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Autore: Teo5Astor    29/09/2020    10 recensioni
Nessuno poteva immaginare che una vecchia lampada apparentemente senza valore avrebbe potuto cambiare il destino di così di tante persone, perché nessuno sapeva che conteneva sette sfere magiche in grado di evocare un Genio-Drago capace di realizzare qualunque desiderio, a patto che non fossero più di tre.
Non lo immaginava Aladdin Goku, un giovane ladro dal cuore d’oro, e nemmeno la principessa Chichi, la futura regina del regno di Agraba che sognava il vero amore e rifiutava qualsiasi matrimonio politico nonostante le pressioni del padre, il sultano.
Non potevano immaginarlo nemmeno un’ancella, un principe e una principessa venuti da lontano e una tigre molto speciale.
Non lo immaginava neppure il Genio in persona che il destino potesse cambiare anche per un essere immutabile come lui.
Lo immaginava solo il malvagio Gran Visir di quel regno, perché aveva in mente un perfido piano da tanto tempo e aspettava solo l’occasione giusta per concretizzarlo. E, allo stesso modo, lo sperava anche il suo astuto pappagallo, che aveva un sogno segreto nel cuore.
Rielaborazione a tema Dragon Ball di Aladdin.
Genere: Avventura, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Chichi, Goku, Radish, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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30 – Il destino in un desiderio
 
 
«M-mamma… s-sei… sei proprio tu! E… papà! Urcaaa!» esclamò Goku, mentre sua madre, una donna minuta dallo sguardo dolce e i capelli neri e mossi che le arrivavano alle spalle, corse ad abbracciarlo, stringendolo a sé.
«Goku… mi sei mancato tanto! Scusa… scusami!» scoppiò in lacrime, mentre lui le accarezzava la nuca e Chichi osservava la scena commossa.
«Non devi scusarti, mamma… io me la sono cavata, tu sei riuscita a guarire. Contava solo che tu e papà tornaste, prima o poi» brillarono gli occhi a Goku, mentre suo padre, un uomo straordinariamente simile a lui nell’aspetto a parte per una profonda cicatrice che gli solcava la guancia sinistra, gli scompigliava i capelli, sorridendo fiero.
«Sei stato bravo, figliolo. Saremmo voluti tornare prima, ma il viaggio è stato lunghissimo e la guarigione di tua madre non è stata facile» spiegò. «Ma, piuttosto, perché sei qui?! Noi siamo arrivati e la città è cominciata a cadere a pezzi insieme al palazzo reale a causa di un mostro… siamo entrati qui perché volevo affrontare quella specie di cobra gigante, ma poi tutto è tornato magicamente come prima».
«Ecco… è una storia lunga e un pochino complicata…» ridacchiò Goku, grattandosi la nuca. «Non saprei da dove cominciare…».
«Mamma! Papà!» lo interruppe all’improvviso Radish, unendosi all’abbraccio di famiglia, commosso.
«E-ehm… c-ciao… ?!» farfugliò la mamma di Goku, a disagio.
Sembrava minuscola accanto all’imponente genio.
«E chi sarebbe questo bestione?!» domandò il padre, cercando di divincolarsi.
«È qualcosa a metà tra uno scimmione e un pagliaccio. Ma è innocuo, tranquilli» rispose Lapis, sorridendo beffardo.
«Sono il fratello maggiore di Gò, almeno da ieri!» esclamò Radish, senza dar retta alle provocazioni del principe di Asgard. «E quindi da ieri siete anche i miei genitori, voi due! Ho sempre pensato che sarebbe stata una figata avere una famiglia!» scoppiò a ridere, mentre Lazuli si portava una mano sulla fronte e scuoteva la testa.
«So che vi chiamate Gine e Bardack, ed ero anche a conoscenza del vostro arrivo! Grazie a me, poi, Gò sapeva anche che eravate vivi e stavate bene!»
Bardack e Gine si guardarono perplessi. Non ci stavano capendo nulla.
«Ecco… Radish è il genio-drago della lampada, quello della leggenda. Senza di lui non sarei qui… e senza di lui non avremmo potuto sconfiggere quel mostro che avete visto, ricostruire il regno e salvare tutti» provò a spiegare Goku.
«Già, e da ieri abbiamo deciso di diventare fratelli!» annunciò trionfale Radish. «Giusto, potete chiamarmi Rad! E adesso vi presento le nostre ragazze: Chichi, la principessa di Agraba, sta con Gò. Io, invece, ho perso la testa per la principessa Lazuli di Asgard. Potete chiamarle Chì e Là, se volete!»
Gine guardò le due ragazze e corse ad abbracciarle, facendole arrossire. Bardack sorrise, anche se faticava a mettere insieme tutti i pezzi del mosaico che stava cercando di comporre nella sua mente.
«Tu, Goku… con la principessa?! E tu… il genio della lampada?! E stai con un’altra principessa?!» disse, perplesso.
«Wow, per essere lo scimmione supremo del gruppo sei più perspicace di loro!» ridacchiò Lapis, attirandosi un’occhiataccia da parte di Bardack.
«Non fare caso alle battutacce di Lap, papà! Lui è fatto così, ma è un grandissimo amico per noi» rise Radish. «Formiamo un trio fantastico insieme. Un quartetto, se coinvolgiamo anche Vegeta, altro personaggio impareggiabile. Ah, già, lui era un pappagallo fino a poco fa! Fai un fischio, Veg!»
«Tsk! ‘fanculo…» si limitò a rispondere lui, incrociando le braccia al petto e voltandosi stizzito.
«Ciao» disse un uomo dalla pelle color ebano, un gilet rosso e un turbante bianco, comparso silenziosamente accanto a Vegeta.
«Ah!» sbottò l’ex pappagallo, che non si era accorto della sua presenza a pochi centimetri da lui. «E tu chi diavolo saresti?! Tsk!»
«Un po’ di educazione, Vegeta! Cerca di essere gentile!» lo sgridò Bulma, mentre il nuovo arrivato si guardava intorno con gli occhi sgranati e un sorriso pacioso stampato sul volto.
«Lui è Popo, il mio assistente. Scusateci se siamo entrati nel palazzo anche noi».
La voce gentile di un uomo dai lineamenti piuttosto giovanili attirò l’attenzione di tutti, che si voltarono verso di lui. Indossava una lunga tunica verde smeraldo, un fez bianco e stringeva tra le mani un lungo e nodoso bastone di legno.
«Ero rimasto indietro per provare a curare alcuni feriti, ma, fortunatamente, si sono ripresi da soli» aggiunse, sorridendo con estrema gentilezza. «Signor sultano, mi piacerebbe fermarmi per un po’ di tempo nel vostro regno, se possibile. Vorrei aiutare il vostro popolo, rendermi utile».
«Sì… certo!» sorrise a sua volta Giuma, che tuttavia non aveva idea di chi avesse davanti.
«Lui è Dende, il famoso guaritore. È solo grazie alle sue competenze mediche che Gine è ancora viva» spiegò Bardack.
«Grazie! Grazie!» gli strinse la mano con forza Goku. «Allora esisti davvero!»
«Già, ma cambiavo sempre dimora… è stato bravo tuo padre a trovarmi! Ed è stata bravissima tua madre a guarire grazie alla sua forza di volontà».
Anche Giuma aveva sempre creduto alla sua esistenza, solo che non aveva fatto in tempo a provare a portare da lui la moglie gravemente malata prima che fosse troppo tardi. Anche a Chichi e Lunch si riempirono gli occhi di lacrime al ricordo di quei giorni terribili, ma si sentirono sollevate nel vedere che Goku era stato più fortunato di loro con la salute di sua mamma.
«Ma… che fine ha fatto quel mostro gigantesco di prima?!» domandò Gine, guardandosi intorno. «L’avete ucciso?»
«In realtà è rinchiuso qui dentro» rispose Goku, raccogliendo da terra la lampada nera che si era generata nel momento in cui Freezer era diventato un genio. «Cosa ne facciamo, Rad?»
«Visto che la Caverna delle Meraviglie è una mia esclusiva, direi che qualche millennio nella Caverna degli Orrori non potrà che aiutarlo a riflettere» rise il genio, a cui si illuminarono gli occhi per un istante. «Ecco, l’ho creata in mezzo al deserto, ed è così terrificante che nessuno oserà mettere piede in un posto simile. Dammi la lampada, Gò» aggiunse, per poi lanciare l’oggetto magico nel cielo senza nessuno sforzo apparente.
Sotto gli occhi di tutti, la lampada nera sparì verso l’orizzonte, lasciando dietro di sé una sottile scia violacea che si dissolse dopo qualche secondo.
Era finita per davvero, Freezer non avrebbe più dato fastidio a nessuno.
 
Chichi si avvicinò a Goku, che aveva ancora lo sguardo perso nel vuoto e fissava il deserto in lontananza, e lo prese per mano. Sembrava pensieroso. Triste, nonostante la vittoria e il ritorno dei suoi genitori.
«Ecco, Chichi… mi spiace averti fatto credere di essere un principe…».
«Io lo so perché l’hai fatto...» sorrise lei. «Avresti dovuto dirmi subito tutto… ma credo di capire perché sei arrivato a tanto…».
Radish li osservava e il suo cuore si fece improvvisamente pesante come un macigno. Non aveva più voglia di scherzare come aveva fatto poco prima con Bardack e Gine, non sapeva nemmeno cosa dire. Era felice nel vedere Goku e Chichi che provavano a salvare un amore in teoria impossibile, ma era un altro genere di amore quello che gli faceva sentire un nodo stringergli sempre più forte la gola. Era l’amore che provava per Lazuli a farlo star male, e quello che provava lei per lui. Sentiva che era ormai prossimo il momento dell’addio. Che era inevitabile.
Il suo tempo era scaduto e, a causa sua, la ragazza più speciale che fosse mai esistita in tutti i millenni in cui aveva vissuto avrebbe sofferto. Non poteva perdonarsi una cosa simile.
La cercò con lo sguardo e la vide apparentemente calma. Lo fissava attraverso i suoi meravigliosi occhi di ghiaccio che esprimevano freddezza e determinazione. Aveva l’aria sicura di sé, consapevole di quello che stava per succedere e allo stesso tempo tranquilla, se non quasi distaccata.
Il genio pensò che forse se ne era fatta una ragione, che probabilmente era meglio così. Sarebbe stato più semplice per tutti.
«Ehi Kakaroth! Questa è tua, fai quello che devi e basta!» intervenne Vegeta, lanciando a Goku la lampada dorata, che aveva ancora lui da quando poco prima aveva espresso il suo terzo desiderio.
Il giovane ladro la prese al volo e la guardò sospirando. Si volse prima verso Radish e poi verso Lazuli, che gli lanciò un’occhiata che gli trasmise una sensazione di gelo fin nella spina dorsale nonostante il clima torrido di Agraba e lo convinse a voltarsi verso Chichi.
«Chichi… io… non credo che il mio posto sia qui» disse mestamente. «Io non sono un principe. Anzi, sono solo un povero ladruncolo».
«Quella è solo una stupida legge! Io… io ti amo!» ribatté la principessa, mentre Giuma osservava la scena, pensieroso e toccato nel profondo. «Non voglio che finisca tutto così!»
«Hai ancora il tuo terzo desiderio, Gò… se vuoi posso farti tornare un principe» propose Radish, sentendosi allo stesso tempo morire dentro. «Sei ancora il mio padrone e in più sono tuo fratello maggiore, è giusto che mi prenda cura di te!»
«Ma… Rad, e la tua libertà?!» sgranò gli occhi il giovane ladro.
«Sono abituato alla schiavitù eterna» fece spallucce il genio, sforzandosi di sorridere.
«E…» provò a ribattere Goku, voltandosi di nuovo verso Lazuli e zittendosi nel momento in cui notò che lei stava camminando verso Radish.
«E io ti ringrazio per avermi permesso di uscire dalla lampada per conoscere lei… è stato bello imparare ad amare, sentirsi umano» completò la frase Radish, cingendo Lazuli con un braccio e dandole un bacio a fior di labbra. «È stato bello conoscere tutti voi. Non dimenticherò mai questa parte del mio eterno viaggio» aggiunse, soffermandosi su tutti i presenti, da Lapis fino ad arrivare a Vegeta.
Nessuno fiatava. Alcuni avevano gli occhi lucidi, altri, come Lunch, piangevano. Lapis e Sedici assistevano alla scena senza tradire emozioni, così come Vegeta.
«Ma Rad… io…» provò a dire Goku.
«Gò, dammi retta: non troverai più una che ti ama come Chì neanche tra un milione di anni. Parlo per esperienza, eh!» lo interruppe Radish.
«È giunto il momento che io me ne vada per sempre. Lo sapevamo tutti che sarebbe stato inevitabile. Mi dispiace, Là… non volevo che le cose andassero così. Io… io ti amo…».
«Tu sei il solito scemo» sbottò la principessa dagli occhi di ghiaccio. «Ti avevo già detto che non saresti andato da solo da nessuna parte!» aggiunse, stizzita, afferrandogli i folti capelli sulla nuca e tirandolo verso di sé per baciarlo con foga, togliendogli il fiato e facendogli battere il cuore all’impazzata. «Io e te siamo fatti per stare insieme. Non pensare mai che non sia così».
«Ma, Là… io non posso, è la mia natura che me lo impone e …» disse Radish mestamente, staccandosi a fatica da lei, dal suo profumo e dal suo sapore che lo inebriavano e confondevano. Che rendevano tutto tremendamente più difficile.
«Portami con te nella lampada. Fammi diventare un genio» lo interruppe la principessa venuta dal nord, fissandolo con uno sguardo che non ammetteva repliche.
«Io… io non posso…» abbassò la testa lui. «Non posso condannarti a questo».
«Lo decido da sola a cosa voglio farmi condannare o meno!» sbottò lei, prima di stringere entrambe le mani del suo fidanzato. «So che puoi farlo e so di poter diventare come te. Sento scorrere il potere dentro di me… l’hai visto anche tu poco fa quando ti ho aiutato a far tornare in vita tutta quella gente».
Gli occhi del genio diventarono improvvisamente lucidi, perché si rese conto una volta di più di quanto fosse forte il legame che lo univa a quella ragazza. Davvero era disposta ad arrivare a tanto pur di stare con uno come lui?
Si voltò verso gli altri presenti, e gli si spezzò il cuore nel vedere Lapis e Sedici. Impassibili, in apparenza, ma entrambi decisamente tesi. Gli occhi glaciali del generale si velarono di profonda tristezza per un istante quasi impercettibile, mentre il principe stringeva nervosamente un pugno e si irrigidiva, cercando di non dare a vedere un lieve tremolio che gli stava fiaccando le gambe.
Lazuli, invece, non si voltò nemmeno un volta e non smetteva di guardarlo attraverso i suoi incantevoli occhi di ghiaccio, che da severi che erano, improvvisamente si addolcirono. E divennero lucidi.
«Portami con te, per favore. Io voglio solo restare con te» chiese con un filo di voce. «Ci ho pensato molto, anche la lampada può essere il posto più bello del mondo finché siamo insieme».
«Sei speciale, Là… grazie…».
«Rendimi come te» ribatté lei, chiudendo gli occhi e stringendo più forte le mani di Radish, tornato in quel momento alla sua forma di genio.
Concentrò il potere che sentiva già fluire in lei e sentì che anche Radish stava concentrando e trasferendo nel suo corpo un potere incomparabilmente più grande. Un potere che quasi la travolse e la fece vacillare, ma che non poteva farla cadere. Perché lei era forte e lo sarebbe sempre stata. E perché c’era Radish, l’unico essere umano o immortale che avesse mai amato.
Quando riaprì gli occhi si rese conto che la sua pelle era diventata azzurra, proprio come quella di Radish. Ai polsi le comparvero due pesanti bracciali dorati, al collo aveva sempre la collana di lapislazzuli che le aveva regalato lui, sopra a un top rosso tempestato di diamanti. Si rese conto che al posto delle gambe aveva una nube fumosa turchese, che però poteva modificare a suo piacimento. Capì che poteva fare tutto, in realtà, coi poteri che aveva ottenuto, non solo modificare il suo corpo.
Sorrise a Radish e si voltò, finalmente, per guardare i presenti che avevano assistito a bocca spalancata a quello che era appena successo. Si sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e cercò con lo sguardo Sedici, che annuì e accennò un sorriso. Aveva gli occhi lucidi persino lui, in un momento in cui Chichi, Lunch e Bulma non facevano altro che piangere. Lazuli capì che si erano affezionate a lei e ne fu felice, ma non seppe fare altro che sorriderle, perché in realtà era complicato anche per lei poter giudicare il groviglio di emozioni che stava provando e che cercava di nascondere.
«Grazie» si limitò a dire a Sedici con un filo di voce.
«Sono fiero di te» disse lui, prima che lei cercasse con lo sguardo Lapis.
Si sforzava di sorridere beffardo, ma si vedeva che stava soffrendo.
«Se dovessi trovare la lampada, potrei comandarti a bacchetta, sorellina?» sorrise tirato.
«Scordatelo, cretino. Vedi di non farmi arrabbiare perché mi basta anche solo un dito per incenerirti» ribatté lei, non riuscendo però a reggere oltre lo sguardo del fratello gemello con cui aveva condiviso un’intera vita e quel viaggio dall’altra parte del mondo che li aveva così cambiati.
«Lazy, io…» provò a dire il principe di Asgard.
«Forse un po’ mi mancherai» lo interruppe lei, lapidaria, dandogli le spalle.
«Anche tu» rispose lui. «Forse» aggiunse, sorridendo.
Lazuli guardò Radish, e gli occhi di entrambi divennero improvvisamente scarlatti e luminosi. I loro volti si allungarono e dilatarono mostruosamente per poi ricoprirsi di scaglie verdastre, mentre tutti arretravano e alzavano gli occhi verso l’alto stupefatti.
C’erano due enormi draghi, uno davanti all’altro, che volavano sempre più in alto e intrecciavano i loro lunghi corpi simili a enormi serpenti dotati di braccia. Uno aveva dei lunghi e folti capelli neri, l’altra dei lisci capelli biondi.
Ruggirono entrambi, generando un boato simile a un tuono carico di energia, per poi sparire in una nube turchese.
Quando il fumo si dissolse, Radish e Lazuli ricomparvero di nuovo all’interno del palazzo reale nei loro corpi da genio, sorridenti e mano nella mano, davanti agli sguardi attoniti di tutti.
«Bene, adesso che avete visto tutti la nostra natura di drago, direi che lo spettacolo è finito» allargò le braccia Radish. «Anzi, forse per me è appena cominciato lo spettacolo» aggiunse, sollevando ritmicamente le sopracciglia e fissando Lazuli. «Sarà piacevole stare stretti e tutti appiccicati nella lampada, no?»
«Mi fai schifo, Rad» incrociò le braccia sotto il seno lei, irritata. «Non farmi pentire della mia scelta, scemo».
«E va bene… va bene…» sospirò il genio. «Dai Gò, spara il tuo ultimo desiderio che almeno ti faccio tornare ad essere un principe!» continuò, sorridendo sghembo e scrocchiandosi le dita della mani.
Era arrivato il momento.
«Rad, sei libero» disse il giovane ladro, con un sorriso felice stampato sul volto.
«Bene! Allora ti faccio lo stesso vestito dell’altra volta?! Sappi che non potrò più aiutarti in futuro e quindi cerca di non fare continuamente figure di merda che poi…» rispose Radish, che realizzò solo con qualche istante di ritardo quello che aveva detto Goku.
Guardò prima Lazuli, che aveva gli occhi sgranati, e poi il suo giovane padrone.
«Eh?!»
«Sei libero, Rad! Col mio ultimo desiderio voglio farti diventare un uomo libero!» ripeté Goku. «E, ovviamente, voglio che anche Lazuli torni a essere una donna libera, come prima!»
La lampada cominciò a tremare tra le mani di Goku e si allontanò da lui, librandosi nel cielo accompagnata da un forte vento. Ne uscì un leggero fumo rosa che avvolse un incredulo Radish, per poi circondare anche Lazuli. I bracciali che avevano ai polsi si staccarono e caddero a terra, emettendo un rumore sordo.
Il genio si domandò se era quello il dolce suono della libertà che aveva sempre e solo potuto sognare, ma che non si era mai veramente illuso di poter raggiungere.
Guardò Lazuli  mentre riprendeva le sue sembianze umane e si rese conto che era tutto vero.
Che era libero. Che erano liberi.
Osservò le sue mani diventare umane, insieme al resto del suo corpo. Sollevò lo sguardo verso la lampada ancora sospesa nel cielo e la vide perdere improvvisamente luminosità, prima di cadere a terra accanto ai bracciali, che divennero cenere e furono portati via dalla leggera brezza che arrivava dal mare e che sapeva di vita. Di un nuovo inizio.
 
«Sono… libero…» sillabò Radish con un filo di voce, guardandosi attorno stranito, per poi soffermarsi sul sorriso di Lazuli, accanto a lui. «Siamo… siamo liberi!» esultò, abbracciandola con foga per poi baciarla con passione. «Avevi ragione, Là: siamo fatti per stare insieme!»
«Già, non devi mai pensare che non sia così» sorrise lei. «E devi anche ricordarti che io ho sempre ragione» aggiunse scherzosamente.
L’ex genio le accarezzò i capelli e poi si staccò da lei e cominciò a correre con un pugno sollevato verso il cielo, ridendo felice. Non sentiva nessun potere speciale dentro di sé, a parte il poderoso soffio della vita e un’inestinguibile sensazione di amore.
«Sono liberooo!» urlò, dando il cinque a Goku e poi a Bubbles, prima di stringere forte a sé la nuvola Speedy e riprendere a correre come un forsennato.
«Chiedimi qualcosa! Chiedimi qualcosa, Lap! Fai finta di essere il mio padrone!» domandò al principe di Asgard, saltellando davanti a lui.
«Non coinvolgermi nelle tue buffonate, grazie. Ti manca la classe, sei troppo dozzinale anche quando sei contento» sorrise il fratello di Lazuli, che in realtà avrebbe voluto seguirlo in quella folle esultanza perché si sentiva felice.
Anche Sedici sembrava sollevato. Si scambiò un’occhiata che valeva più di mille parole con Lazuli, in disparte con le altre ragazze che continuavano a parlarle e complimentarsi con lei. La principessa venuta dal nord sorrise anche a Lapis, allargando le braccia. Lui rispose facendo spallucce, per poi farle l’occhiolino. Il destino li voleva ancora insieme come erano sempre stati, e loro erano felici di questo.
«Avevi uno sguardo meno omicida quando eri un drago, sorellina» scandì beffardo Lapis, che voleva subito riprendere a punzecchiarsi con la sorella per non cadere in sentimentalismi che non lo mettevano a proprio agio.
«Peccato non avere più poteri, avrei potuto provare a farti diventare più intelligente. Ma temo sia impossibile» ribatté lei.
«Dai, Veggy! Chiedimi tu qualcosa! Qualunque cosa!» urlò Radish, stavolta davanti a un irritatissimo Vegeta, che distolse lo sguardo con stizza incrociando le braccia al petto.
«Levati dalle palle. E non chiamarmi mai più “Veggy”! Tsk!»
«Quante menate che vi tirate tutti! Che due coglioni… dai, Gò, esprimi tu un desiderio! Chiedimi… boh, chiedimi una piramide d’oro!» tentò infine l’ex genio, rivolgendosi stavolta al fratello minore, che lo osservava con un’espressione piena di gioia. Si sentiva leggero per il desiderio che aveva espresso. Aveva fatto la scelta giusta.
«Urcaaa! Va bene! Rad, desidero che tu mi dia una piramide d’oro!» stette al gioco.
«La vuoi davvero?! Col cazzooo!» sbraitò Radish, scoppiando a ridere. «Non sono più un genio! Non esprimo più i desideri di nessuno! Non ho più padroni!»
«Non hai più nessun padrone? Ne sei sicuro?» lo prese per un orecchio Lazuli, tirandolo con forza verso di sé.
«Oh, no, giusto! Sei tu la mia padrona da adesso in poi!» esclamò lui, voltandosi e sollevando ritmicamente le sopracciglia. «Mia regina e mia dea, sono pronto a esaudire ogni tua richiesta! E a farmi anche picchiare da te» aggiunse, prostrandosi davanti a lei e afferrandole una caviglia per provare a baciarle un piede.
«S-smettila, s-scemo di un porco!» cercò di divincolarsi la principessa di Asgard, colpendolo sulla testa con delle vigorose manate e arrossendo. «N-non farmi vergognare davanti a tutti! F-fai… fai schifo!» ringhiò, facendo ridere tutti i presenti, compreso Radish, che si alzò e la prese in braccio, stringendola forte a sé e baciandola di nuovo tra gli applausi e i fischi di approvazione di tutti i loro amici.
 
Radish, incrociò per un istante gli occhi di Goku, che guardavano Chichi e sembravano diventati improvvisamente tristi. Smise di ridere e appoggiò delicatamente a terra Lazuli, realizzando solo in quel momento quale poteva essere l’altra faccia della medaglia del desiderio che aveva espresso Goku.
Aveva deciso di rinunciare al suo sogno d’amore pur di liberarlo e mantenere la promessa? Preso dall’euforia del momento non si era soffermato su questo aspetto.
«Gò… grazie!» disse commosso, appoggiandogli una mano sulla spalla.
«Io forse ti perdono per tutte le volte in cui mi hai fatta arrabbiare» aggiunse Lazuli, senza guardarlo, con le braccia incrociate sotto il seno.
«Beh… era giusto così! Tu hai sempre creduto in me, Rad» accennò un sorriso il giovane ladro.
«Ma… come farai adesso, se non puoi più diventare un principe?» chiese l’ex genio.
«Sono cresciuto in strada, no? Improvviserò!» si sforzò di scherzare Goku, a cui però non sfuggirono gli occhi pieni di lacrime di Chichi, al suo fianco.
Le prese una mano e gliela accarezzò dolcemente.
«Cerca di capirmi, Chichi. Io ti amo, ma non posso continuare a fingere di essere qualcun altro» provò a spiegarle.
«Tu non devi fingere, Goku, perché sei speciale così come sei… e non mi interessa che tu sia ricco o povero, io so solo che ti amo e che non sono più disposta ad accettare una legge che non ha senso» rispose la principessa, dolce e determinata, appoggiando la testa sul suo petto.
«Non pensi che siamo sbagliati, io e te?» chiese il giovane ladro.
«Solo perché siete diversi? Allora siamo sbagliati anche io e Là!» intervenne Radish.
«E anche io e Lunch, se è per questo» si intromise Lapis, sorridendo beffardo.
«E io e Bulma, allora? Eravamo un pappagallo e una tigre, tsk!» ringhiò Vegeta.
«Io penso che anche tu meriti di essere libera, Chichi» disse dolcemente Lunch.
«L’hai sempre meritato» convenne Bulma.
«Tutti dovrebbero essere liberi di poter scegliere il proprio destino» aggiunse Lazuli.
Chichi si sentì rasserenata dalle parole dei suoi amici e tornò a fissare gli ingenui e puri occhi neri di Goku. Sentiva di amarlo più di sé stessa. Non voleva rinunciare a lui. Non poteva farlo.
«Forse anche noi, come loro del resto, siamo sbagliati. Ma siamo uno sbaglio che riesce a funzionare» sorrise dolcemente. «Voglio venire con te, non importa dove andremo, ce la faremo lo stesso».
«Aspettate un attimo, ragazzi, ci tengo anch’io a dire la mia» intervenne Giuma, avanzando sorridente verso la figlia e Goku.
Era rimasto in disparte, immerso tra i suoi pensieri, ma in quel momento appariva sereno e deciso. Risoluto e giusto, come dovrebbe essere un sovrano.
«Papà… io…» provò a dire Chichi, che dentro di sé era triste all’idea di lasciare suo padre. Si volse anche verso Lunch e Bulma. Si sentiva il cuore spaccato a metà.
«Oggi è il tuo compleanno, tesoro» la interruppe Giuma, accarezzandole la guancia col palmo della mano e sorridendo giocondo. «Il giorno in cui ti saresti dovuta sposare con un principe, secondo la legge».
«Non era mia intenzione creare problemi. Mi dispiace di aver mentito e …» si intromise Goku, venendo però zittito dal sultano, che sollevò la mano con un gesto solenne.
«Ti chiedo scusa per averti creato problemi, figliola. Per averti messa sotto pressione, per non averti capita» riprese Giuma, che poi si voltò verso Goku. «E ringrazio te per avermi fatto aprire gli occhi. Tu hai dimostrato il tuo valore, e non serve essere un principe per avere un cuore grande come il tuo» aggiunse, prima di volgersi al resto dei presenti e inchinarsi leggermente. «Vi ringrazio per tutto quello che avete fatto per il mio regno. È stata colpa mia se sono accadute certe cose, negli ultimi anni avevo perso di vista la realtà, nonostante fosse sotto il mio naso».
Camminò poi verso la balaustra della balconata e guardò il suo regno dall’alto. Notò per la prima volta la miseria delle baracche che si intravedevano in lontananza e i volti deperiti di alcuni bambini assiepati sotto le mura insieme al popolo, che si era di nuovo radunato lì e appariva incredulo e sollevato allo stesso tempo per quello che era successo.
«Ci ho pensato molto, Chichi» disse, senza guardarla. «Esistono leggi antiquate, stupide e inutili. Ci sono problemi che vanno al di là del lusso in cui viviamo da sempre, protetti dalle nostre mura reali. Esiste un mondo là fuori che merita di essere vissuto e, se possibile, migliorato» sospirò, con le mani incrociate dietro la schiena. «Ci sono sovrani coraggiosi, giusti e capaci. Io non credo di esserlo stato negli ultimi anni. Ho provato ad essere un buon padre per te e anche per Lunch, ma onestamente ho commesso tanti errori».
«Non dire così, papà…» provò a rincuorarlo Chichi.
«Quello che è successo mi ha aperto gli occhi, mi ha fatto capire che ci sono tante cose che devono cambiare qui ad Agraba» continuò Giuma. «Ma mi sono anche reso conto che non è giusto che sia io a occuparmi di tutto questo, perché siete tu, Goku e tutti voi qui presenti i veri eroi del mio regno. Avete fatto più voi per il mio popolo nelle ultime ore che io in una vita intera. Il popolo ha bisogno di tutti voi, il vostro compito è appena cominciato».
«Papà, non capisco…» provò a avvicinarsi a lui Chichi.
Lazuli, invece, scosse la testa e sorrise. Aveva capito tutto. Anche Radish si rese conto di quello che stava per succedere e si volse verso Goku, che aveva l’aria di non comprendere fino in fondo quello che stava accadendo.
«Tu potrai cambiare le cose, sono certo che saprai farlo. Che sarai in grado di correggere tutti i miei sbagli» disse Giuma. «Non sei costretta a sposarti oggi, non sei nemmeno obbligata a scegliere per forza un principe. Ma non è giusto che sia io a cambiare questa legge, spetterà al nuovo sultano. È un’altra l’ultima legge che ho deciso di cambiare. Vieni qui, Chichi».
Il sultano afferrò una mano della figlia e le sorrise, costringendola ad affacciarsi alla balaustra insieme a lui.
«Popolo di Agraba!» urlò, attirando l’attenzione di tutti. «Avete visto tutti quello che è successo: se siamo ancora vivi, e se il regno esiste ancora, è solo grazie a un gruppo di eroi a cui saremo grati per sempre e ai soldati che sono rimasti fedeli al sultano!» spiegò, solenne.
«Ho un annuncio importante da farvi, perché quello che è appena accaduto mi ha aperto gli occhi e mi ha fatto capire che per me è giunta l’ora di lasciare il trono a chi è più meritevole» aggiunse, nell’incredulità generale. «Voglio però modificare per l’ultima volta una legge: da adesso in poi anche una donna potrà diventare sultano, e non dovrà per forza sposarsi per esercitare il potere».
Chichi sgranò gli occhi, imitata da gran parte dei presenti, stupiti da parole che ad alcuni potevano sembrare rivoluzionarie e troppo in anticipo sui tempi.
«Vi presento il nuovo sultano: mia figlia Chichi Jasmine!» gridò trionfale, lasciando spazio a un’incredula Chichi, che si ritrovò sommersa da un boato di approvazione che nemmeno Giuma si sarebbe aspettato così forte.
Il popolo sembrava compatto e convinto. Era con lei.
Si voltò commossa e cercò con lo sguardo Goku, gli corse incontro e lo baciò. Fu un bacio lungo, intenso, che sapeva di libertà e di amore.
«T-ti amo… noi staremo insieme, Goku!»
«Sì… sì! Sono… sono felice!» farfugliò il giovane ladro, che non credeva ai suoi occhi.
Ripensando alla prima volta in cui l’aveva vista al mercato, nascosto sopra al tendone di un venditore di frutta, e a tutto quello che era successo da lì in poi, gli sembrava di aver vissuto un lungo sogno. L’aveva amata fin dal primo istante, non aveva fatto altro che desiderarla con tutto sé stesso. Aveva commesso tanti errori, certo, ma tutte le sue azioni e le sue parole erano state guidate dall’amore che provava.
E lei lo sapeva, l’aveva capito subito, altrimenti non avrebbe mai potuto perdonarlo.
«Io… io vi giuro che cambierò molte cose! Che farò del mio meglio! Che vi renderò un popolo felice!» proclamò Chichi, una volta tornata alla balaustra. «Aiuterò chi ha bisogno, cercherò di essere giusta e di farvi sentire fieri di far parte del regno di Agraba!» aggiunse, generando un altro boato.
«Ma non sarò sola: al mio fianco ci sarà Goku, prima di tutto, uno degli eroi che ci ha salvato» spiegò, chiamando accanto a sé il giovane ladro, che si avvicinò grattandosi la nuca e ridacchiando, venendo accolto da grida di approvazione. «La mia prima legge in qualità di sultano è che un esponente della famiglia reale non sarà più costretto a sposarsi con un altro nobile. Aladdin Goku è un ragazzo che viene dal popolo, dalla strada per essere più precisa. Io e lui ci sposeremo, ma non oggi, non siamo costretti a sottostare a una legge che non esiste più».
Un altro boato accolse le ultime parole di Chichi. Goku era già diventato l’eroe del popolo, che si immedesimava in lui. Lui salutava agitando la mano, imbarazzato.
«E poi ci sono tutti loro che mi aiuteranno a governare, avrete tempo e modo di conoscerli perché saremo una squadra e nessuno di voi dovrà più sentirsi abbandonato» riprese Chichi, chiamando a sé tutti gli altri, da Radish fino a Vegeta, che si affacciarono alla balconata.
La gente cominciò a inneggiare anche a loro, perché tutti sapevano o avevano intuito quello che avevano fatto.
Radish cominciò a esultare e ad aizzare la folla. Passò il braccio intorno al collo di Lapis e cominciò a saltellare, felice. Fece poi lo stesso con Lazuli dall’altra parte, guadagnandosi però un’occhiataccia e un pestone sul piede. Ricambiò il gesto con un sorriso sghembo e una pacca sul sedere che la fece arrossire e infuriare. Ovviamente si guadagnò un pestone sullo stesso piede, ma molto più forte.
«E non ti do un ceffone solo per non dare spettacolo davanti a tutto il popolo. Ma dopo vedrai quando saremo da soli» sibilò Lazuli.
«Oh, sì, sono già eccitato all’idea» rispose roco, sollevando ritmicamente le sopracciglia.
«Sei un maiale senza speranza, mi fai schifo» lo liquidò lei.
«Scusate, potreste tenermi fuori dai vostri giochetti erotici?» li provocò Lapis, beffardo. «Tieni Rad, abbraccia la scimmia, non me. Dopotutto è un tuo simile!» aggiunse, porgendogli Bubbles, che era sulla balaustra davanti a lui.
«Orango! Sei felice? Staremo tutti quanti insieme per sempre! Sono libero!» esultò l’ex genio.
«Uh, uh, uh!» rispose la scimmia, mentre Radish la baciava sulla testa.
«Che schifo, sei pieno di peli!» sputacchiò, facendo scoppiare a ridere Lapis e guadagnandosi gli insulti da parte di Bubbles, che agitava il pugno verso di lui e berciava improperi di ogni genere nella sua lingua.
«Non azzardarti a baciare me, adesso» ringhiò Lazuli, guardando di sbieco il suo ragazzo.
Un rumore sordo, ovattato e prolungato attirò all’improvviso l’attenzione di tutti coloro che si trovavano sulla balconata, che si voltarono verso un imbarazzato Goku, che ridacchiava e si massaggiava la pancia con la mano. Vegeta sembrava particolarmente irritato, Bulma e Lunch apparivano perplesse, Sedici sorrideva, comprensivo.
«E-ehm, scusate… ma avrei un po’ fame!» sussurrò il giovane ladro, mentre Gine e Bardack ridevano di gusto. «Chichi, manca ancora molto? Andiamo a mangiare qualcosa?» aggiunse sottovoce, con la sua futura sposa che scosse la testa e alzò gli occhi al cielo, divertita.
«Popolo di Agraba, abbiamo catturato i colpevoli e da adesso in poi non sarete più in pericolo! Saremo un popolo felice, faremo grandi cose insieme» riprese Chichi, decisa a concludere il suo discorso. «Io e la mia squadra ce la metteremo tutta, sarà fondamentale anche l’aiuto di mio padre. Sarete fieri di noi. Ognuno di voi, da adesso in poi, potrà sentire davvero il dolce profumo della libertà!».
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note: eccoci qui, vi chiedo subito di dirmi quali sono stati i vostri personaggi maschili e femminili preferiti di questa long, così settimana prossima annuncio i risultati in occasione dell’ultimo capitolo. Potete dirmi anche il più odiato se volete e fare più scelte!
 
Non poteva che essere “libertà” la parola conclusiva di questo capitolo e in generale della parte dedicata al racconto che fa Rad ai propri figli, direi che era la parola chiave dell’intera storia e la ritroveremo anche nel prossimo capitolo, l’ultimo, in cui torniamo a rivedere i figli di Rad e Là come all’inizio, il cui titolo sarà infatti “La libertà è un avventura che non finisce mai”. Sì, proprio come una delle celebri e bellissime sigle di Giorgio Vanni.
 
Allora, cosa mi dite di questo lungo capitolo in cui sono successe tantissime cose?! I genitori di Goku, l’arrivo di Dende, l’incoronazione a sorpresa di Chichi e il desiderio finale di Goku che mantiene la promessa che aveva fatto a Rad. Però credo che la parte più intensa sia quella in cui Là decide di diventare lei stessa un genio pur di seguire Rad e la successiva trasformazione… non so, il finale era scontato, ma spero di avervi stupito con questo colpo di scena! E di avervi emozionato un pochino, è stato un capitolo intenso.
 
Ringrazio come sempre tutti voi che mi lasciate sempre il vostro parere e anche tutti voi che leggete in silenzio. Siete invitati anche voi a dirmi i vostri personaggi preferiti, se vi va!
 
Niente, oggi pubblico con qualche ora di anticipo, ma soprattutto mi spiace molto che questa storia sia prossima a finire, mi ero affezionato a questi personaggi e a voi che mi avete seguito… ma ci sarà modo di parlare dei nuovi progetti mercoledì prossimo, ci vediamo per il gran finale!
 
Teo
   
 
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