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Autore: Ghost Writer TNCS    03/10/2020    0 recensioni
Niflheim è sempre stato famoso per essere un pianeta tetro e ostile, ma questo non aveva fermato i coloni. Il loro spirito intraprendente e gli interessi economici di una grande multinazionale sembravano sufficienti per far fronte a qualsiasi avversità, ma si sbagliavano.
Il sogno si è infranto contro misteriose interferenze, e alla frustrazione ha fatto seguito la criminalità. Se per un amante degli esplosivi la situazione è particolarmente allettante, lo stesso non si può dire per le forze di polizia che cercano di ristabilire l’ordine, costrette a combattere un’organizzazione malavitosa più influente delle autorità ufficiali.
La sfida per la frontiera è iniziata e il più forte imporrà la sua giustizia.
Genere: Avventura, Azione, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '1° arco narrativo'
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17. Resa

Approfittando del buio della notte, D’Jagger, Freyja e gli altri poliziotti si stavano allontanando a passo spedito dalla centrale, gli sguardi attenti e concentrati. Alcuni stavano aiutando i feriti, tutti gli altri invece tenevano d’occhio le strade, pronti a segnalare qualsiasi movimento sospetto.

Il deposito era già stato saccheggiato – erano riusciti a recuperare solo qualche maschera per l’aria – quindi la maggior parte degli agenti era disarmata.

Data la situazione, il commissario Mantina aveva dato ordine di abbandonare subito la città, anche se questo significava lasciarla nelle mani del Sindaco.

“Dobbiamo riorganizzarci” aveva affermato davanti ai suoi sottoposti. “Ora come ora non abbiamo speranza di vincere contro gli uomini del Sindaco. Il nostro obiettivo adesso è raggiungere Ziqi City. E cerchiamo di evitare scontri inutili.”

Ziqi City era la colonia più vicina e il suo nome era dovuto all’omonima azienda di bevande energetiche, che ne aveva finanziato lo sviluppo. Anche la colonia occidentale avrebbe dovuto ricevere il nome di un brand, ma le difficoltà incontrate avevano fatto scappare tutti i potenziali sponsor.

Dopo aver camminato per una manciata di minuti, il gruppo si fermò davanti a una stazione dei mezzi pubblici.

«Un momento, quindi ora… aspettiamo?» chiese D’Jagger.

«Quegli stronzi si sono fottuti i nostri veicoli, hai un’idea migliore?» sbottò un agente.

«Mmh, temo di no.»

Bastarono pochi secondi e poi la situazione cominciò subito a farsi un po’ imbarazzante. Erano in pericolo, probabilmente di vita, eppure dovevano starsene lì fermi ad aspettare un autobus.

Alcuni poliziotti si scambiarono qualche occhiata, ma nessuno osava parlare. Per lo meno non si vedevano civili o criminali in giro.

Dopo un minuto già era possibile notare i primi segni di nervosismo. C’era chi spostava il peso da una gamba all’altra, chi si grattava senza motivo, chi si guardava intorno, preoccupato del possibile arrivo di qualche fuorilegge.

Finalmente l’autobus a guida autonoma apparve da dietro un angolo e un velo di eccitazione spirò tra i poliziotti. Il commissario Mantina, tra i pochi a mantenere un’assoluta freddezza, osservò con i suoi occhi composti il mezzo, vuoto, che si avvicinava.

Le porte sembravano aprirsi al rallentatore, ma poi finalmente le venti persone poterono salire a bordo. Un agente, un insettoide come il commissario, si piazzò nella parte anteriore del veicolo e afferrò l’apposito sostegno. Grazie ai suoi innesti cibernetici si interfacciò al computer di bordo e in pochi secondi riuscì ad hackerarlo, acquisendone il controllo.

 Il poliziotto chiuse le porte e fece ripartire il veicolo. Optò per una velocità sostenuta, ma non eccessiva per non attirare troppo l’attenzione. Non ci volle molto per raggiungere una delle uscite dalla cupola che avvolgeva la colonia.

«Commissario, abbiamo un problema» notò l’insettoide.

«Lo vedo» esalò la donna, in piedi al suo fianco. «A quanto pare il Sindaco non vuole far entrare o uscire nessuno.»

Davanti alla barriera energetica che teneva separata l’aria nella cupola da quella esterna c’erano due fuoristrada e una mezza dozzina di uomini armati. Avevano notato il loro autobus e probabilmente stavano cominciando a insospettirsi.

«Linch, Xi» chiamò il commissario Mantina.

I due poliziotti si alzarono.

«Neutralizzate quei tizi, ma cercate di non danneggiare i fuoristrada: possono tornarci utili.»

I due annuirono.

L’insettoide alla guida aprì la porta del bus. La teriantropa schizzò in avanti, rapida come un fulmine, riuscendo a disarmare facilmente i primi tre fuorilegge. Gli altri provarono a contrattaccare, ma il secondo poliziotto usò le sue abilità psichiche per tenerli occupati mentre la collega li ammanettava.

L’autista fermò il bus e riaprì le porte.

«Commissario, abbiamo un problema» riferì la teriantropa. «Credo siano riusciti a chiamare aiuto.»

L’espressione di Mantina rimase quella di sempre: ostile e carica di disappunto. «Allora sbrighiamoci. Prendete quei fuoristrada e andiamocene prima che arrivino i rinforzi.»

D’Jagger osservò gli agenti che eseguivano l’ordine, muovendosi quasi come un solo corpo. Doveva ammettere che erano molto efficienti.

«Ehi, tappetto, che è quello sguardo?» gli chiese l’uomo dalla pelle scura, che non lo perdeva di vista un momento.

«Niente. È solo che vi facevo molto più incompetenti.» Notando il cambiamento nell’espressione dell’umano, si affrettò a precisare: «Senza offesa, eh!»

Il poliziotto non disse nulla, ma dal suo sguardo D’Jagger capì che sarebbe stato ben felice di legarlo all’esterno dell’autobus per trascinarlo fino a destinazione. O forse voleva prenderlo per le mutande e defenestrarlo: non era sicuro. Di una cosa però era certo: Lunaria si era girata dall’altra parte con il chiaro intento di fingere di non conoscerlo.

Nel frattempo gli agenti avevano già messo in moto i fuoristrada e finalmente riuscirono a lasciarsi alle spalle la colonia occidentale.

Ziqi City distava una manciata di chilometri, ma la strada sterrata non era l’ideale per il loro autobus e questo limitava la loro velocità massima.

Erano ancora a metà strada quando uno dei poliziotti diede l’allarme: «Gente, ci inseguono! Vedo tre veicoli! Anzi, quattro!»

Il commissario Mantina soffocò un’imprecazione. «Occupatevi di loro» ordinò ai colleghi sui fuoristrada. Avevano “requisito” gli smartwatch dei criminali alla centrale di polizia e al posto di blocco, quindi non era un problema comunicare a distanza. «Cercate di rallentarli, ma fate attenzione. Non ho nessuna intenzione di tornare a recuperarvi.»

«Ricevuto!»

I due fuoristrada con gli agenti ridussero la velocità e in breve gli aggressori li raggiunsero. Freyja, che era su uno dei veicoli della scorta, indossò il casco e impostò al massimo la sua pistola a impulsi. Non avrebbe fatto molti danni, ma era meglio di niente.

Anche i suoi colleghi indossarono le maschere e prepararono le armi.

L’orchessa si sporse dal finestrino e sparò contro il veicolo più vicino, ma i suoi proiettili di energia impattavano sulla carrozzeria senza causare alcun danno. Decise di cambiare tattica: mantenne il dito sul grilletto, così da generare un colpo caricato. L’ammasso di energia azzurrina schizzò contro il fuoristrada, ma riuscì a rallentarlo solo per un attimo.

I colpi dei suoi colleghi erano un po’ più efficaci, ma non abbastanza da fermare i loro inseguitori.

«Non sta funzionando!»

«Le nostre armi non sono abbastanza potenti!»

Una volta appurato che le loro vittime non avevano armi degne di nota, i criminali cominciarono a rispondere al fuoco.

L’agente alla guida cercò di zigzagare per evitare i proiettili, ma tutti quanti udirono chiaramente i violenti colpi sulla carrozzeria.

«Dovete tenerli a bada, impeditegli di sparare!»

Freyja, consapevole dei rischi, si sporse di nuovo dal finestrino e riaprì il fuoco. I continui sobbalzi rendevano difficile prendere la mira, ma per fortuna anche tre dei quattro inseguitori avevano lo stesso problema: solo uno dei veicoli montava un dispositivo di levitazione, in grado di garantire un’ottima stabilità anche sui terreni accidentati.

«Ci stanno raggiungendo!» imprecò un agente.

Uno degli inseguitori affondò sull’acceleratore e li speronò, cercando di far perdere loro il controllo. Freyja e i colleghi provarono ad allontanarlo, ma le loro armi erano pressoché inefficaci.

«Ora ci penso io!» gridò il guidatore. «Reggetevi!»

Girò bruscamente il volante e il suo fuoristrada sbandò vertiginosamente. I passeggeri vennero sbalzati con violenza e poi vennero schiacciati sui sedili appena l’autista ripartì.

«E ora assaggiate la vostra stessa moneta!»

Li speronò con tutta la potenza che aveva a disposizione, riuscendo così a mandarli fuori strada.

«E vaffanculo!» aggiunse mentre li superava.

Erano riusciti a rallentare uno degli inseguitori, così come i loro colleghi sull’altro fuoristrada, ma ne restavano ancora due.

«Affianca quello a destra!» ordinò Freyja. «Stagli addosso!»

Il guidatore non perse tempo e cominciò a sportellare l’altro fuoristrada.

L’orchessa tirò una gomitata al vetro dell’altro veicolo e questo andò subito in frantumi, coprendo di schegge il guidatore. Il criminale provò lo stesso a mantenere il controllo, ma Freyja gli afferrò la testa e la sbatté contro il volante. Il malcapitato, stordito, perse il controllo del veicolo. Il fuoristrada sbandò di lato, impattò violentemente contro una roccia e si ribaltò più volte.

Uno degli agenti seduti dietro, che aveva seguito tutta la scena, si voltò verso Freyja. «Ricordami di non farti mai arrabbiare.»

«Siamo quasi arrivati a Ziqi City» annunciò il commissario Mantina. «Restate concentrati.»

L’insettoide alla guida dell’autobus controllò l’ingresso della colonia. «Cazzo, hanno pure delle torrette! E a noi non hanno nemmeno pagato l’ultimo stipendio!»

Ben presto un annuncio venne diffuso dagli uomini incaricati di sorvegliare l’accesso: «Fermatevi immediatamente! Fermatevi, o apriremo il fuoco!»

«Ma stiamo scherzando?!» imprecò l’insettoide.

«Linch» chiamò il commissario. «Vai da loro e spiegagli la situazione.»

«Subito!»

La teriantropa indossò una maschera e raggiunse l’uscita. Bastò aprire un attimo la porta e lei schizzò fuori lasciando dietro di sé una scia di fulmini.

«Ci faranno entrare, vero?» chiese D’Jagger. «Insomma, se volevo farmi sparare, sarei rimasto nella Topaia…»

Dalle torrette partirono alcuni colpi d’avvertimento.

«Non mi sembra un buon segno…» sottolineò il goblin, nascondendosi istintivamente dietro il sedile davanti.

«Continuiamo ad avanzare» ordinò il commissario.

L’insettoide non era molto convinto che fosse una buona idea, ma fece come ordinato.

Anche i fuoristrada in possesso ai colleghi mantennero la stessa andatura, quelli dei fuorilegge invece cominciarono a rallentare.

«Fermiamoci cinquanta metri prima delle torrette» ordinò Mantina.

L’autista osservò con malcelata preoccupazione i cannoni che aggiustavano la mira, ma di nuovo diede ascolto al suo superiore.

Il fragore dei colpi fece sobbalzare il cuore degli agenti, terribilmente vicini alle fiancate dei loro veicoli.

«Questo era l’ultimo avvertimento!» tuonò la voce dagli altoparlanti.

«Ma che sta facendo Nora?» gemette l’insettoide, le quattro mani serrate sul sostegno.

Il commissario rimase impassibile e guardò alle sue spalle. Gli uomini del Sindaco erano rimasti con soli due veicoli, ma ben presto anche loro si fermarono e fecero dietrofront.

«Ok, fermiamoci» ordinò Mantina. Indossò anche lei una maschera. «Vado a parlare con gli agenti.»

D’Jagger, Freyja e i poliziotti osservarono l’insettoide che scendeva dall’autobus e avanzava a passo deciso, subito raggiunta da Nora Linch.

Le torrette erano ancora puntate sui veicoli: sarebbe bastato premere un pulsante e in un attimo sarebbero stati massacrati. Ormai potevano solo confidare nelle abilità di persuasione del commissario.

L’attesa si prolungò e tutti quanti cominciarono a guardarsi alle spalle, preoccupati di un possibile nuovo attacco da parte degli uomini del Sindaco. Per di più l’autobus non era stato pensato per viaggiare fuori dalle cupole, quindi l’aria stava cominciando a esaurirsi.

«Parla il commissario Mantina» annunciò l’insettoide attraverso i comunicatori, seria come sempre. «Hanno accettato di farci entrare, ma vogliono controllarci uno ad uno. Avvicinatevi con calma e scendete dai veicoli.»

Tutti i poliziotti tirarono dei sospiri di sollievo, lo stesso però non poteva dirsi per D’Jagger: di sicuro non avrebbero lasciato entrare un criminale come lui, e se anche l’avessero fatto, sarebbe stato solo per sbatterlo in cella.

«Emh, gente, a qualcuno avanza un distintivo?»


Note dell’autore

Ciao a tutti!

In un modo o nell’altro i nostri eroi sono riusciti a raggiungere Ziqi City, ma l’accoglienza non è stata esattamente calorosa.

Durante la fuga D’Jagger si è rivelato abbastanza inutile (peccato, perché le sue granate avrebbero fatto comodo), Freyja invece ha avuto occasione di mostrare a tutti che è meglio non farla arrabbiare XD

Ormai i poliziotti dovrebbero essere al sicuro, lo stesso però non si può dire di D’Jagger: lo faranno entrare nella nuova colonia? E se anche lo facessero entrare, finirà di nuovo in cella?

Ancora due settimane di pazienza e lo scoprirete ;)


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