Storia partecipante alla
Just stop for a minute and smile challenge di Soul_Shine, col
prompt 23. "Non ti stavo
ascoltando... dicevi?"
Mo
era abbastanza soddisfatto- stava passando una serata interessante,
circondato
da bei ragazzi che lo riempivano di complimenti e attenzioni, al locale
c’era
della musica decente con un DJ che sapeva cosa stava facendo, e beveva
gratis, perché
la serata era stata gentilmente offerta da Joan, che grazie a
un’intuizione
dell’ultimo minuto di Zoey aveva salvato in extremis il suo
nuovo progetto
permettendo alla compagnia di fare uscire il loro rivoluzionario smart
watch in
tempo per il Ringraziamento.
Oh,
e Zoey si era comprata un altro vestito (che aveva messo con le
Louboutin,
altro regalo di Joan), il che significava che, per una volta, non era
vestita
come un’adolescente un po’ fuori di testa. Il che
era sempre un bene.
Poi,
però, sospirò, quando vide chi si stava sedendo
al loro tavolo: Max, alias il
migliore amico di Zoey, nonché suo ex collega,
nonché il tizio che era
perdutamente innamorato di lei, che le
Non
era che non le piacesse Max, perché lei lo adorava- erano
pure diventati amici
dopo che lo aveva aiutato a reinventare il suo stile dopo la rottura
con
Autumn. Il suo problema era che aveva la netta impressione che Max
avesse
pensato che quella sarebbe stata la loro sera- e invece Zoey lo aveva
trascinato in mezzo, facendogli fare da ruota di scorta.
Mo
la fulminò con lo sguardo, ringhiando. Lui odiava
fare la ruota di scorta- le dive non facevano il terzo incomodo, e lui
era una
diva in tutto e per tutto, dalla punta dei capelli rosso fuoco (della
parrucca)
all’unghia dei piedi smaltata dello stesso rosso, messa in
bella mostra da dei sandali
da urlo.
“Zoey…”
Le sibilò nell’orecchio. “Si
può sapere che cosa ci faccio qui? Quel poveretto sembra
un cucciolo bastonato!”
Zoey
fece il muso, come se stesse per piangere, sapendo bene che effetto
avrebbe
fatto a Mo- era un tenerone, sotto, sotto. “Lo so, ma non
sono ancora pronta ad
avere un vero appuntamento con Max! Lo conosco da anni,
e…” Si fermò, all’improvviso,
senza finire la frase, e si voltò verso Max. Le luci del
locale erano divenute
più soffuse, non più psichedeliche, e la musica-
quella reale- era cessata. C’era
solo Max, al centro della pista da ballo, con i riflettori
letteralmente
puntati addosso.
Singhiozzò,
mentre, accanto a lei, Mo squittì, ben sapendo cosa stesse
accadendo dallo sguardo
di Zoey., che si voltò verso l’amico e vicino
mordendosi le labbra. “Max non è
al centro della pista da ballo con i riflettori puntati addosso,
vero?”
“No,
bimba bella, per nulla…” Mo fece un sorrisino,
facendo ciao-ciao con la manina
a Max, che fece cenno di sì col capo. “Lui
è seduto al tavolo con noi che ti
guarda in completa adorazione. Allora ha già iniziato a
cantare nella tua bella
testolina?”
Zoey
fece per dire di no- che per adesso si trattava solo di lui che se ne
stava al
centro del palco, ma prima che potesse iniziare la frase, dovette
correggersi, perché
la sala- o meglio, la sua mente- venne invasa dalle note di Don’t cha delle Pussycat Dolls,
con Max
(e parecchi dei presenti nel locale) che si esibivano in un numero
musicale,
ballando con movenze degne di una delle migliori coreografie che lei
avesse mai
visto.
“Sta
cantando Don’t Cha delle
Pussycat
Dolls.” Sospirò l’informatica, conscia
che il vero Max era seduto accanto a lei
a parlare, probabilmente, del più e del meno. O in silente
ammirazione. Non
poteva mai sapere cosa stesse accadendo davvero nella
“realtà” quando
percepiva i pensieri di qualcuno in versione
musical.
“Sexy.
E cosa sta facendo? Sta ballando? Da solo o con altri?” Mo le
chiese, battendo
le mani come un bambino eccitato la mattina di Natale.
“Con
altri, ma adesso si sono spostati tutti, lasciando a lui il centro
della sala e…”
Zoey sgranò gli occhi e ingoiò, cosa non lo
sapeva, e sentì il bisogno di
qualcosa di davvero, davvero forte. Arrossì, vergognandosi,
e si morse la
lingua. “Mo, sta facendo… credo che sia una
coreografia di Magic Mike!”
Mo
sospirò, con aria sognante. “Che invidia, Max deve
essere un bel bocconcino
senza vestiti…”
“Ecco,
in realtà per adesso è solo senza camicia
e…” arrossì, cercando di fissarsi le
scarpe. “Credo che mi stia facendo l’equivalente di
una lap-dance…”
Don't
cha wish your boyfriend was hot like me?
Don't cha wish your boyfriend was a freak like me?
Don't cha? Don't cha?
Don't cha wish your boyfriend was raw like me?
Don't cha wish your boyfriend was fun like me?
Don't cha? Don't cha?
Mo
alzò gli occhi al cielo. “Dio, questo potere
è del tutto sprecato con te. Quel
bocconcino di cioccolato bianco è del tutto sprecato per te.
Ti dice che ti
vuole anima e corpo e tu cosa fai? Porti me a bere con voi. Ragazza mia
sei
fuori di testa!”
La
canzone finì, le luci del locale tornarono alla
normalità, la musica tecno che
aveva riempito l’atmosfera rimbombava di nuovo nei loro
timpani, e Zoey sentì
Max chiamarla per nome. Arrossì, schiarendosi la gola.
“Scusa, non ho sentito,
sai, la musica… dicevi?”
Max
la guardò dritta negli occhi, pieno di speranza e desiderio,
e coprì la mano di
Zoey con la sua, accarezzandole la delicata pelle lattea. Lei si
sentì svenire,
la testa le girava, eppure… eppure c’era qualcosa
nello sguardo di Max, una
risolutezza che la accendeva di desiderio, che le diceva che lui era
quello
giusto, quelli che faceva per lei.
“Ti
andrebbe di uscire di qui? Tu ed io, il bicchiere della staffa. Da
me.”
Per
oltre un anno, Zoey aveva lottato per capire cosa provasse per Max,
terrorizzata
all’idea di perderlo, ma adesso tutti quei dubbi erano
svaniti, nel nulla. Col
sorriso, si protese verso di lui, gli diede un veloce bacio sulle
labbra e lo
trascinò via dalla pazza folla, senza neanche prendersi il
disturbo di
avvertire Mo- non che non avrebbe capito o condiviso la sua scelta,
anche se probabilmente
avrebbe richiesto un commentario completo della nottata.
“Andiamo?”
Lei gli disse non appena fuori dal locale, baciandolo di nuovo- ma
questa con
vero trasporto, un bacio degno di un film, con tanto di pioggia che
faceva
aderire i vestiti ai loro corpi, inzuppandoli, infradiciandoli, e il
tempo che
sembrava fermarsi- e stavolta era tutto vero, non una delle coreografie
nella sua
mente. “Abbiamo già perso abbastanza
tempo….andiamo Richman, portami a casa tua
e fammi vedere cosa sai fare….”
Lui
sorrise, seduttivo, malizioso, con una promessa nello sguardo.
“Ogni tuo
desiderio è un ordine…”
E
la baciò di nuovo.
E poi
ancora, e ancora, e ancora.