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Autore: DrarryStylinson    23/09/2020    1 recensioni
Stiles è frutto di un esperimento genetico mal riuscito: metà uomo e metà lupo. Quando l’animale prende il sopravvento, la rabbia e l’istinto di far del male al prossimo sono impossibili da controllare. Solo un altro come lui potrebbe avere le capacità per fronteggiarlo.
Derek, rimasto solo al mondo e con un conto in sospeso con Stiles, si offre volontario per diventare anch’egli un mezzo lupo per poter così catturarlo.
Quando però la verità viene a galla entrambi dovranno rivalutare le loro posizioni in questa sorta di guerra.
Sterek!AU
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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So che molto probabilmente mi avrete odiato nello scorso capitolo. Spero di farmi perdonare con questo e vi prego di leggere le NdA alla fine.



CAPITOLO 16

Stavo urlando.
Gridavo così forte che presto mi ritrovai senza fiato e con la gola riarsa.
Lydia e Liam continuarono a correre verso di me. Ero inginocchiato sull’asfalto umido e avevo gli artigli di Chris Argent conficcati tra le scapole: stava provando a risucchiare il mio potere proprio come aveva fatto con Stiles.
Liam scansò i soldati e ci raggiunse per primo, afferrò Argent per un braccio e tentò di allontanarlo da me. Arrivò anche Lydia, lo prese per l’altro braccio e tirò con quanta più forza avesse per far uscire le sue granfie da dentro di me. I soldati si avvicinarono e li trascinarono via senza gentilezza, li spinsero a terra ma loro non si diedero per vinti: si rialzarono e li affrontarono a mani nude senza riuscire nemmeno a scalfire la tuta antisommossa.
Vidi Scott, ma ancora di più lo percepii. Sentivo l’odore salato delle sue lacrime che avevano pulito la polvere dalle sue guance. Lo guardai chinarsi sul volto di Stiles, tappargli il naso con le dita e poggiare la bocca aperta sulla sua per insufflargli aria nei polmoni. Lo vidi sollevare un pugno in aria e batterglielo sul petto con forza per far ripartire il suo cuore da licantropo, dato che il semplice massaggio cardiaco non era più sufficiente.
Volevo dirgli di smetterla, di lasciare stare il suo corpo ora così fragile. Non sopportavo di vederlo così.
Gemetti di dolore piegandomi in avanti e poggiando anche le mani a terra, proprio dentro una pozzanghera. Mi trovavo a quattro zampe, apparivo miserabile e mi sentivo allo stesso modo senza di lui. Lo avevo perduto. Il suo cuore non batteva più da una manciata di secondi. Era finita. Non trovavo più niente per combattere: il lupo aveva appena perso il suo compagno e stava scalpitando per reclamare la sua vendetta. Ma non lo avrei permesso. Volevo fare in modo che Argent mi togliesse il potere per non essere più un licantropo. Volevo tornare come prima e affrontare il lutto come un semplice essere umano. Non volevo provare quel senso di perdita come se il mondo avesse smesso di girare, come se adesso fosse solo la gravità a tenermi incorato a terra mentre prima era lui.
Se mi concentravo riuscivo ancora a sentire il sapore delle sue labbra sulle mie. Non avrei più potuto baciarlo, né sentirlo ridere. Non avrebbe mai scoperto la libertà, né avrebbe mai avuto dei veri amici. Era morto solo, mentre tutto il mondo lo considerava un assassino.
Liam e Lydia stavano ancora lottando con i soldati quando d’un tratto udii uno sparo. Argent smise di succhiarmi via il potere e si guardò attorno: uno degli uomini in nero aveva appena sparato un colpo in aria di avvertimento, poi aveva puntato l’arma contro Liam. Mi ritrovai a pensare a Theo, scomparso nel nulla e ferito per di più, se avesse visto una scena del genere sarebbe accorso a salvarlo. In quel momento avrebbe fatto comodo la sua rabbia.
“Lo senti, vero?” mi domandò Argent. “È l’odore della sconfitta” proseguì appoggiando il petto alla mia schiena e circondandomi la gola con l’avanbraccio.
“Ho vinto io” disse stringendo la presa e affondando gli artigli più in profondità.
“Cos’avresti vinto?” volli sapere.
“Quando avrò finito con te, sarò un dio”.
Sentii Scott smettere di piangere ed emanare un debole verso di sorpresa.
“Non stai neppure reagendo, me la stai rendendo fin troppo facile” continuò quasi lamentandosi.
Scott, improvvisamente, scaturì uno dei sentimenti più puri e positivi che avessi mai avuto il piacere di annusare e non ne compresi il motivo.
“La sua morte ti sta annientando, riesco a percepirlo. Tra un po’ potrai fargli compagnia e –“ si interruppe e sentii il suo sconvolgimento. “No. Non ci posso credere” disse sbalordito.
Mossi la testa per cercare di vedere ma la posizione era scomoda e avevo la guancia di Argent quasi premuta contro la mia.
“Credici, figlio di puttana”.
Era la voce di Stiles. Era la sua. Era tremante e debole ma era la sua fottutissima voce. Avrei potuto riconoscerla anche in un’arena affolata, pieno di gente che cantava.
Chris si stava per staccare da me. Voleva andare da Stiles per completare il lavoro. Lo afferrai per il braccio che teneva premuto contro il mio collo e cercai di impedirgli di muoversi.
“Ridammi il mio potere!” urlò Stiles arrancando.
Argent strappò via gli artigli dal mio corpo e mi diede un pugno sulla ferita aperta e sanguinante. Si liberò dalla mia presa e si rimise in posizione eretta.
Avevo bisogno di vederlo. Dovevo sapere che stava bene. Mi sollevai con il busto, restando con le ginocchia piantate nel terreno, e mi voltai per guardarlo. Era davvero lui. Ma com’era possibile? Lo avevo sentito morire.
Stiles mi lanciò una veloce occhiata piena di preoccupazione. Ero zuppo di sangue. Non riuscivo nemmeno più a distinguere il colore della mia maglietta. Sentivo la ferita sulla schiena richiudersi con esasperante lentezza: Argent era riuscito a sottrarmi un po’ delle mie abilità.
“Come hai fatto?” domandò Chris non sentendosi minimamente minacciato.
“Non sei il solo a saper mascherare il proprio odore e a confondere il battito del cuore con i rumori che ci circondano” rispose. “Sono ancora un licantropo” esclamò facendo scattare gli artigli.
I suoi occhi brillarono di giallo ma non accadde nient’altro: niente canini, niente orecchie appuntite, nessuna capacità di guarigione. Era difettoso, come Argent prima che gli rubasse i poteri. Aveva solo gli artigli come unica arma di difesa e di attacco.
Dovevo aiutarlo.
Mi alzai in piedi e mi massaggiai le spalle doloranti. Argent mi guardò di sbieco, pronto a difendersi nel caso avessi avuto intenzione di attaccarlo.
“Può finire in un altro modo” dissi invece piazzandomi in mezzo a lui e al mio compagno. "Puoi lasciare che si riprenda il suo potere e noi ti lasceremo andare” tentai.
Argent sollevò le labbra in un ghigno, scoprendo le zanne più del necessario, e mi fissò con i suoi inquietanti occhi rossi.
“Oppure potete andarvene voi e lasciare a me il potere” ribatté. “Oppure, ancora meglio, posso attaccarvi. Non sarai in grado di proteggere tutti quanti” minacciò. “Che ne dici? Un ordine ai miei uomini e la testa di Liam salta per aria” disse sollevando la mano.
Liam si irrigidì e chiuse gli occhi lucidi mentre il soldato toglieva la sicura alla colt e gli premeva la gelida canna sulla tempia.
“Derek, ho paura” sussurrò con le guance rigate dalle lacrime.
“Avete già perso uno di voi” aggiunse Chris.
“Perso?” domandò Scott ancora accasciato in terra e tenuto sotto tiro a distanza.
“Eravate in sei quando siete arrivati. Ora siete cinque”.
“Theo” mormorò Liam con la voce rotta dal pianto.
“Ssh” lo zittì Lydia. Teneva le mani sollevate e si guardava attorno come se cercasse qualcosa.
“Lasciami prendere il tuo potere e vi lascerò andare” propose il lupo.
Stiles cercò di ringhiare ma non ci riuscì. Mi voltai a guardarlo alla ricerca di un consiglio. Se avessi rinunciato alla mia forza, Argent sarebbe diventato invincibile. Fissai uno per uno i miei compagni e amici: erano terrorizzati ma determinati a non lasciarlo vincere. Ma se Argent avesse abbassato la mano, Liam sarebbe morto.
Stiles mi si affiancò e guardò Chris con rabbia. “Sei un licantropo, quindi significa che hai le nostre stesse debolezze” esclamò infilando una mano in tasca e tirando fuori una fiala di vetro contenente un liquido viola: aconito.
Argent spalancò le labbra, fece un cenno ai soldati e abbassò la mano. Loro fecero lo stesso con le armi.
“Questo era il mio AconiRAL. Scott l’ha sempre tenuto con sé da quando me l’ha rimosso” spiegò. “È quello che hai utilizzato per farmi uccidere Talia” rammentò e la voce gli si spezzò in gola. “Se solo il vetro si incrina, moriamo tutti e tre”.
“Sei disposto a sacrificare Derek pur di non farmi vincere?” lo interrogò cominciando ad emanare preoccupazione.
“E tu, sei disposto a morire per il potere?” chiese Stiles tenendo la fiala con due dita.
Se il vetro si fosse minimamente scalfito le esalazioni dello strozzalupo ci sarebbero entrate nei polmoni e, a quel punto, avremmo avuto novanta secondi di tempo prima di morire avvelenati. Stiles era davvero così disperato da uccidersi e portarmi con sé? Potevo solo immaginare il lupo dentro di lui, anche se debole, come stesse scalpitando all’idea di perdermi. Doveva essere una sensazione insopportabile se era la stessa che avevo provato io quando ci aveva fatto credere di essere morto, una tattica che non era servita a niente dato che eravamo ancora lì senza aver risolto nulla. Aveva solo dimostrato di essere un ottimo bugiardo.
Chris lo guardò con odio. “Va bene” disse avvicinandosi.
Scoprii le zanne, pronto ad attaccarlo.
“Moriamo tutti” decise sollevando una gamba per tirare un calcio in pieno petto a Stiles.
Lo bloccai e gli tenni la gamba sollevata, gli spezzai la rotula con una gomitata. Lui ruggì di dolore ma la gamba guarì quasi subito.
Combattemmo, di nuovo. Lo attaccai ferendolo in più punti ma a lui non importava: voleva arrivare a Stiles per prendere l’AconiRAL.
Mi prese per la gola e mi scagliò in avanti. Caddi ai piedi dei soldati e mi risollevai con uno slancio.
Argent cercò di graffiare Stiles ma lui indietreggiò e cercò di contrattaccare senza successo. Non aveva più né la velocità né la forza e per Chris fu facile bloccare il colpo e tirargli un manrovescio sulla guancia pallida ed emaciata. Lo schiocco della mano sul viso di Stiles mi rimbombò nelle orecchie.
Provò dolore e il lupo dentro di me reagì per difenderlo.
Mi tuffai verso Argent, afferrandolo per la vita. Ruzzolammo in terra ma lo osservai rialzarsi con agilità. Gli presi le caviglie e si divincolò, poi mi pestò la faccia con un piede rompendomi il naso. Altro sangue si aggiunse a tutto quello che avevo già versato. L’osso del setto nasale ci mise un po’ a guarire ma non diedi peso al dolore.
Argent balzò davanti a Stiles, che non fece in tempo ad allontanarsi: vidi che aveva entrambe le mani chiuse in un pugno talmente stretto che temevo che la fiala di vetro si rompesse.
“Pronto a rivedere tuo padre?” chiese Chris afferrando Stiles per la gola.
“No!” gridai d’istinto. Non poteva guarire senza i suoi poteri. Se gli spezzava il collo era finita e io non potevo permettermi di perderlo.
“Stavolta non morirai per finta”.
Stiles sollevò una mano chiusa a pugno.
Voleva rompere la fiala, pensai. Era arrivato il momento.
Scattai verso di loro per impedirgli di farlo. Nessuno sarebbe dovuto morire quella notte.
Stiles aprì la mano e la portò davanti al viso e, mentre Argent infilzava le punte degli artigli nel suo collo, inspirò e soffiò sul palmo.
Mi bloccai. Una polverina nera svolazzò in faccia a Chris Argent. Vidi i suoi occhi rossi lampeggiare ad intermittenza ritornando poi azzurri. Le zanne si ritirarono così come gli artigli.
Stiles si liberò dalla sua presa e, con la mano appena svuotata, trafisse la pancia di Chris Argent.
Lo udii gemere dal dolore. “Che succede?” domandò tentando di ritrasformarsi.
“La liquirizia ci rende più docili” spiegò Stiles senza celare la soddisfazione mentre si riprendeva il suo potere.
Liquirizia in polvere… non potevo crederci. Alla fine quella schifezza era davvero servita a qualcosa. Sorrisi e sentii Liam esultare. Gli uomini in nero non si mossero né per zittirlo, né per aiutare il loro capo. Emanavano rassegnazione e una punta di malsano piacere nel vederlo sottomesso da un ragazzino.
Chris non riusciva più a mutare e io sentivo l’energia di Stiles ritornare nel suo corpo. Vidi i graffi sul suo collo cominciare lentamente a guarire e le guance farsi più rosee.
Mi avvicinai da dietro e infilai con lentezza gli artigli nel suo fianco per riprendermi quel poco che mi aveva rubato. Argent inarcò la schiena e sollevò la testa.
“Ho ucciso tuo padre, Stiles” quasi ringhiò.
Stiles, che tentava in tutti i modi di non incrociare il suo sguardo, lo fissò con sgomento.
“Ho ucciso la donna che amavi come una madre” disse riferendosi a Talia.
“Non ascoltarlo” dissi. “Guardami” ordinai.
Obbedì e notai i suoi occhi giallo incandescente.
“Lo sai cosa accadrà, vero?” chiese lui.
“Sta’ zitto!” esclami ficcando le granfie più a fondo per cercare di non farlo parlare. Sentivo il suo sangue bollente sgorgarmi tra le dita.
“Appena avrai di nuovo i tuoi poteri, la luna piena ti farà perdere il controllo” previde. “Ucciderai qualcuno, Stiles” disse come se non aspettasse altro di vederlo compiere qualche atrocità. “E tu non sei un assassino, vero?”
Le zanne gli crebbero, i peli diventarono più folti e le orecchie incredibilmente lunghe. Chris gemette di dolore quando gli artigli si allungarono dentro la sua pancia.
Lo osservai con timore. Vidi il suo naso rimpicciolirsi e la fronte aggrottarsi. Stava assomigliando sempre di più ad un lupo vero e proprio.
“Lo sto per diventare!” tuonò. La voce era irriconoscibile e mi spaventò.
“Stiles?” lo chiamai preoccupato. Si stava trasformando come nel ricordo che avevamo rivissuto nell’incubatrice.
Le braccia gli si riempirono di peli, così come il volto fanciullesco e innocente. Le orecchie scattarono al suono della mia voce che pronunciò il suo nome ma non mi degnò neppure di uno sguardo.
In lontananza cominciai a sentire il suono delle sirene della polizia. Si stavano avvicinando a noi. Qualcuno li aveva chiamati ma fui l’unico a sentirlo. Dovevamo scappare prima che ci catturassero.
“Stiles?” chiamai di nuovo mentre vedevo i suoi occhi cambiare colore. “Ti prego” mormorai.
“Stiles!” urlò Scott e, come incentivati, anche Liam e Lydia cominciarono a gridare il suo nome.
Stiles, ora con gli occhi blu brillante (identici ai miei), ruggì in faccia a Chris schizzandolo di bava.
“Avanti, fallo” lo spronò Argent. “Ho ucciso tuo padre…”
Stiles ringhiò furibondo.
“… ho ucciso Talia”.
“Derek, fa’ qualcosa!” sbraitò Lydia.
“Non diventare il mostro che tutti credono che tu sia” implorai mentre lo sentivo rigirare gli artigli nella pancia di Chris.
“Mi implorava di non farlo” provocò. “Ha sofferto molto”.
Una lacrima solitaria scivolò sulla sua guancia al ricordo del padre.
“Ti amo, Stiles” confessai per la prima volta.
Finalmente mi guardò.
Sorrisi e annuii. “Ti amo davvero” ripetei.
Sbatté le palpebre un paio di volte e i suoi occhi ritornarono gialli.
“Avanti, uccidimi!” latrò Argent cercando di rispostare l’attenzione su di lui. “Diventa un assassino”.
Stiles non lo calcolò di striscio, continuò a fissarmi con sorpresa. Sentivo il suo cuore battere forsennato e non era di certo colpa dell’adrenalina. Il naso ritornò normale e le rughe sulla fronte si appiattirono. I canini si accorciarono di qualche millimetro, così come le orecchie. I peli diminuirono notevolmente.
Lentamente, rimosse le granfie piene di sangue dalla pancia di Chris e io feci lo stesso. Lui si premette le mani sulle ferite tentando di bloccare il flusso del sangue.
Mi si avvicinò e, con la mano pulita, mi accarezzò il volto sporco. Si alzò sulle punte dei piedi e premette la sua bocca contro la mia. I nostri canini si scontrarono e ci ferirono le labbra ma non importò a nessuno dei due.
Le sue orecchie scattarono: aveva sentito le sirene avvicinarsi e tra poco le avrebbero sentite anche gli altri. Dovevamo scappare, eravamo ricercati in tutta la California e non sarebbe bastata la nostra parola ad evitarci la prigione.
Argent afferrò il polso di Stiles, bucandolo con le granfie e gli forzò la mano ancora chiusa a pugno. Gli prese l’AconiRAL prima che potessi impedirglielo.
“Se non posso avere il potere, allora non lo avrete nemmeno voi!” esclamò gettando con forza la fiala per terra.
Mi lanciai cercando di prenderla prima che toccasse il suolo ma non feci in tempo. Il vetro si ruppe e il liquido viola si sparse sull’asfalto.
“Trattieni il fiato!” ordinai a Stiles allontanandomi di fretta. Lo presi per il polso già guarito e cercai di portarlo lontano dalle esalazioni. Non potevo credere di star rivivendo il mio incubo in cui vedevo morire Stiles per colpa di Chris Argent che gli gettava l’aconito addosso.
Lui si impuntò e non si mosse di un centimetro. Lo fissai sbigottito e lo vidi sorridere soddisfatto in direzione di Chris.
Quando Argent capì che la sua strategia non avrebbe funzionato ordinò agli uomini in nero di sparare. Loro, avendo sentito le sirene farsi sempre più vicine, non obbedirono.
Stiles aveva usato i suoi trucchi contro di lui: aveva modificato il suo odore e il battito del cuore per fargli credere che stesse dicendo la verità, proprio come aveva fatto Chris in tutti quegli anni nascondendo la sua natura mannara.
“Voglio darti una cosa” disse Stiles avvicinandosi. “Una cosa che non ho mai voluto e che appartiene a te”.
Argent fece scattare gli artigli e vidi i suoi occhi rossi baluginare: era già pronto a rubargli di nuovo il potere.
Una volta appurato che quel liquido non fosse aconito (forse era semplice acqua colorata), mi affiancai a lui velocemente e lo presi per le braccia. Gliele portai dietro la schiena per tenerlo fermo. Notai che le ferite al fianco e alla pancia avevano cominciato il processo di guarigione.
Cercò di dibattersi ma Stiles si era ripreso il suo potere e di forza non ne aveva più.
Stiles appoggiò una mano sulla sua spalla, spostò di poco lo scollo della maglietta per toccare la pelle sporca e sudata.
Percepii le macchine della polizia approssimarsi sempre di più, con loro anche qualche blindato e un elicottero in volo ci stava raggiungendo. Qualsiasi cosa voleva fare Stiles doveva spicciarsi perché dovevamo fuggire.
Le vene del suo braccio e della sua mano diventarono nere come quando assorbivamo il dolore alle persone, ma questa volta non glielo stava prendendo, glielo stava restituendo.
Gli stava dando tutto il dolore che aveva provato quando aveva creduto di essere l’assassino di suo padre e di aver sterminato una famiglia; tutto il dolore a causa della solitudine e scaturito dall’odio che l’intero mondo provava per lui.
Decisi anche io di darglielo. Le mie vene si scurirono e feci passare tutto il dolore e il patimento che avevo assorbito a Stiles in quei mesi, nel corpo di Christopher Argent; tutto il dolore che avevo provato io dalla morte di Talia, Laura e Cora.
Quando finimmo, crollò in ginocchio di nuovo umano. Le lacrime sgorgavano dai suoi occhi.
L’elicottero arrivò sopra le nostre teste e ci illuminò. Le macchine della polizia si fermarono a pochi metri da noi, così come un blindato della SWAT e un camion dell’esercito. Per ultima arrivò anche un’ambulanza.
“Dovete andare” esclamò Scott mentre la cavalleria scendeva dall’auto imbracciando i fucili.
“Ho un parente in Canada. Ci accoglierà” dissi ripensando al fratello di mia madre, lo zio Peter.
“Sono stanco di scappare” replicò Stiles fissandomi rassegnato con gli occhi dorati.
“Abbassate le armi e mettete le mani dietro la testa” ordinò il capo della polizia.
Obbedimmo. Gli uomini in nero depositarono le armi e ci imitarono. L’unico che non lo fece fu Argent, il quale si alzò in piedi, ancora dolorante, e ci indicò. Notai che non aveva più gli artigli e gli occhi erano tornati azzurri.
“Sono loro!” esclamò come se non fosse evidente dalle nostre zanne e dagli occhi fluorescenti. “Sono gli assassini” urlò.
“Non è vero” provò a difenderci Lydia.
Si avvicinarono in tre mentre l’esercito e la SWAT collaborarono tutti insieme per catturare i più famosi ricercati d’America. Tenevano tutti quanti sotto tiro, nessuno escluso.
I poliziotti si avvicinarono e uno di loro, la cui targhetta appuntata al petto recitava “vicesceriffo Parrish”, afferrò Argent per un braccio, glielo torse dietro la schiena e lo ammanettò. “Christopher Argent, la dichiaro in arresto” stupì tutti.
“Che cosa?” sbraitò.
“Ha il diritto di rimanere in silenzio” disse spingendolo verso la volante, le cui luci blu e rosse lampeggiavano senza far rumore.
“C’è un errore” blaterò cercando inutilmente di divincolarsi, troppo spossato e addolorato.
“Qualsiasi cosa dirà potrà essere e sarà usata contro di lei in tribunale” proseguì quello senza ascoltarlo.
Io e Stiles ci fissammo stupiti mentre il capo della polizia ci si avvicinava.
“Ha il diritto a un avvocato durante l’interrogatorio. Se non può permetterselo, gliene sarà assegnato uno d’ufficio”.
Ascoltammo l’agente elencare i diritti mentre Argent protestava. Gli uomini in nero vennero portati via dai veri soldati dell’esercito.
Lydia, Liam e Scott si guardavano attorno disorientati tanto quanto noi.
“Ma che succede?” domandò Stiles mentre Argent e i suoi scagnozzi venivano portati via.
Il capo della polizia si fermò di fronte a noi e ci fissò. Eravamo zuppi di sangue ed ancora trasformati. Facevamo paura.
Allungò una mano e, nonostante la mia grondasse di sangue, gliela strinsi titubante. “Signori, siete richiesti in centrale per la vostra deposizione” disse porgendo la mano anche a Stiles. “Vi aspettiamo in macchina” si congedò allontanandosi. L’altro poliziotto ci guardò con ammirazione ma non ebbe il coraggio di dirci nulla.
Cosa diamine era appena accaduto?
La Stilinski Corporation pullulava di forze dell’ordine che circondarono la zona con un nastro giallo. Quelli che passavano accanto ci lanciavano occhiate di approvazione e stima.
Eravamo i criminali più pericolosi del mondo e adesso ci sfilavano accanto battendoci le mani sulle spalle e guardandoci come degli eroi.
“Cosa mi sono perso?” urlò una voce familiare.
Liam boccheggiò. Iniziò a ridere e a piangere nello stesso momento.
Lo vedemmo zoppicare verso di noi, con un cellulare in una mano.
“Theo!” esclamammo tutti insieme correndo verso di lui. La ferita alla gamba era bendata alla bell’e meglio ma stava bene, era vivo e probabilmente era grazie a lui se non ci avevano arrestati. Era l’artefice di tutto.
Pian piano sia io che Stiles ritornammo umani.
Liam gli saltò quasi in braccio per poi scusarsi quando gemette dal dolore per il troppo peso sulla gamba malconcia.
“Ho visto quel bastardo darti una gomitata” sussurrò preoccupato accarezzando la tempia di Liam, sulla quale stava spuntando un grosso livido. “Se fossi stato qui ti giuro che lo avrei –“.
“Ehi, calma” lo interruppe Liam. “Sto bene, mio eroe” lo derise bonariamente lasciandosi accarezzare e, per la prima volta, vidi Theo arrossire.
“Cos’hai fatto?” domandai battendogli una mano sulla spalla.
“Un video in diretta” disse mostrandoci il cellulare. “Vanto una certa popolarità sui social e ho chiesto di chiamare la polizia per far vedere quello che stavo filmando, cioè voi” spiegò circondando le spalle di Liam con un braccio sia per abbracciarlo che per appoggiarsi a lui per far sì che lo sostenesse. “E cioè la verità” esclamò allargando l’altro braccio.
“Avevi pianificato tutto?” domandò Stiles guardandolo con ammirazione.
“Non avevo certo pianificato di farmi quasi recidere l’arteria femorale da quell’idiota di Argent!” ribatté quasi oltraggiato. “A proposito, l’hanno già portato via?” chiese guardandosi attorno.
Quando annuimmo fece schioccare la lingua in disappunto. “Avrei tanto voluto filmarlo, ai miei followers sarebbe piaciuto”.
“Okay, ho sentito fin troppo” si intromise Lydia già annoiata. “Fatti abbracciare”.
“Dove ti nascondevi?” domandò Scott.
“Sul tetto. Ho filmato tutto dall’inizio, avrò avuto quasi trecentomila spettatori ad un certo punto!” si esaltò.
“Non abbiamo sentito il tuo odore” notai occhieggiando la ferita.
“Credo che sia merito dell’acqua ossigenata che ho utilizzato per disinfettarla: ha coperto l’odore del sangue”.
Liam sibilò, immaginandosi il dolore provato. “Devi andare in ospedale” consigliò. “È arrivata anche un’ambulanza, puoi fartici portare”.
“No, no. Voglio che mi raccontiate tutto, non sentivo bene da lassù” rifiutò, preso dalla foga del momento.
Scott e Liam iniziarono a parlare concitati, sovrapponendo le frasi e creando confusione, mentre Lydia li interrompeva ogni volta che sbagliavano un dialogo. Presi Stiles per una mano e ci allontanammo dal gruppo.
“Siamo ancora vivi” mi fece notare stringendosi nelle spalle.
Stetti un po’ in silenzio, ripensando a quello che era avvenuto. “Non ti azzardare mai più a fare una cosa del genere” lo rimproverai. “Non provare mai più a fingere la tua morte”.
Stiles spalancò le labbra. “Quella tattica stava funzionando alla perfezione, ma tu hai rovinato tutto!” esclamò.
“Io ho rovinato tutto? Mi hai fatto prendere un infarto!” mi difesi.
“Se non ti fossi sconvolto così tanto e non ti fossi quasi fatto soffiare via i poteri da Argent io avrei potuto attaccarlo alle spalle senza che se ne accorgesse” disse petulante.
Scott e Liam smisero di parlare e tutti e quattro si misero a fissarci scocciati dal nostro battibecco.
“Quindi la colpa sarebbe mia? Tu muori e se io mi sento morire a mia volta è colpa mia?” chiesi retorico. “Buono a sapersi”
“Sai, c’è una cosa che credo di non aver capito bene” mormorò Stiles mordicchiandosi le labbra.
Il suo odore era mutato. “Quale?”.
“Cosa mi hai detto quando stavo per perdere il controllo?” domandò e poi spalancò le labbra. “Il controllo!” gridò cambiando argomento. “C’è la luna piena e ho il controllo sul lupo” disse sorridendo emozionato. Sollevò il volto e guardò la luna che illuminava i suoi occhi castani.
“Ti ho detto che ti amo”.




Lasciate traccia del vostro passaggio: una recensione, anche breve, è pane quotidiano per gli scrittori.
Cari lettori e lettrici, il prossimo capitolo sarà l’epilogo e verrà pubblicato lunedì 28 settembre. Spero che abbiate seguito con interesse questa storia e che vi abbia appassionato e tenuto un po’di compagnia in questo periodo difficile. Ci sentiremo nel prossimo capitolo per un ultimo saluto. A presto.

  
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