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Autore: MauraLCohen    29/09/2020    2 recensioni
L’inverno arriva a Berkeley e Kirsten si ritrova a letto con la febbre, ma Sandy è lì per prendersi cura di lei.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kirsten Cohen, Sandy Cohen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sandy/Kirsten
Prompt: rosso
Parole: 2.288

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Raffreddore d'inizio inverno



 
Sandy stava in piedi davanti allo specchio della camera da letto, intento ad annodare la cravatta blu che penzolava sul suo collo. Erano appena scattate le 7:30 e lui doveva ancora preparare la colazione e finire di vestirsi. Sentiva Sophie Rose canticchiare giù per le scale, probabilmente con indosso ancora il pigiama in piles, mentre col sorriso sulle labbra puntava il televisore del soggiorno. Sorrise al pensiero della figlia che trascinava il suo cane di pezza giù per le scale. Si sarebbe occupato di lei a breve, giusto il tempo di sistemare la cravatta e recuperare la giacca. 

Si voltò in direzione del letto alle sue spalle, dove Kirsten dormiva a pancia in giù: il suo viso premeva contro il cuscino mentre i lunghi capelli biondi si diramavano disordinati sulla fodera. 
Sandy non poteva vedere la sua espressione, ma poteva immaginarla: sofferente e stremata, colpa della nottata che l’aveva costretta a dividersi tra la nausea e la febbre altra. 

Con fare premuroso, l’uomo si avvicinò al letto, sedendosi sul margine, accanto alla moglie. Le scostò qualche ciocca di capelli dal viso, accompagnandola dietro l’orecchio con l’indice e subito avvertì il contatto con la pelle rovente. Preoccupato, si chinò su di lei per baciarle la fronte. 

« Hai preso proprio un brutto raffreddore » le mormorò, guardandola dormire con la bocca appena schiusa. Kirsten mugugnò qualcosa in risposta, grattandosi il viso con il dorso della mano. 

« Mmh… Sandy? » biascicò, soffocando il lamento contro il cuscino. « Mi sta esplodendo la testa. » 

Lui le accarezzò la schiena esposta dalla canotta che indossava. 

« Hai ancora la febbre alta » le spiegò, continuando a passarle la mano su e giù per la schiena nel tentativo di darle conforto. 

Dalle labbra di Kirsten scappò un lamento gutturale. 

« Adesso ti porto la colazione, vedrai che dopo l’ibuprofene ti sentirai meglio. » 

« Mmh… » Kirsten si mise supina, portandosi entrambe le mani sugli occhi per alleviare il dolore alla testa. Le sue labbra si contrassero istintivamente verso il basso, lasciando che quello inferiore si pronunciasse appena. 

« Sembri proprio Sophie Rose » scherzò Sandy, intenerito da quella visione. E il pensiero della figlia, lo riportò alla realtà: i suoi occhi corsero fino al comodino dall’altra parte del letto, dove la sveglia segnava, precisa, le 7:45. 
Si stava facendo tardi sia per lui sia per la piccola Sophie, che doveva andare a scuola. 

« Vado a preparare la colazione » spiegò Sandy, chinandosi sulla moglie per baciarle la fronte. « Torno subito. » E con ciò, uscì dalla stanza. 

Gli ci volle un altro quarto d’ora per preparare le ciambelle, il bacon e le uova strapazzate per la piccola di casa, mentre per Kirsten sistemò su di un vassoio una spremuta d’arancia e una ciambella perfettamente imburrata. 

« Finisci di mangiare e dritta a vestirti, signorina, ci siamo intesi? » Sandy puntò scherzosamente Sophie Rose con l’indice. 

Lei annuì e addentò entusiasta la montagna di pane, burro e uova strapazzate. 

« Brava la mia bambina! » esclamò soddisfatto, arruffandole i capelli, prima di prendere il vassoio e raggiungere Kirsten in camera da letto. 

La osservò dall’uscio della porta mentre si girava su un fianco ancora mezza addormentata e sofferente. Si arricciò il lenzuolo attorno al braccio, cercando una posizione comoda che lenisse il suo mal di testa, ma a giudicare dalla smorfia sul suo viso, la ricerca non stava avendo successo. 

« Tesoro? » Sandy la chiamò con un filo di voce, entrando in stanza in punta di piedi. 

« Ehi… » Lei lo guardava con un solo occhio aperto. 

« Non migliora, eh? » 

Lei scosse il capo lievemente, mentre lui poggiava il vassoio sul comodino. 

« Ecco, mangia qualcosa… » le suggerì, offrendole il piattino su cui svettava la ciambella con una coperta di burro. Kirsten le diede un timido morso, cercando di tenere a bada il suo stomaco dolorante. Subito, Sandy le passò anche la spremuta d’arancia. 

« Oggi niente lavoro. Devi stare a casa e riposarti. » 

Lei lo guardò sconsolata. « Ce la faccio » mormorò, « Devo solo aspettare che le medicine facciano effetto. »

« Kirsten… » Sandy aggrottò le sopracciglia. 

« Bisogna portare Sophie a scuola » continuò lei. 

« Ci penso io » la rassicurò. 

« Ce la faccio. »

« Devi riposare. »

« Ma non so che fare a casa. Mi annoio. »

Gli occhi febbricitanti di Kirsten si inumidirono. 

« Sei adorabile » commentò Sandy, baciandole la fronte. 

« Saan–dyy… » piagnucolò Kirsten. 

« Kiirs–teen… » rispose lui, replicando il suo tono melenso, mentre ridacchiava sotto i baffi. « Prendi queste » aggiunse, porgendole due piccole pastiglie, che lei buttò giù con un sorso di spremuta. 

« E ora torna giù. » Così dicendo, Sandy le rimboccò le coperte e solo dopo essersi assicurato che avesse accanto tutto ciò che le sarebbe potuto servire (qualche rivista, il telecomando, il telefono e una bottiglietta d’acqua), la salutò, raccomandadosi di non alzarsi. 

« Torno per pranzo, okay? » la rassicurò. 

Lei lo guardò dolcemente, imprigionata tra le coperte calde che la coprivano fino al collo. 

« Sandy, non serve, è solo un po’ di raffreddore. Stai tranquillo. »

Lui le baciò la fronte. « Sì, che serve, perciò non discutere. Rientra nei miei compiti di marito prendermi cura di te » scherzò, accarezzandole la guancia. « Cerca di dormire, d’accordo? »

Kirsten annuì. « Ti amo. »

« Ti amo anch’io. A dopo. »

 

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Curvo sulla sua scrivania, Sandy esaminava con attenzione gli esami dei suoi studenti. Passava in rassegna ogni riga con minuzia per assicurarsi di assegnare a ciascuno il punteggio meritato. Accanto al plico di fogli, le foto di Kirsten, Seth e Ryan rendevano meno sgradevole il rumore dell’orologio da tavolo che scandiva il ritmo del tempo che passava. Sandy ci buttava un occhio, di tanto in tanto, e sorrideva. Aveva trascorso tutta la mattinata a pensare a Kirsten e al suo viso imbronciato per la noia. Anche in quel momento, l’immagine del suo naso a bottoncino arrossato, di lei al caldo sotto il pesante piumone del loro letto a guardare qualche programma in televisione, gli fece venir voglia di essere lì anche lui. 

« Vieni a pranzo? » La voce di Paul lo richiamò alla realtà. Alzò lo sguardo dai fogli che aveva tra le mani e si girò di lato, verso la porta aperta, dove il suo collega si era appoggiato per attendere una risposta. 

« Oggi passo » replicò. « Kirsten non sta bene e voglio assicurarmi che mangi qualcosa. »

Paul fece un passo dentro l’ufficio dell’amico, lasciandosi cadere sul divanetto adiacente alla parete. 

« Nulla di grave, spero. »

« Un brutto raffreddore, si rimetterà in qualche giorno » lo rassicurò Sandy, mentre prendeva un altro mazzo di compiti. « In più temo che la ritroverei a smontare la casa, se la lasciassi da sola per troppo tempo. » 

Le bocche di entrambi si distesero, trattenendo a stento le risate. Kirsten non era mai stata una a cui piaceva stare con le mani in mano. 

« L’ultima volta ha risistemato gli armadi di tutta la casa. Stavolta rischiamo che si metta a ristrutturare tutta la casa » continuò Sandy, scoppiando a ridere all’idea della moglie che, in pigiama e febbricitante, orchestrava lo smantellamento delle pareti e sceglieva i nuovi mobili. 

« Per carità… Così poi Helen la seguirebbe a ruota » lo incalzò Paul, lasciandosi influenzare dalle risate dell’amico. 

« Per altro, » Sandy distolse lo sguardo dai fogli, tenendo la penna sospesa a mezz’aria. « Sophie è con Helen oggi, vero? Mi sono dimenticato di chiamarla, tra una lezione e l’altra. » 

Paul annuì. « Va lei a prendere Sophie ed Emily. Devono fare un progetto di scienze, o qualcosa del genere… Helen me ne ha accennato ieri a cena. » 

« Perfetto » concluse Sandy, chinandosi ai piedi della scrivania per recuperare la sua ventiquattr’ore. La poggiò sul piano provocando un lieve spostamento d’aria che scombinò i documenti vicini e fece volare qualche cartaccia per terra. Vi infilò dentro i compiti rimasti e qualche libro, prima di voltarsi e recuperare la giacca del completo che aveva abbandonato sullo schienale della sedia su cui aveva trascorso l’ultima ora e mezza. 

« Ci vediamo dopo » disse rivolto verso Paul, mentre si sistemava  i polsini e prendeva la valigetta, pronto per andarsene. 

Paul gli camminò accanto fuori dall’ufficio e lo osservò chiudere la porta a chiave. 

« Buon pranzo » gli disse, dandogli una pacca sulla spalla. 

« Anche a te » rispose Sandy, incamminandosi verso l’uscita. 

 

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Arrivò a casa che le lancette dell’orologio al suo polso avevano appena indicato le 13:52. Con Sophie ancora a scuola e Kirsten a letto, il soggiorno era insolitamente silenzioso e ordinato. La TV era spenta e le tende delle grandi porte vetrate erano tirate, filtrando così la luce del sole che creava sbuffi di ombre sul divano in pelle bianca e sul tavolino. 

Sandy diede le spalle al soggiorno, camminando in direzione della cucina con le buste del take away divise equamente per mano. Lasciò i quattro involucri di plastica sulla grande isola, voltandosi verso le mensole alla ricerca di un paio di piatti e di un vassoio, che trovò quasi subito. Li dispose accanto alle buste: prima il vassoio e su di esso i due piatti. Poi recuperò l’argenteria e due bottigliette d’acqua. Trasferì in un piatto incurvato tutta la zuppa di zucca contenuta in uno dei due l contenitori aiutandosi con un cucchiaio e, subito, il profumo delicato di quella vellutata si propagò per tutto l’ambiente, facendo brontolare lo stomaco di Sandy. Ne prese un assaggio, piccolo, ma saporito. Non toccava cibo dalla colazione di quella mattina, che non era stata abbondante, visto il poco tempo. 
Continuò a riversare le cibarie nei piatti, sistemando tutto in modo che lo spazio sul vassoio fosse sufficiente per un unico trasporto. Quando fu soddisfatto del risultato, abbandonò la cucina per la camera da letto, dove era sicuro di trovare una Kirsten febbricitante e profondamente annoiata. 
Era sempre così, ogni volta che si ammalava convincerla a restare a letto si trasformava in una guerra. Era più facile mettere a dormire Sophie, che Kirsten, non c’era dubbio. Una volta – Sandy lo ricordava bene – fu costretto a sequestrarle le chiavi della macchina perché era sicuro che appena lui avesse girato l’angolo, lei si sarebbe vestita e sarebbe corsa in ufficio. Non riusciva proprio a restare a casa con le mani in mano. 

« Sono tornaato. » Sandy si fece strada in camera da letto, spingendo la porta con la schiena. 

Kirsten stava sdraiata sotto le coperte, con la testa sorretta da una montagna di cuscini. Teneva in una mano il telecomando con cui aveva fatto zapping nell’ultima ora, non trovando nulla di interessante con cui ammazzare il tempo. 

« Ehi… » gli disse, con un filo di voce, vedendolo entrare con tutte quelle delizie fumanti. « Com’è andata a lavoro? » 

Lui sorrise. « Nulla di entusiasmante. Due ore di lezione e tanti, troppi esami da correggere. Non vedevo l’ora di tornare a casa. » Si chinò su di lei per baciarle la fronte. Posò il vassoio sul comodino accanto al letto e si tolse giacca e cravatta, lanciandole entrambe sul tavolino davanti alla finestra. 

« Tu che hai fatto? » le chiese, facendosi fare un po’ di spazio per sdraiarsi accanto a lei. 

« Niente. Proprio un bel niente » protestò, come una bambina, mentre si sistemava tra le braccia di Sandy. « Ho guardato un film, poi Julie mi ha chiamata. Sai che Nate* sabato giocherà la sua prima partita? Le ho detto di fare il filmino, Ryan vorrà vederlo sicuramente! » Un sorriso soddisfatto le si dipinse sul viso mentre guardava il marito entusiasta. Lui scoppiò a ridere, dandole un colpetto delicato sul naso con l’indice. « Se sabato starai meglio, potremmo passare il weekend a Newport » le propose, lasciandosi trasportare dal suo entusiasmo. 

« Ma io sto già meglio » ridacchiò lei, arricciando il naso. 

« Come no… » la incalzò lui, sfiorandole il viso con il dorso delle dita. « Hai fame? » le chiese, indicando il vassoio con un cenno del capo. 

Kirsten annuì. « Un po’. » E subito si vide comparire davanti un piatto fumante di crema di zuppa. 

« La tua preferita » chiosò Sandy, prendendo per sé un’abbondante porzione di patate al cartoccio con gorgonzola e prosciutto. 

Kirsten osservò il piatto del marito con fare curioso. « Vuoi tenerti leggero… » commentò, piegando il capo di lato. 

« Ehi! » la rimproverò lui, alzando l’indice minaccioso. « Ho bisogno di energie per sopportare Julie Cooper tutto il weekend. » 

Kirsten guardò l’espressione seria che Sandy aveva messo su e non riuscì a impedire alle sue labbra di farsi scappare una fragorosa risata. 

« Sei il marito migliore del mondo » disse, chinandosi su di lui per posare un bacio casto sulla sua bocca sorridente. 


1 Nome ipotetico per il figlio di Julie e Frank. 
 

Note dell’autrice 

Sono viva, giuro! Scusate se sono sparita dall’oggi al domani, ma  tra l’Università, le varie pratiche e una one shot che proprio non si vuole lasciar scrivere, ho avuto pochissimo tempo per postare. But don’t worry! In realtà ho tante nuove idee in mente, grazie a Giulia che fa lavorare il mio piccolo cervello di shipper selvaggia. Ergo, preparatevi al delirio! Sto tornando e intendo farlo col botto. xD 

Per altro, nei prossimi giorni risponderò a tutte le recensioni che mi avete lasciato negli ultimi tempi e posterò il nuovo capitolo di We wanna be forever young. Grazie a tutti per l’affetto e la pazienza. 


 
 
 
 
   
 
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