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Autore: Magica Emy    23/09/2020    1 recensioni
-Lasciami andare.
Si ritrovò a dire con scarsa convinzione, sentendo le sue mani calde sfiorarle i fianchi in una dolce carezza che la fece rabbrividire. Il viso di Ranma si avvicinò pericolosamente al suo, solo per sussurrarle all'orecchio: -Non prima di aver ricevuto la mia ricompensa.
E fece per baciarla ma lei si tirò indietro, tentando faticosamente di sfuggire a quell'irresistibile sguardo magnetico che le faceva perdere il controllo. Farabutto. Ben consapevole di avere un certo ascendente su di lei, ne approfittava per ottenere tutto ciò che voleva. Era sempre così tra loro. Un sottile gioco di seduzione di cui Ranma, ormai lontano dal ragazzino timido e impacciato che era stato prima di confessarle i suoi sentimenti, si divertiva a muovere le pedine con grande maestria, abbattendo così in un colpo solo tutte le sue barriere.
Sequel de "L'ora della verità"
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Sei troppo lenta. 

Disse, le sopracciglia aggrottate in un'espressione molto seria mentre, a braccia incrociate, la osservava allenarsi in palestra ormai da una buona mezz'ora. 

-Nessuno ha chiesto il tuo parere. Sto facendo del mio meglio, ma anche volendo non puoi certo pretendere che combatta come te. Sono una donna, nel caso non te ne fossi accorto. 

Replicò Akane, piccata. 

-Oh, me ne sono accorto eccome. 

Pronunciò quelle parole con voce suadente, avvicinandosi lentamente a lei

fino a bloccarla col proprio corpo contro la parete, sulle labbra un sorrisetto sornione che tinse di rosa le guance pallide della fidanzata. 

-Lasciami andare. 

Si ritrovò a dire con scarsa convinzione, sentendo le sue mani calde sfiorarle i fianchi in una dolce carezza che la fece rabbrividire. Il viso di Ranma si avvicinò pericolosamente al suo, solo per sussurrarle all'orecchio: -Non prima di aver ricevuto la mia ricompensa. 

E fece per baciarla ma lei si tirò indietro, tentando faticosamente di sfuggire a quell'irresistibile sguardo magnetico che le faceva perdere il controllo. Farabutto. Ben consapevole di avere un certo ascendente su di lei, ne approfittava per ottenere tutto ciò che voleva. Era sempre così tra loro. Un sottile gioco di seduzione di cui Ranma, ormai lontano dal ragazzino timido e impacciato che era stato prima di confessarle i suoi sentimenti, si divertiva a muovere le pedine con grande maestria, abbattendo così in un colpo solo tutte le sue barriere. In quell'intenso anno d'amore trascorso come una vera coppia entrambi erano cresciuti, imparando a conoscersi meglio e rendendosi conto molto presto di non poter più fare a meno l'uno dell'altra. Anche se, a giudicare da quanto li divertiva, non avrebbero mai smesso di stuzzicarsi a vicenda. 

-Scordatelo, nessuno ti ha chiesto di intrometterti nei miei allenamenti quotidiani. 

Rispose Akane, guardandolo di sottecchi e piegando gli angoli della bocca in quella che si sforzava di far assomigliare a una smorfia infastidita. 

-Ma che bel ringraziamento! Guarda che cercavo solo di aiutarti. 

-Ah, si? E si può sapere chi te lo ha chiesto? So benissimo quello che fac… 

Ma non fece in tempo a finire la frase perché lui le chiuse la bocca con un bacio dolcissimo, riuscendo finalmente nel suo intento e trasformando di colpo le sue gambe in gelatina. A quel punto si aggrappò a lui, cingendogli il collo con le braccia per paura che le ginocchia le cedessero per l'emozione. Lo attirò più vicino, ascoltando la musica dei loro cuori galoppare all'unisono e sorridendo contro le sue labbra morbide. 

-Lo sai che qualcuno potrebbe entrare da quella porta da un momento all'altro, vero? 

Lo mise in guardia, vedendolo fare spallucce. 

-Non sto facendo nulla di male. E poi nessuno può proibirmi di baciare la mia fidanzata. 

-Quasi moglie. 

Gli ricordò, posandogli un dito sulle labbra. 

-Quasi moglie. 

Ripeté Ranma, stringendole la mano fra le proprie e ricambiando il suo sguardo complice. Una settimana. Una sola settimana li divideva dal grande passo che ormai, pieni di gioia, erano finalmente pronti a compiere. 

 

Più tardi le sorelle Tendo si erano riunite nella stanza di Akane per l'ultima prova dell'abito da sposa. Uno splendido trionfo di pizzi e merletti appartenuto alla loro povera madre, che avendole lasciate troppo presto non avrebbe potuto godere della magia di quel giorno tanto atteso. Kasumi, con qualche ritocco qui e là lo aveva sistemato per la sorella, che ora in trepidazione lo ammirava con una specie di timore reverenziale. Sarebbe stato come averla accanto, la sua adorata mamma, e la famiglia sarebbe finalmente tornata al completo. Almeno nel suo cuore. 

-Su provalo, vediamo come ti sta. 

La esorto' Kasumi, mettendole le mani sulle spalle mentre Nabiki annuiva con convinzione. 

-Adesso dovrebbe essere perfetto. 

Disse. Fu in quel momento che la porta si aprì all'improvviso, rivelando la figura alta e slanciata di Ranma che però non fece in tempo a pronunciare una sola parola prima di essere aggredito da Akane. La giovane fidanzata gli lanciò infatti contro un cuscino che lui prontamente schivo', riparandosi con la porta ma restando tuttavia in ascolto. 

-Fuori di qui, Ranma! Non devi assolutamente vedere l'abito da sposa prima delle nozze, non lo sai che porta male? 

Gridò al suo indirizzo, incenerendolo con un'occhiataccia che lui, ben nascosto com'era dietro l'uscio non poté vedere, ma l'abito… Quello sì, lo notò fin troppo bene quando si fermò a contemplarlo, estasiato, per più di qualche secondo. Con una simile, meravigliosa nuvola bianca addosso, la sua Akane sarebbe di certo stata ancora più bella. Riusciva a nasconderlo piuttosto bene ma la verità era che non vedeva l'ora di sposarla, tanto da voler cancellare subito quei sette giorni che ancora mancavano e che, sapeva, sarebbero stati lunghissimi da attendere. Aprì la porta un po' di più, quanto bastava per spiare indisturbato quel visetto emozionato che tanto lo inteneriva. Percorse con lo sguardo, così come aveva già fatto milioni di volte il suo dolce profilo, indugiando sulle labbra morbide e piene che, di nuovo, moriva dalla voglia di baciare. E lo avrebbe fatto di certo, se l'avesse trovata da sola. 

-Scusa - disse invece, trattenendosi a stento e cercando di placare i battiti impazziti del suo cuore - mi dispiace, me ne vado subito. 

-Non sta bene che entri in camera di Akane senza prima bussare, non sei ancora suo marito. 

Si intromise Kasumi, mentre Nabiki alzava gli occhi al cielo in cerca di misericordia. 

-Kasumi, come sei all'antica! Ranma non sarà ancora suo marito ma è di certo il suo fidanzato, e considerando che lui ed Akane hanno già… 

-Nabiki, perché non mi aiuti a indossare il vestito? 

La incalzo' a quel punto un'imbarazzata Akane, piantandole un calcio negli stinchi che la fece imprecare di dolore e affrettandosi a cambiare discorso, arrossendo fino alla radice dei capelli. 

-Inutile che ti agiti, sorellina - la sentì replicare - non posso farci niente se le pareti sono sottili e io ho il sonno leggero. 

-Posso prepararti una camomilla, Nabiki - propose l'ingenua sorella maggiore, incapace di cogliere l'evidente allusione - sai, dicono che faccia miracoli contro l'insonnia. 

-Ti ringrazio, cara - rispose prontamente, - ma credo che Ranma ne abbia più bisogno di me. Almeno lo aiuterebbe a tenere a freno i bollori. 

"Accidenti, meglio filarsela." 

Pensò il ragazzo che, col viso di mille colori si affrettava ora a richiudere la porta, ansioso di allontanarsi al più presto da quell'imbarazzante conversazione. 


Rassetto' la cucina, stendendo sui tavoli ormai vuoti delle candide tovaglie ricamate, poi spense le luci del ristorante. 

-Shampoo, io ho finito per stasera. Me ne torno a casa. 

Disse il ragazzo dai lunghi capelli neri dimenticandosi di inforcare gli occhiali, tanto da accorgersi di essersi in realtà rivolto a un soprammobile solo quando la graziosa ragazza lo picchiò sulla testa, esortandolo a voltarsi verso di lei. 

-Guarda che sono qui, Mousse. Accidenti, sei il solito idiota! 

Lo vide chinarsi davanti a lei in un goffo tentativo di scuse che la fece scoppiare a ridere quando gli lanciò addosso l'acqua fredda, osservando poi con disprezzo le sue bianche piume agitarsi nel vuoto. 

-Non sei altro che una stupida papera. Vattene via, adesso! 

E con un calcio ben assestato lo spedì fuori dal ristorante, incurante dei suoi deboli lamenti. 

-Finalmente sola. 

Disse poi, lasciandosi andare a un lungo sospiro di sollievo. Aprì l'ultimo cassetto della scrivania, tirandone fuori dei lucenti fili di paglia che con grande maestria si mise a intrecciare, mentre i suoi occhi si accendevano di una luce nuova. 

-Questa volta sarai mio, Lanma, non potrai sfuggirmi… 

 

-continua-

   
 
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