Rieccomi dopo tanto con una nuova storia!
Inutile dire che si allaccia in qualche modo con le precedenti e con
le future, ma sappiate che mi ha fatto davvero dannare!
Avevo il blocco dello scrittore e questo stramaledetto caldo non mi
aiutava, quindi non lamentatevi se pubblico ad un orario poco decente
quali l'una di notte.
È una storia semplice ma che, almeno all'inizio mi sembra
forzata e
poco ispirata. Solo alla fine sembra prendere una buona piega.
Fatemi sapere cosa ne pensate ok?
Piccole Confidenze
Non c'era niente di bello nel frequentare l'università.
Vi
erano le stesse cose presenti in
qualunque scuola da lui frequentata durante il corso della sua vita
solo che, i problemi – tutti i problemi – erano
elevati
all'ennesima potenza.
Elementari.
Medie.
Superiori.
C'era forse qualche scuola che non
aveva causato problemi a Ichigo Kurosaki? Ad essere sinceri no.
Era un ragazzo che in media si faceva
gli affaracci suoi, ma che se provocato rispondeva in egual tono se
non maggiore. Per non parlare poi di quei suoi orridi capelli di un
acceso color rame.
Quella cute capricciosa gli
aveva sempre causato un mare di guai, colpevoli di ciò
antichi
pregiudizi e voglia di prendersela con uno diverso dal gruppo.
E lui era considerato diverso per
l'appunto.
Aveva quindi una reputazione da
difendere, e visto che non poteva sempre difenderla a cazzotti, che
almeno nello studio eccellesse.
Quindi, morale di tutto il pensiero,
era che non c'era nulla di bello nel sorbirsi l'università
– tra
l'altro si era ritrovato fuori corso per motivi familiari –
ma se
voleva dimostrare a tutti che ci sapeva fare, era disposto a dare.
Tuttavia
quella sera avrebbe fatto
volentieri a meno di dare se stesso per qualsiasi cosa, dato che
aveva speso tutto il pomeriggio in università e al mattino -
oltre
che al casino che doveva sorbirsi con i suoi coinquilini - Rukia
aveva spaccato le balle con il suo nuovo lavoro e quasi sicuramente
appena ritornata avrebbe raccontato per filo e per segno tutta la sua
prima esperienza.
E lui era troppo stanco per sorbirsi lo
zoo in cui viveva con la solita indifferenza.
Dette un calcio – con un certo
rammarico – ad una silenziosa lattina che non faceva nulla di
male
e questa rotolò giù per il marciapiede finendo
dentro un tombino di
scarico.
Purtroppo finì fuori dal campo visivo
della luce fornita da un lampione e quindi non la vide cadere. Ma ne
avvertì comunque il timido tuffo.
Sbuffò con sincerità, quanto avrebbe
voluto essere quella lattina.
Era sera, era stanco ed era seccato!
In più, si era dovuto sorbire ore di
lezione di materie che erano tutt'altro che favorite con professori
che dire bastardi era poco. Soprattutto quel Dordoni Alessandro
e qualcosa che non ricordava... Quell'italiano aveva un nome lungo e
impronunciabile!
Comunque che ore saranno state? Le
otto? Le nove? Non aveva con se un orologio e il display del
cellulare era rotto... E a stare chino sui libri aveva perso la
cognizione del tempo. Senza contare che da casa
all'università ci
avrebbe messo un ora solo a piedi.
Che allegria eh Kurosaki?
Tuttavia un pizzico
di fortuna ce l'aveva. Se avesse continuato a camminare in linea
retta, si sarebbe presto imbattuto nella fermata dell'autobus che per
sua fortuna possedeva pure un orologio ancora in funzione.
Se fosse stato
troppo tardi, sarebbe rincasato di corsa e si sarebbe buttato a
letto, ma se fosse stato troppo presto, allora si sarebbe fermato a
mangiare qualcosa sia per riempirsi lo stomaco, sia per evitare i
ragazzi a casa.
Tanto per distrarsi
un po' quindi, piantò maggiormente le mani nelle tasche
della giacca
e camminò con passo più spedito.
[...]
“Ma che cazzo hai da guardare, eh deficiente? Va a casa idiota!”
Si
era detto che il
percorso dall'università fino a casa sarebbe stato
mediamente
tranquillo... Ma a quanto pare si sbagliava.
L'orologio tanto
ricercato era proprio dall'altra parte della strada, quindi gli
bastava superare l'asfalto deserto per osservare il benedetto
strumento, ma c'era qualcosa di profondamente sbagliato
che
stava rovinando la sua vista.
“E piantala di fissarmi! Che sto
lavorando!”
Si era ritrovato
misteriosamente a fissare una figura solo in apparenza femminile per
ritrovarsi controvoglia bersaglio di critiche oscene.
Si sentiva come
confuso e, a tratti, sentiva una sorta di nausea torturargli le
budella.
Accigliato,
sbatteva di continuo le palpebre per cercare di risvegliarsi da quel
sogno assurdo fatto ad occhi aperti. Anzi, più che un sogno
era
proprio un incubo.
Un incubo che lo
rendeva sempre più pallido alla luce artificiale dei
lampioni
presenti, dato che quella scena era la ciliegina sulla torta dopo una
pesantissima giornata. Un trip mentale assurdo che stava vivendo pur
non avendo in nessun modo assunto stupefacenti.
Si massaggiò le
tempie doloranti, e finalmente si preparò a rispondere a
quella
figura grottesca e fuori luogo.
“Gri...
Ehm, Grimmjow?”
le parole gli
uscirono sottili e quasi sussurrate. Manco si trovasse in chiesa a
momenti, o in alternativa di fronte alla sacra Madonna.
Anche se di sacro
il tizio che aveva di fronte non aveva nulla.
“No sono Babbo Natale!!”
“Anche se non
urli ti se...”
“Non mi parlare!!”
Che diavolo stava
succedendo? In effetti c'era qualcosa che non andava.
Perchè mai
Grimmjow Jaggerjack, suo attuale vicino di casa – purtroppo
avrebbe aggiunto Ichigo – era sotto un lampione, vestito con
abiti
femminili di dubbio gusto e attillatissimi, truccato come i peggio
trans e con in testa una parruccona bionda dai boccoli così
vistosi
da essere visibili a tutti che fossero finti?
Ancora più strano
fu il fatto di voler andare a controllare da vicino quella bizzarra
creatura, nonostante quest'ultima gli lanciasse a ripetizione
occhiate di fuoco.
Superando a passi
decisamente rapidi la strada deserta che li divideva e trovandoselo
finalmente, e in poco tempo, di fronte.
E tralasciando il
disappunto del corpulento vicino si apprestò a chiedere
specificazioni.
“Grimmjow... Ma
che sta succedendo? Che ti salta in testa eh?”
Il tono del rosso
era scettico e incredulo, e a Jaggerjack davano noia le persone
così
stupide!
“Secondo te
idiota? Sto lavorando!”
“Sei conciato
così male da dover battere per strada...?”
“Sono sotto copertura coglione!!”
La seconda domanda
di Ichigo, venne pronunciata con una certa innocenza – senza
comunque cancellare una nota critica in tutto ciò
– ma comunque
sia scatenò una prepotente reazione nel poliziotto
travestito.
Il volto mascolino
e minaccioso cosparso di trucco pesante, divenne inspiegabilmente
rosso di rabbia a quelle parole dette quasi con incredulità
sincera.
Quello che non si
aspettava Ichigo tuttavia, era che il caro vicino si sarebbe
incazzato ancora di più da lì a pochi secondi.
“Sotto copertura
eh...? e questo Inoue lo sa...?”
“Cazzo c'entra
lei EH?! Sta lontano da mia moglie Kurosaki! Che è
meglio!!”
il tono era ancor
più minaccioso e c'era una punta di gelosia nel pronunciare
le
ultime parole. Mai toccare le proprietà di Jaggerjack...
Qualunque
esse siano.
La storia era lunga
e anche difficile – in senso psicologico – da
rimembrare, ma ad
Ichigo dava un certo fastidio ricordarsi di come Orihime stesse
vivendo tutta questa faccenda da ormai un anno.
“Non è più tua
moglie Grimmjow...- il ragazzo sbuffò seccato e si
massaggiò
l'attaccatura del naso con il pollice e l'indice. Poi
continuò
ignorando l'ira crescente del collega – state divorziando!
Oppure
te ne sei dimenticato?”
“Vaffanculo
ok?!! Finché non firmo quel dannato pezzo di carta lei resta
mia
moglie!”
Si era fatto del
gelo nell'aria, e la responsabilità era del moccioso che si
doveva
laureare.
Gli era venuto
spontaneo di citare Inoue in quella discussione, perchè
qualsiasi
cosa faceva Jaggerjack negli ultimi tempi, era talmente rischioso e
fuori di testa che sembrava essere fatto apposta per mortificare la
moglie.
Pardon, ormai ex moglie.
Conosceva Grimmjow
da molto ornai – fin dai tempi delle medie – e
sapeva che quando
credeva di subire un torto, doveva farla pagare a
tutti i
costi.
Cercò quindi di
evitare tali pensieri insidiosi perchè sennò era
la volta buona che
si menava con lui... Di nuovo!
“Comunque sia...–
si massaggiò le tempie ancora un po' e tornò a
guardarlo serio –
che razza di missione ti hanno dato stavolta? Non bastava che ti
declassassero a semplice poliziotto?”
Non aveva voglia di
litigare, ma quella visione era una pura e semplice parodia.
Perchè
era assurdo, e disgustoso, vedere quel bastardo con addosso un
completino striminzito di pelle nera, calze a rete e una borsetta di
pajette che era evidente contenesse una pistola.
“Sei una testa di
cazzo Kurosaki lo sai? Ti spaccherei volentieri la faccia... Se non
fosse che sono intrigato in questa missione di merda!”
Il tono del gigante
era sibilato e crudele. Avrebbe volentieri trasgredito agli ordini se
non fosse stato che tale missione l'aveva accettata con uno scopo ben
preciso.
E a ricordarglielo
fu proprio pel di carota.
“Prostituzione?”
“No, traffico di
droga!”
Gli occhi di Ichigo
si spalancarono sorpresi, tutto quel camuffamento osceno per beccare
semplice un teppistello che spacciava? No, non era possibile e non
era da Jaggerjack farlo. Quindi, c'era solo un unica alternativa.
“Roba grossa
immagino...”
Il tono del ragazzo
era ovviamente scettico. Da quel che ricordava al vecchio Grimm,
toccavano le missioni “pesanti”, mentre per questo
tipo di cose
ci pensava quel suo collega effeminato di nome Luppi. Però
nel
dubbio chiedeva, e un poco ci sperava che fosse una missione vera e
propria, e non una sorta di dispetto ad Inoue.
E leggendo quel suo
dubbio in volto, il corpulento poliziotto fece una smorfia schifata
per la mal fiducia riposta.
“Uhmpf! Se non
fosse roba grossa non avrei... – il poliziotto ebbe un attimo
di
esitazione nelle parole irose, come a cercare di formulare bene la
risposta – ...sostituito quel frocio di
Luppi dannato
idiota!”
Aveva detto la
parola sostituzione in un modo alquanto sospetto e poco convincente.
Jaggerjack non era bravo a sparare balle, o almeno non era raffinato
nel farlo.
Kurosaki se ne
accorse immediatamente ed ebbe l'impulso di fare una faccia ancor
più
scettica. Risultando comunque più
“rilassato” sapendo che stava
solo facendo il suo lavoro.
“Sostituendo eh?
E dove si trova lui ora?”
“Che ti frega
stronzetto?”
“Niente, ma se
non hai nulla da nascondere non vedo il perchè tu non debba
dirmelo”
Che
figlio di troia veramente!
Grimmjow ebbe la
tentazione ancora una volta, di posare le proprie truci manine su
quel gracile collo e spezzarlo.
Sentiva ogni fibra
del suo corpo muscoloso tremare di rabbia sotto quei vestiti da
puttana troppo stretti per lui. Sentiva che a breve gli avrebbe
sparato addosso con la sua nove millimetri d'ordinanza e gli avrebbe
spappolato il cervello.
Era assurdo che
quel babbeo sapesse pure lui che era stato retrocesso da tenente a
merdaccia, ma con tutta probabilità c'era la colpa di Inoue
dietro
tutto questo.
Quella puttana –
la sua puttana – passava un po' troppo in
compagnia di
Kurosaki, e prima o poi si sarebbe lasciato travolgere per davvero
dalla gelosia.
Ma prima di quel
giorno, doveva fare il “bravo” per riprendersi
ciò che era suo,
a costo di danneggiare qualche stronzetto del dipartimento.
E un lieve,
perfido, sorriso si materializzò agli angoli della sua bocca
sporca
di rossetto a pensare ad Octavio Luppi.
“Se
ci tieni a saperlo Kurosaki – trattenne un sospiro di
soddisfazione
nella cassa toracica e poi finì il discorso –
è
all'obitorio”
la notizia venne
appresa come se una saetta fosse atterrata lì davanti a
loro.
Improvvisa e shoccante.
“EH?! Cos...!
– per un breve momento il rosso rimase spiazzato per quella
frase
detta con troppa naturalezza e quasi si sentì mancare
– ma è
morto??!”
“Ho solo detto
che è all'obitorio deficiente! Non che è morto!
Ho semplicemente
preso il suo posto mentre lui se ne sta al fresco!”
la semplicità con
cui vennero pronunciate testuali parole lasciarono a dir poco
spiazzato il ragazzo sconvolto.
E in breve, nella
mente di Kurosaki si materializzò un filmino mentale che
vedeva, il
povero Luppi, chiuso dentro una fredda cella frigorifera che
sbraitava incazzato che qualcuno lo facesse uscire da lì.
Sbattendo
come un folle i pungi sullo sportello metallico ben chiuso.
Poteva essere
andata anche così in effetti, se Jaggerjack voleva ritornare
a
rivestire la carica di tenente poteva essere disposto anche ad una
pagliacciata simile. Ma proprio per casi estremi avrebbe fatto una
cosa del genere, anche a costo di essere messo in galera.
La
situazione
poteva anche degenerare da lì a pochi secondi, inoltre,
quasi
sicuramente Jaggerjack non era solo in quella strada. Forse, i suoi
colleghi erano appostati poco lontani e tenevano d'occhio la
situazione.
Gentaglia
scalmanata quanto lui, e li conosceva bene o male un po' tutti. E per
giunta era da solo.
Anche se magari era
remota la possibilità che apparissero da dietro un cespuglio
per
riempirlo di botte, non voleva essere la causa del fallimento di una
missione così delicata.
Pertanto, lasciò
perdere l'orologio sopra la testa di Grimmjow e si decise a
ripercorrere la strada di casa. Era giunto lì con l'intento
di
guardare quel fottuto oggetto e alla fine non lo aveva neanche fatto.
Troppo scosso da
ciò che aveva visto e sentito, e troppo stanco per passarci
sopra.
Borbottò una
semplice frase di congedo e quello travestito l'accolse con scherno e
sollievo. Ben felice di togliersi quel perdente di torno.
Tuttavia, l'ultima
frase di Kurosaki non lo lasciò indifferente.
“Comunque, sono
sollevato di constatare che non è per Inoue che fai tutto
questo...
ma solo per te stesso. Beh, buona fortuna eh!”
Perchè... Perchè quell'arrogante continuava a citare lei? Lei era sua e non di quel frocetto con i capelli arancioni!
Dal
nervosismo
quindi, si decise di accendersi una sigaretta per farsi passare i
bollenti spiriti che da circa cinque minuti buoni bollivano dalla
voglia di menarlo con ferocia.
Le mani addirittura
gli tremavano mentre rovistava in quella sudicia borsetta.
“Ma si può
sapere perchè citi quella stronza di continuo? Dai sui nervi
Kurosaki!”
Aveva le parole un
po' impastate a causa del filtro – appena portato alla bocca
–
che teneva ben saldo tra i forti denti.
Una piccola fiamma
si scaturì poi dalle sue dita quando fece scattare la
rotellina
metallica dell'accendino. E in breve, dopo un piccolo mezzo minuto di
silenzio, si levò uno sbuffo di fumo violaceo da quella
bocca sporca
di parolacce e trucco.
Ichigo lo osservò
di scorcio e in perfetto silenzio effettuare quel piccolo gesto che
per lui , il poliziotto malfattore, sembrava un puro momento di
relax.
“Mi preoccupo di
lei perchè è mia amica fin dalle superiori
Grimmjow. Ma forse tu
non puoi capire cosa...”
“AH! Sono tutte stronzate
bamboccio!”
il ruggito di
Jaggerjack indurì ancora di più il volto di
Kurosaki che, quasi
sentitosi in causa, si voltò verso di lui di scatto mosso da
sentimenti permalosi.
Ricambiando quello
sguardo duro e carico di tensione per svariati secondi.
Osservando quasi
con distrazione lui che continuava a fumarsi quella schifosissima
sigaretta senza togliergli gli occhi di dosso.
Ma le sue prossime
parole lo avrebbero nuovamente sorpreso.
“Conosco Hime
da molto più di te, mister Kurosaki! È da quando
ho quattro anni
che la frequento! Quindi non venire qui a parlare che... non
capisco quello che dici, e altre stronzate varie
perchè tu, di
noi due, non sai proprio un cazzo di nulla!”
dopo quelle lunghe
parole ci fu un altro breve silenzio che però, nella mente
dello
stesso Ichigo, pareva quasi eterno.
Non aveva mutato la
sua espressione aggrottata e severa neppure di fronte a quelle
rivelazioni a lui sconosciute. Ma sentiva chiaramente il cuore
andargli in panne dal nervosismo.
Grimmjow sbuffò
ancora fumo mentre trattiene quella sigaretta consumata per
metà con
un lieve tremore alle dita.
E stufo della vista
del rosso, preferisce tornare a guardare la strada deserta in attesa
delle sue stupide prede.
“Per quanto possa
sembrarti assurdo, idiota... Quello che capisce meglio Inoue sono
proprio io!”
lo disse quasi più
rivolto a se stesso, ma per Ichigo quella stronzata basta e avanza.
Decidendo finalmente di andarsene senza proferire parola alcuna.
Una giornata
pesante che culmina in una serata che è un puro delirio, ma
che
però, lo lascia con l'amaro in bocca.
Più che il
travestimento in se, fu proprio la dichiarazione di Grimmjow a
“infastidirlo” più di ogni altra cosa.
Per il fatto che avesse
l'arroganza di conoscere Orihime meglio di chiunque altro.
Una stronzata alle
sue orecchie che sapeva di balla infame.
Comunque, non si
sarebbe mai aspettato una simile confidenza da lui.
Ma se credeva di
essersi fatto dire tutto da quel re decaduto, si
sbagliava di
grosso.
Jaggerjack non era
tipo da confidarsi con nessuno figurarsi quindi con lui, ma quella
piccola discussione la si poteva benissimo definire una piccola
confidenza. Una piccola fetta di una grande torta.
Solo più avanti avrebbe assaggiato controvoglia tutta quella torta ignota. Ma per il momento, era semplicemente una giornata finita male e un orologio la cui ora sarebbe rimasta ignota per chi lo cercava.