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Autore: TheMemesQueen    24/09/2020    0 recensioni
Julie e Orlando, nonostante il divario caratteriale, hanno qualcosa in comune che li rende uguali.
La scienza dice che due poli uguali non possono essere attratti fra di loro, ma l'algebra c'insegna che il risultato di due numeri negativi è un numero positivo.
Sarà lo stesso anche per loro?
Nel frattempo, che tipo di spettacolo teatrale faranno alla fine dell'anno? Chissà...
(Questa storia può contenere argomenti sensibili. Leggete con cautela.)
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Scolastico
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Julie bussò alla porta di Carla. Era da ieri mattina che non vedeva Orlando e si era preoccupata, anche per il fatto che non rispondeva ai suoi messaggi.

La donna aprì la porta, doveva andare a lavoro in sartoria. "Oh, Julie. Come stai?"

"Io bene, ma Orlando?"

"Ecco..." fece lei "lui è in camera sua. Vuoi che gli dica che sei qui?"

"Non preoccuparti, faccio io." rispose la ragazza.

La donna la ringraziò e andò via. Julie entrò e chiuse la porta con il gancio. "Orlando, sei qui?"

Andò in camera sua e bussò. "Orlando?"

Il ragazzo, che era seduto sul letto, sentì la sua voce. Era sorpreso che fosse venuta.

Non aprì perché non voleva farsi vedere in lacrime.

Julie aprì la porta, preoccupata. "Orlando?"

Lui si coprì la faccia con le mani, impaurito. "Perché s-sei qui?"

Lei si sedette vicino a lui. "Ero preoccupata per te, così sono venuta con l'autobus."

Orlando fece spazio con le dita, guardandola con i suoi occhi arrossati. "Ma perché? Perché ti preoccupi per me?"

Julie rimase un po' attonita da quella domanda. "Perché ci tengo a te." rispose con tono triste.

Lui la guardò. "Io sono solo un patetico piagnucolone." spostò lo sguardo da un'altra parte "Dovresti stare con qualcuno che possa renderti felice. Io ti faccio solo da peso."

La ragazza ci rimase male a sentire quelle parole. "No, tu non sei un peso." lo abbracciò.

Lui si sentì afflitto, per poi sentire un singhiozzo. "Julie ma...stai piangendo?"

Julie lo guardò con le lacrime agli occhi. "Si." gli strinse le spalle "È perché mi sento come anni fa con Riccardo. Inutile e senza aver avuto la possibilità di aiutarlo. Proprio come ora io non riesco ad aiutarti."

Orlando l'abbracciò. "No, no. Tu non hai colpa di niente."

"Orlando, ieri ti è successo qualcosa?" chiese lei.

Il ragazzo deglutì. "No, ho avuto le solite stupide allucinazioni per l'insonnia."

Julie capì che non stava dicendo la verità. "Lo sai che...ti puoi confidare con me, vero?"

Orlando annuì. "Si." sospirò "È che...non ho voglia di parlarne."

Lei lo accarezzò e gli sorrise. "Quando ti va, fammi uno squillo."

Il ragazzo, un po' più calmo, rise e la guardò. "Grazie."

"Di nulla." fece lei. Si era tranquillizzata anche lei.

Senza preavviso, il ragazzo le diede un piccolo bacio sulla guancia e le sorrise.

Lei rimase basita. "Ma che..."

"Ti h-ho dato fastidio?" lui pensava di aver fatto una stupidaggine.

"No, no. È solo che...non me lo aspettavo." guardò da un'altra parte e rise nervosamente "Certo che sei proprio tenero, lo sai?"

Lui arrossì e Julie lo seguì qualche secondo dopo, rendendosi conto di quello che aveva detto. "Ti va di...fare una sfilata?" domandò lei.

"No...oggi no." rispose sconsolato.

"Ok..." era nervosa "senti..."

Orlando la guardò. "Cosa c'è?"

Julie arrossì. "Ti posso...coccolare?" si grattò il collo "Sai com'è...per farti stare meglio..."

Lui arrossì più di prima, non che gli dispiacesse. "Se vuoi..."

Julie gli accarezzò la testa. "Te lo ricordi, a casa di Rebecca? Lo avevi fatto quando ti avevo chiesto come si accarezzazze un gatto."

Orlando sorrise nervosamente. "Mi hai scambiato per un gatto?"

"Perché no?" sorrise "Sei bello morbido."

Il ragazzo arrossì. "Eh, grazie."

Dopo qualche secondo, Julie pensò a una cosa. "Non è che...ci possiamo sdraiare? Così mi viene il mal di schiena."

Orlando divenne più rosso di prima. "Se vuoi..."

La ragazza si distese sul letto insieme a lui. "La mia povera schiena." commentò lei.

Orlando stava per esplodere metaforicamente, e tra poco anche una sua specifica parte del suo corpo.

'Tra poco esplodo.' pensò.

"Sei più comodo?" domandò la ragazza. Lui annuì. "Si."

Dopo qualche secondo, Julie si sentì stanca. "Non so perché, ma sono stanca. Ti va se mi addormento un po' qua?"

"Fai pure. Ti sveglio io." rispose lui.

Julie strinse Orlando come un peluche. "Grazie."

Lui arrossì. "Di n-nulla!"

'Forse è stanca perché ha pianto.' si accoccolò su di lei 'Anche se sono un po' stanco pure io. È meglio se mi riposo per qualche minuto.'

Nonostante ciò, dormì con Julie per più di un'ora.



   
 
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