Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
Segui la storia  |       
Autore: bridgetvonblanche    02/10/2020    3 recensioni
[bts crime/noir au]
«Volevo davvero riuscire ad odiarti per aver pensato a cosa fosse meglio per me quando eri tu il meglio per me»
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
BLACK INK.

 

[15]

 

Nel momento in cui non riuscì ad evitare l'ennesimo starnuto della mattina, Jieun si ritrovò a pensare che forse l'idea di lasciare il Black Ink per aggirarsi tra le vie della città alle prime luci dell'alba dopo un'intera nottata di pioggia e vento non era stata una delle sue idee migliori. Si soffiò il naso esasperata, non riuscendo nemmeno a trattenere una piccola smorfia di dolore causata proprio dallo sfregamento di quell'irritante fazzoletto di carta contro la punta delle sue narici umide e ormai definitivamente arrossate, così come le sue guance e il perimetro delle sue labbra. Quel tremendo raffreddore si era presto impossessato della sua testa e del suo naso, costringendola così a rifugiarsi nel primo bar aperto che era riuscita a trovare lungo la strada dove Jieun aveva ordinato una tisana bollente, certa che sarebbe bastata quella a curare tutti i suoi mali e a calmare la tempesta di pensieri e di sensazioni che, dalla sera precedente, non l'avevano più abbandonata.

C'era un enorme ed incommensurabile senso di colpa a pesare sul suo petto come un macigno. E nelle poche ore che avevano preceduto l'alba, questa sensazione si era presto trasformata in un fardello impossibile da sostenere e ancora più difficile da sopportare. Non solo si sentiva una vera stupida per le condizioni pietose in cui si era presentata al Black Ink la sera precedente ma, ogni volta che si trovava a socchiudere gli occhi per cercare di scacciare dalla propria mente le immagini di ciò che poi era successo all'interno di quelle quattro mura, queste le si ripresentavano davanti agli occhi senza che lei potesse fare nulla per respingerle. E quando aveva provato anche solo a pensare che potesse essersi trattato solo di un'allucinazione veniva colpita da un senso di vuoto e di stordimento come mai prima d'ora. Si sentiva maledettamente in colpa per Taehyung, che aveva cercato di raggiungere per tutta la sera non credendo realmente possibile che fosse davvero andato a controllare la situazione alla riapertura del Black Ink. Per non parlare di Jungkook, che non solo l'aveva accolta per l'ennesima volta in quella che - a conti fatti - era casa sua, ma prima di baciarla aveva deciso di metterla al corrente del fatto che fosse ancora innamorato di lei. E Jieun, che avrebbe solo voluto imputare la sua risposta a quel bacio ad un momento di lucida follia, si era ritrovata in quel piccolo bar  a maledire se stessa perchè non poteva fare a meno al sapore dolce di quelle labbra morbide sulle sue.  E malgrado una parte di lei avrebbe voluto rinnegarle con forza, le sensazioni che aveva provato e che l'avevano completamente travolta erano riuscite a farla sentire bene come lei stessa non ricordava di stare da mesi ormai.

Si portò quindi entrambe le mani sulla fronte prima di chiudere gli occhi per auto-convincersi che sarebbe stato molto meglio lasciarsi tutto quanto era accaduto solo poche ore prima alle spalle, per cercare di non alimentare ulteriormente quella piccola fiamma che Jieun era realmente intenzionata a spegnere prima di scottarsi
In quel momento però, i suoi occhi si posarono proprio sull'anulare della sua mano sinistra, poco prima appoggiata contro le sue labbra: su quel dito rimaneva ancora ferma la promessa di un futuro roseo e brillante insieme a Taehyung, che le aveva regalato quell'anello luccicante e costoso proprio giurandole amore eterno.

Ma era davvero ciò che desiderava? E sarebbe stato ancora ciò che Taehyung avrebbe voluto dopo che lei gli avrebbe confessato ciò che era successo con Jungkook?

Persa in questi pensieri, la tazza di bianca ceramica ancora semi-piena di tisana ormai fredda sul tavolo, a Jieun servì ben più di qualche secondo per capire che era davvero il suo telefono l'oggetto non identificato a vibrare rumorosamente all'interno della giacca del suo inseparabile cappotto grigio. Lo estrasse dalla tasca con fare quasi annoiato, come se avesse realmente preferito rimanere a crogiolarsi nella durezza dei suoi stessi pensieri ancora per un pò. Ma fu costretta a rinsavire e ricredersi quando, sullo schermo del suo telefono illuminato, non comparve il nome di Park Jimin.

— Pronto? —

— Jieun? Oh grazie a dio hai risposto, — le urlò un trafelato Jimin dall'altro capo del telefono, — Sei in ufficio? — chiese poi con fare frettoloso.

— No, oggi sono di riposo, — rispose Jieun massaggiandosi piano la fronte, un pò risentita del fatto che, nonostante fossero passati quasi due minuti dall'inizio della loro conversazione, Jimin non le avesse ancora chiesto nulla di ciò che fosse successo la notte precedente.

— Jieun non è in centrale hyung, —

Questa volta fu lei ad insospettirsi nell'avvertire il giovane socio del Black Ink confabulare qualcosa di ancora incomprensibile alle sue orecchie a Yoongi che, a propria volta, si limitò a rispondere in lontananza con qualche espressione dialettale impossibile da comprendere.

— Jimin va tutto bene? —

— No, cioè si, tutto bene, —

— Sei sicuro? — lo rimbeccò nuovamente la giovane detective abbassando il tono della propria voce ed appoggiando entrambi i gomiti sul tavolo, per cercare di crearsi uno spazio più "intimo" da cui poter parlare all'interno di quel bar che, a quell'ora del mattino, stava cominciando a farsi più affollato del previsto.

— Allora se Yoongi mi sente sono un uomo morto ma, — lo sentì pronunciare quelle parole con un filo di voce, quasi a denti stretti. Probabilmente anche lui doveva essersi creato un proprio spazio per evitare che i suoi sussurri venissero percepiti dal socio più anziano del gruppo, — Stamattina quando sono arrivato ho sentito che lui e Jungkook stavano parlando animatamente di un certo Kim Young, —

Le era bastato sentire quel nome uscire flebile dalle labbra di Jimin per scatenare una serie di forti brividi che percorsero tutta la sua schiena come scosse improvvise. Fu solo così che Jieun si convinse definitivamente che non poteva più essere un banale raffreddore la causa principale del suo stato di perenne freddo ed indolenzimento.

— Poi Jungkook ha preso il giubbotto ed è uscito, — lo sentì aggiungere poco dopo, la sua voce sempre così limpida e squillante ora ridotta ad un sussurro lieve e sottilissimo, — Credo stia andando in centrale per parlare con Taehyung, —

— Che cosa? —

L'esclamazione di Jieun non solo venne avvertita da ogni cliente del locale, ora intento a fissarla, ma persino Yoongi si era fatto più vicino all'orecchio di Jimin per cercare di dare un senso a quell'insolita esclamazione da parte della ragazza che, ora in piedi al centro del piccolo bar, aveva già iniziato a raccogliere le poche cose che aveva portato con sè dalla sera precedente.

— Jieun, Jieun ascolta, — riuscì a richiamare ancora una volta la sua attenzione il giovane Jimin, già pronto a troncare quella telefonata alla prima imprecazione della ragazza, — Jungkook ha una pistola con sè e-, —

Non servì nemmeno lo sguardo inquisitore di Yoongi per convincere Jimin ad interrompere quella breve telefonata: Kim Jieun aveva volutamente troncato la loro conversazione nella maniera più brusca possibile, sbattendogli praticamente il telefono in faccia.

"Taxi" era stata l'ultima cosa che Jimin era riuscito ad udire con chiarezza dall'altro capo del telefono, prima di avvertire distintamente le lamentele e le imprecazioni di Yoongi perpetrarsi attraverso ogni parete del locale.

 

***
 

Spense il motore dell'auto con fare sbrigativo, concentrandosi ad osservare il proprio volto riflesso nello specchietto retrovisore, non potendo fare a meno di notare quanto il suo intero outfit non rispecchiasse minimamente il clima mite e sereno di quella tiepida mattina di metà autunno, in netto contrasto con la notte precedente. L'armadio della sua camera era sempre stato pressoché monocromatico: una serie infinita di magliette, giacche, felpe e pantaloni di diversa natura e larghezza accomunati però da un unico colore, il nero. Neri persino i suoi inseparabili accessori, dai cappelli agli occhiali, dalle calze e a quei pesanti borsoni da palestra e zaini che Jungkook era solito portare quasi sempre con sè. Non che amasse particolarmente il nero di per sè, ma il giovane proprietario del Black Ink si ritrovò a pensare al fatto che indossare capi di quel colore lo faceva sentire particolarmente a suo agio. Tornò così ad osservare ancora per un attimo il proprio volto riflesso nello specchietto e, quasi in un gesto automatico, il suo sguardo si posò per un brevissimo istante sulla tasca del suo giubbotto, tastandone il freddo contenuto con la mano tatuata. Jungkook prese un profondo respiro prima di convincersi ad uscire dalla sua auto, iniziando poi ad incamminarsi a testa alta verso l'ingresso della centrale di polizia di Seoul con una meta ben precisa nella testa.

Non aveva più messo piede in quella centrale dalla notte della morte di suo fratello Junghyun. Eppure, nonostante da allora di anni ne fossero trascorsi parecchi, Jungkook credette di poter riconoscere ogni porta a cui si era appoggiato ed ogni parete su cui aveva ingiustamente scagliato tutta la sua rabbia ed il suo dolore in quella lunga ed interminabile notte. Concentrato com'era a portare a galla una serie di ricordi indelebili del suo passato, Jungkook non si era quasi reso conto del fatto di essere letteralmente al centro dell'attenzione di ciascun operatore all'interno dell'immensa sede. Le occhiate fastidiose che gli venivano lanciate passo dopo passo erano presto state seguite da commenti e schiamazzi poco piacevoli da parte del personale di turno in quella mattinata assolata. E forse, levarsi quella pesante giacca di pelle nera e mettere in mostra il braccio destro, interamente ricoperto di tatuaggi, non aveva certo aiutato il suo già abbastanza tenebroso aspetto a renderlo più presentabile agli occhi di tutti i presenti. Non che a Jungkook fregasse realmente qualcosa, ma il colore nero di solito - o almeno nel suo studio - gli permetteva di rendersi "invisibile", di confondersi bene tra i clienti vecchi e nuovi del locale. Operazione che invece, in questo caso e in questo particolare contesto, non gli era particolarmente riuscita.

Non ebbe comunque troppo tempo per rimuginarci sopra perchè il suo sesto senso e la sua memoria visiva lo avevano portato proprio davanti ad una porta laccata di bianco che Jungkook spalancò senza nemmeno prendersi la briga di bussare. Al suo interno però, a differenza della notte in cui suo fratello maggiore aveva perso la vita, in quel momento vi si trovava solo un giovane uomo dal bell'aspetto, elegante e professionale, in un completo verde brillante che ben si addiceva al colore del suo incarnato e che non aveva fatto altro che contribuire a mettere in risalto quei lineamenti raffinati del suo viso.

— Mi sembrava che i nostri patti fossero chiari, io non entro nel tuo territorio e tu non ti avvicini al mio, — lo accolse così Kim Taehyung, senza nemmeno provare a sollevare il proprio sguardo dalla scrivania.

— Non mi inviti quindi ad accomodarmi? — chiese in tono falsamente offeso il più giovane dei due, non facendosi alcun problema a prendere posto nell'unica poltrona presente di fronte alla scrivania dove Taehyung era ancora intento a scribacchiare alcune carte.

— Perchè sei qui, Jungkook? — domandò il giovane procuratore solo in seguito, una volta dopo aver appoggiato con insolita delicatezza i propri occhiali sul tavolo ed essersi alzato dalla comoda poltrona su cui, poco prima, si era affrettato a dare il proprio cortese benvenuto al suo più giovane ospite.

— Mi sembrava di averti sentito dire che avevamo lo stesso obiettivo, — si spiegò Jungkook solo allora, cogliendo l'occasione per farsi più vicino alla scrivania  portando entrambe le mani sulla superficie limpida della tavola.

— Lo abbiamo infatti, — si limitò a rispondere l'altro, sorridendo nella direzione di Jungkook con un'espressione fin troppo serena stampata sul volto.

Espressione che permise immediatamente al più giovane di scatenare la sua furiosa rabbia e di scaraventarsi contro il suo avversario costringendolo ad arretrare verso la parete più vicina, tenendolo con una mano per il bavero della camicia ed avvicinando il suo sguardo di fuoco a quello decisamente più pacato di Taehyung che, tuttavia, ancora non aveva perso quel suo sorriso labile e sghembo.

— Senti grandissima testa di cazzo, chi è che mi ha fatto giurare di non coinvolgere Jieun in questa storia? —

— Disse quello che non ha esitato un secondo ad infilarle la lingua in bocca alla prima occasione, — sputò l'altro a pochi centimetri dal volto del più giovane, gli occhi questa volta ricolmi di rabbia che, in effetti, forse anche Taehyung non vedeva l'ora di poter sbollire.

Fu con quelle parole che il giovane procuratore capo della polizia di Seoul riuscì facilmente a liberarsi della presa di Jungkook sul colletto dei quell'elegante camicia, ormai sgualcita.

— Come diavolo fai a-, —

— Devo forse ricordarti che prima di essere un procuratore sono un poliziotto? — confessò Taehyung interrompendo la sciocca domanda del giovane proprietario del Black Ink proprio sul più bello, costringendolo tra l'altro ad indietreggiare momentaneamente di qualche passo per cercare di recuperare un pò di fiato, — Non lo sapevo, ma era da un pò che avevo i miei sospetti e guarda un pò chi mi ha appena offerto la sua confessione spontanea, —

— Sei un maledetto bastardo, —

Il pugno che colpì Taehyung in pieno volto gli provocò meno dolore del previsto. Era un pò come se sentire il sangue caldo colare dal naso avesse in qualche modo risvegliato il suo sesto senso e la sua voglia di lottare che credeva stupidamente di aver perso, soprattutto negli ultimi mesi.

— Nonostante possa sembrarti impossibile Jeon, anche io voglio che mio padre paghi per tutto ciò che ha fatto almeno tanto quanto lo vuoi tu, — tornò poi a confessare Taehyung, portandosi istintivamente il polsino della sua camicia bianca contro la narice colpita, per cercare di frenare momentaneamente l'emorragia.

— Ohh ti ringrazio, in fondo lui è l'uomo che ha solo ucciso mio fratello e dato fuoco al mio studio, — si prese gioco di lui Jungkook, ma c'era tanta rabbia e ancora troppo dolore nelle sue parole e in quella frase sputata con enorme disappunto, — Lei lo sa? —

— Ohh andiamo, non tirare di nuovo in mezzo Jieun, —

— No Kim, tiriamola in mezzo, — sbraitò il più giovane, tornando ad avvicinarsi a Taehyung con intenzioni tutt'altro che pacifiche, — Perchè noi due qui presenti forse sapremo tutta la storia, ma lei sa che tipo di ragazzo frequenta da quattro anni? —

Jungkook lo tirò nuovamente a sè per il colletto ma, ancora una volta, non ricevette alcun tipo di reazione o di risposta da parte di Taehyung se non quel suo solito, fastidioso sorriso sghembo, quasi compiaciuto. E sarebbe stata sua intenzione colpirlo ancora e ancora fino a farlo sanguinare molto più che non qualche goccia di sangue dal naso se qualcuno di conoscenza di entrambi non si fosse palesato in quel momento proprio davanti alla porta.

— Non lo so più forse, ma voglio che adesso tu te ne vada e mi permetta di scoprirlo da sola, —

Jieun era arrivata in centrale trafelata come mai prima d'ora. Aveva lasciato più soldi del dovuto al tassista, certa di non avere il tempo per permettersi di chiedergli il resto e poi si era lanciata in tutta fretta verso l'ingresso della stazione di polizia come nemmeno una persona in ritardo nel suo primo giorno di lavoro avrebbe saputo fare. Non aveva avuto il tempo per salutare nessuno, nemmeno il suo stesso fratello che l'aveva vista semplicemente sfrecciare come una scheggia verso l'ufficio di Taehyung.

Ed era stato così che Jieun era arrivata sulla soglia della porta dello studio del procuratore con il battito accelerato, il cuore in gola pronto a scoppiare da un momento all'altro e gli occhi increduli di fronte ad uno scenario che, comunque, rimaneva meno grave di quello che la sua testa aveva immaginato durante tutto il tragitto.

— Jungkook ti prego, esci da qui e vai a casa, — gli intimò poco dopo essere tornata a respirare regolarmente, osservandolo mollare la presa sul colletto di Taehyung per rivolgere invece a lei le proprie attenzioni. Ma, nonostante l'espressione sorpresa, Jungkook non sembrava ancora essere intenzionato a lasciare quella stanza.

Per questo motivo fu proprio Jieun ad avanzare verso di lui, afferrandogli il polso con forza e trascinandolo così verso l'uscita dell'ufficio di Taehyung, non potendo comunque fare a meno di notare quelle sue nocche tatuate leggermente gonfie e arrossate, accertandosi così che tra i due doveva esserci comunque stata una prima collutazione.

— Sei impazzito per caso? Potevi essere arrestato solo perchè porti delle armi non identificate all'interno di una centrale di polizia, — gli sussurrò poi, non dimenticandosi di celare la propria preoccupazione utilizzando un tono piuttosto arrabbiato, non potendo fare a meno di osservarlo sistemarsi in silenzio la maglia nera sotto quell'impenetrabile giacca di pelle dello stesso colore.

Avrebbe tanto voluto risponderle che ancora una volta gli aveva dato prova di essere preoccupata per lui, ma Jungkook non ne ebbe il tempo perchè Kim Taehyung, dall'altro capo della stanza, era riuscito a precederlo ancora una volta.

— Volevi uccidermi Jeon? Volevi forse farmi fuori? — lo provocò il giovane procuratore ancora una volta, fregandosene delle occhiate furenti che Jieun aveva provato a lanciargli, senza sortire però alcun effetto. L'unica cosa in cui la giovane detective poteva sperare in quel momento era che Jungkook non cadesse, accecato dalla rabbia, nella trappola tesagli proprio da Taehyung.

— Non ci saranno sempre queste quattro maledette mura a proteggerti procuratore Kim, — lo sentì pronunciare, il volto contratto rivolto completamente verso il diretto interessato, — E quando arriverà quel momento, ti consiglio di guardarti bene le spalle perchè-, —

— Jungkook ti prego adesso vattene se non vuoi peggiorare la tua situazione, —

Lo guardò allontanarsi a passo lento e cadenzato, le mani all'interno delle tasche dei suoi jeans neri, strappati all'altezza delle ginocchia. Non le aveva rivolto altro che un veloce sguardo, ma senza trasmetterle alcun tipo di emozione. Il suo le era sembrato uno sguardo perso, stanco, per la prima volta quasi sconfitto. Persino Hoseok, che si era ritrovato a percorrere quel corridoio proprio in quel momento, dovette fermarsi un attimo e sollevare la testa dalle proprie scartoffie per rendersi conto che l'uomo che gli era passato accanto non era altri che Jeon Jungkook in persona. Non lo seguì con lo sguardo, ma la sua testa si mosse quasi spontaneamente nella direzione da cui Jungkook sembrava provenire. E lì, gli occhi sempre visti e attenti di Hoseok incontrarono quelli di Jieun che, come unico cenno, si portò il dito indice sulle labbra, pregandolo così di non riportare a nessuno, ma soprattutto a Namjoon, ciò che si era appena ritrovato a vedere. Il giovane poliziotto si limitò così ad annuire senza dare adito ad ulteriori commenti e, pur sapendo di dover consegnare quelle pesanti cartelle a Taehyung, decise che forse una lunga pausa caffè nell'attesa che l'ufficio del procuratore tornasse di nuovo libero non poteva poi essere una decisione tanto malsana.

All'interno di quell'ufficio però, Jung Hoseok non poteva immaginare cosa stesse succedendo tra la sua migliore amica e il suo capo.

— Da dove vogliamo iniziare? —

Non aspettò nemmeno di essersi assicurata di aver chiuso la porta alla sue spalle prima di rivolgere la parola a quello che, a tutti gli effetti, rimaneva ancora il suo fidanzato che, per tutta risposta, inizialmente si limitò ad alzare entrambe le spalle in un gesto di stizza.

— Non lo so Jieun, forse inizierei da ciò che è successo tra te e mister tatuaggio, — la risposta tagliente di Taehyung non si fece comunque attendere, riuscendo però a sorprendere Jieun meno di quanto avesse sperato.

La ragazza infatti, pur non potendo in alcun modo nascondere la propria espressione sorpresa, si avvicinò a Taehyung senza abbassare il proprio sguardo, non mostrandosi intimorita da quelle parole che indubbiamente l'avevano lasciata spiazzata.

— Ero venuta al Black Ink convinta di doverti delle scuse per come mi sono comportata alla festa di tuo padre, — confessò poi, avvicinandosi alla scrivania dove lui era rimasto in piedi, il polsino della sua costosa camicia bianca macchiato dal suo stesso sangue che non sfuggì tuttavia allo sguardo furtivo della ragazza.

— E siccome non mi hai trovato, hai pensato bene di baciare Jungkook, — rincarò la dose il giovane procuratore, non muovendosi invece di un singolo passo verso di lei, ma piuttosto appoggiandosi alla scrivania ed incrociando poi entrambe le braccia al petto, l'espressione del volto ferma e tirata, in attesa di spiegazioni.

— E' stato un errore, —

Jieun si morse il labbro l'istante successivo, non potendo davvero credere che il suo cervello avesse elaborato una scusa tanto patetica e meschina. Era venuta qui nella speranza di ritrovare Taheyung ancora vivo nonostante la visita a sorpresa di Jungkook, ma sarebbe mai stata abbastanza preparata per affrontare un discorso del genere.

— No, lo sai meglio di me che queste cose non accadono per "errore", — e infatti le crude parole di Taehyung non tardarono ad arrivare, — Se lo hai fatto è perchè volevi farlo, non mentirmi dannazione, —

Fu solo allora che la giovane detective diede il primo segno di cedimento: pur essendo arrivata fino a lì con tutta l'intenzione di fronteggiare l'uomo con cui aveva condiviso quattro anni della propria vita, lo sguardo di Taehyung appariva così freddo e distaccato e le sue parole così dure che la giovane detective si ritrovò presto ad abbassare la testa, sentendola improvvisamente pesante.

— Vuoi la verità Jieun? Bene, cominciamo col dire che sei solo una povera sciocca, anzi una vera stupida perchè cerchi sempre il buono in tutti quando in realtà c'è solo marciume, — questa volta fu Taehyung a prendere parola, iniziando così un discorso a cui Jieun era appena stata chiamata a prestare la massima attenzione.

I loro corpi erano lì, a pochi centimetri l'uno dall'altra, così vicini che la ragazza avrebbe tranquillamente potuto avvertire le vibrazioni della voce di Taehyung ed il suo respiro caldo e pesante pur non osando sfiorare quella pelle dorata nemmeno con la punta delle dita.

— Che cosa vedi, quando mi guardi? — incalzò lui nuovamente, alzandosi dalla scrivania dove fino a quel momento aveva trovato appoggio, ma senza muoversi di un passo verso il corpo di lei, — Vedi un ragazzo elegante e sempre ben educato, cresciuto in una famiglia ricchissima che vuole solo fare del bene, — proseguì poi nel suo discorso, prendendosi delle piccole pause solo per riprendere fiato.

In fondo, Taehyung sapeva che la verità che stava per rivelare a Jieun li avrebbe portati a riavvicinarsi definitivamente o allontanati per sempre. E, in cuor suo, il giovane procuratore non se la sentiva proprio di scommettere, perchè le probabilità pendevano totalmente verso la seconda delle due opzioni.

— Ho sempre visto mio padre come un modello da seguire, ad ogni passo.. Ho compiuto gli studi che lui ha voluto per me, mi sono iscritto alla migliore facoltà di giurisprudenza di Seoul per eguagliarlo, — cominciò così il suo racconto, non distaccando per un solo istante i propri occhi dal corpo inerte di Jieun, ancora in totale e raccolto silenzio a pochi centimetri da lui, — Ed è stato così anche quattro anni fa quando, quella sera al White Wall, io ero lì per suo ordine, — proseguì poi nella sua personale versione dei fatti il giovane procuratore, notando come le mani di Jieun fossero diventate bianche a furia di stringersi come in un pugno contro la manica del suo stesso cappotto.

— Mi aveva chiesto di tenerti d'occhio perchè sapeva che eri tu l'anello debole ancora rimasto di Jungkook, — le parole uscirono dalle sue labbra come in un fiume in piena, come se nemmeno la sua testa ora fosse in grado di controllarle, — Voleva che mi approfittassi di te solo per poter poi utilizzare tutto questo contro di lui e distrugger-, —

— Taehyung tu non stai dicendo sul serio, —

Fu pronunciando quelle parole che Jieun tornò a sollevare il proprio sguardo, non avendo alcun timore di mostrare a Taehyung i suoi occhi gonfi e arrossati, i denti stretti contro la parte inferiore delle proprie labbra solo per costringersi a non pronunciare frasi di cui poi si sarebbe inevitabilmente pentita.

— Quella sera al White Wall però io mi sono veramente innamorato di te, — la confessione di Taehyung stava permettendo a Jieun di rimettere insieme tutti i tasselli di un puzzle che ormai da troppo tempo era rimasto senza soluzione e, allo stesso tempo, stava lentamente ma inesorabilmente distruggendo quel castello di carte che entrambi avevano creato per cercare di dare solidità e spessore alla loro relazione che, vista ora, stava invece cadendo semplicemente a pezzi, — Mi sono innamorato di te Jieun e, per la prima volta in 27 anni di vita, forse mi sono reso conto che non tutto ciò che usciva dalla mente e dalla bocca di mio padre era qualcosa di brillante, — disse tutto d'un fiato, per poi rimanere nuovamente in silenzio ed in attesa di un qualsiasi tipo di reazione da parte di Jieun che, tuttavia, sembrò tardare ad arrivare.

— Così quando finalmente ho conquistato la sua fiducia e sono diventato procuratore della centrale in sua vece mi sono fatto dare una mano da Hoseok per indagare sui traffici illeciti gestiti da mio padre che, abbiamo scoperto, vuole eliminare Jungkook per allargare il suo "giro", — decise comunque di proseguire nel proprio racconto il giovane procuratore, sentendo come se - in realtà - stesse raccontando qualcosa al di fuori di lui, come se non potesse davvero credere di essere parte integrante, o meglio, vero protagonista delle vicende che si era ritrovato a raccontare.

Avrebbe voluto scatenare in lei un qualunque tipo di reazione, stava solo aspettando che Jieun gli saltasse al collo o gli tirasse un bello schiaffo in faccia. Erano ormai mesi che Taehyung non riusciva a prendere sonno la notte al pensiero di dover affrontare questa cruda verità proprio davanti a lei, la sola donna per cui sapeva di provare del sentimento vero, la sola per cui era ancora disposto a lottare con le unghie e con i denti, ma mai si sarebbe aspettato di sentire sulla propria pelle che quel perpetrato silenzio lo stava torturando più che qualsiasi suo schiaffo o parola di odio.

— Non ho ancora abbastanza prove per incriminarlo, ma non mi fermerò fino ad allora, — aggiunse poi, in ultima istanza, questa volta trovando il coraggio per avvicinarsi a lei e stringere le sue mani bollenti contro quelle braccia sottili e tremanti, — Anche se questo indubbiamente porterà anche Jungkook ad espor-, —

Non riuscì a terminare quella frase perchè, con un gesto fulmineo, Jieun si scrollò immediatamente di dosso il calore di entrambe le sue mani, ora più che mai sconosciute, allontanandosi da lui ancora di qualche passo solo per poi tornare a sollevare il proprio sguardo e fronteggiarlo così, nuovamente a viso aperto.

— Tae ti prego, — nonostante la rabbia che sentiva montarle dentro, Jieun aveva pronunciato il suo nome con voce spezzata, preferendo usare quel nomignolo dolce che le faceva ricordare quello che Kim Taehyung era stato per lei in tutti questi anni, — Dimmi che tutto quello che hai detto finora è una colossale bugia, —

La sua voce era flebile, quasi un sussurro, che però alle orecchie del giovane procuratore giunse come un tuono imponente. Nel giro di una sola ora, Kim Taehyung era passato dall'essere furioso con il mondo intero e con Jieun per ciò che aveva scoperto essere accaduto tra lei e Jungkook a non poter provare altro che ribrezzo per se stesso, per tutto quello che in cinque anni di relazione le aveva nascosto. Come poteva prendersela per un bacio quando lui le aveva mentito fin dal primo giorno?

— A differenza di Jungkook, io ho sempre e solo voluto proteggerti, — fece un altro passo verso di lei, o forse verso la sua definitiva sconfitta, ma Taehyung voleva, doveva farle sapere che tutto quello che aveva fatto, ogni parola non detta, ogni gesto non compiuto, ogni cosa tenuta segreta ai suoi occhi era stato fatto solo per amore di lei, per non far saltare quella copertura che lui stesso aveva impiegato quattro anni a tessere contro il suo stesso padre.

— Cosa diavolo c'entra Jungkook adesso? E' di te che stiamo parlando ora, —

— Perchè lui ti ama, maledizione Jieun! — finì la frase iniziata dalla ragazza il giovane procuratore, — Ti ama a tal punto che morirebbe per te, ma sa anche di essere in svantaggio nei confronti di mio padre e di non poterti proteggere così come potrei fare io, — aggiunse poi, allargandosi il collo della cravatta per cercare di tornare a respirare in maniera regolare.

— E da cosa vorresti proteggermi eh, Taehyung? Dagli sporchi affarti di tuoi padre? O forse da te stesso? —

Erano entrambi sul punto di cedere, di crollare e di lasciar perdere tutto ma, con due caratteri così orgogliosi e fieri, Teahyung e Jieun non avevano ancora smesso di studiarsi, di affrontarsi sempre tenendo lo sguardo ben fisso l'uno sull'altra. Almeno fino a quando, a quella domanda, non fu proprio il giovane procuratore ad abbassare le proprie difese, riscoprendosi sconfitto da quell'amore che aveva cercato in tutti di modi di proteggere.

— Non sai quante volte avrei voluto parlartene, ma il rischio era troppo grande e-, — si concluse così il suo futile tentativo di trovare una scusa che potesse in qualche modo giustificare le sue azioni che, per quanto a fin di bene, Taehyung era perfettamente cosciente e consapevole sarebbero state difficilmente perdonabili.

— Quale rischio? Quello di mostrarti al mondo per come sei, uno sporco bugiardo? —

— Jieun-, — sussurrò il suo nome provando a raggiungere la manica del suo cappotto grigio con le dita lunghe e affusolate, ma Taehyung si accorse troppo tardi che Jieun si era già allontanata da lui, raggiungendo a passo svelto la porta di uscita dal quell'ufficio dalle pareti ora più claustrofobiche che mai, soffermandosi solo per un altro istante sulla soglia della porta.

— Devo tornare a casa ora, per oggi direi che abbiamo parlato abbastanza, — lo liquidò così, senza nemmeno voltarsi per guardarlo in faccia. Non c'era tremolio nella sua voce, nè disprezzo o un qualche tipo di compassione. Il tono apatico con cui Jieun aveva pronunciato quelle parole avrebbe però tormentato il giovane procuratore per il resto della giornata.

Kim Taehyung era riuscito a liberarsi di quel pesante fardello che per quattro lunghi anni lo aveva costretto a mentire ogni giorno davanti agli occhi di quella ragazza che non aveva fatto altro che affidarsi a lui, credendo ad ogni sua parola, ad ogni suo gesto, ad ogni sua azione. Forse alla fine lo sciocco era sempre stato solo lui che, fino all'ultimo, aveva sperato con ogni cellula ed ogni fibra del proprio corpo che non fosse questo il prezzo da pagare per aver finalmente detto la verità.






 

「a/n 」

anneyeong haseyo! 👋🏻

un mese di assenza. quasi. non mi aggrapperò ad alcuna scusa se non dicendovi che tra lavoro e quel maledetto "blocco dello scrittore" che mi perseguita da settimane ormai mi viene difficile scrivere anche solo un paragrafo. ciò che avete letto oggi è frutto di un parto durato diverse notti insonni e mattine di pioggia che hanno fatto saltare alcuni impegni (sia lodato l'autunno ye!)

cavoli miei a parte che peró non posso fare a meno di raccontarvi, questo capitolo nasce con il preciso intento di mettere il dito in questa piaga a forma di triangolo e dare a jieun un bel motivo per svegliarsi fuori.

la dinamica ormai è chiara: a lei spetterà la decisione finale. riuscirà a perdonare il nostro taehyung per tutto quello che le ha nascosto in passato o deciderà di dare una seconda possibilità al sempre nostro jungkook? beh, forse lo saprete nell'ultimo capitolo di questa storia xD
in realtà credo ne manchino 4 o 5, ma siccome anche quest'ultimo si è rivelato essere più lungo del previsto potrei decidere di spezzare i prossimi in due parti (sperando solo di non metterci un'altra eternità per scriverli lol)

ok come al solito il mio angolo autrice si è fatto più lungo del previsto quindi io mollo gli ormeggi e vi abbraccio, sperando che siate ancora tutt* san* e salv* dopo tutto quello che i bts hanno droppato in queste settimane (e ultimi giorni)

vi purplo tutti quanti,

「bvb」

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS) / Vai alla pagina dell'autore: bridgetvonblanche