Videogiochi > Kingdom Hearts
Segui la storia  |       
Autore: BeaterNightFury    10/10/2020    0 recensioni
Le riusciva persino difficile credere che una volta alzati tutti da tavola, Riku sarebbe andato finalmente a cercare la sua mamma… che ora gli era stato permesso. Che Sora sapeva dov’era Ventus e sarebbe andato a recuperarlo dopo che le Principesse fossero state al sicuro.
Che se avessero vinto quella guerra, Shiro avrebbe avuto di nuovo una famiglia, una casa.

Seguito di Legacy e Journey.
Sora, Riku e Kairi dividono le loro strade per proteggere le Principesse, salvare i Guardiani perduti, e prepararsi alla battaglia.
Lea si ritrova dopo undici lunghi anni a fare i conti con il proprio passato irrisolto.
Ventus e Roxas aspettano il momento in cui potranno tornare a fare qualcosa che non sia osservare...
Il momento dello scontro è vicino.
Sette contro tredici.
A volte, la differenza è tutto quello che un eroe può fare.
Genere: Avventura, Fantasy, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Oooops, lo abbiamo fatto di nuovo!
Io e Miraha - che in questo capitolo ha avuto la mano pesante più che mai - AVEVAMO detto che avremmo mantenuto la trama di Kingdom Hearts 3... ma perché lasciare tutte le parti belle alla fine? Nope eh, è il momento di riparare la trama!
 

Guardians – Capitolo 4
Acqua e Sangue
 
Riku atterrò con i piedi nella sabbia, Via per l’Alba stretta salda nella mano, e si guardò alle spalle.
L’ammasso di Shadow che aveva eretto quella specie di torre oscura si andava via via smembrando e sparendo, ma dietro di lui, Topolino sembrava ancora preoccupato.
Poco prima, aveva detto che Aqua era caduta in un abisso profondo e pericoloso, probabilmente troppo rischioso anche per loro, come era stato per Shiro alcuni giorni prima.
Ma per quanto fosse urgente recuperare i Guardiani, lo era anche tenere le Principesse al sicuro, e Sora, che era più versato nel perlustrare i Reami della Luce, era stato mandato a cercarle e non potevano avere Ventus lì. Proprio Ventus che sarebbe stato la chiave per salvare Aqua così come aveva potuto aiutare con Shiro.
«Inutile restare qui. Rischiamo la vita ogni momento di troppo.» Topolino si guardò brevemente attorno, un’espressione delusa sul suo volto. «Torniamo alla Torre. Aspettiamo che Sora faccia rapporto.»
«I telefoni funzionano. Posso avvert…» Riku si ficcò una mano in tasca e prese il suo telefono, ma qualcosa sbalzò lui da un lato e il Re dall’altro.
Gli Heartless erano tornati, e non erano soli. Una figura nera, troppo grande per essere uno Shadow, troppo esile per essere uno Shadow Gigas, troppo umana per essere uno di quei mostri, si avvicinò a loro camminando sul mare oscuro. Topolino era stato sbalzato in aria, il suo Keyblade era volato lontano… Riku strinse nella mano il suo, pronto a vendere cara la pelle…
… fino a quando l’aiuto non sarebbe arrivato.
Aveva ancora il cellulare nella mano sinistra, il contatto di Sora ancora aperto.
Mosse il pollice a pigiare tre lettere. Il suo amico avrebbe capito.
Doveva solo sperare che arrivasse in tempo.
Ma il tempo, nel Reame Oscuro, aveva un modo abbastanza particolare di passare.
 


Le campane dell’orologio della città suonarono le dieci di sera.
Le strade iniziavano a farsi vuote, salvo qualche paesano brillo ancora intento a godersi la festa, e il buio era illuminato da qualche rara lanterna cittadina.
Sora andava avanti e indietro con le mani nelle tasche, buttando uno sguardo sia alle strade che al mare, ma ancora nessuno sembrava raggiungerli.
«Si saranno persi?» mormorò sovrappensiero, incrociando le braccia dietro la testa.
Non credo. Eugene dovrebbe conoscere questa città.” Roxas lo corresse quasi subito. “Forse avranno voluto rimanere da soli. Da qualche parte.
No, non credo, sapeva che ce ne saremmo andati. E non credo Rapunzel sia tipa da non salutare.” Ventus lo contraddisse.
«Rapunzel aveva detto che mi avrebbe insegnato i nomi delle costellazioni alla fine delle luci.» Shiro sbuffò. «Non può essersene dimenticata così.»
Pippo, appoggiato a una pila di casse, pronunciò ad alta voce la frase che sicuramente tutti pensavano e nessuno avrebbe voluto ammettere.
«Potrebbero esser stati aggrediti da qualcuno, yuk.»
Vicino a lui, Paperino ebbe una delle sue reazioni violente, arruffò le piume e saltellò per terra.
«Uack! E lo dici solo adesso, testa vuota?»
«Sì, ma chi potrebbe aver interesse a farle del male?» Shiro chiese, poi il suo sguardo si fece vitreo per un momento e la sua voce si fece leggermente più profonda.
«Ragionate. E se fosse Rapunzel la principessa perduta?» Senza dubbio, era Ephemer a parlare per lei. «I compleanni coincidono, e l’età anche. E ieri notte Shiro ha incontrato la sedicente madre… è peggio di Xemnas. E ho visto un ritratto nella piazza… le probabilità sono altissime… e forse potrebbe persino rendersene conto!»
Shiro scosse la testa e il suo sguardo ritornò a fuoco.
«Pezzo di strudel!» sbottò. Sembrava livida di rabbia.
«Va bene, la andiamo a cercare.» Sora le fece gesto di seguirla. Dopotutto, era andato tutto bene fino ad allora… cosa altro sarebbe potuto accadere?
Ebbe la sua risposta quando lui e Shiro, con Paperino e Pippo al seguito, presero a correre sul ponte dopo aver perlustrato la città. Una barca stava galleggiando verso la direzione opposta, ed Eugene era legato al timone, privo di sensi. Alla sponda opposta, due brutti ceffi erano svenuti per terra, e una lanterna verde illuminava Rapunzel e una donna incappucciata.
«È quella strega di ieri notte!» Shiro esclamò, accelerando il passo e superando Sora. «Rapunzel! RAPUNZEL! Non andare, è una trapp…»
Si fermò di colpo. Nebbia oscura aveva preso a salire dalle pietre del ponte, e un incappucciato con i capelli rosa e una falce le si parò davanti con aria di sfida.
Shiro evocò immediatamente il Keyblade.
«Vattene, Merluzzia
Sora la raggiunse e portò lui stesso Stella Azzurra alla mano. Ricordava che Shiro avesse menzionato un Marluxia tempo prima… ma non era morto?
«Shiro, torna in città e trova Maximus. Mi occupo io di questo trapassato.» Fece un passo in avanti e si portò tra lei e il Nessuno.
 
L’hai sentito, no? Gira i tacchi!” Ephemer le rincarò subito la dose. A malincuore, Shiro si girò e prese a correre nella direzione opposta, senza dismettere l’arma.
Ma non erano i soli sul ponte. C’era un’ombra, una figura umana verso la città. Probabilmente una guardia… oh beh, Eugene non sembrava avere buoni rapporti con loro, ma se Rapunzel era davvero la principessa…
«Aiuto! Qualcuno ci aiuti! Stanno rapendo una ragazza!»
L’uomo davanti a lei, con i capelli scuri pettinati all’indietro e vestito in nero e marrone, la fissò con aria interrogativa. Shiro si fermò, e il Trovavia le cadde nuovamente di tasca, prendendo a penderle dai vestiti.
«La prego…»
Lo sguardo dell’uomo cadde sul portafortuna. Emise un gemito di sorpresa, come se avesse visto qualcosa di familiare.
«… Aqua…?» mormorò.
Shiro spalancò gli occhi alla voce, se aveva fatto il nome di sua madre poteva essere soltanto una persona: possibile che la stesse davvero cercando?
«Non Aqua, sono io... Shiro...»
«Shiro…?» L’uomo la fissò, l’ombra di un sorriso sul suo volto. Sembrava quasi che soffrisse, ma si stava sforzando di sorridere. «Come… come ti sei fatta grande…»
La bambina sentì le guance inumidirsi, cercò di guardarlo meglio… ma non era più il Papà del quadro… era come Stitch lo aveva descritto. Dismise il Keyblade e gli corse incontro portando le mani sul petto dell'adulto.
«Ti ho trovato... ti ho trovato! Adesso Sora e Zio Ven non diranno più che sono solo una combinaguai!»
Shiro, aspetta… la strega non aveva detto di averlo visto?” Ephemer le cercò di far notare. Shiro decise di ignorarlo… era Papà… ne era sicura… stavolta doveva essere lui.
«Papà, la mia amica è in pericolo.» Shiro rivolse di nuovo lo sguardo verso il mare. Indicò il punto in cui Rapunzel era sparita, e Marluxia bloccava ancora la fine del ponte.
Papà si irrigidì. Mentre si portava una mano alla fronte, fece appena in tempo a sibilare un: «Scappa…» e nel buio della notte Shiro avrebbe giurato di vedere i suoi capelli schiarirsi.
Keyblade, Shiro. KEYBLADE!” Ephemer la esortò immediatamente.
Shiro alzò il braccio, ma non invocò nulla. Non voleva fargli del male… era Papà e non era lui, adesso era di nuovo l’uomo del ritratto, e probabilmente era tutta una trappola, ma…
Qualcosa le passò davanti e sentì rimbombare il suono di metallo su metallo.
«Toh, ciao Terra
Era Sora che stava parlando, e Stella Azzurra il Keyblade nelle sue mani, ma la voce era quella di Ventus.
«Stavo giusto parlando di te.»
Aveva parato tenendo Stella Azzurra al contrario, con una sicurezza che lasciava pensare che conoscesse i movimenti dell’uomo che aveva davanti.
«Paperino e Pippo stanno tenendo Marluxia occupato.» Fu Sora a parlare mentre continuava a tenere Papà occupato. «Trova Maximus. Salvate Eugene. Resta al sicuro.»
«Sora… il ponte… il mare…» Shiro protestò – lo sapeva almeno, lui, che lei non sapeva nuotare?
«Vai! Ora!» Con la mano sinistra, Sora prese qualcosa dai pantaloni e lo lanciò verso la balaustra del ponte. Cicciomiao emerse dal Legacuori e si fermò davanti a Shiro, facendole gesto di salirgli in groppa. Sul ponte, Sora – o Ventus? – stava ancora combattendo contro Papà, cercando di impedirgli di avanzare.
Shiro lanciò loro un’occhiata, poi salì in groppa al Dream Eater.
Cicciomiao si lanciò dal ponte verso il mare, prendendo a nuotare verso i moli. Shiro gli abbracciò il collo, cercando di tenersi forte, e si diede un’ultima occhiata alle spalle.
Sei spade di luce traslucida si erano materializzate dietro la schiena di Sora, e il ragazzo aveva preso a emettere un’aura argentea. Sembrava un attacco molto potente… ma cosa gli sarebbe potuto succedere?
 


Kairi mostrò a Ienzo l’applicazione fotografica che lei e Sora usavano per comunicare. Dopo una foto di un cielo notturno pieno di lanterne, e un autoscatto di Shiro a fare boccacce all’obiettivo assieme alla ragazza con i capelli più lunghi che Kairi avesse mai visto, non c’erano altre notizie da loro due o da Paperino e Pippo.
«Vuol dire che avranno qualche gatta da pelare giù a Corona.» Ienzo si portò una mano al mento. «Piove sul bagnato, suppongo.»
«Fammi indovinare, c’è qualcos’altro che necessita dell’immediata attenzione di Sora.» Lea fece una smorfia, lanciando un’occhiata al computer dove finalmente c’erano delle foto di Roxas nella cartella, e dei dati sulla sua descrizione fisica. «Heh, potessimo riavere già Roxas adesso.»
«Inizia ad essere un po’ meno cretino e a prestare orecchio.» Ienzo gli diede una librata su un orecchio con il vecchio diario di Shiro. «Credimi, preferirei avere Roxas che te, in questo momento, ma al momento i Custodi del Keyblade siete voi due.»
Ridusse a icona la cartella nella quale Otto e Nove stavano facendo un backup dei dati di Roxas dalla Crepuscopoli virtuale, e ne aprì un’altra che Kairi riconobbe come una mappa dei mondi.
«Con Sora che si è mosso, ho potuto amplificare i dati del radar.» Ienzo prese a spiegare. «Vedete quei punti luminosi? Beh, Kairi, considerando che uno è Radiant Garden penso che tu possa arrivare a cosa siano. Gli altri sono Crepuscopoli, il Regno di Corona, dov’è Sora adesso, e altri tre di cui non abbiamo affatto informazioni. Questo in particolare ha attirato la mia attenzione.» Indicò un mondo dove il segnale luminoso sembrava essere più intenso.
«C’è qualcosa di molto strano a prescindere.» Kairi rispose immediatamente. «Credevo fossimo in sette.»
«Non è detto che la settima luce sia visibile. Sora ha detto che Luna, la ragazza che ha conosciuto, viene da un mondo che non ritrovo su queste mappe, quindi può essere che ancora non sia compreso nel raggio del segnale.» Ienzo la contraddisse. «Ma il segnale che viene da qui è fortissimo, e non posso capire per quale ragione a meno che qualcuno non vada immediatamente a controllare. Le macchine possono fare ben poco, a volte, rispetto a un paio di occhi.»
«Magnifico. Se andiamo avanti di questo passo, col cavolo che Sora raggiungerà Riku e il Re a cercare i Guardiani Perduti.» Lea si fissò gli stivali. «No, dico. Anche soltanto con Aqua di nuovo nei ranghi saremmo due volte più rapidi a trovare damigelle in difficoltà. E invece adesso bisogna intervenire in fretta e chi accidenti è rimasto?»
Dalla sua sedia scattò in piedi, e sembrava quasi sul punto di concludere con qualche espressione colorita riguardo al fatto che non c’erano più Custodi operativi per indagare, ma Kairi decise di interromperlo.
«Noi.» Fece un sorriso e alzò le spalle. «Ienzo ha ragione, Lea. Restiamo io e te.»
Lea rimase quasi congelato sul posto alla risposta di Kairi.
«Cosa?» Scosse la testa, incredulo. «Vuoi forse rischiare la pelle prima del necessario?»
Kairi lo fissò. «Io so difendermi. La ragazza che potremmo trovare là probabilmente non ne è capace. Come la mettiamo?»
Lea rimase in silenzio a guardarla, quasi non sapendo cosa rispondere. Kairi decise di rincarare la dose.
«E se Xehanort vuole davvero i suoi sette contro tredici, allora non può permettersi di farci davvero del male fino a quando non saremo nelle sue terre maledette.»
Lea sembrò cedere in quel momento.
«Va bene. Ma vai dai Moguri in questo esatto momento e fai scorta di Granpozioni o di qualsiasi cosa più forte che abbiano.»
«Sarà fatto, ammiraglio!» Kairi finse un saluto, poi partì di corsa per i corridoi. Si stava facendo freddo in città, e il castello di Radiant Garden non era eccezione, specie considerando che per quanto erano poche le persone a occuparlo, ancora non erano stati accesi tutti i camini.
Una porta sbatté, e alcuni fogli volarono da una delle stanze. Kairi si affrettò a raccoglierli – Ienzo non sarebbe stato contento se si fossero perse delle carte – e fece per rimetterle sulla scrivania da dove erano cadute. La placca sul tavolo recitava “E. Hightower, bibliotecaria”, e accanto ad essa c’erano due fotografie in cornice. In una, un giovane uomo biondo e una ragazza dai capelli rossi posavano sorridenti, in abiti da festa. L’altra ritraeva due bambini… no, il più alto era un adolescente… in piedi in un giardino innevato, ai due lati di un pupazzo di neve che arrivava al gomito del più alto. Entrambi avevano ciuffi di capelli rossi che spuntavano da sotto i berretti di lana, e il volto arrossato, e sorridevano all’obiettivo… o così sembrava, perché la bocca e il naso del piccolino erano coperti dalla sciarpa. Kairi riconobbe l’altalena dei vicini dei Fair dietro i due.
Aspetta un momento, il grande non era mica Lea?
 


«Sora. Sora. SORA!»
Qualcosa di caldo e umido gli si strofinò sulla faccia. Caldo, umido, e rasposo. Sora aprì gli occhi e si trovò le due zampe anteriori di Cicciomiao piantate sulle spalle, e Shiro che era in piedi davanti a lui e gli teneva le caviglie sollevate.
«Ti è andata bene che sia stato il ciccio miao a svegliarti. Il prossimo sarebbe stato Maximus.»
Era la voce di Eugene! Cosa era successo?
Cicciomiao svanì in uno sbuffo di fumo, e Sora cercò di tirarsi su a sedere. Gli faceva ancora male dappertutto, Paperino era alla sua sinistra, e Pippo alla sua destra, ed Eugene e Maximus erano dietro di lui, pronti a un eventuale intervento.
«Bevilo tutto.» Paperino gli mise immediatamente un Elisir nelle mani. «Dobbiamo muoverci!»
Sora stappò la bottiglia, ma prima di bere si guardò lentamente attorno.
«Cosa…?» chiese. Shiro gli lasciò andare i piedi.
«Devi ringraziare la ragazzina se stiamo tutti bene. Pare che tu l’abbia difesa da un impostore che si spacciava per suo padre… ma a quanto pare, lei e Maximus hanno anche radunato i furfanti dell’Anatroccolo e sono venuti di gran carriera a tirarmi fuori dal gabbio.» Eugene si strinse nelle spalle. «Te la senti di alzarti? Abbiamo una principessa da salvare.»
Sora inghiottì l’Elisir in un colpo solo e attese che l’intruglio curativo lo rendesse abbastanza forte da alzarsi.
«Dobbiamo muoverci.» Eugene non era mai stato così serio nei due giorni in cui Sora lo aveva conosciuto. Balzò in groppa a Maximus e fece gesto a Sora perché gli salisse dietro.
«Non siamo un po’ troppi?» il ragazzo gli chiese.
«Siamo un po’ troppi.» Shiro si tirò di tasca il Legacuori ed evocò nuovamente Cicciomiao. «Paperino, Pippo, voi andate con Eugene e Maximus, ci pensiamo io e Cicciomiao a Sora.»
La strada che aveva preso loro un giorno a piedi fu molto più rapida con due cavalcature. Maximus sembrava quasi stanco con tre cavalieri, e nonostante Cicciomiao non sembrasse veloce non aveva problemi a balzellargli dietro.
Nella radura dei Budini c’erano degli Heartless e dei Nessuno, e Sora e Shiro lasciarono che Eugene andasse avanti, offrendosi come diversione.
«Non sarà pericoloso?» Shiro osservò ad un tratto, mentre i due ragazzi falciavano i nemici attorno a loro.
«Eugene sa badare a sé stesso.» Sora le fece presente. «Io ho anche te da tenere d’occhio.»
In quel momento, Sora avrebbe gradito parecchio che Ventus e Roxas avessero potuto combattere al suo fianco per falciare le fila nemiche. Aveva un brutto presentimento riguardo a chi o cosa avrebbero potuto trovare ai piedi della Torre, e poteva capire il suggerimento di Ventus di mandare Eugene avanti.
Xehanort e Marluxia non lo avrebbero considerato come una minaccia, o un obiettivo. Lui e Shiro, invece sì.
Arrivarono alla caverna nascosta dai rampicanti, Paperino e Pippo dietro Sora e Shiro a coprire loro le spalle, passarono di corsa attraverso il tunnel, fino alla radura con la torre… soltanto in quel momento Sora riconosceva che una torre in quel posto, dove non c’era niente a cui fare la guardia e la cui cima non superava i costoni rocciosi attorno, non era altro che una specie di prigione nascosta…
… e Xehanort, lo Xehanort che aveva preso il possesso di Terra, era in piedi davanti a una porta che doveva essere stata murata fino al giorno prima.
Non possiamo batterlo, Sora.” Ventus disse immediatamente in tono sconfitto, ancora prima che Sora evocasse il Keyblade.
«Cosa?» Sora gli bisbigliò.
Dovrei essere me stesso per resistergli. Non voglio farti di nuovo del male.”
«E cosa possiamo fare allora?»
Non potevano restare fermi, questo era sicuro. Eugene non era visibile da nessuna parte, e i capelli dorati di Rapunzel pendevano dalla finestra. Dovevano capire cosa era successo, e Terra-Xehanort era di mezzo, e stava alzando una mano verso di loro.
«Shiro…» Stava dicendo. «Ti porto a casa, andiamo.»
No, Terra, ti porteremo noi a casa.” Ventus ringhiò nella testa di Sora. Poi, senza alcun preavviso, fece schiarire a Sora la gola e gli fece fare due passi in avanti.
«I patti erano chiari…» Quello che Ventus stava facendo dire a Sora era quasi una minaccia, ma allora perché stava cantando? «L’intero zoo per te, e tu dovevi dare un gatto nero a me!»
Cosa? Una canzoncina? Xehanort però barcollò sul posto, prendendo a tenersi la tempia con una mano. Ventus fece avanzare Sora, senza smettere di cantare, e Shiro gli prese la mano, continuando anche lei a cantare.
Dalla finestra, i capelli di Rapunzel presero a divenire scuri… alcune ciocche caddero. Cosa stava succedendo lassù? Ma Ventus non smetteva di farlo cantare… Xehanort era come paralizzato sul posto… un manto nero cadde dalla finestra, sembrava ci fosse una persona che cadeva dentro di esso… ma quando cadde al suolo, solo il mantello raggiunse il terreno.
Il tonfo del tessuto fu come un segnale per Xehanort, che evocò un Corridoio Oscuro e fuggì via. Sora e Shiro corsero verso il punto dove l’oggetto era caduto.
«Il mantello della strega!» Shiro disse non appena furono vicini. C’era anche il suo vestito… e polvere, tanta polvere.
Oh…” Ventus commentò nella sua testa, e dallo stomaco di Sora salì la nausea. Non voleva immaginare cosa fosse quella polvere, o la ragione di quell’odore orrendo.
«I capelli di Rapunzel guariscono…» Shiro iniziò a dire, ma a giudicare dal suo tono di voce era Ephemer a parlare. «Quanto doveva essere vecchia quella strega?»
«Andiamo!» Paperino indicò loro la porta. Qualsiasi cosa dovesse essere successa, probabilmente non era finita.
Presero la porticina e salirono di corsa per le scale. In cima c’era uno stanzone in penombra, il pavimento disseminato di capelli e frammenti di specchio. Rapunzel, con i capelli tagliati all’altezza del collo, era china su Eugene, che non sembrava più muoversi, e piangeva. Un pezzo di vetro era ancora nella mano del giovane, e la sua giacca era sporca di sangue.
Il telefono prese a vibrare nella tasca di Sora, ma lui lo ignorò. Non poteva essere… cosa era successo lassù? Sora sentì i suoi occhi riempirsi di lacrime, ma Shiro lo strinse forte e prese a piangergli addosso. Paperino e Pippo si strinsero attorno a loro… Sora sentiva la rabbia salire dentro di lui… perché lo avevano lasciato andare? Adesso era troppo tardi, avevano perso un amico… soltanto il pomeriggio prima Eugene aveva raccontato a Sora dei suoi sogni e delle sue speranze e non poteva essere andato via così, non poteva…
Una delle lacrime di Rapunzel cadde sul viso di Eugene…
… e accadde qualcosa.
La torre in penombra si riempì di luce, luce che veniva da loro, e Sora e Shiro alzarono la testa, e quando il bagliore scemò, Eugene Fitzherbert aveva aperto gli occhi.
Aiutarono i due ad alzarsi. Tutti e due tremavano visibilmente, ma stavano sorridendo. Eugene aveva pure iniziato a scherzare sul fatto che preferisse Rapunzel da bruna, e Rapunzel ammise di aver scoperto di essere la principessa perduta di Corona.
«Ce l’avete fatta!» Shiro esultò. «Adesso andrete a casa!»
«Verrai con me al castello?» chiese a Eugene, e per un momento si fece seria. Il giovane rimase zitto per un momento, poi abbozzò un sogghigno.
«Beh, sono già morto una volta. Cos’altro avrei da temere?»
Rapunzel si fermò e raccolse qualcosa dal pavimento – una corona dall’aria preziosa.
«Credo che non avranno niente da ridire se avrò questa con me.» Gli sorrise.
Mentre scendevano dalle scale e uscivano ancora una volta all’aria, Shiro abbassò lo sguardo, e con la coda dell’occhio Sora la vide mettersi una mano nella tasca e stringere il Trovavia.
«Hai visto? Alla fine hai la tua famiglia… hai realizzato il tuo sogno e…» Sembrava si stesse sforzando di essere felice per la sua amica, ma Sora ricordava che nella locanda del Bell’Anatroccolo, Shiro aveva urlato a gran voce che il suo sogno era riavere una famiglia. «Forse anche io posso sperarci un pochino…»
«Intanto ti riportiamo da Aerith.» Paperino le puntò contro un dito, inarcando un sopracciglio. «E magari durante il viaggio possiamo chiamare Riku e chiedergli a che punto sono.»
«Shiro, dai, vieni qui.» Rapunzel le fece gesto di avvicinarsi. Quando la ragazzina fu davanti a lei, la principessa la strinse forte in un abbraccio.
Shiro era paonazza, ma non resistette all’abbraccio. Rapunzel la lasciò andare, fece un passo indietro, e le fece alzare il mento con una mano.
«Va’ a cercare la tua mamma adesso. E poi torna a trovarmi, eh? Ci rivedremo al castello, e voglio conoscere la tua famiglia quando la troverai.»
Il discorso sembrava essere tutto quello, ma Rapunzel aveva ancora gli occhi lucidi. Si asciugò con una mano, facendosi seria, poi sorrise nuovamente a Shiro.
«Sono contenta che tu sia mia amica.»
«Beh, allora direi che questo sia un arrivederci.» Sora si pescò il telefono dalla tasca dei pantaloni. «Vogliamo farci una foto ricordo prima di riparti…?»
C’era ancora una notifica sul telefono. Sora aprì immediatamente il messaggio quando vide che il mittente era Riku, e il suo stomaco si mutò istantaneamente in piombo congelato quando vide che il solo testo del messaggio erano le lettere “SOS”.
«Che succede?» Paperino fu il primo a notare il suo repentino cambio d’umore.
«Riku è nei guai,» fu tutto quello che Sora riuscì a dire. «Dobbiamo andare. Ora
 


Shiro non riusciva a stare ferma. Avevano lasciato Corona da un po’, Sora stringeva i comandi della navetta talmente forte che aveva le nocche pallide… e aveva paura che se davvero l’avessero lasciata a Radiant Garden, sarebbe stato troppo tardi per salvare Riku, il Re…
… e Mamma.
«Ienzo ha detto che secondo gli studi di Ansem il Saggio, la nostra spiaggia è un punto di accesso.» Sora stava dicendo, guardando lo spazio dritto davanti a sé. «Quando saremo lì, Shiro, non mi dovrai seguire. Non mi va di salvare tua madre e subito dopo rispondere a lei se ti dovessi fare male.»
Rimase di nuovo in silenzio, poi fece per prendere di nuovo il cellulare e guardare lo schermo, ma poi lo ficcò di nuovo in tasca.
«Hai parlato con Kairi?» Pippo gli chiese.
«L’hanno mandata in missione.» Sora rispose di nuovo, in tono piatto. Sembrava stesse lottando per non mettersi a urlare… e Shiro poteva capirlo, ma non sapeva come sentirsi in quel momento… erano a pochi passi da sua madre, ma qualcosa doveva essere successo… perché Riku aveva chiesto aiuto?
Deve avere a che fare con quello che è successo nell’incubo.” Ephemer ipotizzò. “Qualsiasi cosa Xehanort abbia fatto a tua madre per impedirle di andargli dietro… adesso potrebbe aver aggredito Riku.”
Il resto del viaggio passò in silenzio.
Sora sembrava più ansioso che mai di arrivare a destinazione, e anche Paperino e Pippo si erano accorti di quanto serio fosse stavolta.
Atterrarono su un isolotto sabbioso e Sora aprì il portello e scese subito, guardandosi attorno.
Fu allora che Shiro si accorse che non erano soli.
Un ragazzo con una maglietta bianca, un paio di jeans e un berretto con una A dalla forma strana sul davanti stava ispezionando la parete rocciosa, e una ragazza bionda con un giaccone beige, uno scialle bianco e celeste, e i capelli raccolti in una treccia sulla sinistra del suo volto, fissava qualcosa che sembrava essere stato portato lì dalle onde.
«Immaginavo che ti avrei ritrovato qui, Sora.» La giovane donna gli disse.
«Luna? Che ci fate tu e Noctis qui?» Sora corse verso di loro.
«È questo posto. Sembra essere legato alla marea oscura che ci ha attaccato a Crepuscopoli.» Si chinò. L’oggetto che stava esaminando – era un Keyblade! E anche un Keyblade abbastanza speciale, se Shiro doveva stare all’imprecazione che Ephemer si era appena lasciato scappare. «Ne abbiamo seguito le tracce fino a qui. Questo è arrivato a riva mentre controllavamo le scogliere. Ha l’aria di essere una reliquia… ne sento il potere. È qualcosa che non mi posso permettere di toccare. Sora, avevi detto di essere un Maestro…?»
«In effetti, è un Keyblade.» Sora raccolse la chiave dalla spiaggia.
«Non è solo un Keyblade. È il Tutore del Maestro!» Paperino precisò. «Il Keyblade del Maestro custode del Castello di Partenza!»
«E tu che ne sai di queste cose?» Sora si voltò verso di lui. Paperino si tirò di tasca il proprio cellulare.
«C’è scritto negli archivi del Grillo. Il Re deve averglielo riferito.» Spiegò. «E secondo queste note, l’ultimo Maestro che ne è stato in possesso era Aqua!»
Mamma! Ma allora, lei dov’era?
«Non abbiamo visto nessuno, a parte voi.» Noctis, il ragazzo, scosse la testa.
Sora era sempre più pensieroso, poi guardò Shiro, Noctis e Luna.
«Giorni fa, io e il mio amico Riku venimmo intrappolati in un Reame Oscuro. Riuscimmo a creare un portale grazie a una lettera affidata alle onde…» Soppesò il Keyblade. «Se Paperino e Ventus hanno ragione, e Aqua ha affidato questo al mare, forse ne potremo creare un altro.»
Puntò il Keyblade alla parete rocciosa, nel punto dove si apriva una piccola grotta. Un raggio luminoso partì dalla punta di Tutore del Maestro, e la grotta si trasformò in un portale plumbeo con gli infissi e le maniglie dorate. Sora, Paperino, Pippo e Shiro corsero su per le scogliere fino ad esso.
«Wow, è letteralmente un portale. Pensavo fosse qualcosa tipo i tuoi cerchi di scintille, Luna.» Noctis commentò, poi affiancò Sora. «Avete bisogno di una mano da quella parte?»
Sora dismise il Keyblade e scosse la testa. «No. Restate qui. Anche voi, Paperino e Pippo.» Fece due passi in avanti, poi sembrò ricordare qualcosa e si girò verso Shiro. «E soprattutto tu, Shiro. Il Reame Oscuro non è sicuro per voi.»
«Scordatelo! Vengo anche io!» Paperino ribatté alzando i pugni piumati.
«C’è la mia mamma da quella parte!» Shiro riuscì a dire prima che Ephemer la fermasse.
«Riflettete. Riku ha appena chiesto aiuto. Qualcuno deve rimanere qui… se dovesse succederci qualcosa, toccherebbe a voi andare avanti.» Sora si fece serio, quasi triste. «Se non dovessi tornare, prendetevi cura di Shiro.»
«Sora, smettila!»
«Non vogliamo lasciarti in pericolo da solo, yuk.»
Dietro di loro, Noctis e Luna avevano impugnato le loro armi, una spada e un’asta con tre punte, ma non sembravano voler intervenire. Dovevano aver capito…
“… che questa battaglia è di Sora e Ventus.” Ephemer commentò. “Un po’ mi dispiace, devo dire. Il mio vecchio amico si fa valere e io non posso stare a guardare.”
«Ragazzi, non sono mica solo!» Sora fece un sorriso fino alle orecchie. «Ricordate chi c’è con me? Ce la caveremo!»
Percorse gli ultimi passi che lo separavano dal portale, e mise la mano sulla maniglia.
 
Stava precipitando. Attorno a lui era tutto buio.
Atterrò di piedi nell’acqua bassa e piegò le ginocchia, sollevando spruzzi attorno a sé.
Riconosceva il posto… era quella spiaggia.
Riku era appena dietro di lui, e davanti c’era quella che sembrava una colonna fatta interamente di Shadow. Luna e Noctis avevano ragione, erano vicini al mostro di Crepuscopoli. O a qualcosa di simile.
«Cosa è successo?» Sora chiese a Riku.
«Non lo so…» Il suo amico scosse la testa. «Gli Shadow… hanno preso il Re… e Aqua sembra impazzita. Ci ha aggrediti… ha preso la spada del Re… dicendo che siamo arrivati tardi.»
Questo è quel che ha accennato Shiro.” Ventus stava cercando di mantenere la calma, ma Sora percepiva il tremito nelle sue parole.
«Va bene. Dove sono Aqua e il Re adesso?» Sora non perse tempo a chiedergli, e Riku indicò la torre demoniaca. «Al mio tre, colpiamo insieme
Riku fece un passo in avanti e lo affiancò, e nonostante apparisse stremato, sul suo volto si fece strada un sorriso.
«Perché, ora sai contare
«Uno…» Sora decise di ignorarlo. «Due… TRE!»
I loro Keyblade si unirono, diventando la lama eterea che più volte avevano usato per farsi strada nell’incubo.
Un solo fendente della lama doppia portò la torre a smembrarsi… e due figure ne vennero sbalzate fuori.
Riku corse immediatamente in soccorso del Re, ma Aqua sfrecciò verso di loro, il Keyblade in posizione di attacco.
Cosa le hanno fatto?” Ventus commentò, mentre Sora si metteva in mezzo e parava il colpo. I suoi capelli stavano sbiadendo verso il bianco, e quando Sora la guardò negli occhi, riconobbe lo stesso giallo dell’Organizzazione.
L’oscurità stessa sembrava coprirla, come una coltre.
Non posso muoverti, Sora. Devi farlo con le tue forze.” Ventus annunciò immediatamente. “Ma forse…
Lei balzò all’indietro. Sora si girò verso Riku e gli disse di occuparsi di Topolino.
«Shiro è dall’altra parte del portale. Ci sono Paperino e Pippo con lei, assieme a due nuovi amici.» Sora si rimise in guardia. Gli sembrò che Aqua avesse avuto un sussulto nel sentir nominare la figlia, ma… no, forse era solo una sua impressione.
Aqua attaccò di nuovo.
«Ti sta aspettando!» Sora parò il colpo, ma fu Ventus a parlare per lui. Evidentemente temeva ancora di sovraccaricare il corpo di Sora, ma niente gli impediva di usare la voce. «Sogna di rivederti ogni notte. Come pensi che reagirà a vederti ridotta così?»
Colpo. Parata.
Attento a quella piroetta, spostati!”
Ventus sembrava conoscere gli attacchi della sua vecchia compagna d’armi, ma era anche lui sorpreso dai movimenti. Sora lo sentì imprecare quando Aqua prese a sparire in mezzo alle tenebre, per poi comparire più in là, per poi riapparire in tre
Questi non sono i suoi attacchi… questo non mi sembra nemmeno umano… Sora CHE ACCIDENTI FAI!
Il suo ultimo commento era riferito ad un Comando di Tiro che con parecchi degli ultimi nemici si era rivelato quasi letale. Sora non avrebbe voluto fare del male a una persona amica, ma la raffica di Blizzaga che aveva parato cinque minuti prima non lasciava molto spazio a indovinare le intenzioni della donna che aveva davanti.
«Aqua, non è così che deve andare!» Ventus gridò, e Sora sentì la gola che gli iniziava a bruciare. «Mi sbagliavo… non sarei dovuto scappare… avevi ragione su di me!»
Lei sembrò esitare, e Ventus lasciò che Sora riprendesse fiato prima di gridare ancora.
«VOGLIO ANDARE A CASA!»
In alto, attraverso il portale, un bagliore li illuminò per un momento. Sia Sora che Aqua si fermarono… lei alzò lo sguardo, quasi fosse confusa sul da farsi…
«MAMMA!»
… la voce di Shiro echeggiò sopra di loro.
«Shiro, non avvicinarti!» La voce di Noctis era udibile a malapena. La bambina continuò a chiamare.
Aqua non si muoveva… continuava a guardare in alto… poi si portò una mano al capo, mentre l’oscurità che la copriva prendeva ad esalare come vapore. Barcollò sul posto, la mano a premerle la fronte, come Terra… come Xehanort davanti alla torre.
È la nostra occasione! Sora, il Potere del Risveglio! Adesso!” Ventus non gli lasciò il tempo di pensare, facendogli alzare le braccia che reggevano il Keyblade mentre gli parlava.
Sora socchiuse gli occhi e si concentrò sulla magia che aveva appreso nel Reame dei Sogni. Anche senza vedere chiaramente Aqua, vedeva il suo cuore, la sua luce, sul punto di venire soffocata da propaggini di tenebre. Concentrò la sua volontà nell’incantesimo… sentiva dietro di sé la presenza di Ventus, quasi come se l’altro ragazzo gli stesse tenendo la mano sulla spalla…
… e poi lasciò andare.
 
«Va bene, ragazzi. State indietro. Lasciatela respirare, non possiamo sapere cosa ha passato lì dentro.»
La prima voce che Aqua sentì non le era affatto familiare. Chi c’era lì? Era la voce di una ragazza. Eppure ricordava ci fossero stati due uomini l’ultima volta che…
«Quanto a voi laggiù, volete restare sdraiato? Grazie. Paperino, Pippo, non fatelo muovere. Non mi stupirei se nel Reame Oscuro ci fosse stato un mastino gigante che lo abbia sballottato qua e là come un giochino a fischietto.»
Paperino… Pippo…? Cosa era successo?
Aqua cercò di aprire gli occhi, ma la luce era troppo forte. Le era quasi sembrato di vedere Ven e Terra davanti a lei… di sentire le loro voci…
«Va tutto bene. Sei al sicuro. Queste sono le…» La ragazza di prima riprese a parlare.
«Isole del Destino, Luna. Si chiamano così.» Fu un altro ragazzo a rispondere. Per un momento, Aqua si irrigidì. Quella voce. Era familiare… la voce di Vanitas? No, no, nonostante avesse sentito una leggera raucedine, Vanitas non aveva mai avuto quel tono dolce, era sempre stato molto più rauco.
Ma certo… le Isole del Destino… e se fosse stato…?
«Sora?» Aqua si sforzò di nuovo di aprire gli occhi, e si alzò lentamente a sedere. Sora era lì, davanti a lei, la faccia e i vestiti sporchi ma sorrideva. E vicino a lui, con l’aria stanca e le braccia segnate da graffi… quei capelli argentati… non poteva che essere «Riku…?»
I due la guardarono, e accanto a Riku, una bambina che sembrava forse avere undici anni gli si nascose dietro. L’uomo incappucciato nel Reame Oscuro aveva ragione… ricordava Sora e Riku come due bambini di età prescolare, invece adesso Riku dimostrava l’età che aveva avuto Ventus quando tutto era crollato, e Sora sembrava appena più giovane, anche se, come Ventus, aveva anche l’aggravante di essere basso per la sua età.
«Riconosci questi due ragazzi?» La ragazza alla sua destra, Luna, bionda con una treccia, e con una giacca forse un po’ troppo pesante per la temperatura insulare, le chiese con aria sollevata.
Aqua annuì, guardandosi nuovamente in giro. Paperino e Pippo erano alla sua sinistra, e cercavano di tenere Topolino quanto più possibile fermo. Accanto a Luna c’era un ragazzo con un cappello sui capelli neri, ma Aqua non ricordava di averlo mai conosciuto.
«Ven… avrei giurato che fosse qui… ma forse mi sbagliavo.»
Rivolse il suo sguardo alla bambina accanto a Riku, che aveva preso a stringergli il braccio, mentre il labbro le tremava leggermente.
«Non essere timida. Su, vai.» Riku le mise una mano sulla spalla.
«Cosa ti aveva detto Rapunzel, cucciola?» Sora la incoraggiò, ma la sua voce suonava quasi…
Cucciola. Non era come Ventus chiamava…
Shiro!
«Ma… Mamma?» Shiro fece un passo in avanti, poi due.
Aqua alzò le braccia, muovendo una mano nel gesto che aveva compiuto innumerevoli volte quando la sua piccolina aveva imparato a camminare. Quel ricordo le era sembrato terribilmente lontano in mezzo alle tenebre… e adesso lo stava facendo di nuovo
Shiro fece qualche passo, poi scoppiò in singhiozzi e si lanciò addosso a lei.
«Sono qui… siamo a casa, principessa…» Aqua sussurrò, chiudendo le braccia attorno alla bambina e baciandole il capo. «Shhh, è finita. Ti ho ritrovata.»
Davanti a lei, Riku diede di gomito a Sora, abbozzando un sorriso. Il ragazzo più basso, però, sembrava quasi paralizzato sul posto, capace solo di restare a guardare, le braccia diritte lungo i fianchi, gli occhi lucidi. Aveva in volto una smorfia che lasciava presagire un dolore che voleva tenersi dentro.
«Hey, cos’è quel muso? Andiamo, hai fatto un ottimo lavoro!» Riku gli mise una mano sulla spalla. «Sora… dai… non fare così.»
C’era decisamente qualcosa che non andava. Anche Shiro sembrava essersene accorta, perché si lasciò scivolare giù sulla sabbia accanto ad Aqua e commentò con un’occhiata critica che le ricordò immediatamente di quella di Terra: «C’entra Zio Ven, mi ci gioco il Keyblade.»
Prima che Aqua potesse chiederle del Keyblade (Lei? Di già? E chi glielo aveva passato?), Shiro sobbalzò dove era seduta, mentre un lampo le partiva dalla mano destra.
In mezzo alle dita le si materializzò una lama sottile e filiforme, avvolta da due spirali, una bianca e una nera, con la base che ricordava delle ali stilizzate, tenute ancorate al corpo principale dallo stesso Simbolo della Maestria che i Custodi del Keyblade avevano portato per anni, fino alla distruzione del castello.
«Wow… ti è cambiato. Come è successo a me.» Riku si chinò e si avvicinò a lei.
«E che succede adesso, Maestro?» Shiro gli chiese, perplessa. Riku trasalì e cadde di sedere sulla sabbia. Shiro dismise il Keyblade e soffocò una risatina.
«Sei o non sei un Maestro, eh Riku?»
Si sentì un trillo venire dalle tasche di Sora, e il ragazzo fece due passi più in là, estraendo un telefono dai pantaloni. L’espressione pensierosa non aveva ancora lasciato il suo volto.
«Sora, che succede?» Paperino fu il primo a raggiungerlo, evidentemente doveva averlo tenuto d’occhio da un po’.
«Ancora guai.» Il ragazzo alzò il telefono, mostrando un messaggio di testo. «Ienzo ha lanciato una scansione nel quadrante dove Lea e Kairi sono stati mandati a esplorare. Non ci sono altre luci… ma ha registrato una fonte di oscurità. Una molto potente… qualcosa che Ienzo sostiene che i sistemi operativi di Radiant Garden avevano già registrato in città, undici anni fa.»
Aqua sentì il panico salire dentro di lei. Non poteva essere una coincidenza. E proprio quando non era in condizione di combattere… non aveva più un Keyblade, era stanca, aveva una bambina da difendere…
«Vanitas.» Asserì, un tremito di tensione nella voce.
Sia Sora che Riku apparvero turbati.
«Ah, lui.» Sora fece una smorfia. Tese il braccio, e Tutore del Maestro gli comparve nel pugno. Lo lasciò sulla sabbia, davanti ai piedi di Aqua. «Credo che questo sia tuo. Noctis, Luna, ho bisogno del vostro aiuto. Potete portare Aqua e gli altri al sicuro? Radiant Garden sarebbe il massimo, ma anche Crepuscopoli va bene, il padrone del ristorante è lo zio di Paperino.»
«Sappiamo dov’è Radiant Garden, ci siamo stati.» Noctis raggiunse Sora.
Il ragazzo castano abbozzò un sorriso sollevato, poi scosse la testa e guardò le persone sulla spiaggia.
«Vado io a stanare Vanitas. Voi tre pensate a riprendervi.» Nella sua aria determinata, ad Aqua sembrò quasi di rivedere Ventus. «Paperino, Pippo, andiamo?»



 

NdA: Luna in questa "linea temporale" oltre ad essere un'apprendista delle Arti Mistiche è anche... "apprendista medico". Ovvio che si comporti come dovrebbe fare un dottore e dica ai feriti più gravi di stare fermi!
Ed ebbene sì, la trama sta cambiando... non vi diciamo quanto rimarrà lo stesso e quanto finirà per cambiare, ma state pur certi che quello che era cominciato con Shiro accadrà anche agli altri Guardiani della Luce... perché Sora dovrebbe tenersi tutte le avventure per sé?

 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Kingdom Hearts / Vai alla pagina dell'autore: BeaterNightFury