<>Ho scritto anni fa queste fanfiction ma ho dimenticato di pubblicarle. Eccone qualche altra di questa raccolta prima di segnarla come conclusa. In futuro mi piacerebbe scrivere una nuova long fic quindi volevo usare efp per qualche tempo prima di pubblicarla, non ricordo bene come si usa!

Titolo: Stelle

Rating: verde.

Tipologia: one-shot.

Genere: generale, post-apocalittico.

Pairing: Milo/Camus (?)

Personaggi: Milo, Camus, Isaac, Hyoga.

Avvertimenti: POV di Camus, AU, slash (?).

Parole: 538
Note dell’autore: il seguito di Sopravvivenza e Debito! (M&C si lamentano sempre dei bambini che dormono??)

Prompt:

Imagine your OTP standing under the stars. Person A makes a comment about how only the brightest stars can be seen at night. Person B looks Person A straight in the eye and says “Ah, so that’s why I can see you so clearly tonight.” By @otp-imagines-cult

«Guarda come dorme Isaac. È tutto storto. Avrà il mal di schiena perenne, così…»

Milo indicò il bambino, poi sistemò un telo sopra di lui. «Speriamo che stanotte non digrigni i denti.»

Camus, con un sospiro, spostò il busto di Isaac e allontanò le sue gambe dall’altro bambino addormentato.

«Hyoga scalcia…»

Finalmente, con una certa stanchezza, si appoggiò al muretto alle proprie spalle e sollevò il viso verso il cielo stellato. La Luna era piena, e illuminava non solo il firmamento ma anche l’aperta campagna sotto di essa.

Milo lo imitò.

«Fa ancora così caldo che si può dormire fuori…» commentò. «Anche se siamo ai primi di settembre.»

Indicò il cielo. «Vedi, il Grande Carro è più basso…»

Camus si scollò i capelli dal collo e allungò le gambe, appoggiandole sopra un voluminoso zaino.

«Ci siamo spostati di parecchio verso sud, però.» notò. «Dobbiamo decidere dove andare adesso. In più di sei mesi non abbiamo incontrato nessuno…»

«Sei mesi!»

La voce di Milo parve rallegrata. Rifilò all’altro una spallata amichevole.

«Stiamo insieme da sei mesi.» commentò, raggiante.

Camus sorrise. Eh già. In un mondo ormai pressoché disabitato e distrutto, almeno qualcuno era riuscito a formare un piccolissimo gruppo che garantiva la sopravvivenza. Tuttavia, un po’ invogliato dalla scelta di parole di Milo, alzò un sopracciglio e ripeté: «Stiamo insieme?»

Milo sussultò, voltandosi di scatto. «Uh. No. Cioè. Io non intendevo…»

Camus scosse la testa con un sorriso.

«Ti prendevo in giro.» commentò, incrociando le dita in grembo. «Sei mesi da quel pugno al braccio…»

Milo roteò gli occhi ed emise un lungo verso di disappunto, ma con un sorriso stampato in viso.

Camus non poté fare a meno di ricordare quanto fosse stato forte. Nel momento esatto in cui il suo braccio aveva accusato la botta, aveva pensato che l’osso fosse andato in mille pezzi. Seguì con gli occhi il profilo delle spalle nude di Milo, i muscoli lungo i bicipiti: in qualche modo, quel ragazzo era riuscito a conservare la sua forza nonostante le condizioni di vita e la dieta non propriamente ottimali.

Istintivamente si strinse le proprie spalle con le mani.

«Quanto mi manca il pane con la Nutella…» sospirò.

«Ma cosa c’entra?» ridacchiò Milo, incontrollabilmente. «Da dove ti è uscita?»

«Pensavo…» s’interruppe, valutando la situazione. Era meglio non insistere in qualcosa di palesemente irrealizzabile. «No, nulla. Parlavamo delle stelle…»

Anche Milo allungò le gambe.

«Con questa Luna piena, si vedono sono le più luminose.» sospirò.

Camus si voltò verso di lui. «Ecco perché ti vedo benissimo stasera…»

Si morse subito dopo la lingua. Ma che razza di pensieri gli stavano passando per la mente? C’erano ben altre cose di cui preoccuparsi, sopravvivenza in primis, prima di pensare anche remotamente alla sfera affettiva!

Milo lo fissò negli occhi, sempre con un sorriso un po’ imbarazzato. «Stai bene?»

«La Luna piena è la nostra migliore alleata.» fece subito Camus, issandosi e incrociando le gambe. Alzò lo sguardo. «Illumina le notti e ci fa notare eventuali pericoli, ci aiuta a contare i mesi…»

«Ti fa pensare al pane con la Nutella, a quanto pare…» commentò Milo.

Camus piegò il capo da una parte. «Non sai quanto…»

I suoi occhi indugiarono ancora sulle spalle di Milo. Uh, che Luna galeotta.