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Autore: SOI_7    27/09/2020    0 recensioni
Una poliziotta di Atlantic City viene coinvolta nelle macchinazioni di un pericoloso anarchico, finendo vittima di un incidente che non solo le distruggerà la vita, ma che metterà in pericolo l'intera città.
Una rivisitazione in chiave moderna pseudorealistica del topos classico delle sirene
Genere: Azione, Sovrannaturale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Capitolo 9 – Davide e Golia
 
Erano le 19:30 quando il ricercatore David Norman, dopo una intensa giornata di lavoro, stava riordinando il suo studio. I suoi occhi gli bruciavano a causa del periodo prolungato che aveva trascorso al computer, per cui non vedeva l’ora di cenare e mettersi a letto, in modo da concedersi un sonno ristoratore. Stava giusto richiudendo alcuni fascicoli, quando qualcuno bussò alla sua porta.
 
 “Chi è?” chiese.
 
 “Tesoro, sono io, apri” disse una voce femminile, che riconobbe per quella di sua moglie.
 
 Norman si recò ad aprire la porta ma, non appena la spalancò, un colpo violento alla nuca gli fece perdere i sensi.
 
 Dopo un tempo indefinito di buio, gli occhi di Norman si riaprirono lentamente. Il ricercatore si rese conto di essere legato al suo letto, impossibilitato a muoversi, mentre, di fronte a lui, c’era un uomo girato di spalle, intento a sfogliare i suoi appunti alla scrivania.
 
 “Ehi, chi sei tu? Perché mi hai legato?” chiese Norman, spaventato. Tentò di divincolarsi, ma le funi erano troppo strette.
 
 “I suoi appunti sono molto interessanti… dovrebbe conservarli con più cura” rispose l’uomo, con tono freddo.
 
 “Cosa hai fatto a mia moglie? Ho sentito la sua voce poco fa!”
 
 L’uomo si voltò, rivelandosi finalmente. Norman sbiancò: il suo aspetto era inconfondibile, sicché lo avevano mostrato una miriade di volte alla TV negli ultimi giorni.
 
 Oliver Ursine tirò fuori un registratore dalla tasca del suo cappotto, dopodiché premette un tasto.
 
 “Tesoro, sono io, apri” fu la registrazione riprodotta dal dispositivo.
 
 Ursine premette nuovamente il pulsante e ripose il registratore in tasca. “Lei ha qualcosa che mi interessa, signor Norman”
 
 “Non ho niente per te!” replicò Norman, sempre più spaventato. Ursine lo ignorò.
 
 “So che stavate lavorando su una tuta speciale da usare come protezione nelle centrali elettriche sottoposte a forte elettromagnetismo. Si basava su invertitori di polarità, ma non ha mai lasciato la fase sperimentale. Eppure, mi stavo chiedendo… cosa accadrebbe, se uno degli invertitori usasse una polarità uguale al campo magnetico che investe la tuta?”
 
 Norman era confuso da quel discorso, quando una lampadina si accese nella sua testa.
 
 “Non vorrai usarla per controllare i campi emessi dal generatore che hai già rubato?” chiese, allarmato.
 
 “Dov’è quella tuta?” chiese Ursine, avvicinandosi al letto.
 
 “Non esiste più, è stata smantellata tempo fa dopo risultati deludenti” disse Norman, sudando. Ursine lo fissò, senza trasmettere emozioni, dopodiché piantò una lama nella mano del ricercatore, facendolo urlare dal dolore.
 
 “E va bene, te lo dirò! Si trova al magazzino dell’aeroporto, in un container con il simbolo del governo!” disse Norman, ansimando. Ursine tirò fuori la lama dalla mano di Norman, contemplando per qualche secondo, dopodiché la affondò anche nel suo avambraccio, scatenando un secondo grido di dolore.
 
 “Non ho mentito, te lo giuro! Puoi controllare tu stesso!”
 
 “Oh, so bene che non ha mentito, però lo ha fatto poco fa… e a me non piacciono i bugiardi” rispose Ursine, gelido. Norman strinse i denti, cercando di sopportare il dolore.
 
 “Perché fai tutto questo? Cos’è che vuoi?” chiese, con una nota di panico nella voce.
Ursine non rispose, ma tirò fuori la lama dal suo avambraccio e si avvicinò lentamente al suo volto, dopodiché strisciò il coltello lungo la carotide di Norman, ormai in preda al terrore.
 
 “Voglio che il mondo guardi questa città con la stessa paura e disgusto con cui lei mi guarda ora” rispose Ursine.
 
-----o-----

Come pattuito il giorno prima, Trent, Valerie e Aqua si recarono nuovamente all’abitazione di Taylor, nella speranza che il disturbatore fosse pronto. Quando bussarono al citofono non ricevettero risposta, ma la porta del garage si aprì senza cerimonie. Una volta entrati, trovarono Taylor incollato alla TV, intento ad ascoltare i notiziari. Aqua si schiarì la voce, attirando l’attenzione dell’ex hacker.
 
 “Prendi una sedia e accomodati” disse, sempre senza schiodarsi dalla TV.
 
 “Cosa segui con così tanta attenzione?” chiese Aqua sospettosa, mentre Valerie la lasciava sulla sedia.
 
 “Stanotte un ricercatore del governo è stato assassinato. Lo hanno trovato morto nel suo appartamento, con la gola sgozzata. Nessun indizio sul possibile assassino” disse Taylor, teso. “Mi gioco le palle che si tratti di Ursine, e voglio capire cosa volesse da quell’uomo”
 
 Aqua si rabbuiò di fronte alla notizia, ma alla fine si limitò a sospirare. “Se speri di saperlo tramite i telegiornali, temo che lo comunicheranno solo quando sarà troppo tardi, quindi non tormentarti. Ora possiamo parlare di quell’affare su cui dovevi lavorare?”
 
 Taylor sbuffò, dopodiché si voltò verso di lei e cominciò a frugare in mezzo alle cianfrusaglie presenti sul tavolo, finché non tirò fuori uno strano apparecchio a metà tra un telecomando e un walkie-talkie, dotato di un’enorme manopola circolare.
 
 “Sono riuscito a costruire un disturbatore con un raggio d’azione di 25 metri. Con questo puoi impedire l’accensione di qualunque apparecchio elettronico, ma c’è un piccolo problema: siccome non so su che frequenza lavori quel generatore, dovrai sintonizzarlo manualmente sul posto, finché non avrai trovato quella giusta”
 
 Aqua non sembrava del tutto convinta. “Mi stai dicendo che devo girare quella manopola finché non vedo il generatore smettere di funzionare? Pensi che Ursine mi darà il tempo per farlo?”
 
 “Non posso fare di meglio, Sanderson. Quell’affare era top secret, e non potevo sintonizzare il disturbatore alla cieca. Dovrai arrangiarti” replicò Taylor, snervato. In quel momento, la sigla di un altro telegiornale partì dalla TV.
 
 “Dio mio, quanti notiziari ci sono a quest’ora?” chiese Aqua, alzando gli occhi al cielo.
 
 “Non è un notiziario,” disse Taylor, fissando lo schermo preoccupato. “È un’edizione straordinaria”
 
-----o-----

Nell’orfanotrofio di Atlantic City, situato nei pressi del centro urbano, si stava consumando il pranzo come consuetudine per quella fascia oraria. I bambini erano intenti a mangiare le cibarie fornite dalla mensa, mentre gli operatori giravano tra i tavoli per controllare che tutto fosse in ordine.

Un’operatrice, passando vicino alla finestra, notò un furgone di colore scarlatto fermarsi di fronte all’edificio, in pieno divieto di sosta. L’autista, di cui non riuscì a distinguere il volto, rimase nel veicolo e si mise a cincischiare con il suo telefono. L’operatrice stava considerando di andare da lui e intimargli di liberare il posto, quando un boato assordante partì dalla stanza a fianco alla mensa, facendo tremare la terra e causando la caduta di svariati calcinacci dal soffitto. I bambini si nascosero immediatamente sotto i tavoli, mentre gli altri operatori corsero verso il luogo dell’esplosione, allarmati, solo per trovare la porta chiusa.

Erano intrappolati lì.
 
 Pochi minuti dopo l’esplosione, alcune volanti della polizia si recarono all’orfanotrofio, mentre un paio di reporter si trovavano già sul posto, ad esporre quanto accaduto in diretta.
 
 La polizia parcheggiò e uscì dalle proprie auto, tirando fuori le pistole, quando videro un uomo intento ad aprire il vano del furgone rosso, rivelando al suo interno un bizzarro aggeggio simile al motore di un’auto, ma molto più grande. L’uomo indossava una strana tuta con svariate pouch su torace, schiena e arti. Quando si voltò verso di loro, scoprirono che si trattava di Oliver Ursine.
 
 “APRITE IL FUOCO!” urlò un poliziotto. Prima che gli spari iniziassero, Ursine premette un pulsante sul suo avambraccio, facendo partire un ronzio dall’arnese presente nel camion. I colpi diretti verso di lui rimbalzarono come gomma e tornarono violentemente verso i loro mittenti, facendo saltare i vetri delle volanti e colpendo alcuni poliziotti, uccidendoli. I loro walkie-talkie e gli smartphone che tenevano in tasca esplosero come bombe, facendo urlare di dolore altri agenti, mentre parti dei loro corpi saltavano in aria e andavano a fuoco. Le stesse volanti oscillarono, quasi come mosse dal vento, mentre sulle telecamere dei reporter le immagini venivano disturbate.

Ursine camminò lentamente verso il centro dello spiazzale, ignorando la distruzione che aveva seminato, dopodiché portò una mano verso la propria bocca e l’altra in direzione dei reporter.
 
 “Abitanti di Atlantic City,” disse con tono calmo, mentre l’elettromagnetismo del generatore trasmetteva la sua voce al microfono del reporter, “vi sta per essere offerta la possibilità di effettuare uno scambio vantaggioso. In questo orfanotrofio, lo stesso dove si trovano i bambini che da tanto tempo attendono una famiglia, ma di cui avete dimenticato perfino l’esistenza, ho piazzato tre cariche esplosive, di cui una è già stata fatta saltare poco fa. Le persone all’interno dell’edificio sono impossibilitate ad abbandonarlo e, qualora attivassi le altre due bombe, l’intera struttura crollerebbe, mietendo ulteriori vittime insieme a quelle che ho già ucciso. Ho intenzione di far esplodere le cariche a mezzanotte di oggi stesso, a meno che non accogliate la mia richiesta: voglio che mi portiate qui la Sirena Killer. Morta.
Non ha importanza come, tanto immagino che la vita di una già acclamata assassina valga ben poco, in confronto a quella di decine di bambini dimenticati da Dio. Avete poco tempo per trovarla, quindi vi consiglio di darvi da fare per setacciare la città. Vi avverto che non saranno accettate interferenze dall’esterno: se altre forze dell’ordine giungeranno qui, farò saltare le bombe all’istante, quindi riflettete bene prima di fare passi falsi.
Per ogni evenienza, farò saltare le comunicazioni nel raggio di sei miglia. Buona caccia” aggiunse, con un mezzo sorriso, dopodiché pigiò nuovamente il tasto sul suo avambraccio.
 
 Un’onda EMP partì dal generatore e si espanse a macchia d’olio, facendo spegnere ogni dispositivo digitale nel suo percorso. Gli smartphone si disattivarono, le TV smisero di funzionare, i telefoni fissi divennero muti, i computer si spensero. Ogni cosa nel raggio di sei miglia sprofondò nel blackout più totale.

Soddisfatto, Ursine di sedette su un muretto, congiungendo le mani, e aspettò.
 
-----o-----

Taylor, Aqua e i due fratelli avevano osservato la scena alla TV, impietriti. Quando il collegamento saltò, Taylor si precipitò verso la TV e la scollegò dalla presa elettrica.
 
 “Spegnete i vostri telefoni!” esclamò, preoccupato.
 
 “Cosa… perché?” chiese Trent, anche lui allarmato.
 
 “Possono usarli per tracciarci, sbrigatevi!”
 
 I due fratelli rimasero ammutoliti, dopodiché tirarono fulmineamente i loro telefoni dalla tasca e li spensero. Aqua era livida di rabbia.
 
 “Ecco a cosa gli serviva quel generatore, voleva intrappolare la città nella sua rete e sottoporla a un ricatto!” disse Valerie, furibonda.
 
 “Non è un semplice ricatto, il suo disegno è molto più ampio. È sempre stato questo il suo obiettivo, istigare il marcio della gente per creare tensione e conflitti interni con le istituzioni. Lo avete sentito anche voi: vuole dimostrare che sono disposti ad uccidere una persona pur di salvare dei bambini che normalmente sono abbandonati a sé stessi, solo per pulirsi la coscienza” disse Aqua.
 
 “E quindi come lo fermiamo? Adesso l’intera città ti starà dando la caccia!” chiese Trent.
 
 “Vorrà dire che li batteremo sul tempo, dando a Ursine ciò che vuole”
 
 “COSA??” urlarono all’unisono i due fratelli.
 
 “Lui vuole far passare al governo l’idea che questa gente sia composta da assassini da sopprimere. Presentandomi spontaneamente non gli darò modo di farlo, e potrò affrontarlo faccia a faccia una volta per tutte”
 
 “Aqua, hai visto cosa può fare con quella diavoleria, e anche senza il generatore saresti in svantaggio rispetto a lui. È un suicidio!” disse Trent, ansimando.
 
 “Quegli ostaggi moriranno se non lo faccio. Non c’è altro modo” concluse Aqua, dopodiché si rivolse a Taylor.
 
 “Mi serve una cintura portaoggetti per le mie medicine… e anche per le munizioni”
 
 “Munizioni?” chiese Trent.
 
 “Se devo andare all’altro mondo, che Ursine venga con me” rispose Aqua, fredda.
 
 “Aqua… no!”
 
 Valerie afferrò il polso di Aqua e la guardò negli occhi, spaventata. L’ex poliziotta si limitò a restituirle lo sguardo, impassibile.
 
 “Non devi diventare un’assassina, faresti il suo gioco in questo modo. Tu sei migliore di così!” disse Valerie, con sguardo supplichevole.
 
 Aqua rimase per qualche secondo a guardarla negli occhi, socchiudendo i propri, senza lasciar trapelare emozioni.

Per la prima volta, sotto lo sguardo delle iridi azzurrissime della sua amica, Valerie era spaventata da lei.
 
 “Taylor, che armi possiedi?” chiese Aqua, senza distogliere lo sguardo da Valerie. La ragazza, demoralizzata, chinò il capo, mollando la presa dal polso dell’ex poliziotta.
 
 “Ho una Glock 44, penso dovrebbe esserti sufficiente” rispose Taylor, frugando su una mensola.
 
 “Andrà bene”, rispose Aqua. Taylor le porse una cintura con numerose fondine disposte lungo tutta la sua lunghezza, dopodiché le poggiò la pistola sul tavolo. Aqua si allacciò la cintura alla vita, inserì il caricatore nella pistola e tirò indietro il carrello dell’arma, emettendo un soddisfacente “clack”.
 
 “Un’ultima cosa: mi dovrai dare uno strappo sul posto” disse Aqua.
 
 Taylor fece una smorfia. “La signorina gradisce anche un caffè e un cornetto?” disse, sarcastico.
 
 “Ti risulta che possa andarci da sola?” replicò Aqua, infastidita. Taylor si adombrò, ma non replicò.
 
 “Veniamo anche noi” disse Trent. Aqua si voltò verso i due fratelli.
 
 “Ragazzi, no! È troppo pericoloso per voi! Restate qui!”
 
 “Te lo scordi! Non ti lasciamo lì a morire da sola!” replicò Valerie.
 
 “Ursine ha già tentato di uccidervi una volta, e non aveva nemmeno il generatore! Almeno voi, mettetevi in salvo!” cercò di farli ragionare Aqua.
 
 “Abbiamo iniziato questa storia insieme, la finiremo allo stesso modo” replicò Valerie, con semplicità.
 
 Aqua voleva controbattere, ma i due ragazzi erano più testardi di lei.

Tirò un sospiro di esasperazione e annuì, dopodiché il gruppo si diresse all’auto di Taylor. 
   
 
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