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Autore: MaryFangirl    02/10/2020    3 recensioni
Uno psicopatico si aggira per la città, causando una prima vittima. Quanti omicidi commetterà prima di venire arrestato? City Hunter indagherà, ma una questione personale verrà a intromettersi...
Genere: Azione, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Ormai era da diversi minuti che fissava quel tessuto neutro che nascondeva una figura umana inerte, ma sfortunatamente non era una qualsiasi. Aveva sospettato che c'era qualcosa che non andava ma mai avrebbe immaginato l'entità dell'orrore che avrebbe dovuto affrontare.

Immobile come una statua di pietra, Kaori non aveva compiuto il minimo gesto, scrutando con i suoi occhi nocciola ogni angolo del tessuto alla ricerca di un movimento che le avrebbe dimostrato che tutto ciò era solo un terribile incubo.

“Vuole che la lasci sola per qualche istante?” la interrogò una voce maschile che le sembrava così distante. Quella semplice frase risuonava nella sua mente, non sembrava colpire il suo cervello, come se l'idioma usato le fosse sconosciuto.

Dettagliando la visitatrice dalla testa ai piedi, il patologo le posò lentamente una mano compassionevole sulla spalla e disse, prima di sparire:

“Sarò nella stanza accanto, se ha bisogno di qualcosa” disse dolcemente come per non spaventarla.

Sempre senza che lei si muovesse, in segno di comprensione il patologo lasciò la giovane donna in raccoglimento.

“Povera piccola” confessò a voce bassa mentre le porte a battente si chiudevano dietro di lui.

Il sordo rumore aprì la mente ammaccata della giovane donna che mormorò alla sagoma velata:

“Perché non mi hai ascoltato?” mentre una lacrima silenziosa le rigava la guancia.

 

 

Flash Back

 

Tormentata da quell'inutile ricerca e dal morboso regalo, Kaori si lasciò andare mentre Ryo la sollevava tra le braccia e la stringeva amorevolmente a sé. Avrebbe voluto proteggerla con tutto se stesso, risparmiarla da quella sordida vicenda, ma questa volta si sentiva davvero impotente; sarebbe morto mille volte per alleviare lei da quella pena. Come una bambola di pezza, Kaori, gli occhi fissi e le lacrime inaridite, seguì il ritmo imposto dall'andatura sicura del suo compagno e cadde pesantemente sul letto quando lo sweeper ve l'adagiò.

Rannicchiata su se stessa, lei non batté ciglio mentre Ryo le carezzava teneramente le ciocche color mogano.

“Perdonami” sussurrò, baciandola sulla guancia umida.

Senza ulteriori parole, lui si alzò per unirsi al suo compare di sempre che lo aspettava con ansia in salotto.

Vagando su e giù per la stanza, Mick cercava le parole per ammettere l'imperdonabile errore che aveva commesso. Il suo istinto lo aveva avvertito della malsana presenza all'interno della lavanderia. Se non avesse tentato di raggiungere Kaori mentre lei varcava la soglia dell'appartamento dell'ultima vittima nota dello psicopatico, ora forse avrebbero potuto interrogarlo con veemenza. Come poteva giustificarsi quando in quel momento aveva messo davanti a tutto la sicurezza della giovane donna? Non era una ragione sufficiente?

Mentre i passi di Ryo si facevano sentire giù per le scale, Mick si affrettò a chiedere notizie.

“Come sta?”

“È sconvolta” si accontentò di dire l'altro, preparando due bicchieri di whisky per consegnarne uno al suo amico.

“Ho commesso un errore imperdonabile...” iniziò l'americano, sedendosi di fronte al suo ex partner mentre abbassava con vergogna la testa.

“Spiegati” chiese Ryo con voce neutra, bevendo un sorso del liquido acre.

“Questo pomeriggio, mentre eravamo a casa di Izumi...ho percepito qualcosa...ero sul punto di intercettarlo...”

“Cosa te l'ha impedito?” continuò con tono altrettanto vuoto.

“Kaori!” confessò immergendo il suo sguardo chiaro in quello nero e furioso dello sweeper. “È entrata nell'appartamento senza indugio...mi sono precipitato dietro di lei temendo un pericolo e naturalmente lui ne ha approfittato per scappare”

“Kaori non rifletterà mai sull'entità delle sue azioni!” tranciò Ryo con voce bassa ma arrabbiata, alzandosi per dirigersi davanti alla finestra. “Puoi tornare a casa, veglierò io su di lei”

Senza nemmeno aver toccato il suo whisky, Mick si alzò, lasciò il bicchiere sul tavolino e prese la direzione dell'uscita.

“Mick, aspetta!” disse Ryo tenendosi sempre di schiena.

Passarono alcuni secondi prima che continuasse, come se le parole da pronunciare fossero un ulteriore dolore da sopportare.

“Grazie per aver protetto Kaori...”

Dopo un lungo sospiro, proseguì.

“Questo tizio è sempre un passo davanti a noi...come se indovinasse ogni nostro minimo gesto! Ogni volta che troviamo un indizio per contrastarlo, appare una nuova vittima. Ora è Sayuri che paga il prezzo di questo pazzo. Quando lo prenderò, lo giuro...gli farò pagare cento volte ogni lacrima di Kaori” concluse, serrando nervosamente la tenda della finestra.

Quella mezza confessione fece sussultare l'americano: in tanti anni che si conoscevano, era la priva volta che vedeva il suo vecchio fratello riconoscere la sua debolezza.

“Sono sicuro che catturerai questo bastardo. Se hai bisogno d'aiuto, sai dove trovarmi” aggiunse prima di uscire.

Attraverso il suo udito acuto, Ryo seguì i progressi del suo compare e i suoi occhi scuri seguirono la figura maschile quando apparve in basso per dirigersi verso l'edificio vicino.

Lasciando il suo sito di sorveglianza, Ryo affondò pesantemente sul divano, e con la testa tra le mani provò a rimettere insieme quel macabro puzzle.

Natsume era il perno di quel caso ed era verosimile che conoscesse il colpevole; Kaori ne era la vittima suprema.

Cosa li univa? Un amore adolescenziale!

E quelle lettere ritrovate come una firma su ciascuno dei corpi...

R I V!

Mancava un pezzo importante per poter collegare tutto quanto...il movente!

Infuriato sordamente contro di lui, l'uomo non riusciva a mantenere la sua flemma leggendaria per risolvere il caso; la mancanza di sonno contribuiva parecchio. Doveva dormire un po' per riprendere un po' di lucidità; dirigendosi lentamente alla scarsa per raggiungere Kaori, la mano si appoggiò gravemente sulla ringhiera per aiutarsi a salire ciascun gradino. Dopo una dozzina di scalini, risuonò la suoneria del telefono.

Ogni squillo echeggiava in lui come una scossa elettrica; una brutta notizia sarebbe ancora arrivata.

Fissando il telefono come per esorcizzare la sventura, Ryo finì per sollevare mollemente la cornetta.

“Ryo?”

“Sì, sono io!”

“Abbiamo trovato un altro corpo!”

“Izumi?”

“Ryo, devi assolutamente venire all'obitorio” mormorò Saeko. “Abbiamo un nuovo pezzo del puzzle”

“Rispondi, Saeko!”

“Ascolta, raggiungimi in commissariato. Dirò al patologo...che un membro della famiglia verrà per identificare il corpo, potrai entrare facilmente” concluse l'ispettrice riagganciando improvvisamente.

La mano stretta sulla cornetta, gli occhi scuri dello sweeper si posarono sul piano superiore per accarezzare con tristezza la porta della loro stanza.

“Ho fallito, Kaori!” disse gravemente.

Senza aspettare un secondo, Ryo afferrò la giacca con noncuranza dal retro del divano e uscì sbattendosi la porta dietro.

Al piano di sopra, la comunicazione aveva raggiunto le orecchie della giovane donna il cui sonno leggero era stato interrotto dalla suoneria ripetuta del telefono.

Non si era preso la briga di avvertirla della sua assenza e quella telefonata doveva essere di Saeko; qualcosa era successo a proposito del caso.

Forse c'era una nuova traccia che coinvolgeva Natsume e non volevano disturbarla ulteriormente con quella storia. Velocemente, Kaori si raddrizzò e, lasciando un breve vantaggio al suo compagno, andò in garage per mettersi al volante della sua Panda verde.

La giovane donna riconobbe facilmente la direzione presa e, temendo di essere individuata dallo sweeper, gli lasciò prendere una maggiore distanza.

Pochi minuti dopo, Ryo parcheggiava non lontano dal commissariato ma non eseguì la sua solita telefonata prima di presentarsi davanti all'ispettrice. Con passo attento, attraversò la strada per rendersi su un sentiero che portava al lato dell'edificio, come per raggiungere un sotterraneo. Senza indugiare ulteriormente, Kaori si lanciò a seguirlo e gli occhi notarono il piccolo cartello che adornava il muro di cemento, 'Obitorio'. Un brivido le attraversò la schiena, ma non doveva lasciarsi smontare per così poco.

Mentre Ryo vagava per l'atrio in attesa di Saeko, Kaori ebbe molto tempo per osservarlo: non l'aveva mai visto così nervoso.

Andando avanti e indietro, le pupille scure fissavano costantemente le porte a battente che conducevano all'obitorio, e di tanto in tanto imprecava per l'insopportabile attesa che Saeko gli faceva subire. Non trattenendosi più, spinse la porta che portava ai piani superiori per andare alla reception e chiamare l'ispettrice.

Fu proprio in quel momento che Kaori uscì dal suo nascondiglio e che il patologo la incontrò nel corridoio.

“Lei deve essere la parente dell'ultima vittima?” disse appena il medico. “L'ispettrice Nogami mi ha avvisato del suo arrivo e presto dovrebbe essere qui”

Senza realmente comprendere le parole dette, la giovane si accontentò di seguirlo nel labirinto di carrelli funebri fino a quando non si fermò davanti a uno di essi.

Prendendo rapidamente il blocco metallico delle note che pendeva dal carrello, l'uomo guardò con sofferenza la giovane donna che avrebbe vissuto uno dei momenti più difficili della sua vita. La defunta era stata brutalmente pugnalata ripetutamente; frammenti di vestiti la coprivano a malapena quando l'avevano trovata. Un semplice camice d'ospedale la ricopriva e lui avrebbe cercato di risparmiarla semplicemente mostrandole il viso pallido.

Kaori realizzò le parole del patologo con stupore e si bloccò all'improvviso di fronte al carrello.

Con un gesto tremante ed esitante, Kaori non attese l'anziano e, lentamente, scoprì il viso celato. Quando il pallore del viso apparve, i suoi occhi nocciola si spalancarono e si riempirono di lacrime.

“Sayuri!” sussurrò lasciando cadere il lenzuolo, per indietreggiare all'improvviso.

Mettendosi le mani davanti alla bocca per soffocare un ululato di rabbia e dolore, Kaori fece un passo cauto verso la 'dormiente'.

“Sayuri...Sayuri, svegliati” singhiozzò piano.

Ridisegnando i lineamenti della donna con un gesto pieno di dolcezza, Kaori si schiuse nel più triste dei sorrisi.

“Ti prego, Sayuri...apri gli occhi” implorò mentre le lacrime aumentavano.

Posando le mani sull'avambraccio della sorella per scuoterla leggermente come per farla uscire da un sonno profondo, quest'ultima si staccò delicatamente da sotto il lenzuolo per pendere nel vuoto.

“Noooooo!” urlò Kaori per l'inevitabile verità che le appariva davanti.

 

Fine del Flash Back

 

 

Nel frattempo, Ryo conversava con Saeko; quest'ultima lo aveva informato che era stato scoperto un nuovo pezzo della parola misteriosa, una A.

Senza il minimo dubbio possibile, avevano finalmente compreso il significato della parola.

RIVALE!

Mancavano una o due lettere per completarla, ma non dovevano lasciargli il tempo per continuare con il suo morboso gioco. Ma non era tutto, l'ultimo corpo era stato 'offerto' alla polizia perché lo psicopatico aveva avuto il piacere infinito di chiamarli brevemente per segnalare le peregrinazioni della defunta.

C'era solo una domanda nella mente dello sweeper.

Come dirlo a Kaori?

Ma non ebbe il tempo di proseguire con le sue riflessioni, quando i ruggiti dolorosi di una donna gli arrivarono alle orecchie.

“Kaori?”

Quando Ryo arrivò di corsa all'obitorio, allarmato dalla familiarità della voce, con un gesto rapido spalancò le porte per lasciare che i suoi occhi scuri accarezzassero la sagoma conosciuta della sua compagna. Ciò che seguì fu solo un ronzio nelle orecchie mentre l'urto smorzato delle porte si udì alle sue spalle. I pugni arrabbiati della giovane donna battevano sul corpo senza vita della sorella mentre grida lamentose le si strozzavano in gola. Il povero patologo cercava invano di riportarla alla ragione, ma la donna inferocita lottava di più.

“Sayuri! Sayuri, non lasciarmi...ti prego!” urlò tra i singhiozzi mentre le sue mani si stringevano sul lenzuolo che rivelava ulteriormente il corpo di marmo della giornalista.

“Venga ad aiutarmi!” ordinò il patologo allo sweeper mentre cercava di controllarla.

Senza attendere, Ryo, a grandi falcate, lo raggiunse e cercò di domare la donna che, come una selvaggia, non voleva farsi placare. Chiamandola ripetutamente, Ryo sembrava non avere alcuna presa su Kaori, la cui tristezza decuplicava la sua forza già notevole per una donna. Con difficoltà, premendo il petto contro la sua schiena, Ryo intrappolò i suoi polsi e la chiamò di nuovo.

“Kaori...Kaori! Tesoro, sono qui” sussurrò nell'incavo del suo orecchio.

Lentamente, i gesti disordinati si addolcirono per lasciare pesantemente il capo sulla spalla del compagno. Approfittando di quel momento di calma, il patologo iniettò una dose di tranquillante nel braccio fermo.

Mentre le gambe scivolavano sotto il suo peso e Ryo cercava di ammortizzare la sua caduta, gli occhi nocciola di lei finalmente riconobbero i lineamenti del suo amante.

Con un sorriso straziante e le lacrime che le rigavano ancora il viso, le sue labbra si mossero un'ultima volta.

“Perché a me!” crollò prima che il tranquillante facesse effetto.

 

 

Fu solo diverse ore dopo che la giovane donna riprese i sensi, mentre gli effetti calmanti del tranquillante sbiadivano; i suoi occhi si abituarono gradualmente all'oscurità e alla fine riconobbe la familiarità del luogo. Era nel suo letto ma apparentemente lo sweeper non era presente.

Con passo azzardato e barcollante, raggiunse il salotto inondato dalla luce lunare.

Aveva così tanto bisogno di lui al suo fianco, pensò malinconicamente mentre tornava in camera e si premeva il cuscino a strisce gialle e nere contro il petto; asciugandosi di nuovo lo zigomo su cui le lacrime scendevano, la rabbia prese poi il sopravvento.

Quello psicopatico l'aveva privata di una delle persone a lei più care, e per quale motivo?

Mettendosi a sedere sul letto, abbracciò il cuscino e i pensieri malvagi si riversarono copiosamente nella sua memoria nebbiosa. Tutto ciò che la sua mente confusa riusciva a ricordare era l'ovvia implicazione del suo amore adolescenziale, Natsume, nella faccenda.

In quel momento, non ci fu più alcun sentimento appassionato o d'amore nel suo cuore per quell'uomo che, qualche giorno prima, l'aveva lasciata sbalordita per averlo rivisto. Ricordava la propria confessione alla sorella maggiore che aveva cercato di guidarla il più possibile nella sua scelta emotiva e un leggero sorriso sembrò essere subito spezzato via da una smorfia triste per quella conversazione vivida sulla loro rispettiva professione. Aveva tanto pensato che avrebbe avuto la sfortuna di morire per prima, ma la verità era stata ben diversa.

Le loro ultime parole erano state aspre e dure; Sayuri aveva portato nell'aldilà quell'ultimo scambio burrascoso.

Il gusto amaro del rancore emerse nella sua bocca facendole venire voglia di vomitare; respingendo il cuscino e scostando rapidamente le lenzuola, si alzò prontamente.

Doveva parlargli! Le doveva la verità e avrebbe fatto tutto il possibile per ottenerla.

“Se proteggi qualcuno, Natsume, ti farò sputare il rospo” fulminò.

Lentamente, prese l'anello di sua sorella e lo infilò sull'anulare destro, e con passo deciso si recò verso una delle sue credenze di cui aprì un cassetto. Frugando nella biancheria, tirò fuori il piccolo scrigno dove l'anello gemello era posto.

Delicatamente, lo afferrò e lo fece scivolare sullo stesso dito, per poi lasciare il contenitore in mezzo al resto.

“Hideyuki...Sayuri...voi sarete con me. Mi darete il coraggio di vendicarmi” sussurrò con le lacrime agli occhi.

Sbattendo il cassetto e scendendo velocemente nel seminterrato, Kaori aprì bruscamente uno degli armadi dell'armeria e con un gesto determinato afferrò una delle pistole presenti. Con un movimento del polso, aprì il tamburo e vi infilò i proiettili, facendolo poi scattare.

“Chiunque sia, la pagherà per Sayuri!” sibilò mentre la furia le faceva tremare le mani. Sistemando la pistola nella cintura dei jeans e indossando la sua giacca, andò al parcheggio e salì nella sua auto verde che Ryo o forse persino Saeko avevano riportato indietro.

Per esperienza, individuò rapidamente il duo di poliziotti che avrebbero dovuto sicuramente sorvegliarla o persino proteggerla in caso di pericolo. Ma erano entrambi presi in una grande discussione con due prostitute che tubavano allegramente.

Con lentezza calcolata, Kaori lasciò il cortile mentre i due agenti in servizio le voltavano la schiena. Con un colpo al volante più deciso, si precipitò nel traffico notturno per raggiungere la galleria. Yoshiki le aveva detto di avere un appartamento ai piani superiori dello stabilimento, quindi lo avrebbe trovato lì.

 

 

Al commissariato, l'artista, con le mani giunte come in preghiera, mormorava implorante:

“Ti prego, fa' che non sia lui!”

Ma la sua sorda richiesta fu rapidamente interrotta dallo sweeper che irruppe nella stanza; veloce come un fulmine, gli rifilò un pugno in faccia. Improvvisamente steso a terra, l'artista non capì subito cosa stava succedendo, ma quando vide che lo sweeper si scagliava nuovamente su di lui, chiese aiuto.

Saeko, entrando rapidamente, cercò di placarlo, ma la sua rabbia e soprattutto il suo senso di impotenza guidavano il suo pugno vendicativo.

Fermandolo, l'ispettrice lo supplicò di fermare la sua violenza.

“Per colpa sua, Sayuri è morta!” sbottò lo sweeper.

“Chi è?” domandò Yoshiki, asciugandosi la scia di sangue dal labbro bluastro.

“Dovresti chiedere al tuo amico, bastardo!”

“Ryo, calmati!” disse Saeko.

“Chi è questa donna?” chiese di nuovo l'uomo, con tono più fermo.

“È la sorella maggiore di Kaori” confessò l'ispettrice mentre prendeva posto davanti al testimone. Accogliendo la notizia come se lo sweeper lo avesse colpito di nuovo, Natsume affondò sulla sedie.

“Non avrebbe mai potuto farlo!” mormorò.

“Vuoi parlare, dannazione!” infuriò Ryo.

Coprendosi il viso per scongiurare una nuova aggressione dello sweeper e annidandosi in un angolo della stanza, l'uomo si sfogò.

“Massao non avrebbe mai ucciso tutte queste donne e tantomeno sua nipote!”

Prendendolo per il bavero della giacca, Ryo lo fece risedere brutalmente.

“Vuoi spiegarci queste insensatezze!”

Guardando impaurito lo sweeper, l'altro continuò con la sua dichiarazione.

“È vero che il mio manager ha rivolto parole dure nei confronti di tutte quelle donne, ritenendole troppo distraenti”

“È un eufemismo” rincarò lo sweeper.

“Ma non avrebbe mai fatto del male a Izumi. È la figlia di suo fratello”

“Come può essere la figlia di suo fratello e non avere lo stesso cognome?”

“Non lo so. Non lo so” si limitò a ripetere. “Ma è grazie a Izumi che è nata la mia collaborazione con Massao”

 

 

Finalmente giunta alla galleria, Kaori scese dall'auto per arrivare all'edificio. Spingendo con forza le porte, queste non cedettero all'assalto e con un cigolio si riposizionarono.

Mettendo le mani a visiera e socchiudendo gli occhi, cercò di individuare la minima traccia dell'artista ma non sembrava esserci anima viva. Dando una rapida occhiata in giro, decise di fare il giro e usare l'uscita di emergenza per cercare di entrare nello stabilimento.

Ottenne lo stesso risultato dell'ingresso, tutto era chiuso a chiave. Estraendo una lima per unghie dalla tasca, armeggiò nervosamente con la serratura che alla fine lasciò campo libero.

A passi vellutati, entrò nell'edificio immerso nell'oscurità: alla ricerca del minimo rumore, entrò senza troppe difficoltà nelle gallerie, avendole visitate qualche giorno prima. Quando raggiunse la piccola stanza privata che aveva creato tanti problemi nella sua vita, le sue pupille nocciola si posarono nostalgicamente sul proprio ritratto.

“Sono successe così tante cose da quel giorno” mormorò amaramente.

Girandosi per riprendere la sua esplorazione, un'ombra balzò su di lei; lottando come un diavolo, il suo aggressore sembrava avere la meglio. Non che la sua forza fisica fosse maggiore di quella di Kaori, ma aveva il vantaggio dell'effetto sorpresa e riuscì infine a controllarla, con un impacco di cloroformio a imbavagliarla.

Nonostante la sua ostinazione nel combattere l'effetto soporifero, un sorriso si allargò sul volto del predatore che provò un immenso piacere nel rivelare la propria identità alla sua vittima tramite la luce della luna. I lineamenti dello psicopatico presero forma davanti ai suoi occhi e Kaori ebbe il tempo di dire qualche parola.

“Quindi eri tu” farfugliò prima di cadere priva di sensi.

Non poco orgoglioso del suo effetto e soprattutto della sua cattura, lui iniziò a fischiare allegramente mentre sollevava il corpo di Kaori con entusiasmo su uno dei carrelli usati per trasportare opere pesanti. Girando la chiave, aprì il parcheggio sul lato delle consegne e con passo altrettanto spavaldo spinse energicamente Kaori nel bagagliaio della sua auto.

“Sapevo che questo colpo di grazia ti avrebbe spinto a un errore e soprattutto che il tuo amato non ci sarebbe sempre stato per aiutarti” esclamò gioiosamente, sbattendo il portellone.

Riposizionando il carrello al suo posto, tirò fuori una lunga lama per tagliare il ritratto che venne lacerato come in una dolorosa lamentela. Con un gesto energico, piantò la lama nel quadro e lasciò la sua ultima impronta, una L.

Uscendo dallo stabilimento, salì in macchina e lasciò il parcheggio per ritrovarsi davanti alla galleria. Nascondendosi il viso, ruppe la vetrata che si frantumò all'istante. Mentre le schegge atterravano rumorosamente a terra, l'allarme risuonò.

“Ora arriveranno presto” sorrise, mettendo in moto per partire ad alta velocità.

 

 

Al commissariato, mentre l'artista sembrava collaborativo, uno degli agenti apparve nella stanza e sussurrò all'orecchio del suo superiore.

“Va bene, stabilite un perimetro di sicurezza, arriviamo”

Agli ordini impartiti, il poliziotto se ne andò altrettanto rapidamente; chiudendo il fascicolo, Saeko aggiunse:

“Uno dei miei agenti continuerà a prendere la sua testimonianza” disse, indicando uno degli ufficiali che assisteva all'interrogatorio dietro il vetro scuro.

“Ma cosa stai dicendo, Saeko?!”

Prendendo Ryo per un braccio, gli sussurrò:

“L'allarme della galleria d'arte di Natsume è scattato, non credo sia una coincidenza”

Senza ulteriori parole, i due si diressero verso i rispettivi veicoli per incontrarsi venti minuti dopo davanti all'edificio.

Mentre gli spettatori si affollavano attorno agli striscioni gialli, Saeko e Ryo entrarono nella zona altamente sorvegliata.

Uno degli agenti arrivò loro incontro e li guidò subito nel luogo interessato.

Riconoscendo la stanza isolata, il cupo sguardo dello sweeper si posò indubbiamente sulla vestigia del ritratto. Non c'era bisogno che l'agente gli mostrasse la prova graffiata sul quadro; esclamò furiosamente:

“Kaori è nelle sue mani!”

Con questo quasi esitante, Saeko rivelò l'ultimo pezzo del puzzle, e la parola si ricostruì.

RIVAL...

  
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