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Autore: Ori_Hime    30/09/2020    1 recensioni
Dall'incipit: "Edgar Allan Poe a ventotto anni aveva già raggiunto il massimo del suo talento, amava scrivere romanzi del mistero e del terrore e negli ultimi sei anni li aveva scritti solo per una persona: Ranpo Edogawa. Il ventiseienne detective sapeva risolverli in pochissimo tempo e sei anni prima aveva iniziato a sfidarlo a dare sempre del suo meglio e più Poe scriveva, e più migliorava, ma ultimamente cominciava a mancargli fantasia."
Cosa turberà Poe? Riuscirà a scrivere qualcosa al suo amico Ranpo? Leggete per scoprirlo!
A Ranpoe story
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Edgar Allan Poe, Ranpo Edogawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Caccia al tesoro

 

Treasure, that is what you are

Honey, you're my golden star

You know you can make my wish come true

If you let me treasure

If you let me treasure, oh


 

Treasure – Bruno Mars

 

Edgar Allan Poe a ventotto anni aveva già raggiunto il massimo del suo talento, amava scrivere romanzi del mistero e del terrore e negli ultimi sei anni li aveva scritti solo per una persona: Ranpo Edogawa. Il ventiseienne detective sapeva risolverli in pochissimo tempo e sei anni prima aveva iniziato a sfidarlo a dare sempre del suo meglio e più Poe scriveva, e più migliorava, ma ultimamente cominciava a mancargli fantasia.

Un pomeriggio, frustrato, prese in braccio il suo procione Karl e lo coccolò, fissando il foglio bianco: -Cosa posso inventarmi ancora che Ranpo non abbia già letto? È così intelligente che risolve tutti i miei misteri, non riuscirò mai a sorprenderlo! Inoltre se scrivo per lui non riesco a non pensare al suo bel faccino inizialmentre serio e poi sorridente mentre risolve i diversi casi... Come mi fa sciogliere vederlo concentrato! I suoi occhi vispi mi attirano ogni volta sempre di più e il suo corpo esile e la sua pelle così liscia e candida mi fa venir voglia di toccarlo e abbracciarlo, se non fossi così timido, e la sua genialità mi affascina, è il miglior detective esistente: vorrei essere brillante come lui! Oh Karl, ora come posso rivederlo in questo modo se non ho nulla da scrivere che lui non abbia già risolto? Lui si aspetta senz'altro un nuovo mistero a breve e io non sono più in grado di divertirlo!-

Karl come risposta si arrampicò sulle spalle del suo padrone e battè la zampina morbida sul suo petto, proprio all'altezza del cuore, mimandone il battito cardiaco. -Forse dovrei descrivergli quello che provo? In effetti sarebbe qualcosa che non si aspetterebbe... Potrebbe sorprenderlo? O più che altro potrebbe gradire leggere come si sono sviluppati i miei sentimenti per lui negli ultimi anni? Se n'è mai reso conto? Ormai ci trattiamo da amici e la sfida è diventata un'amichevole scusa per trovarci, ma proverà anche lui quello che provo io? Non ne sono sicuro, ma se non glielo dirò in qualche maniera non lo saprò mai ed è arrivato il momento per comunicarglielo: non posso continuare all'infinito a pensare a nuovi stratagemmi per intrattenerlo e basta. Devo dare una svolta alla nostra relazione... E se non mi vorrà resteremo comunque amici come prima, non smetterò comunque di scrivere per lui!- E con questa convinzione prese in mano la penna d'oca, la intinse nel boccettino d'inchiostro e iniziò a scrivere dei suoi sentimenti per Edogawa, riempiendo pagine e pagine con la sua calligrafia ordinata.

Il giorno dopo si presentò al giovane detective con il nuovo libro e glielo porse come sempre, come se fosse l'ennesimo enigma da risolvere. Ranpo lo prese con la sua solita curiosità e desiderio di batterlo nuovamente, non aspettando altro che dirgli che era ben fatto, ma che poteva migliorare ancora. -Vediamo che mi hai scritto questa volta Poe-kun... Scommetto che sarà una passeggiata!- disse eccitato il giovane, cominciando ad aprirlo...

-Oh sicuramente!- rispose l'autore, mentre vedeva l'amico scomparire tra le pagine, immerso in una Yokohama priva di abitanti, tanto che Ranpo temette per un attimo che qualcosa fosse andato storto.

-Ma com'è possibile che sia ancora in città? Dove sono finiti tutti? E dov'è il morto?- il detective si guardò un po' attorno, senza comprendere che tipo di delitto fosse se non c'era un cadavere ad aspettarlo. “Forse deve ancora morire?” pensò, aspettando di sentire delle urla o degli spari... qualsiasi cosa potesse ricondurlo ad un omicidio. Anche aspettando non udì nulla: non c'erano persone, né auto che potesse fare rumore, se non i suoni naturali del fruscio delle foglie o degli uccellini cinguettanti.

Si infilò gli occhiali per attivare i suoi poteri e notò allora una freccia disegnata sul cemento che indicava il chiosco di un fiorista, riacquistando interesse per il caso. La seguì e raggiunto il posto cercò qualche indizio tra i fiori, sperando di trovare qualcosa che lo portasse sulla pista giusta. Su di un vaso di Anthurium trovò un'etichetta attaccata che indicava un indirizzo, così prese la pianta e se la portò con sé, cercando quella via. Orientarsi per lui fu difficile perché se le deduzioni per lui erano facili, spostarsi lo era un po' meno: fortunatamente non dovette prendere nessun mezzo di trasporto, e, non essendoci nessuno camminare per la città, fu più veloce del previsto, anche con una grossa pianta da trasportare.

Il biglietto aveva indicato un ristorante di ramen e Ranpo entrò, iniziando a guardarsi attorno cercando di memorizzare ogni singolo dettaglio che vedeva: dai quadri appesi di stampe giapponesi, ai menù appoggiati sui tavolini. Arrivato in fondo ad una sala trovò una ciotola di ramen di carne già pronto e fumante, così si sedette sulla sedia e posizionò l'Anthurium nel posto di fronte al suo: -Buon appetito!- disse alla pianta prima di iniziare a mangiare. Non capendo ancora dove questo romanzo lo stesse portando se lo gustò con calma fino all'ultima goccia di brodo, chiedendosi cosa doveva fare dopo, visto che sicuramente la ciotola di ramen era per lui: non c'era nulla fuori posto e quel piatto sembrava attenderlo.

Quando ebbe finito, sul fondo trovò una monetina incastrata proprio all'interno della ciotola, così che potesse vederla solo finendone il contenuto. La prese: era argentata, piccola, senza scritte se non due linee incise profondamente, come per volerla tagliare a metà. Dedusse che era un gettone, ma per cosa? Nel ristorante non c'erano macchinette nel quale inserirlo, perciò riprese la sua pianta, al quale ormai era affezionato, e uscì dal locale. Il suo intuito lo fece svoltare verso il porto dove si potevano trovare i binocoli per ammirare il mare che andavano proprio a gettoni. Al primo che trovò provò ad infilare la monetina, ma quella non entrava, per quanto ci provasse e spingesse. Nel frattempo gli occhiali sembravano cadere sul naso, così se li sistemò e nel farlo notò che il binocolo era puntato verso il Cosmo World: il parco divertimenti non distante da lì, dalla quale si vedeva anche da lontano la sua grande ruota panoramica. Sicuramente là avrebbe trovato pane per i suoi denti, pensò riprendendo tra le braccia l'Anthurium, che non sapeva che scopo avesse in quel mistero, ma prima o poi lo avrebbe scoperto.

Sebbene si fosse un po' avvicinato, il parco sembrava ancora tanto lontano e Ranpo cominciò ad avere il fiatone: per la fretta si era messo a correre e non era facile con la sua amica pianta sottobraccio, perciò si fermò un attimo per riprendersi, ammirando il panorama. Il sole si stava abbassando sempre di più, iniziando a colorare di rosso il cielo: quando sarebbe arrivato probabilmente sarebbe tramontato del tutto e avrebbe senz'altro trovato qualcosa da bere, pensò ricaricandosi di energia positiva. Quando raggiunse il lunapark infatti scorse delle bancarelle di dagashi dalla quale prese un ramune per dissetarsi e una crêpe ripiena di gelato con le fragole e decorazioni in biscotto: come la ciotola di ramen li stava aspettando e non doveva proprio rifiutare, visto quanto amava il ramune e i dolci! Così facendo notò anche le macchinette dove vincere peluches: ecco a cosa serviva il gettone! Si sentì vittorioso appena riuscì ad infilare la monetina in una di quelle, senza quasi pensare alle azioni che ne conseguivano: doveva pescare uno di quei pupazzi e portarlo nello spazio sulla sinistra dove c'era la porticina laterale per ritirarlo. Smise di gioire e si concentrò sul gioco, muovendo il joystick. Inizialmente faceva azioni a caso, non faceva spesso giochi simili, poi imparò a direzionarlo ed afferrò un orsetto in cima alla pila, quello che sembrava più facile da acciuffare. Lo mosse per portarlo all'uscita, sperando con tutto sé stesso di prenderlo: era convinto che fosse lì per lui, come l'anthurium, il ramen, il dolce e la bibita. I pochi secondi che dovette attendere per capire se avrebbe vinto il peluches o meno gli sembrarono interminabili... ma alla fine si sentì felice come un bambino quando ricevette in mano il suo premio: era un classico orsetto marrone, ma gli sembrò il più bel pupazzo che avesse mai visto e lo aveva ottenuto da solo!

Ranpo prese sottobraccio lui e la sua piantina, orgoglioso di sé stesso, ma anche perplesso perché non aveva ancora scoperto nessun delitto da risolvere. Perché Poe lo aveva mandato lì? Che romanzo stava scrivendo? Gli cadde l'occhio sulla ruota panoramica sulla quale c'era un orologio analogico: segnava la data di due giorni dopo che sarebbe stato sabato. Era quindi ambientato nel futuro? Non era la prima volta, ma perché nella loro città, in un futuro non troppo lontano? Si mise a riflettere salendo su una cabina della ruota, sperando dall'alto di scorgere qualche altro indizio su quell'avventura così stranamente tranquilla: se quello era un mistero era alquanto insolito. Nel frattempo, come aveva immaginato poco prima, il sole stava tramontando sul mare e da lassù appariva ancora più bella la città: vide la luce cambiare colore, passando dalle sfumature di rosso, arancio, rosa, lilla... Fino a veder apparire le prime stelle della notte. Persino i palazzi di Yokohama parevano belli con le loro luci, non lo aveva mai pensato prima di allora. Lui aveva passato la propria infanzia in campagna e la città ancora lo metteva in confusione: non era capace di prendere mezzi di trasporto da solo, non aveva la pazienza di capire come funzionassero, delle tratte che facevano, dove comprare i biglietti... Perché non poteva essere tutto semplice ed intuitivo come nei delitti? In quel momento però nessun mezzo si muoveva, nemmeno una nave nel porto, solo la ruota panoramica continuava a girare come se la vita andasse avanti solo per lui. Improvvisamente Ranpo si sentì solo e strinse a sé il suo peluches e l'Anthurium, come se potessero scaldarlo: perché Poe-kun aveva immaginato la loro città senza casi da risolvere, senza l'Agenzia e tutti i suoi amici... e quindi anche senza di lui? Non ci aveva mai riflettuto, ma se quella città era bella era solo grazie a loro e ne sentì profondamente la mancanza. Non aveva motivo di esistere e nemmeno gli occhiali sembravano più aiutarlo, così si scoraggiò e sprofondò sul sedile, lasciandosi cullare dal lieve movimento della ruota panoramica. Non poteva essere un mistero, se non c'era nulla da risolvere... Poi guardò l'orsacchiotto e la piantina, ripensò a com'era andata la serata: era stato comunque divertente trovare quei diversi oggetti e il particolare ordine in cui li aveva trovati era stato curioso. Non potevano essere frutto del caso, lo sapeva, e Poe-kun non era certo persona da lasciare cose del genere in giro per nulla, era più intelligente di quanto pensasse, lo stimava molto e ammirava la sua dedizione per i romanzi: lui non era capace di inventare casi, ma solo risolverli, e Poe era l'unico che poteva allenare la sua mente. Probabilmente erano indizi, ma di cosa? Regali per un bambino? Non si sarebbe spiegato l'Anthurium perché il colore rosso delle foglie e la loro forma a cuore non potevano che simboleggiare amore... Pensò perciò a San Valentino e che quelli potevano essere regali tra fidanzati, probabilmente morti, e lui li aveva trovati con l'obiettivo di ricostruire il loro appuntamento romantico. Come in una caccia al tesoro li aveva trovati e aveva ripercorso i loro ultimi passi... Ma perché? Volevano giustizia? Chi li aveva uccisi? E tutti gli altri avevano fatto la loro stessa fine? Ma non c'erano nemmeno cadaveri, nulla che riportasse all'attività umana, come se fosse stata una città fantasma.

“E se fosse stato fatto tutto per me?” dedusse alla fine, senza però comprenderne il motivo. Con questo pensiero scese dalla ruota continuando a tener stretti a sé i suoi tesori, i suoi unici compagni di quella strana avventura. Si sentiva grato a Poe di quelle piccole ma accorte attenzioni, ma ora si aspettava l'azione seria, quella dove il sangue e la tensione facevano da padroni.

Senza che se ne rendesse conto il mondo attorno a lui cominciò a dissolversi e presto si ritrovò in quello reale, davanti all'autore del libro che stava leggendo: -Ma come? Io non ho risolto nessun crimine, come mai sono tornato indietro?- esclamò Ranpo incredulo verso Poe.

-Non c'era nessun crimine, non lo avevi capito? E hai risolto comunque il “mistero”, ovvero hai compreso l'obiettivo del mio racconto.- rispose pacatamente lo scrittore, accarezzando il suo procione, divertito dalla reazione che aveva avuto il suo amico.

-Era una caccia al tesoro per darmi regali come in un appuntamento?- chiese un po' più timidamente il detective, un po' imbarazzato, gli appuntamenti non erano di suo interesse solitamente perciò le sue domande a riguardo finivano lì.

-Diciamo di sì, ma hai compreso il perché?- lo spronò a continuare Edgar, cercando di rimandare il momento in cui avrebbe dovuto confessare i suoi sentimenti, sperando di comprendere prima quelli di Ranpo. Avrebbe voluto continuare ad ascoltare i suoi dubbi, le sue domande a riguardo perché era buffo vederlo per una volta in difficoltà: era bravissimo nel suo mestiere, saper cogliere gli indizi importanti e trovare il colpevole del reato, ma per le cose più semplici come esprimere i suoi sentimenti era una frana.

Edogawa rimase a riflettere a lungo: a quella domanda non sapeva dare risposta, o forse era troppo imbarazzato per riuscirne a parlare, poi iniziò a balbettare qualcosa, cosa da lui insolita perché era sempre sicuro delle sue deduzioni: -Vu... vuol dire che... Devo rifarla da solo tra due giorni?-

Edgar si addolcì nel vederlo così teneramente insicuro e non riusciva più a trattenere quello che provava: se avesse aspettato di saperlo da lui avrebbe dovuto attendere all'infinito, così gli rispose: -Sì, ma questa volta con me, se ti va.- gli sorrise, cercando di metterlo a suo agio perché il ragazzo sembrava voler sprofondare nella sua mantella.

-C...certo che mi va, Poe-kun, ma io non sono bravo con i sentimenti, non so come ci si comporti ad un appuntamento, non ne ho mai avuto uno...- si scusò, cercando di spiegare le sue paure.

-Anche per me è tutt'ora un mistero, ma ti va di risolverlo con me?- Il detective rimase perplesso e al tempo stesso sorpreso, tanto da rimanere bloccato, perciò Edgar continuò: -Ranpo-kun, tu sei il mio tesoro: senza di te non valgo nulla, è solo grazie a te se scrivo e miglioro... Se diventerò uno scrittore famoso lo devo solo a te che mi sproni da ben sei anni, ma ammetto che così facendo tu sia diventato tutto il mio mondo, la ragione per cui vivo: senza te mi sentirei vuoto, avrei perso lo scopo di vivere...-

-Ecco perché nel tuo racconto ero solo e non c'era nessun altro in città... Hai descritto come la vedi.- intervenne Edogawa, riuscendo a collegare gli ultimi tasselli del suo puzzle mentale.

-Esatto: vedo che adesso hai capito! Tu per me sei l'unica e sola persona che conta...- riprese Poe, ormai senza più timori, preso dai sentimenti.

-Io mi sono sentito tanto solo però, avrei voluto avere accanto i miei amici dell'Agenzia anche sotto forma di personaggi del tuo racconto... O meglio ancora te, che mi avresti potuto senz'altro aiutato a capire che non dovevo trovarmi chissà che cosa, ma che bastava che fossimo io e te perché potesse essere una bella serata.- lo scrittore fu positivamente colpito dalla sua osservazione perché dimostrava che lui provava forti sentimenti verso i suoi amici, che aveva pensato a lui nel momento del bisogno e questo gli scaldò il cuore: -Non ti lascerò più solo, se tu mi permetti di custodirti come un tesoro.-

-Niente più cacce al tesoro allora?-

-Basta cacce al tesoro, sabato ti condurrò io per mano per Yokohama: ti regalerò dei fiori, ti porterò a mangiare il ramen più buono della città, poi ti offrirò da bere e un dolce al luna park, vincerò per te un peluches e saliremo assieme sulla ruota panoramica... Che dici? Può andare?- terminò Poe, sperando dicesse “sì”.

-Sarebbe un appuntamento perfetto!- rispose sicuro Ranpo, poi, preso dall'entusiasmo, fece uno slancio in direzione dell'amico, allargando le braccia, cercando di raggiungerlo, finendo per baciarlo sulla guancia. Fu un bacio leggero, veloce, sfiorandolo appena, ma Edgar si sentì avvampare: non si aspettava già questo tipo di contatto, pensava di averlo solo convinto a venire al suo appuntamento, ma ebbe la conferma che anche lui provava dei sentimenti profondi nei suoi confronti e prima o poi glielo avrebbe anche detto, oltre che dimostrato. Si sentì così felice e leggero che prese il suo amico in braccio, sollevandolo da terra e baciandolo a sua volta sulle gote così tante volte che quando Edogawa volle ricambiare si scontrò con le sue labbra, dando così il loro primo bacio, impacciato ma comunque emozionante. Si strinsero forte, prima che Poe lo rimettesse a terra, rimandando un contatto più intimo e prolungato al loro appuntamento, ma Ranpo tirò la manica della giacca dello scrittore per farlo abbassare: -Comunque tutto sommato il tuo racconto non era male, anzi, direi il migliore che abbia letto finora!- gli sussurrò nell'orecchio.

-In effetti si può dire che questa sfida l'abbia vinta io!- gli fece notare Edgar, visto che lui non aveva capito tutto del suo “mistero”. -Beh, diciamo di sì, sono o non sono il tuo premio?- scherzò il detective, soddisfatto di com'era andata la giornata e felice perché d'ora in poi non sarebbe più stato solo, ma avrebbe avuto sempre al suo fianco la persona che lo amava e che lui ricambiava con tutto sé stesso.
 

 

Note:

Questa storia la dedico a Manto per ringraziarla del suo supporto nella correzione di questo racconto e per la condivisione dei miei scleri quotidiani guardando Bungou Stray Dogs (viva la Ranpoe!!!!) Un grazie anche a Flos Ignis perché partecipa anche lei alle nostre conversazioni da ossesse e ci sopporta! E per ultima, ma non meno importante, ringrazio Ele_mento (la trovate così su instagram e facebook) per i suoi cosigli durante la stesura! GRAZIE a tutte!

Volevo sottolineare che nella stesura del racconto ho preso ispirazione sia da Il favoloso mondo di Amèlie, ne ho persino ascoltato la colonna sonora mentre lo scrivevo, sia all'uscita tra Atsushi e Kyouka, nella prima stagione: infatti Ranpo si trova a mangiare la stessa crêpe, a vincere un peluche e infine a salire sulla ruota panoramica come loro due! Sono stati la mia prima ship di Bungou e quella scena era veramente bella, non potevo non renderle omaggio!

Per quanto riguarda l'Anthurium: l'ho scelta perché simboleggia davvero amore, con la foglia rossa a forma di cuore e il pistillo centrale veniva visto come freccia di Cupido, per gli antichi greci perciò quando la si regala alle persone amate. Inoltre ho letto che un tipo di pianta che si può regalare anche agli uomini perciò l'ho vista adatta ad un Poe che voleva far breccia nel cuore di Ranpo!

Spero possa esservi piaciuta la mia semplice storia, un grazie a tutti per aver letto fin qua!

Un bacio,

Ori_Hime

 

Ps: vi aspetto sulla mia pagina facebook “Fairy Floss” per una fan art a tema!

  
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