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Autore: devil_may_cry_wrath_92m    22/09/2020    0 recensioni
un nemico spietato, un odio antico e la genesi dei quattro cavalieri
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Dopo aver attraversato il salone e percorso un lungo corridoio, i quattro cavalieri guidati da Marlene, arrivarono davanti ad un muro su cui erano incisi degli strani simboli. La giovane vi appoggiò sopra la mano, mosse appena le labbra e dopo questo, i simboli sulla parete si illuminarono e si unirono formando un ingresso, dove i cavalieri poterono vedere una rampa di scale che conduceva in basso. “Okay, chi scende per primo nello oscuro antro?” scherzò Conflitto, ben sapendo che Marlene sarebbe scesa per prima. La ragazza scese le scale non prima di dire, rivolta al pistolero: “Come vuoi, bietolone!” quest’ultima parte la disse sottovoce ma comunque fu ben udita da tutti, la leggera risatina di Furia ne fu la chiara conferma “Cura Morte, ruba il cavallo a Guerra, attacca briga con me e Conflitto, ma dove l’avete trovata?” “In mano ai demoni. L’abbiamo salvata ma da quando l’abbiamo fatto ci siamo tirati contro tanti di quei guai che non basterebbe toccare una montagna di ferro per allontanare la sfortuna che ci perseguita” E mentre scendevano lungo la tortuosa scala, Guerra raccontò a suo fratello e a sua sorella dell’incontro con Marlene, del suo salvataggio, di Minax, della battaglia con i demoni e stava per raccontare anche della freccia che aveva colpito lui e Morte ma questi si intromise nel discorso prima che lui potesse dire qualcosa d’altro “Dopodiché, mi sono occupato di Bhelialis, ma purtroppo l’ho trovato morto e quel che è peggio, ucciso con un arma nephlim come hai potuto vedere anche tu sorella”. Guerra capì che non voleva rivelare come lo aveva ridotto la freccia per fare in modo che Furia e Conflitto non credessero che si fosse indebolito. Se voleva mantenere il comando doveva dimostrare la sua forza in ogni momento. Il più giovane dei quattro si chiese quanto lo stoicismo del più antico dei cavalieri potesse durare. Il gruppo continuò a scendere sempre più in profondità, l’oscurità era così fitta che ormai le fiaccole, appese alla parete, illuminavano solamente le scale e come se non bastasse più scendevano e più queste diventavano scivolose a causa di qualcosa che, a prima vista sembrava acqua ma dall’odore era chiaro che si trattava di qualcosa di molto peggio. “Spera che arriviamo alla pietra nera prima che io vomiti. Altrimenti …” disse Furia a Marlene ma la giovane non si preoccupò delle parole della nephilim intenta come era a cercare di non mettere il piede in fallo a causa di ciò che c’era sulle scale. Finalmente le scale finirono e i cinque si trovarono davanti ad una porta; Marlene disse: “Morte, avvicinati” il cavaliere, seppur con riluttanza, fece come aveva detto la giovane. Appena questi gli fu accanto, lei avvicinò la sua mano a uno dei due falcetti che il cavaliere portava appesi alla cintura e si tagliò il palmo della mano, una ferita superficiale, certo, ma sufficiente comunque a fare uscire da esso un copioso rivolo di sangue; Marlene appoggiò la mano ferita alla porta e questa, con un sinistro scricchiolio che si diffuse in tutto l’antro, si aprì. Il gruppo entrò nella stanza e i quattro cavalieri percepirono immediatamente un’aura potente che proveniva da lì. Al centro della stanza, circondato da centinaia di simboli che erano incisi nel pavimento, si trovava una colonnina alta mezzo metro e sopra di essa vi era una pietra grande poco meno del palmo di una mano, di colore nero opaco, si sarebbe detto che fosse una pietra fatta di ossidiana e che valesse meno di un ciottolo trovato sulla riva di un fiume; eppure l’aura che i cavalieri percepivano proveniva proprio da essa. Non c’erano dubbi: quella era la pietra nera. “Fai quello che devi cavaliere” disse Marlene al più anziano dei quattro “Non preoccuparti dei sigilli. Non reagiranno alla tua presenza finché sarò qui” Il cavaliere si avvicinò alla reliquia magica e sfiorando con le dita la sua superficie sentì che non era fredda e inerte ma calda e pulsante come se fosse stato un cuore che batteva. “Come funziona? “ chiese Morte “Tu lo sai, o meglio lo intuisci” rispose Marlene. Il cavaliere afferrò uno dei suoi falcetti e si tagliò sul palmo della mano come aveva fatto la giovane per accedere alla stanza, e poi appoggiò la mano insanguinata sulla piccola pietra “Ora pensa a dove vuoi andare o la persona che vuoi incontrare e la pietra nera ti ci condurrà” “Avevo capito che la pietra nera può consentire al suo utilizzatore di aprire varchi per portarlo fisicamente dove desidera, non solo il suo piano astrale” “E’ vero. Ma i sigilli oltre a nascondere la sua aura al resto del creato, limitano il suo potere. Perciò può solo portarti, sul piano astrale, dove desideri” disse la giovane al cavaliere. Il nephilim preferì non indagare oltre e nella sua mente si delineò un solo pensiero: trovare Absolom; appena lo fece, si sentì come afferrato per la vita da due mani e trascinato via. Quando il cavaliere riaprì gli occhi si trovò di fronte a qualcuno che ben conosceva, alto più di lui di qualche centimetro, la pelle del colore blu cianotico, la incolta barba bianca, e il copricapo che ricordava in un certo qual modo quello degli egizi, Absolom il comandante dei nephilim era davanti al cavaliere della Morte. Se Absolom era sorpreso della presenza di Morte non lo diede a vedere, lo stupore non traspariva da quegli occhi gialli ricolmi di odio. Disse soltanto: “Che cosa vuoi fratello?” questa ultima parola, fu detta con marcato disprezzo dal nephilim primigenio mentre fissava il suo ex vicecomandante. “Sono qui per parlare fratello” disse il cavaliere con tono pacato, come se dovesse solamente fare una chiacchierata amichevole con un vecchio amico che non vedeva da molto tempo. Ma Morte sapeva, che ciò che avrebbe sentito dalla bocca di Absolom sarebbe stato cruciale per lui.
   
 
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