mani e lo calmò  nuovamente .  

“Ehi, sto bene, okay? Sicuramente volevano solo spaventarmi, ma ho dovuto dirlo ai carabinieri. Non potevo fingere di non aver sentito. Se fosse successo, avrei delle lesioni, me l’ha confermato lo psichiatra. Calmati!”  

Martino prese un respiro profondo e chiuse gli occhi per un momento. “Okay, sono calmo.”  

“Va tutto bene. Anche io sono incazzato nero e combatterò perché quei tizi la paghino, però ho bisogno che tu sia lucido e tranquillo.”  

“Sì, hai ragione. Scusami, Nì!”  

“Okay, ora andiamo via di qui, che  ‘ sto posto non mi piace per niente...”  

Iniziò a incamminarsi quando si rese conto che Martino era rimasto impalato davanti alla caserma. “Che fai, non ti muovi?”  

“Aspetta un attimo...” Mormorò Martino, prendendo il telefono in mano e smanettando per un po’ con le applicazioni.   

“Che c’è?”  

“Ce l’ho il suo numero.”  

“Di chi?”  

“Del ragazzo che ti ha soccorso. Ha preso il mio numero dal tuo telefono ma ha chiamato con il suo quella notte per avvertirmi che eravate al San Camillo.”  

Niccolò sorrise e prese il telefono dalle mani di Martino. Vide comparire sullo schermo il numero non salvato del ragazzo e premette immediatamente per avviare la chiamata, attivando immediatamente il vivavoce.  

“Lo stai chiamando?”  

Niccolò annuì mentre lo squillo del telefono si faceva più insistente. Aveva il cuore a mille, aveva finalmente la possibilità di sapere cosa fosse successo quando quel ragazzo lo aveva trovato, come era successo e in che stato si trovasse. E ringraziò di essere accanto a Martino in quel momento perché non sapeva se da solo avrebbe avuto la forza di chiamare.  

“Pronto?”  Sentì la voce dall’altra parte rispondere con tono pacato.  

“Ehm, salve. Sei Davide?”  

“Sì, chi parla?”  

“Sono Niccolò, il ragazzo che hai soccorso quasi tre mesi fa dietro Villa Sciarra. Non so se ricordi...”  

“Oddio, sì! Come stai? Non sapevo come rintracciarti perché non mi sono preso il tuo numero e non me l’avrebbero mai dato in ospedale...”  

“S to meglio. Grazie, davvero. V orrei parlarti un attimo, chiederti un po’ di cose, possiamo incontrarci da qualche parte?”  

“Come no, certo! Oggi non riesco però, possiamo fare domani?”  

“Perfetto! Allora ti mando un messaggio con il mio telefono, questo è il numero del mio ragazzo...”  

“Okay, tranquillo. Sono contento che stai meglio. Aspetto il tuo messaggio.”  

Si salutarono, poi sia Martino che Niccolò registrarono in rubrica il numero del ragazzo e decisero di prendersi un caffè nel primo bar disponibile. Si sedettero e attesero il cameriere per ordinare.   

“Stai meglio adesso?” Chiese subito Martino, dopo aver mandato l’ordine.  

“Sì, sapere di poter parlare con lui mi ha tranquillizzato un po’.”  

“Meno male... Ero preoccupato, te lo confesso.”  

“Lo so e ti stupirà scoprirlo, ma la tua faccia da poker fa schifo, Marti. Ti si legge tutto in faccia.”  

Martino sorrise abbassando e scuotendo la testa. “Mi succede solo con te...”  

“E Sana!”   

“Giusto... ma con lei è impossibile, dai...”  

“A proposito, ma poi il baby shower non c’è più stato!”  

“No, però mi stava venendo in mente che potremmo unire la festa per il trasloco di Eva e Giovanni con la nascita di Amira.”  

“E il tuo compleanno?”  

“Non ho bisogno di feste, lo sai...”  

“Che palle, Marti! Sono riuscito a organizzarti solo due feste in sei anni...”  

“Stiamo insieme da sette...”  

“Sì ma i 18 anni non li conto, c’hanno pensato i tuoi...”  

Martino alzò gli occhi al cielo, annuendo. “E vabbè... fai tu! Tanto il mio regalo l’ho già avuto.”  

“Wow oggi sei particolarmente romantico!”  

“Non abituartici. È un evento raro!”  

Rimasero in silenzio per qualche minuto, godendosi il chiacchiericcio del bar e gustando il caffè appena portato dal cameriere.  

“Ti vedo più sereno...” Interruppe i pensieri di Martino, vedendolo assorto.  

“Sono stati difficili questi mesi, non te lo nascondo. Però sapere che aver recuperato i ricordi non ti ha distrutto come avevo paura mi ha tolto un peso enorme. E sono felice che siamo qui insieme.”  

“Anche io... anche se c’è ancora tanto da lavorare ,  eh.”  

“Sì, lo so. Ma non sei da solo, lo sai.”  

E lo sa, lo sa davvero. Quel ‘ non sei  solo ’  lo aveva sentito diverse volte nella sua mente, nonostante l’amnesia, ma non era riuscito a focalizzarlo. Ora aveva la consapevolezza di cosa volessero dire quelle tre parole e da dove arrivasse quella promessa che Martino gli aveva fatto, forse ingenuamente, ad appena 17 anni, ma che aveva saputo mantenere nonostante il tempo.  

Non era  solo.  Non lo sarebbe mai stato.  

Era vero.  

 

 

 

Notes:

Lo so che lo aspettavate ieri e che questo lunedì è stato triste e grigio senza il mio capitolo, ma la vita sociale (assurdo anche solo pensarlo) mi ha portato via del tempo e alla fine sono riuscita a finire di scrivere il capitolo solo ieri.
Detto ciò vi comunico che il prossimo sarà l'ultimo capitolo della storia. Siamo giunti alla conclusione ormai e non so davvero come ringraziarvi per tutto il supporto che mi avete dimostrato per questa storia 🙏🏼 ❤️
Ho già iniziato una oneshot Gioeva che pubblicherò una volta finita questa long quindi non vi lascerò a bocca asciutta 😊 E comunque ho altre idee da sviluppare per i nostri Rames 😉
Alla prossima settimana
Babykit

   
 
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